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Perchè dovreste guardare Love Life

Ci vuole tempo per raggiungere l’agognato happy ending che tutti desiderano. Love Life, col suo morbido scorrere, ci ricorda che non c’è fretta e che ogni cosa troverà spontaneamente il suo posto: nonostante sia probabilmente necessario giungere a qualche compromesso, incontrarsi a metà strada con la parte che più ci rende completi ne fa valere decisamente la pena. Disponibile in streaming sul servizio di HBO Max, Love Life è una serie tv antologica stagionale composta attualmente da due stagioni. Con protagonisti differenti, ciascuna delle sue produzioni segue il percorso di crescita che i due personaggi intraprendono attraverso le storie d’amore e le relazioni che hanno avuto e che li hanno segnati. L’idea è quella di trovare la propria strada attraverso amore, dolore e guarigione: ama, soffri, rialzati e ricomincia da capo in un loop dalla durata più o meno estesa. Ciascuno ha un proprio cammino unico e diverso dagli altri. Si tratta di storie con percorsi differenti ma in qualche modo simili, unite da un messaggio di fondo comune e da uno stile narrativo che è caratteristico del contenuto.
Nonostante in Italia sia passata in sordina, negli Stati Uniti Love Life ha spopolato: nei primi mesi dal lancio della piattaforma streaming HBO Max, la serie tv è si è classificata al secondo posto tra i titoli più visti, facendo seguito solo alla storica Friends, ne abbiamo parlato anche in un articolo! La fortuna riscontrata ne ha permesso il rinnovo per la seconda stagione a sole due settimane dal rilascio.

Senza fare spoiler, sullo sfondo della Grande Mela statunitense, la prima protagonista è Darby (Anna Kendrick) seguita nel suo lungo travaglio emotivo a partire dal primo amore fino all’ultimo, ossia fino a giungere a quello che sarà il suo compagno di vita. Ripresa soprattutto nell’arco degli anni dai venti ai trenta, la giovane affronta dinamiche lavorative e personali differenti, ciascuna accompagnata dal partner che le è affianco in quel dato momento. Ogni intreccio sentimentale, breve o lungo che sia, ha influenzato la sua esistenza e ha determinato la persona che è diventata. Tutto quello che ha vissuto l’ha condotta a essere chi è nel presente, nel bene e nel male. A partire dall’adolescenza, Darby prova, sperimenta, riesce, fallisce ed è in balia di un destino più grande di lei e che pare averne già decretato le sorti. Mentre il racconto sembra basarsi in tutto e per tutto sulla ricerca del vero amore, quando questo arriva è prevalentemente funzionale a illustrare l’effettivo percorso che ha portato la protagonista fino a quel momento, il resto diviene superfluo. Tutto ciò l’ha formata e preparata alla persona per la quale è veramente fatta.
Sulla scia dell’idea di fondo e della narrazione a cui la prima stagione ci ha abituati, il protagonista della seconda è Marcus (William Jackson Harper). Questi viene preso in un momento di vita differente rispetto a Darby: la storia ha avvio in un contesto in cui il personaggio sembra avere già (quasi) tutto. Un incontro però ne scuote l’ordinario equilibrio e lo proietta nuovamente nel mondo del dating, non che Marcus ne sia mai stato un assiduo frequentatore. Tormentato e intrigato costantemente da Mia che entra e esce dagli episodi lasciando sempre un affascinante segno nell’uomo, questi intraprende un inedito cammino di vita che terminerà con la sua realizzazione come individuo. Anche in questo caso è mostrato il viaggio di maturazione che lo porterà a essere un uomo nuovo, realizzato e completo sotto molteplici punti di vista.

Love Life esplora i differenti modi in cui possiamo amare al di fuori del rapporto puramente romantico. Pur focalizzandosi su dei millennial residenti a New York City, la storia è capace di parlare a tutti e permettere un’immedesimazione estrema.

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Pur rimandando nel formato antologico (in questo caso stagionale piuttosto che episodico) e nella tematica primaria dell’amore, Modern Love di Amazon Prime Video, Love Life ha un carattere proprio e una cifra stilistica che ne contraddistingue la narrazione. E’ un prodotto a sé stante che si regge in autonomo e non soffre della proprietà associativa.

Dal primo amore giovanile a quello maturo del per sempre felici e contenti, i protagonisti sognano di trovare l’anima gemella. Ogni relazione ha un impatto sul futuro dei due che in modo più o meno conscio ne traggono qualcosa. Nonostante appuntamenti e partner che si rivelano buchi nell’acqua, col tempo tutto torna, sia in senso positivo che potenzialmente negativo. Ogni singola interazione sentimentale influenzerà Darby e Marcus nel loro avvenire immediato o più lontano. Collezionando esperienze ed essendo condizionati da queste, lo show ci insegna a cogliere il meglio da ogni situazione e ci ricorda quanto ogni persona e incontro possa significare per ciascuno indipendentemente dal tempo condiviso e dal dolore impartito.
Sbagliare per migliorare e rinascere. Come puntualizza la voce narrante all’inizio della seconda puntata della seconda stagione:

Staying in a dead relationship only delays happiness.
Breakups, no matter how emotionally difficult, ultimately contribute to self-reflection and personal growth.

Pur sembrando l’obiettivo principale di Love Life, quello di trovare la persona con cui passare il resto della propria vita, è soltanto un pretesto che cela il vero messaggio della storia. Il sali e scendi emotivo di cui siamo in balia mostra principalmente il lungo processo di crescita di Marcus e Darby attraverso l’attrazione e amore che questi hanno per gli altri, arrivando poi a una realizzazione personale che ha come implicazione l’incontro con la persona giusta. L’intrattenimento offerto fa il salto di qualità proprio quando l’intento originale si manifesta sul finale della prima produzione. Ci sono tante figure che a girano attorno ai principali, ma tutti i personaggi entrano ed escono dalla scena e dalla loro vita indisturbati: il focus è esclusivamente rivolto al protagonista di ciascuna stagione.

Proprio a fronte del concept alla base, ognuno dei dieci episodi di ciascuna stagione si focalizza su una delle relazioni vissute. Per questo, ciascuna puntata ha come titolo il nome del partner con la quale il soggetto interagisce nel segmento in questione. Ciò è emblema proprio di come Love Life mostri gli amori che i due attraversano, uno a uno, ciascuno ha un peso e delle conseguenze. I partner e gli episodi mostrano tassello per tassello gli elementi che andranno a comporre il grande quadro introspettivo futuro di Darby e Marcus.

Oltre al terapico intento dello show, uno dei punti di forza principali di Love Life è l’estrema aderenza alla realtà offerta dalla rappresentazione e dalla sceneggiatura. La storia è realistica e genuinamente ricalcante l’ordinario, non si perde in dinamiche surreali e non assume nemmeno una prospettiva polemica quando si approccia ad argomenti più controversi. Le scene sono naturali e non forzate, quello che si verificherebbe e non si verificherebbe nella realtà è quanto accade e non accade sullo schermo. Non ci sono baci ricchi di passione in scenari super-romantici e costruiti, non ci sono exploit stupefacenti: è proposto un ritratto che cerca di essere il più credibile possibile. Ciò posto, non si tratta comunque di un documentario, la serie tv cerca di osservare in modo neutro e onesto la vita di questi personaggi fittizi che non si fa fatica a immaginare reali. Sono organici, pensano e vivono, non suona nemmeno strano crederlo. Love Life si spoglia dei clichè e degli idealizzati risvolti scontati in nome di una narrazione che possa essere aderente al mondo concreto.
Nonostante la trama sia di finzione, non si fatica a immaginarla come vera e identificarsi per un qualsiasi motivo nei protagonisti. Anche se i personaggi sono raccontati dall’esterno, accompagnati da una voce narrante fuori campo, il modo in cui questi sono scritti e portati in scena li rende vivi, vicini, onesti. Impariamo a conoscerli e a vedere il mondo attraverso i loro occhi. Proprio per questo, anche quando prendono decisioni dubbie, non siamo in grado di giudicarli pesantemente perchè ne capiamo motivazioni e dinamiche alla base.

Love Life non si appoggia sulle classiche dinamiche da rom-com pur raccontandoci l’amore attraverso uno sguardo leggero, ironico e malinconico.

Proprio in veste di commedia romantica, lo direzione narrativa che lo show principalmente segue lo rende un prodotto semplice, godibile, leggero e dal facile scorrere. Nonostante il genere esplicitamente dichiarato, Love Life esplora anche i lati più oscuri di alcuni strati della società e intimità occidentale. La prima stagione ha il suo umorismo ed è rinfrescantemente apolitica. La seconda si pone come più seria, esplorando l’introspezione di un uomo di colore e mostrando come le microagressioni che subisce sul lavoro e nel sociale si ripercuotano sulla sua psiche, sulle sue scelte di vita e sul modo di questi di affrontare i coinvolgimenti emotivi. Seppur leggera, in entrambe le produzioni la trama riserva più di un momento toccante. Impossibile terminarne la visione senza esserne trasportati fino alla commozione almeno una volta. Anche nel toccare aspetti più cupi mantiene il suo fascino e ritmo.
La prima stagione apre a una narrazione ironica propria delle rom-com, ma più ci si addentra nella visione, più la leggerezza condivide il suo spazio con una dimensione più introspettiva. Proseguendo si giunge fino a una seconda stagione che, nonostante non si privi di situazioni umoristiche, non si tira nemmeno indietro dallo stimolare riflessioni più complesse e impegnate. Tanti sono gli aspetti toccati ed esplorati con dialoghi tutt’altro che artefatti: tra i vari, solitudine, trauma, divorzio, dipendenza, precarietà, percezione del sé, gestione della vita di coppia e relazioni non funzionali e molto altro. Love Life intrattiene, dà speranza e allo stesso tempo ferisce ricordandoci che il mondo non è una fiction e la realtà può spesso essere ruvida. Un percorso fruitivo e formativo che cura le ferite con le giuste dosi di sale e premura.

Posto il formato antologico stagionale in cui si suppone che ogni stagione riparta da zero con una nuova storia e nuovi volti, Love Life lascia una certa linea di continuità e degli elementi che tornano in scena, a partire dai personaggi stessi. Mentre Marcus non entra mai in scena nella storia di Dabry, questa interviene tre volte nella quotidianità dell’altro. I due sono in qualche modo legati (seppur in modo talmente lontano da permettere un nuovo contesto per la narrazione), la protagonista della prima stagione interferisce e contribuisce al viaggio formativo dell’eroe della seconda. Gli ingressi di Anna Kendrik nella produzione successiva fanno da ponte tra i due archi narrativi, con la speranza che tali collegamenti rimangano in vita per eventuali ulteriori capitoli.

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Love Life è una serie tv trasversale che, nella brevità delle sue puntate da trenta minuti ciascuna, racchiude un racconto delicato e confortante, e che si presta perfettamente al binge watching del fine settimana.
Come accennato all’inizio, preso atto della semplicità, sensibilità e accessibilità del titolo, non sbigottisce pensare che questi abbia avuto un discreto successo sulla piattaforma che lo veicola. Piuttosto, ciò rende anomalo il fatto che non sia stato considerato più di tanto in Europa, al contrario di Modern Love uscito in un tempo non distante. Sarà colpa del portale su cui è disponibile in Italia e dell’assenza di un qualunque tipo di promozione concreta? Non sempre ne è la causa primaria. Ciò nonostante, a questo punto non ci sono più scuse per lasciarsi scappare questa serie tv che non è fatta di grandi risvolti o scene epocali, ma che in modo onesto narra di quanto più di comune possa accadere a persone e coppie normali. Un viaggio che chiunque può aver affrontato e in cui in qualche modo ognuno possa riconoscersi. Darby e Marcus sono seguiti nel corso degli anni, li vediamo crescere, maturare, sbagliare e rimettersi in sesto fino a divenire adulti più forti e completi. Li osserviamo realizzarsi e incontrarsi a metà strada con la migliore versione di sé, nonostante abbiano avanti tutta una vita in salita ancora da affrontare. Senza spettacolarizzazioni, siamo tutti un po’ Darby e Marcus: c’è un po’ di Marcus in Darby, un po’ di Darby in Marcus e un po’ di entrambi in noi.

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