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I meravigliosi momenti iconici che ci ha regalato Don’t Stop Believin’ dei Journey

Ci sono alcune canzoni che semplicemente diventano le colonne sonore della nostra vita. La musica ha il potere eccezionale di veicolare sentimenti in modo diretto e brutale, alcune canzoni ci parlano più di mille parole e ci emozionano nel profondo. Oggi la musica nelle serie tv è spessissimo un raffinato miscuglio di grandi classici e canzoni create ad hoc per l’occasione e il lavoro a proposito è diventato talmente professionale che alcune di queste musiche sono da considerare delle vere e proprie colonne sonore da Oscar. In alcuni casi, gli episodi musical di alcune serie storiche hanno il rate medio più alto in assoluto, a riprova che la musica è fondamentale per aiutare l’audience a immergersi nel contesto. Può addirittura capitare che una stessa canzone abbia significati diversi, ma tutti importanti per serie diverse. Uno degli esempi più brillanti di questo è Don’t Stop Believin’ dei Journey.

Scritta ormai nel lontano 1981 è ancora oggi uno dei più grandi successi della band statunitense. Oggi Don’t Stop Believin’ si trova nella curiosa situazione di fungere da colonna sonora in tre momenti importanti di tre serie cult completamente diverse tra loro. La ragione è probabilmente da ricercare nel testo stesso, che nella sua semplicità presenta livelli stratificati di significato.

Just a small town girl | Livin’ in a lonely world | She took the midnight train goin’ anywhere | Just a city boy | Born and raised in South Detroit | He took the midnight train goin’ anywhere

Vecchia come il mondo, la storia: Don’t Stop Believin’ parla di due persone. Una donna, un uomo. Non potrebbe essere più semplice di così, eppure ci sono numerose letture nascoste tra le righe dei versi. La canzone parla in realtà di amore, non solo e non proprio: parla di estranei che si incontrano e si incrociano nella notte, si perdono e forse si ritrovano. E proprio perché la perdita, di se stessi e delle cose della vita, è un sentimento condiviso dall’intera umanità, Don’t Stop Believin’ parla a tutti. L’utilizzo sempre più preciso, puntuale e profondo delle canzoni nelle serie tv ci ha insegnato che nulla è dato al caso: tutto diviene importante, dallo stacco della camera a uno sguardo, da una pausa tra le strofe a un gesto. E quindi non è solo il testo della canzone in sé, ma il momento in cui viene posizionata che ne cambia e ne approfondisce il significato.

Don't Stop Believin_Glee

Glee è una serie ormai diventata cult che parla di crescita personale in una delle prime fasi della vita. Si tratta del periodo che va dall’adolescenza alla vita adulta, di quel passaggio complicatissimo e totalizzante che è il liceo. Un inizio quindi, che parallelamente vede Don’t Stop Believin’ nell’episodio pilota, fin dall’inizio a definire quello che è il canovaccio della serie. Sul palco infatti ci sono i membri originari e principali del Glee club, in alto sugli spalti i cattivi di turno e Mr. Schuester. I primi a cantare, ovviamente le prime strofe della canzone, sono Finn e Rachel la cui storia sarà una delle colonne portanti della serie stessa. Lui canta la versione di lei, lei canta la versione di lui: è l’incontro perfetto della coppia che vivrà insieme tante avventure ed emozioni.

Don’t Stop Believin’ viene cantata in Glee altre tre volte: come simbolico pezzo principale durante le Regionali, il primissimo momento in cui il Glee club ha il coraggio di mostrarsi all’esterno e vincere le proprie paure. Nella quarta stagione, dove assume un’altra connotazione simbolica: Rachel sta cercando una canzone per le audizioni di Funny Girl. Finn le suggerisce di tornare alle radici, alle motivazioni che l’hanno spinta, alla base di tutto. E poi per l’ultima volta i ragazzi del Glee Club la cantano al loro professore, un attimo prima di entrare in una nuova fase della propria vita, quella adulta, che vedrà le loro vite separarsi e lanciarsi verso il futuro. Così Don’t Stop Believin’ non è solo una canzone, ma il cuore stesso di Glee che, nonostante i litigi i tradimenti, il bullismo, le separazioni, è e sarà sempre questo: mai smettere di crederci, anche quando tutto il mondo è contro.

Don't Stop Believin_Scrubs

Un passo avanti e siamo a Scrubs, altra serie cult che usa l’ospedale come scenografia per parlare in realtà d’altro. Come Glee, infatti, Scrubs parla di crescita personale ma di quel passaggio immediatamente successivo, dalla fase di studente alla vita adulta. Quindi se Glee si pone come un ideale punto di partenza, potremmo vedere Scrubs come la fase di mezzo: il viaggio della vita nella sua fase intermedia. E paradossalmente la puntata in cui ritroviamo Don’t Stop Believin’ si chiama proprio “Il mio viaggio” e segue le vicende in particolare di tre personaggi: Carla e Turk, che come coppia hanno deciso la data delle loro nozze, ma soprattutto Elliot che in questa stagione attraverserà enormi cambiamenti. Ed è proprio con lei che Don’t Stop Believin’ parte e stacca prima su di lei, la ragazza che prende il treno per andare da qualche parte, e poi su Sean, il lui che sta cercando di riconquistare.

In questo caso le parole della canzone assumono un significato più maturo, con un tocco di realismo che è più tipico della vita adulta che della vita adolescenziale. Elliot realizza che vuole impegnarsi in una relazione, ma non può darle il peso totalizzante che avrebbe avuto al liceo, perché c’è il lavoro che è una gran fetta importante della vita adulta. Così “non smettere di credere” diventa un non smettere di provarci anche se la vita ti mette avanti sfide e responsabilità, credici anche se la realtà a volte ci mette il suo zampino. Quella che a una prima occhiata potrebbe sembrare una scelta sciocca, in realtà diventa profonda a riflettere sul resto del testo che, appunto, parla di due giovani e persi che stanno cercando la propria strada e si incontrano per percorrerne un po’ insieme. E, se ci riflettiamo, la vita è proprio questo.

Don't Stop Believin_Soprano

Un ulteriore passo avanti e in profondità e siamo a I Soprano, dove Don’t Stop Believin’ non solo assume definitivamente una connotazione oscura ma anche la parvenza dell’ultimo canto di un usignolo morente. Dal bellissimo viaggio della vita nella sua fase più piena e ricca, si passa infatti a quella che sembra essere la fine. Dall’area felice della gioventù e quella grigia delle responsabilità della maturazione si passa alle conseguenze delle responsabilità, alle scelte sbagliate prese durante l’esistenza, alla morte. E quindi sembra quasi assurdamente perfetto, quando notiamo che Don’t Stop Believin’ si trova nel finale di serie e, anzi, è l’ultima cosa che sentiamo prima dell’inevitabile schermo nero. Ancora una volta, la camera stacca su una “small town girl”, ma questa volta la solitudine di cui parla la canzone è molto più realistica, perché non riguarda un perdersi temporaneo ma quasi eterno, in una vita oscura che non lascia scampo. E poi abbiamo il “city boy”, anche lui perso e dannato per sempre.

A singer in a smokey room | The smell of wine and cheap perfume | For a smile they can share the night | It goes on and on, and on, and on

I Soprano ci mostrano che la notte non è solo fisica, ma metaforica e simbolica. Contorna i personaggi, ma anche le loro anime, la loro vita e il loro futuro. Mai come in questa scena, le parole di Don’t Stop Believin’ sono solide come la sensazione di morte che aleggia nel ristorante. In questo caso abbiamo una famiglia che condivide uno stesso destino, ma allo stesso tempo sono come estranei che si incrociano per un attimo in un ristorante senza mai davvero toccarsi. Se in Glee Don’t Stop Believin’ assume il ruolo di un inno alla vita, gioioso e festoso, che sancisce la nascita di un qualcosa di bellissimo, mentre in Scrubs si incarica di essere un richiamo alla fiducia in una vita carica di incombenze, nella serie I Soprano diventa un grido di speranza: speranza che quei brutti ceffi siano solo altri stranieri con cui condividere la notte e non brutali assassini. Così finisce la canzone, con un “Don’t Stop” che non permette nemmeno di avere un ultimo piccolo slancio di speranza, un grido che viene interrotto brutalmente, e per sempre, nel silenzio.

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