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Uno splendido errore – L’errore c’è, ma non è splendido – Recensione del nuovo teen drama su Netflix

ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste incappare in spoiler su Uno splendido errore.

Jackie è di New York. È una ragazza in gamba, intelligente, con un forte spirito d’iniziativa. È ossessionata all’idea di andare alla Princeton University, finito il liceo, come suo padre. E per questo è iperattiva a scuola, svolge un sacco di attiva extracurricolari, oltre ovviamente ad avere ottimi voti in tutte le materie.
La conosciamo mentre è intenta a organizzare una ricevimento per un’asta di beneficenza. La sua mania di controllo traspare mentre si guarda attorno, ispezionando che tutto sia a posto. Di tanto in tanto getta un occhio verso l’ingresso dal quale spera di veder arrivare la sua famiglia: padre, madre e sorella maggiore.
Come spesso accade nelle serie televisive i desideri dei protagonisti non vengono esauditi. Anzi, la storia solitamente vira sul dramma accanendosi sugli eroi. E così avviene. Anziché la famiglia Jackie vede entrare lo zio, il quale dopo averla salutata, la prende in disparte. Il dialogo è omesso ma la musica e le espressioni sono chiare: Jackie non vedrà mai più i suoi amati genitori e l’adorata sorella maggiore.

Stacco. Da New York l’azione si sposta in Colorado, a Silver Falls. Jackie arriva nella sua nuova famiglia: i Walter. Katherine e George Walter, insieme a un numero impressionante di figli (difficile riuscire a tenerne il conto, fino alla fine), hanno in affido la ragazzina secondo la volontà della madre di lei. Si dovranno occupare di crescere un’adolescente improvvisamente orfana, che ha abbandonato la grane città, con musei e teatri, alla volta dei grandi spazi aperti, i ranch e i cavalli.
L’arrivo di Jackie nella famiglia Walter è un trauma per tutti. In particolar modo per Cole, biondo ex quarterback della locale squadra di football del liceo, e Alex, bruno cavallerizzo amante del Signore degli Anelli, il libro, però.
Le dieci puntate di Uno splendido errore, disponibili su Netflix dal 7 dicembre, della durata di circa quarantacinque minuti l’una, raccontano le avventure di Jackie nella sua nuova famiglia attraverso il rapporto complesso con i nuovi genitori ma soprattutto quello complicato con i due fratelli, entrambi innamorati di lei. E naturalmente con il nuovo ambiente scolastico che non sembra recepire molto le esigenze di una futura studentessa di una tra e più prestigiose università della Ivy League.

Uno splendido errore
Jackie e Alex, 640×360

Tutto nuovo? Magari. Uno splendido errore (ennesimo, incomprensibile titolo italiano visto che l’originale è My Life with the Walter Boys) è un teen drama che sa di vecchio già dal poster di presentazione. Una storia che se fossimo negli Anni Novanta sarebbe potuta anche essere originale ma che oggi, con tutto quello che si può scrivere sui giovani, risulta polverosa e stantia, purtroppo.
Un’occasione sprecata perché non sviluppa nessuno dei possibili temi interessanti che rimangono sempre a galla e mai approfonditi, come se si preferisse la superficialità allo sviscerare, con un certo coraggio, i sentimenti adolescenziali. Come se il lutto, l’omosessualità, l’integrazione, la formazione personale e comunitaria, la realizzazione dei propri sogni e il vederli infrangersi fossero troppo impegnativi per esser trattati preferendo, invece, concentrarsi sui cuori spezzati e i pettegolezzi derivati dando tutto, troppo, scontato.
Dieci puntate dedicate a chi bacia chi o chi va a letto con chi paiono decisamente troppe, eccessive. E la questione, sfortunatamente, riguarda anche gli adulti che agognano il sogno dell’amore perfetto ma che scarseggiano in comunicazione ed empatia e al primo, apparentemente gravoso ma in realtà futile problema tirano i remi in barca e si separano.

Certo, il dramma deve avere la sua parte predominante per lasciar spazio al lieto fine che tutti desiderano, però… In queste dieci puntate (di una miniserie e non di una prima stagione, si presume dal finale) non si arriva mai al dunque. Il tempo e le stagioni passano ma tutto ruota attorno al triangolo amoroso che unisce Jackie, Cole e Alex. Un triangolo che a volte si apre a nuove esperienze, altre si chiude ma che sostanzialmente rimane invariato, cristallizzato in una relazione non propriamente sana. Un triangolo decisamente scaleno che vede al vertice principale una ragazzina catapultata in un universo che non le appartiene e agli altri i due fratelli in perenne lotta tra loro già prima dell’arrivo di Jackie.
In tutto questo, come osservatori sorpresi, due genitori che sembrano pesci fuor d’acqua, completamente spaesati, incapaci di imporsi e farsi rispettare. Due adulti che hanno una decina di figli di età diverse ma che sembrano accorgersene sul momento, alla bisogna, secondo copione. E che nel momento di mostrarsi validi educatori si limitano alla classica ramanzina, al discorsetto monitore e ad affibbiare la più convenzionale delle punizioni: i lavoretti in casa.

Uno splendido errore
Jackie e Cole, 640×360

Uno splendido errore non va mai a fondo. Non dà alcuna informazione su quello che precede la storia raccontata.

Non c’è un background della famiglia, dei personaggi di contorno. È leggera come una piuma che al primo refolo di vento prende il volo lasciando lo spettatore a bocca aperta per la sua impalpabilità. Una impalpabilità che deriva anche dalla bidimensionalità dei suoi personaggi, troppo inquadrati in una esagerata stereotipia. Jackie, interpretata da Nikki Rodriguez (On My Block) è la classica, elegantissima, ragazzina della New York facoltosa e privilegiata; Cole, interpretato da Noah LaLonde, fa strage di cuori nonostante una fidanzatina ufficiale che alla fine, per fortuna, decide di chiudere perché stufa di esser trattata a pesci in faccia; Alex, interpretato da Ashby Gentry, vorrebbe esser uguale a Cole senza rendersi conto che, nonostante una certa possessività un po’ eccessiva, la sua bellezza sta proprio nell’esser così diverso; Katherine, interpretata da Sarah Rafferty (Chicago Med e Suits), è una veterinaria che non sa farsi pagare dai rispettivi clienti; e George, interpretato da Marc Blucas (Buffy), è un allevatore o contadino, pieno di debiti, sempre a un passo dal baratro, col rischio di perdere tutto trascinandosi la famiglia dietro.
Personaggi già visti, già conosciuti, che, nonostante una discreta prova attoriale, non colpiscono particolarmente lo spettatore. Né in positivo ma nemmeno in negativo, risultando piatti e incolori (nonostante i luoghi, quelli sì, meravigliosi).

Uno splendido errore è tratta da un libro. Anche bello spesso, quasi quattrocento pagine. Un libro che su Amazon ha un punteggio di 4,4/5 con quasi tremila voti.
L’adattamento del romanzo di Ali Novak è curato da Melanie Halsall (Itch) che si avvale dell’aiuto di un nutrito team di sceneggiatori tra i quali spiccano Tawnya Bhattacharya (Bel-Air), Ali Laventhol (Bel-Air) e Jordan Ross Schindler (The Royals).
Per la regia sono stati chiamati diversi registi tra i quali spiccano Winnifred Jong (L’estate in cui imparammo a volare) e Jason Priestley, l’indimenticabile Brandon Walsh di Beverly Hills, 90210.
Nonostante un nutrito gruppo di professionisti alla guida di questo progetto netflixiano, il risultato è un prodotto incerto che dipinge soprattutto gli adolescenti in maniera poco credibile, oggi, alle soglie del 2024. Nonostante le puntate siano dieci si ha l’impressione che non ci sia stato il tempo (o la volontà) per indagare meglio sugli effetti che la vita ha, nelle sue più ampie e conosciute manifestazioni, sui singoli individui. Un peccato, soprattutto perché non rende giustizia ai giovani e al loro bisogno di essere.