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The Shrink Next Door è una storia talmente vera da non sembrare vera

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla prima stagione di The Shrink Next Door

Un senso di sollievo impregna le menti nel momento in cui questa storia si conclude e al buio della finzione si sostituiscono alcune informazioni provenienti dalla realtà. Una, su tutte: lo psichiatra protagonista di questa assurda storia, andata avanti per oltre un trentennio, è stato condannato nel febbraio del 2021 e non potrà più esercitare la nobile professione che pare abbia profanato a lungo con atti riprovevoli. Ma non tutto è bene quel che finisce bene: nessun tribunale potrà mai restituire il tempo scippato via a un paziente che non cercava altro che aiuto e, di fatto, un’intera vita plagiata e distrutta in nome di un meschino tornaconto personale. Alla fine Marty Markowitz, vittima di un uomo senza scrupoli che ancora oggi sembra non riconoscere affatto le proprie colpe professionali e morali, ha vinto una battaglia legata combattuta per quasi dieci anni, ma questa guerra hanno finito col perderla un po’ tutti quanti.

Al sollievo per la lieta conclusione della vicenda si sovrappone quindi lo sconforto per una vita da ricostruire e (ri)vivere alla soglia degli ottant’anni: una missione pressoché impossibile, al di là di ogni potenziale visione speranzosa del domani che lo attende. Lo sconforto e l’angoscia sono quindi i sentimenti che caratterizzano l’intera visione dell’intensa The Shrink Next Door: la miniserie composta da otto episodi, in onda su Apple Tv Plus e conclusa dallo splendido ultimo episodio disponibile dallo scorso venerdì sulla piattaforma streaming, è tratta dall’omonimo podcast del giornalista Joe Nocera (il primo a esplorare l’incredibile vicenda) e si ispira a una storia vera. È necessario rimarcarlo, perché i confini di questo racconto sono a tratti talmente grotteschi da non poter sembrare veri. Non lo sembrano, se si pensa alla triste avventura del povero Marty, un ricco ereditiere dall’animo gentile che a un certo punto della sua vita si imbatte in Ike Herschkopf, uno psichiatra arrivista dai metodi più che discutibili. Discutibili al punto da trasformare Marty in una sorta di servo di Ike, umiliarlo subdolamente nei modi più disparati, portargli via una quantità ingente di denaro e, soprattutto, la famiglia e la dignità. Ike si impossessa di fatto della vita del suo paziente e lo usa per oltre un trentennio per fini strettamente personali, manipolandolo tanto da negargli ogni possibile sbocco verso la felicità.

Marty, isolato dai suoi cari e del tutto incapace di vedere il Dr. Ike per quello che davvero è, ha chiuso gli occhi nei confronti della realtà fino a una decina d’anni fa, nel momento in cui l’epifania si è manifestata più o meno improvvisa. È esplosa e ha finalmente spezzato l’incantesimo in cui sembrava essere caduto. Ne è conseguita l’interruzione di ogni legame e, successivamente, una causa legale che ha mostrato al mondo quello che lo psichiatra ha fatto a Marty e, purtroppo, a diversi altri pazienti. Fin qui la realtà e la finzione, ma quel che ha trasmesso sapientemente il podcast del giornalista del Bloomberg Opinion è difficilmente restituibile in modo efficace nell’arco di una manciata di righe. A differenza di quanto fatto da The Shrink Next Door, la miniserie. Mini solo nel formato, visto che parliamo di uno dei migliori titoli seriali del 2021 (seppure finora passata sotto traccia in Italia). Efficacissima nel credere nel duo comico formato da Paul Rudd (Ike) e Will Ferrell (Marty) per raccontare una storia che di comico non ha proprio niente, se non qualche sporadico momento d’alleggerimento. Un’operazione particolare che sembra stia diventando per certi versi uno dei marchi di fabbrica dell’infallibile Apple Tv Plus, protagonista di scelte simili anche per il cast di The Morning Show (ne abbiamo parlato in questo approfondimento).

La chimica tra i due splendidi interpreti, immersi anima e corpo nei rispettivi personaggi, rappresenta il vero valore aggiunto di una serie di per sé ricca di potenziale. Da raccontare senza eccessive licenze, attenendosi alla cronaca dei fatti con rare eccezioni. In modo distaccato ma non asettico. Talvolta rasentando toni farseschi, talvolta quasi comici e in molti altri prettamente drammatici e cupi. Inevitabili per una vita che scivola davanti ai nostri occhi e in cui il palcoscenico è il tempo distorto di un paziente che non cercava altro che una porta per il mondo, comunicante attraverso un linguaggio diverso dal suo. Succede allora che Paul Rudd smetta i panni del protagonista medio da rom-com per indossare quelle di un uomo dalle tragiche complessità, machiavellico nell’attuare una vendetta nei confronti di una vita diversa da quella che riteneva di meritare. E che Will Ferrell cucia su di sé quelli di un uomo fragile e innatamente sensibile, abbandonato a un destino che nessuno avrebbe mai voluto scrivere per lui. Nessuno, a eccezione del burattinaio Ike.

I veri Marty Markowitz e Ike Herschkopf

Gli otto episodi di The Shrink Next Door esplorano con una certa obiettività all’interno del loro legame a dir poco tossico, senza mai abbandonarsi alla stucchevolezza del patetico dramma. La serie non cerca in alcun modo la facile lacrima, barattandola volentieri (e coraggiosamente) con toni che sembrano voler essere a tratti divertenti, senza mai riuscire a esserlo per davvero. Il pensiero incalzante che converte la prospettiva del singolo spettatore in quella dell’unico vero conoscitore della realtà dei fatti intristisce. E ci abbandona a un senso costante di rabbia e frustrazione. La stessa che con ogni probabilità ha provato lo stesso Marty, incapace tuttavia di raccontare a se stesso una realtà di cui forse ha avuto coscienza per tanto tempo. Guardare The Shrink Next Door significa farsi tante domande a cui solo l’esperienza diretta dare può dare una vera risposta. E con la giusta attenzione unita a una buona dose di sensibilità, prendere coscienza di un pensiero crudele: per quanto questa vicenda sia ovviamente un caso estremo pressoché unico, ognuno di noi ha in sé la capacità potenziale di essere un po’ Marty o un po’ Ike. Persino entrambi allo stesso tempo. Nei modi più disparati, nei contesti più diversi e con modalità del tutto imprevedibili anche per noi stessi, ma esserlo per davvero, seppure in parte.

The Shrink Next Door è talmente assurda da non sembrare vera. Ma in fondo è ancora più vera proprio per questo motivo. Da raccontare e vivere intensamente, in modo che i troppi Ike del mondo possano avere una vita più difficile. E i troppi Marty una vita un po’ più semplice.

Antonio Casu

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