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Succession 4×01 – La serie più potente della televisione attuale è tornata per l’ultimo esaltante giro

Quando vediamo scorrere davanti ai nostri occhi le immagini della sigla, così vere e totalizzanti – complimenti al genio che l’ha ideata -, quando sentiamo quella musica così drammatica ed elegante pervaderci ancora una volta, un brivido lungo la schiena ci sale. Fortissimo, sempre. E così è stato, anche questa volta. Succession è tornata per l’ultimo giro di giostra, per l’ultimo disturbante spettacolo familiare che i Roy sapranno senza dubbio regalarci. L’ultimo giro, e poi basta: i veri grandi sanno sempre quando è il momento di chiudere. Si chiude quando sei all’apice, non quando la fase discendente è iniziata da un pezzo e allora devi solo trovare il modo per portare a casa un finale degno del nome che ti eri fatto qualche stagione prima. Si chiude quando il pubblico ne vuole ancora, e non quando è stufo marcio. In questo momento, nel momento stesso in cui ci approcciamo alla prima puntata dell’ultima stagione di Succession, ci sentiamo un po’ con l’acqua alla gola perchè sappiamo che mancano solo 10 puntate alla chiusura di quello che è stato un capolavoro degno della Golden Age dei Breaking Bad, dei Mad Men, dei Boardwalk Empire.
Di quell’epoca in cui di pezzi da novanta in giro ce n’erano talmente tanti che non sapevi dove voltarti. Succession, col suo stile inconfondibile, ci ha fatti sentire come se fossimo tornati indietro nel tempo di 10 anni, a quei tempi in cui la parola d’ordine era qualità, sopra ogni cosa. Realizzare quindi che stia per finire è pesante, ma allo stesso tempo sappiamo che è doveroso e giusto così. Allora non resta che goderci quest’ultimo, esaltante pezzo di storia televisiva.

La prima puntata dell’ultima stagione di Succession si apre come si era chiusa la stagione precedente: la guerra è ancora viva e pulsante, gli schieramenti sono ormai stabili e per quanto la serie ci abbia abituati a costanti capovolgimenti di fronte, attualmente sembra difficile pronosticare un ulteriore cambiamento al fotofinish. I figli contro il padre, il padre contro i figli, la nuova generazione contro la vecchia: del resto così si è aperta Succession, con un padre padrone ancorato alle proprie vetuste visioni aziendali – ma in qualche modo sempre efficaci, soprattutto grazie alla potenza e al carisma dell’uomo solo al comando, Logan – e un figlio, Kendall, che provava a cambiare le cose, che provava a guardare oltre, senza però avere dalla sua le abilità che hanno fatto del Re dei Roy il Re dei media mondiali.

Con la vendita della Waystar-Royco ormai a un centimetro dalla finalizzazione, i figli di Logan tentano di ri-organizzarsi per provare a staccarsi una volta per tutte dall’ingombrante figura paterna e costruire il proprio futuro, senza che quest’ultimo sia solo diretta conseguenza degli oscillanti umori del boss nei loro confronti. Il nuovo progetto si chiama The Hundred, e ha l’obiettivo di rivoluzionare il mondo dei media. Mentre ne parlano animosamente, però, scoprono che Logan è a un passo dall’acquisizione di PGM, e improvvisamente cambiano tutte le carte in tavola. Shiv e Kendall senza pensarci su due secondi accantonano immediatamente il loro progetto comune, smentiscono le stesse parole che avevano pronunciato fino a qualche secondo prima e cominciano a sminuire il nuovo progetto: vogliono comprarsela loro l’azienda dei Pierce, vogliono fottere il padre che li ha fottuti. Roman, il personaggio che più sembra cresciuto dei tre – al netto dei suoi problemi – sia dal punto di vista aziendale che dal punto di vista della maturità di capire che la vita non è solo fatta di continue gare a chi ce l’ha più lungo col padre padrone, tenta di riportare i fratelli alla realtà e li invita a concentrarsi sul progetto che portavano avanti insieme da mesi. Ma è troppo tardi ormai: il treno dell’ennesima guerra familiare è partito, e il più giovane dei Roy non può che essere costretto a salirci, per quanto controvoglia.

Nel frattempo, Logan festeggia il suo compleanno in mezzo a una schiera di avvoltoi, sanguisughe e succubi sottoposti. Dei suoi figli, a parte l’eccentrico Connor, neanche l’ombra. Il grande capo accoglie quel che ha seminato: tanto, a livello aziendale. Quasi niente, a livello umano. Schifito, annoiato da qualsiasi cosa gli accada intorno, finanche dalla patetica canzoncina di auguri, Logan fa quello che ha sempre fatto nella sua vita: pensa solo al lavoro, e alle prossime mosse da realizzare per lo scacco matto. Ma la noia esistenziale che lo pervade sembra assorbirlo in maniera sempre più prepotente, tant’è che la scoperta che i figli stiano provando a sfidarlo per l’acquisizione di PGM quasi lo ravviva, gli restituisce quella rabbia che sembrava aver perso ormai una volta per tutte: è un uomo che vive per le sfide, Logan Roy, e ancora una volta non si sarebbe tirato indietro.

Una sfida che i giovani Roy, mentre il padre tira sul prezzo facendo la voce grossa e scocciata seduto comodamente sulla sua poltrona e parlando per mezzo del suo portavoce, il viscido Tom, decidono di affrontare a viso aperto andando a parlare direttamente faccia a faccia con la parte venditrice, sparando alto e mettendo spalle al muro i Pierce: 10 miliardi, game set match. Se il passo fatto sarà più lungo della gamba lo scopriremo presto. Se la scelta a livello aziendale si sarà rivelata giusta, invece, possiamo già intuirlo: più di qualcosa ci dice che avesse ragione Roman quando esortava gli accecati fratelli a puntare sul cavallo nuovo, piuttosto che a svenarsi per quello vecchio solo per fare un torto al padre.

Per quanto la sfida padre-figli sia rimasta in questa prima puntata solo nella superficie di uno scontro economico tra multimiliardari originari e derivati, senza scavare troppo nelle viscere del loro rapporto umano o di quel che ne rimane, Succession rimane sempre e comunque anche una serie che ai rapporti umani dà peso, e quelli della grande famiglia Roy sono sempre più compromessi. Ce lo conferma la scena finale, che vede il matrimonio tra Shiv e Tom ufficializzare, di fatto, il suo definitivo capolinea: stesi sullo stesso letto, i due guardano in direzioni diverse della stanza, mentre ammettono una volta per tutte la fine di un amore che forse non è mai neanche del tutto esistito. Una fine che si consuma in modo freddo, distaccato, giusto un tantino dispiaciuto per quel che poteva essere e non è stato: nel mondo di Succession lo spazio riservato ai sentimenti è solo questo, ed è posizionato giusto ai bordi di un letto lussureggiante e scomodo. Al centro di quel letto ci sono sempre e solo i soldi, il potere, la prevaricazione. Sempre e solo questo.