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Sissi, una versione sfacciata e progressista del mito dell’iconica “Principessa”: la Recensione

*Attenzione, seguono spoiler su Sissi, la nuova serie tv tedesca in onda sui canali Mediaset*

Sissi non vuole essere la solita Sissi. Lo fa capire benissimo dalla prima inquadratura. Il nostro incontro con la futura Imperatrice d’Austria avviene mentre si abbandona a un momento di piacere privato. Successivamente, colta sul fatto, condividerà le sue emozioni con la sorella Helene “Néné”, al tavolo della colazione, alludendo al numero di “trote” pescate. Un inizio disorientante che suggerisce senza mezze misure cosa dovremmo aspettarci dalla nuova miniserie in onda su Mediaset (che potete recuperare qui) con Dominique Devenport e Jannik Schumann. Un reboot che coglie di sorpresa, decisamente lontano dalla trilogia classica con Romy Schneider. E anche questa volta, l’ultima versione della storia della Principessa ormai leggendaria arriva dalla Germania. Composta da 6 puntate, dirette da Sven Bohse, Sisi, in lingua originale, ha esordito lo scorso dicembre sulla piattaforma tedesca RTL+. In Italia, invece, la serie evento è arrivata su Canale 5 il 28 dicembre 2021 e si è conclusa l’11 gennaio 2022 con le ultime due puntate. Tre prime serate scoppiettanti, che hanno attirato oltre 3 milioni di spettatori ad appuntamento. Tutti ne parlano, come dei cortigiani provetti. Le opinioni tra i corridoi social oscillano dal disgusto totale all’esaltazione del suo spirito libertino, e soprattutto della sua vena osé. Non possiamo quindi che chiederci se il nuovissimo dramma in costume, dedicato a una delle figure storiche più romanzate del cinema, possa dirsi promosso o bocciato. Facciamo un bilancio.

Un taglio netto con la tradizione, tra anacronismi e dettagli piccanti

Sissi

Se cercavate un dramma in costume fedele alla storia, la miniserie in onda su Mediaset potrebbe avervi lasciato con l’amaro in bocca. La vicenda si concentra su un breve arco temporale della vita dell’Imperatrice consorte d’Austria, Regina apostolica d’Ungheria e Regina consorte di Boemia. Da adolescente spensierata, assisteremo alla sua trasformazione in regnante, al fianco di Francesco Giuseppe I d’Austria, Franz Joseph. La giovane donna protagonista è dunque la duchessa Elisabetta di Baviera (1837 – 1898), soprannominata Sissi, una figura storica da cui la serie si lascia liberamente ispirare, contaminando la narrazione con marcati tratti di modernità e anacronismi.

Le intenzioni moderne erano già state chiarite alla presentazione avvenuta al festival Canneseries, dove il dramma è stato annunciato come una delle più grandi novità della stagione televisiva 2021-22. Dimentichiamoci quindi delle versioni cinematografiche più note, quelle del 1955, ’56 e ’57 perché la nuova Sissi, a detta dei suoi creatori, nasce proprio per sgretolare il mito degli anni ’50, quello che porta il volto di Romy Schneider. Un’opera filmica piena di cliché che i creatori della versione seriale vogliono abbattere a favore di un racconto più dark e privo di tabù. In un’intervista a Vogue, i protagonisti Devenport e Schumann hanno ammesso che prima del progetto non avevano neanche mai visto la trilogia cinematografica!

Tralasciamo pure le numerose riletture storiche

Elisabetta Sissi

Gli archi narrativi secondari di carattere storico abbondano, ma dobbiamo intenderli come uno sfondo tenue, un sottilissimo scheletro sorretto da un’impalcatura più grande. La vicenda storica diventa così il pretesto per un racconto dal taglio contemporaneo, progressista e sfacciato, che strizza l’occhio alle nuove generazioni. Sfrutta, forse con troppa leggerezza, il mito della “Principessa Sissi” e lo adatta al dibattito femminista, incoraggiando la libertà sessuale e una partecipazione più attiva della donna nella gestione del potere. Come dichiara Dominque Devenport nella stessa intervista a Vogue:

So che per molti Sisi è una dea, viene vista come se fosse una creatura non umana, invece io voglio mostrarne la vulnerabilità, gli errori e anche gli impulsi sexy.

Sissi, selvaggia, non s’inchina

Sissi

L’immagine tramandataci ha sempre rimarcato l’indole selvatica di Elisabetta. Figlia della duchessa Ludovica (Julia Stemberger) e del duca Max in Baviera (Marcus Grüsser), la duchessa è cresciuta tra Monaco e la natura incontaminata di Possenhofen, tra le rive del lago di Starnberg. Sebbene la madre appartenesse al ramo principale della famiglia reale (sua sorella era appunto l’Arciduchessa Sophie, interpretata da Désirée Nosbusch, nonché madre di Franz), Sissi ricevette un’educazione scevra da formalismi e libera dai dettami imposti alla nobiltà mitteleuropea del XIX secolo. La sua insofferenza all’etichetta di corte è ampiamente attestata, ma la serie tv va oltre. Ad esempio, introduce Fanny, interpretata da Paula Kober, una prostituta che Elisabetta sceglierà come sua personale dama di compagnia. Il personaggio è liberamente tratto da Franziska Feifalik, parrucchiera personale e amica dell’imperatrice che è realmente esistita. Tuttavia, oltre all’amicizia che legava le due donne, l’unica somiglianza con la storia sarebbe la sua non appartenenza alla nobiltà. Di certo Fanny non era una prostituta né morì per impiccagione.

Il racconto insiste marcatamente sul lato indomito di Sissi, tra cavalli, scelte coraggiose e fughe spericolate. Insiste e inventa, là dove le zone d’ombra lo permettono. La scelta dell’attrice protagonista quindi non poteva che essere più azzeccata. Dominique Devenport ha un aspetto autentico e genuino, forse più vicino ai ritratti. Elisabetta è passata alla storia soprattutto per la sua bellezza. Ma rispetto alla bellezza aulica e inarrivabile di Romy Schneider, la nuova versione le restituisce tutto il candore e la goffaggine proprie dell’adolescenza, accentuando ancora di più il contrasto con l’ambiente di palazzo. Una scelta di campo che ha fatto storcere diversi nasi, ma di cui apprezziamo il coraggio. La storia d’amore e la bellezza viene accantonata per dare risalto alla gestione della questione ungherese, alle doti politiche di Sissi e all‘incapacità di regnare di Franz. Largo dunque alle prostitute e agli oggetti del piacere in legno; all’abilità diplomatica di Sissi, alla sua attenzione verso il popolo e alle questioni di pace. Ma anche alle abbondanti scene di nudo e di sesso, molto esplicite, che rendono un’icona molto più umana. Come ha spiegato il regista Sven Bohse:

Ci siamo presi alcune libertà per trasformare la storia in finzione. Manteniamo i punti importanti, ma ci sono molte scene che mostrano cose che non sono accadute e che ci aiutano a dare più forza ai personaggi.

Cosa vuole raccontare la nuova versione di Sissi?

Mediaset extra

La serie tv narra certamente una vicenda storica, ma non è interessata alla storia. Le libertà prese dalla sceneggiatrice Brigitte Müller sono innumerevoli. Gli anacronismi però non riguardano i fatti storici principali. La trattativa delle due sorelle, la duchessa Ludovica e l’arciduchessa Sofia, per combinare il matrimonio tra Helene (Pauline Rénevier) e l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria è attestata. La motivazione era spudoratamente politica: in questo modo avrebbero sancito il legame con la Baviera, una delle regioni tedesche e cattoliche più fedeli all’Austria. Così com’è è certo che Franz si invaghì della sorella “sbagliata”, quella più acerba – appunto Elisabetta – durante il loro primo incontro a Ischl, la residenza estiva dell’imperatore. Nella serie però, il Kaiser è affascinato dal suo atteggiamento ribelle piuttosto che dalla bellezza. Anche la decisione di Franz di lasciare fuori dalla stanza da letto il cospicuo gruppo di spettatrici è un fatto storico accertato. Una scelta che contravveniva alle consuetudini del tempo, ma che l’Imperatore seppe affrontare con determinazione.

Anche la cronologia degli eventi storici, come le guerre, gli attentati e le ambientazioni, sono rappresentate con estrema fedeltà. Ciò che è stato stravolto è il comportamento della protagonista. Sappiamo che aveva un’indole ribelle e che nutriva una certa insofferenza per la politica asburgica. Eppure l’atteggiamento moderno che sfoggia nella serie è anacronistico. Anche il suo zampino nelle trame politiche appare troppo gonfiato. Non importa che lo smacco a Napoleone che vediamo nella puntata conclusiva non sia mai avvenuto: è stato soddisfacente gustarselo sul piccolo schermo. Ciò che invece la serie tv tralascia è l’ossessione per la sua forma fisica e per i suoi capelli, le crisi nervose, i pensieri depressivi e la malattia. Ma come hanno chiarito i creatori, la serie tv non ha nessuna pretesa di veridicità storica.

Se la macro-cornice storica è rispettata quasi fedelmente, è lo spirito della serie a guardare lontano

Sissi serie tv

La favola lascia quindi il posto a delle dinamiche, sia sentimentali che storiche, più realistiche. Si preferisce rimarcare sull’infedeltà di Franz, piuttosto che sui momenti felici. Sull’inadeguatezza del Kaiser nella gestione degli affari di Stato, piuttosto che sul mito regale. È possibile leggere tra le righe anche una critica all’approccio “maschile” e guerrafondaio alla politica, poco incline al dialogo e sempre pronto a incrociare le spade alla prima incomprensione. Il merito più grande di questa nuova versione è dunque quello di voler spazzare via la favola che avvolge la figura di due protagonisti della storia europea. Puntare più sugli aspetti veritieri del rapporto di coppia piuttosto che sul romanticismo favolistico.

Il regista ha voluto raccontare una storia d’avventura e non una storia biografica. Le scene di combattimento sono pittoresche, a rallentatore. L’immagine ricorrente del volto della donna che tormenta Franz accentua il carattere oscuro del racconto; i droni usati per le panoramiche dall’alto conferiscono movimento e ritmo. Tutti espedienti tecnici innovativi e freschi, per una fiction televisiva. Per apprezzare la visione però dobbiamo scordare per un’istante la storia, ed evitare paragoni. Sissi nasce per veicolare un messaggio progressista alle nuove generazioni. Una motivazione che appoggiamo, sebbene il revisionismo storico rischi di generare confusione e fraintendimenti.

Perché scegliere delle figure del passato per veicolare dei messaggi moderni?

Dominique Devenport

Sebbene la scrittura non brilli per troppa raffinatezza, la serie dimostra una notevole qualità narrativa. Sissi offre un intrattenimento piacevole, una recitazione spontanea e una fotografia vivida, “poco televisiva”. È un prodotto diverso dalle fiction trasmesse in chiaro, eppure non è così audace come gli ultimi drammi storici di casa Netflix. Guardando all’esempio del chiacchieratissimo Bridgerton, Sissi compie la stessa operazione e usa la storia per veicolare un messaggio contemporaneo. Avevamo bisogno di una versione femminista di Sissi? Il dibattito è troppo complesso e le insidie si nascondono a ogni angolo. Ma con i dovuti avvertimenti, è possibile apprezzare l’operazione compiuta. Infatti se consideriamo Sissi – come dovremmo fare con Brigerton – un guilty pleasure sfacciato e ribelle, che non insegna la storia ma che stimola le donne a trovare il coraggio per affermarsi, allora la nuova serie tedesca è promossa a pieni voti.

La protagonista diventa così un modello di riferimento progressista, indomito e romantico, inteso nell’accezione più pura del termine. Se siamo disposti ad accantonare la storia, la nuova Sissi è un’esperimento seriale riuscito, insolito per il panorama televisivo generalista di Mediaset. E che fa ben sperare in un’apertura dell’emittente verso un linguaggio più attuale. Perciò se avete amato la prima stagione, tenetevi pronti perché è stato già annunciato il rinnovo per un secondo capitolo.

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