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Petra 1×04 – «Eravamo tutti dei disperati»

«Eravamo tutti dei disperati», ammette rassegnato Giovanni Imbreccia durante le indagini in Petra 1×04. Purtroppo le parole del giornalista fittizio sembrano descrivere l’intera miniserie, rivelatasi decisamente senza speranze. È infatti difficile immaginare una seconda stagione di successo, a meno che la sceneggiatura non si decida ad abbandonare standard antiquati e nati ai tempi della Signora in giallo, che pur affrontava casi più avvincenti. Neanche l’ultimo episodio di Petra, andato in onda lunedì cinque ottobre su Sky, è riuscito a risollevare il tono della storia che sin dall’inizio è stata nutrita con bocconi di banalità e monotonia. Peraltro una storia che, quando tenta di portare sullo schermo un mistero più articolato, come nel caso della quarta puntata, cade in un groviglio confusionario di personaggi e relazioni. Dunque la sensazione che ne deriva è quella di un prodotto realizzato frettolosamente, che non si è preoccupato né di mettere lo spettatore di fronte a difficoltà stimolanti, né di stupirlo mostrando anche la minima evoluzione – o, perché no?, anche involuzione – della protagonista e di chi la affianca.

Petra 1x04

Petra 1×04 scalfisce solo la superficie dei temi che vuole affrontare.

Ciò accade perché gli autori sono preda dell’errore comune di volerli trattare tutti e tutti insieme. All’interno di quest’ultimo episodio individuiamo il tema dell’omofobia, della corruzione in politica, dell’emancipazione femminile e del tradimento. Peccato però che dalla gestione di ognuno si ricavi solo confusione.

Petra 1×04 si apre in medias res mettendo subito sull’attenti il suo spettatore, che assiste all’accoltellamento del vice ispettore Antonio Monte. I primi secondi sono quindi inaspettati e sembrano anticipare un episodio diverso, dinamico. Invece no, dopo l’inizio un po’ più sconvolgente tutte le pedine devono ritornare al loro posto per narrare il ritrovamento di un cadavere su una delle spiagge di Genova. Si tratta del conduttore televisivo Dario Marzò ed è proprio il suo assassinio che costringe Petra e Monte a recarsi a Roma, la città in cui l’uomo conduceva il suo programma di gossip.

Da qui in avanti la vicenda si evolve rivelando che gli assassini agiscono per denaro, perché sono stati traditi oppure perché vogliono difendere la persona amata da un terzo nemico. Quindi ancora una volta sono riproposti moventi e situazioni simili a quelli già sfruttati negli episodi precedenti. Durante le indagini si scopre che la prima vittima ritrovata, il conduttore Dario Marzò, ricattava un giornalista di una rivista cattolica, Giovanni Imbreccia, con un video che lo ritraeva in intimità con un gigolò nella casa di una prostituta.

Petra 1x04

Da qui in poi Petra 1×04 cerca di competere con la trama di Beautiful.

L’ispettore Delicato dopo molti spostamenti riesce a risolvere il caso mettendo con le spalle al muro sia il gigolò che lo stesso Imbreccia. Da entrambi ottiene non solo una dichiarazione di colpevolezza ma scopre che in realtà la prima vittima del caso era stata Giorgia Baroi, la prostituta, uccisa da Marzò con cui aveva iniziato il ricatto per ottenere i soldi dal giornalista. Se da un lato Petra deve risolvere questo groviglio di relazioni e inganni, dall’altro deve affrontare e gestire sua sorella Amanda, anche lei inserita nei personaggi introdotti all’occorrenza.

In Petra 1×04 la storia di Amanda, come quella di Imbreccia, si concentra sull’amore e sul tradimento.

La più piccola delle sorelle Delicato rivela di essere stata tradita dal marito ma di non poterlo ancora lasciare. Lei desidera comprendere perché l’abbia tradita. Si tratta di una decisione controversa, ma alla fine comprensibile essendoci di mezzo anni di matrimonio e un figlio. Quello che Amanda sta cercando di fare è riflettere su tutto, compresa se stessa e in questo diventa anche più interessante di Petra, che invece si rivela ancora una volta una protagonista piatta e che tende a pronunciare solo massime come:

Senza l’amore la razza umana sarebbe onnipotente.

Petra 1×04

Ma non è questa sua visione della vita e dell’amore che irrita, ma il fatto che persino nel season finale vengano ignorate le dinamiche psicologiche e gli eventi concreti che l’hanno trasformata nella donna fredda e anaffettiva che passeggia per le vie di Genova, allontanando ancora una volta l’immagine della Petra che in passato cantava L’immensità per dare coraggio alla sorella durante il parto. Ci si limita fino alla fine dell’episodio a lasciare lungo la strada delle briciole di pane, come gli incontri tra Petra e Nicola. Tuttavia queste scene non rendono la trama più interessante ma esasperano la vicenda e la pazienza di chi guarda. Infatti si finisce sempre per tergiversare su questioni secondarie tipiche di un pilot.

La regia e la fotografia cercano di esaltare Genova e Roma rendendole protagoniste della trama.

Tra le inquadrature cinematografiche adottate spesso durante la narrazione ritroviamo i campi lunghissimi e i campi lunghi. Il punto forte di queste tecniche di regia è quello di esaltare il paesaggio in cui agiscono i personaggi dando l’impressione, grazie a molte riprese dall’alto tramite l’uso dei droni, che la città li osservi costantemente e sappia quello che accade tra i vicoli che la compongono. Si tratta quindi di una scelta che realizza un’atmosfera suggestiva e spesso drammatica, specialmente nei momenti in cui viene ripreso il luogo del delitto.

La fotografia, come la regia, ha l’abilità di enfatizzare gli squarci più belli di Genova esaltando i colori del mare o del tramonto. È il caso della scena finale di Petra 1×04, durante la quale la telecamera si allontana progressivamente dai protagonisti che dal molo guardano tramontare il sole. Ed ecco che finalmente cala il sipario sui primi quattro capitoli di una storia che vuole a tutti costi ricordare, anche nel suo essere una serie tv, la struttura dei romanzi di Arthur Conan Doyle.

Purtroppo regia e fotografia non si sposano per nulla con la sceneggiatura, che si palesa essere il punto debole della miniserie. Questo dettaglio decisamente importante la allontana dalle ottime sceneggiature ideate da Shonda e Moffat, creatori di altri procedural. Ecco che alla luce di questa consapevolezza giungiamo al voto finale e che inevitabilmente non potrà superare le quattro stelle.

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