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Ossessione: potevamo farne a meno – La Recensione della chiacchierata Serie Tv Netflix

Tratta dalla pellicola Il Danno di Louis Malle, a sua volta tratta dall’omonimo romanzo di Josephine Hart, arriva su Netflix Ossessione, una Serie Tv che più che riportare alla memoria la produzione del 1992 sembra rispondere alla domanda come sarebbe stato Cinquanta Sfumature di Grigio se Anastasia fosse stata mezza parente di Christian? Insomma, questa era chiaramente una domanda di cui potevamo anche non conoscere mai la risposta. Si viveva bene anche senza. Non era indispensabile. Eppure Netflix ha deciso bene di fornircela restituendoci una produzione a tinte erotiche che ripercorre quasi fedelmente quanto visto nella pellicola del regista francese. Dal punto di vista degli eventi Ossessione è infatti fedele a quanto visto nel film, ma dal punto di vista della qualità le cose non potrebbero essere più diverse. Già all’epoca la storia fece discutere rientrando immediatamente nella categoria di film più controversi del regista, ma la sua qualità non fu mai messa in dubbio, cosa che non si può di certo dire della Serie Tv. Dai tratti surreali, Ossessione racconta la storia di un triangolo amoroso che rovinerà del tutto la vita di un’apparente famiglia tranquilla.

Tra moglie e marito non mettere la nuora, tra futuri sposi non mettere il padre dello sposo, tra una Serie Tv e l’altra non mettere Ossessione

Ossessione (640×360)

Ossessione comincia raccontando la storia di William, un chirurgo di successo con una famiglia di successo. La sua vita cambia del tutto quando Jay, suo figlio, si fidanza con Anna Burton, una donna per cui perderà del tutto il controllo. L’amore di William nei confronti di suo figlio è infatti così vasto da portarlo a decidere di soffiargli la fidanzata alle spalle. Per l’intera durata della serie Jay, così fesso da credere perfino agli asini che volano, accetta di non poter mai fare alcuna domanda ad Anna. Dove va quando sparisce, cosa nasconda la sua vita, se è una serial killer sotto copertura: Jay non può chiedere niente facendosi rammollire da una frase di senso incompiuto che recita <<Impara ad amare le domande, Jay>>. Se il povero fidanzato e figlio vuol sapere com’è andata la giornata, ad attenderlo ci sarà soltanto un <<Impara ad amare le domande, Jay.>> Piccolo Jay, non sappiamo se le domande possano essere amate, ma di certo se c’è una cosa che dovrai imparare ad amare saranno le festività con la moglie a casa e il padre dall’altra parte del mondo. Così. Per sicurezza. Collegatevi via web dopo il panettone e stai ben attento nell’inquadratura: riprendi soltanto te stesso, che poi è un attimo che tuo padre faccia il furbetto.

Ossessione, per cercare di rendersi ancora più attuale, cerca di tirare fuori idee narrative simili a Pretty Little Liars, solo che stavolta più che una Allison scomparsa c’è un padre che ha trovato bene chi stava cercando. William riceve infatti diversi messaggi anonimi che lo minacciano di raccontare tutta la verità, dei <<so cosa hai fatto>> che lo preoccupano ma non così tanto da interrompere qualsiasi legame con la futura moglie del figlio. Tra un messaggio e l’altro, dunque, Anna e William continueranno ad avere dei rapporti sessuali che porteranno il padre dell’anno a sparlare del proprio figlio nello stesso modo con cui la Reginetta della scuola di un film americano sparla della giovane arrivata che le ha fregato il fidanzato.

Ossessione non riesce dunque a farsi prendere sul serio neanche quando cerca di farsi più drammatica aprendo il vaso di Pandora dei segreti di Anna, ma quel che rimane non è altro che la rappresentazione di una ragazza che più che un passato fatto di tragedie sembra essere una spia sotto copertuna che The Americans nasconditi.

Ossessione (640×360)

Quando Ossessione finirà il suo blocco di episodi della sua storia non rimarrà più niente. Al contrario della pellicola, infatti, il rapporto tra Anna e William non assumerà alcuna spiegazione. Ne Il Danno il loro legame è stato raccontato in modo disperato, necessario seppur sbagliato. In questo caso invece tutto accade come all’interno di una soap opera, come all’interno di una storia in cui i protagonisti devono soltanto meccanicamente fare ciò che prevede la trama.

Una storia del genere non può esser toccata da nessuno che non sia in grado di saperla trattare senza cadere nel genere da soap opera. Una produzione di questo tipo può vivere soltanto attraverso la mano di un grande regista capace di far film d’autore che riescano a osare senza mai caricare o far cadere nel ridicolo. Ossessione ha dunque perso questa sfida perdendo completamente quella disperazione che aveva caratterizzato la sua trama e diventando per questa ragione una scadente soap opera targata Netflix di cui presto ci dimenticheremo tutti. O almeno questo è ciò che speriamo.

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