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Nine Perfect Strangers: una sorpresa che ci coglie perfettamente preparati

*Attenzione, la recensione contiene spoiler su Nine Perfect Strangers *

Non è sempre oro tutto quel che luccica, direbbe il saggio. E in Nine Perfect Strangers di oro ce ne sarebbe a palate. L’attesissima miniserie corale di 8 episodi dal carattere misterioso, presentata in anteprima il 18 agosto 2021 su Hulu e disponibile in Italia in streaming su Amazon Prime Video, è basata sull’omonimo romanzo del 2018 di Liane Moriarty, già autrice del best seller Big Little Lies (da cui è stata tratta un’omonima serie tv che sfortunatamente non ha ancora ricevuto tutto il riconoscimento che merita). La mente creativa dietro al progetto è David E. Kelley, un produttore televisivo molto prolifico, creatore di serie tv di prestigio come The Practice, Ally McBeal, Goliath, appunto Big Little Lies, Big Sky e The Undoing. Tra i creatori figura anche il nome di John-Henry Butterworth, co-sceneggiatore insieme a Phoebe Waller-Bridge del nuovo Indiana Jones in uscita nel 2022 mentre la regia è stata affidata a Jonathan Levine (Rush). Le premesse di Nine Perfect Strangers sono stuzzicanti, incoraggianti e lasciano presagire una trama fitta di colpi di scena e di segreti torbidi sulla scia degli altri splendidi lavori firmati da Kelly. Nove sconosciuti si riuniscono per un ritiro di 10 giorni al Tranquillum House, un resort olistico di lusso immerso in un’oasi naturale sperduta da qualche parte in California (ma la serie è stata girata in Australia durante la pandemia) dove gli ospiti si rigenerano e ritrovano il proprio benessere psico-fisico. La direttrice, la guru ex imprenditrice Masha Dmitrichenko, è una creatura tanto eterea quanto criptica ed è interpretata niente meno che da Nicole Kidman. È lei che sceglie i nove partecipanti che seleziona con scrupolosità per garantire al gruppo un assortimento specifico che non può essere casuale, ma è appunto perfetto: da qui il titolo dello show. Eppure, nonostante le premesse, a Nine Perfect Strangers manca qualcosa, per citare le parole del Guardian che l’ha definita un “perfetto disastro”:

La serie dai toni gialli e misteriosi vanta nel cast grandi star come Nicole Kidman e Melissa McCarthy, ma risulta un esempio da manuale di come non fare televisione di prestigio.

La testata inglese non è l’unica ad aver espresso delle riserve. Infatti la miniserie ha ottenuto su IMDb un rating di 7.4 mentre su Rotten Tomatoes – che l’ha definita “guardabile” – la critica e il pubblico sono stranamente concordi con un rating unanime del 61%. Non si tratta di pessimi risultati, certo. Si tratta di un prodotto di qualità, ben recitato e ben scritto, ma per una miniserie dal cast d’eccezione e dalle premesse così incoraggianti ci aspettavamo tutti un nuovo cult annunciato.

Quando un cast stellare non basta

Nine Perfect Strangers

Oltre a Nicole Kidman – la direttrice Masha – Nine Perfect Strangers è un crogiuolo di talenti. Melissa McCarthy (Mike & Molly) è Frances Welty, una scrittrice affermata che sta attraversando un periodo di incertezza sia personale che lavorativa. Michael Shannon (Fahrenheit 451, la serie del 2018) è Napoleon Marconi, un insegnante di liceo in lutto per la morte del figlio. Insieme a lui viaggiano la moglie Heather (interpretata da Asher Keddie, magnifica in Stateless) e la figlia Zoe (la giovane attrice Grace Van Patten). Si tratta di una famiglia spezzata dal dolore per un familiare morto suicida; benestante, ma non così tanto da potersi permettere la parcella del Tranquillum House. Masha, incuriosita dalla loro vicenda, li ha fortemente voluti, per questo ha concesso loro un prezzo abbordabile. Oltre alla famiglia tormentata, abbiamo una coppia infelice composta dall’instagrammer Jessica Chandler (l’attrice Samara Weaving, Hollywood) e suo marito Ben (l’attore Melvin Gregg, American Vandal), ritrovatosi schifosamente ricco a seguito di una vincita alla lotteria. Luke Evans (conosciuto più al cinema con Furious 7 e The Hobbit: The Desolation of Smaug) è Lars Lee, un giornalista che arriva con l’intenzione di avviare un’inchiesta sul resort per smascherarne i retroscena. Regina Hall (Black Monday) è Carmel Schneider, una madre con dei seri problemi di irascibilità, distrutta per essere stata lasciata dal marito per un’altra più giovane. Il nono perfetto sconosciuto, ultimo ma non certo per importanza, è lo strepitoso Bobby Cannavale (Mr. Robot) nei panni di Tony Hogburn, una stella del football americano che ha dovuto interrompere la carriera a seguito di un infortunio al ginocchio e ora conduce una vita anonima, tra depressione e ossicodone. Senza smartphone, internet e tutti i tran-tran della vita moderna, agli ospiti saranno somministrati quotidianamente dei trattamenti metabolicamente personalizzati che dovrebbero riequilibrare il loro benessere psico-fisico. E Invece?

Manny Jacinto

Ad affiancare Masha, troviamo i fin troppo devoti membri dello staff: Tiffany Boone (Little Fires Everywhere) nei panni di Delilah e Manny Jacinto (The Good Place) in quelli di lino di Yao, braccio destro e amante di Masha e compagno di Delilah. Infine Zoe Terakes (Wentworth) nei panni di Glory. Uno dei compiti principali dello staff è quello di preparare gli smoothies che ovviamente non sono dei semplici bibitoni di frutta e nutrienti. Ogni “perfetto sconosciuto” ha il suo frullato, il risultato di un mix personalizzato, accuratamente selezionato per rispondere alle necessità fisiologiche di ogni individuo, al quale prelevano regolarmente dei campioni di sangue. Lo smoothie è spesso l’unico pasto della giornata e, come scopriremo, a volte viene arricchito di qualche goccia di psilocibina, una droga psichedelica. Il cast, dominato da una componente di ottimi attori di origine australiana, è brillante, ben assortito e la recitazione è di certo la forza dello show, le cui intenzioni sono altrettanto misteriose tra parodie dei centri benessere New Age, un simbolismo a volte troppo sbrigativo (che non renderebbe giustizia al romanzo) e una narrazione ricca di elementi thriller, a tratti horror a tratti comici. Ma se il nome di Nicole Kidman è il primo a catturare la nostra attenzione, la vera star dello show è Melissa McCarthy.

Melissa McCarthy e una performance da 10 e lode

Melissa McCarthy

L’attrice, comica, produttrice, scrittrice e fashion designer (la quale è anche co-executive producer della miniserie) è nota soprattutto per i ruoli al cinema, come Le amiche della sposa (2011) e Can You Ever Forgive Me? (2018), e negli anni ha ricevuto un fiume di riconoscimenti meritatissimi, tra cui due Primetime Emmy Awards, quattro nomination per due Academy Awards e due Golden Globe. Il Time l’ha nominata una tra le 100 persone più influenti al mondo e il New York Times l’ha classificata al 22° posto nella sua lista del 2020 dei 25 miglior attori del 21° secolo. In Nine Perfect Strangers, Melissa McCarthy è semplicemente magnifica e oscura Nicole Kidman dopo i primissimi fotogrammi. Non solo la sua performance è brillante, divertente e allo stesso tempo profonda, ma il suo risulta un personaggio scritto in maniera esemplare e, forse, il migliore tra tutti i protagonisti. Frances Welty non ha incollato addosso nessun cliché, non è mai prevedibile, ha un’ironia disillusa e mai sgarbata e ci fa solo venire voglia di ascoltare la sua storia per capire perché è così insoddisfatta della sua vita. Frances è una scrittrice di best seller romantici, è raffinata, elegante, non è mai arrogante ed è fin troppo consapevole, non con un certo rammarico, del lavoro che svolge, come confessa a Jessica nell’episodio 01×02:

Non aspettarti che nei romanzi, nelle canzoni o nei film ci siano delle verità sull’amore: sono tutte balle. E noi siamo degli schifosi bugiardi. Truffatori del cuore.

Il mistero: il punto debole di Nine Perfect Strangers

Nine Perfect Strangers

Lo show si presenta sin dal primo episodio come una vicenda dai toni fortemente thriller e psichedelici, con delle sfumature di giallo arricchite dai sottili rimandi a Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. Una cornice tanto pacifica quanto inquietante ospita nove sconosciuti (sotto l’effetto di stupefacenti) che dovranno confessarsi, ritrovarsi per poi riscriversi. Gli ospiti sono nelle mani di una figura misteriosa, glaciale in superfice e tormenta al di sotto, che si avvale di due fedelissimi dipendenti, Yao e Delilah, con i quali ha un triangolo viscerale e bisognoso. Oltre al personaggio di Melissa McCarthy, anche tutti gli altri risultano interessanti e vederli interagire l’uno con l’altro, con i loro caratteri spigolosi e le loro rispettive problematiche – ben delineate, ma a tratti scontate – è altrettanto interessante. L’intreccio delle storie e la premessa di riunire nove sconosciuti che in qualche modo potranno curarsi a vicenda è infatti un altro punto di forza della miniserie. Eppure Nine Perfect Strangers ci seduce in ogni puntata per poi lasciarci sempre lievemente insoddisfatti. Il colpo di scena, che ci aspettiamo da un racconto che si fonda sulle premesse tipiche del mystery novel, quando arriva fatica a sorprenderci mentre ci sentiamo più incuriositi dalle storie dei protagonisti, da come questi affrontano i loro demoni interiori e dai rapporti interpersonali che intrecciano nel resort. Fantastica la relazione che si instaura tra Tony e Frances.

L’alchimia del gruppo, invece, è la carta vincente

Nine Perfect Strangers

A salvare “il perfetto disastro” è senz’altro la perfetta alchimia del gruppo di sconosciuti. Il personaggio di Nicole Kidman, che dovrebbe essere l’incognita della storia, la fonte del mistero, si rivela invece un personaggio caricaturale, quasi grottesco e bidimensionale e, in fondo, non è poi affascinante tanto quanto ci viene presentato. La componente “mistero” traballa e la nostra attenzione vola spesso verso i dettagli minori della storia, a volte eccezionali – come il carattere introspettivo di molti dialoghi – a volte superflui, come le diverse gag comiche e alcune scene, ad esempio gli exploit aggressivi di Carmel, i siparietti di Napoleon, i salti con la croda o le scene di sesso (anche tantrico) che spesso risultano fuori luogo e poco in linea con le premesse della miniserie. L‘arredamento e le location (situate nel Nuovo Galles del Sud in Australia, nella Byron Bay, in parte in una residenza privata, Lune de Sang, e in parte un centro benessere chiamato Soma) sono stati scelti dall’arredatrice Glen Johnson per “la loro architettura moderna di metà secolo e per gli splendidi giardini e il paesaggio naturale”, ma finiscono spesso per distrarci e, proprio come un’intrigante rivista fotografica, ci catturano e ci distolgono dalla narrazione.

Sapendo di essere al cospetto di una miniserie dal carattere mystery, con una mescolanza di generi che vanno dal drama alla commedia e dall’horror al thriller psicologico, ci aspettiamo già che il Tranquillum House non sia quello che dice di essere. Siamo consapevoli che il mistero si annida in ogni angolo e sospettiamo sin dall’inizio che qualcosa prima o poi andrà a scatafascio. Per questo la sorpresa, purtroppo, quando arriva ci coglie sempre perfettamente preparati. Eppure, nonostante numerosi difetti e delle lacune narrative, Nine Perfect Strangers è una serie godibile, ben sceneggiata, ben recitata e dal piacevole retrogusto insolito. Insomma, il prodotto ideale per una sessione di binge-watching domenicale.

Una miniserie che luccica come l’oro, con delle premesse entusiasmanti ma che offre fin troppo spesso una narrazione traballante con tante intenzioni confuse e confusionarie. Non ci resta quindi che aspettare il finale di stagione di Nine Perfect Strangers che verrà rilasciato in USA il 22 settembre mentre in Italia l’episodio conclusivo sarà disponibile il 23 settembre su Amazon Prime Video.

Forse, la formula del rilascio settimanale, scelta da Amazon Prime Video, ha compromesso la visione smorzando l’effetto suspense e lasciandoci tra le mani uno smoothie non più fresco e spumoso come quello della settimana prima.

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