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Jack Ryan è finito. E regala una conclusione degna di Tom Clancy – La Recensione della stagione finale

ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste imbattervi in spoiler su Jack Ryan 4.

Prendete fiato. Respirate profondamente. Con calma immaginatevi in un posto speciale, magari una spiaggia caraibica, sotto il sole tiepido, sorseggiando un cocktail fruttato. Insomma, cercate in qualche modo dimenticarvi che Prime Video ha appena rilasciato ieri, 14 luglio 2023, le ultime due puntate della quarta stagione di Jack Ryan. Della quarta e ULTIMA stagione. Sipario. Fine.
Il mondo delle spy stories perde uno dei suoi eroi più iconici. Il personaggio creato dalla penna dello scrittore americano Tom Clancy (1947-2013) nel corso di questi ultimi trent’anni è stato interpretato da Alec Baldwin (Caccia a Ottobre Rosso, 1990), Harrisond Ford (Giochi di Potere e Sotto il segno del pericolo, 1992 e 1994), Ben Affleck (Al vertice della tensione, 2002), Chris Pine (Jack Ryan – L’iniziazione, 2014, l’unico non basato su un libro dello scrittore).
E poi John Krasinski (The Office, 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi e marito della splendida Emily Blunt). Ma quest’ultimo nella serie prodotta da Prime Video, unica produzione seriale finora dedicata al celebre analista della CIA, cui ne succedono di tutti i colori.

Prime Video ha fatto le cose in grande. La terza stagione è uscita lo scorso dicembre 2022 e dopo poco più di sei mesi ecco il capitolo finale. Certo, con due episodi in meno rispetto alle precedenti stagioni ma con l’astuzia di centellinarli, due a settimana, in modo da farceli gustare al meglio. E permettendoci di godere appieno questo finale di serie. Davvero soddisfacente.
Ma andiamo con ordine. A supervisionare l’atto finale troviamo, come sempre, Carlton Cuse (tra le altre cose Lost, Cinque giorni al Memorial e Bates Motel) e Graham Roland (Fringe, Lost e Prison Break). I due showrunner si sono affidati a una squadra di sceneggiatori quasi del tutto nuova. Escludendo Vaun Wilmott, già presente nella passata stagione, gli altri erano tutti alla loro prima esperienza con il personaggio di Jack Ryan. E, sotto il cappello artistico di Joe Greskoviak (The Last Ship e Halo) hanno creato quella che, con molta probabilità, è la stagione più simile a un libro di Tom Clancy.

Jack Ryan
Jack Ryan e James Greer 640×360

La stagione inizia con un’azione militare segreta in Nigeria: viene ucciso il Presidente in carica facendo finire il paese africano nel caos. Jack Ryan ed Elizabeth Wright (Betty Gabriel) rispettivamente vice direttore e direttrice ad interim della CIA rispondono alle domande della commissione senatoriale americana sugli eventi. I senatori hanno bisogno di una risposta chiara: dietro la morte del presidente nigeriano c’è la CIA o gli Stati Uniti? Ma i due, quella risposta, non possono darla poiché le indagini sono ancora agli inizi.
Proprio per poter investigare meglio Jack Ryan decide di dimettersi durante un incontro alla Casa Bianca con il presidente e suggerendo allo stesso che il suo posto possa esser affidato a James Greer, interpretato da Wendell Pierce (The Wire e Suits), attualmente in pensione per problemi di salute.
Jack Ryan ha una pista che parte dal Messico, passa per la Croazia e arriva in Myanmar: droga, prostituzione e armi. Biologiche e di distruzione di massa. La pista di Ryan ha evidenziato come i cattivi di turno stiano creando qualcosa di nuovo, di mai visto prima. Una sorta di enorme e pericolosissima associazione a delinquere che unisce i cartelli della droga, la mafia balcanica e quelle del sudest asiatico.
E chi è riuscito a mettere in moto tutto questo? Un super cattivo. Americano.
Così, mentre Jack Ryan gira per il mondo cercando di dipanare una intricata matassa James Greer indaga sul suolo americano scoprendo cose poco piacevoli sulla vecchia gestione della CIA.
Ad accompagnare Jack Ryan ci sarà il fidatissimo Mike November, interpretato da Michael Kelly (House of Cards) e una piacevolissima new entry: Domingo “Ding” Chavez, interpretato da Michael Peña (Narcos: Mexico e Ant-man, tra le altre cose).
Per chi non lo sapesse Domingo Chavez è uno dei personaggi più conosciuti dello Ryanuniverse insieme a John Clarck (portato recentemente sullo schermo da Michael B. Jordan nel film Without Remorse diretto da Stefano Sollima e prodotto e distribuito da Prime Video). La sua assenza nelle prime tre stagioni era stata notata e criticata tanto da convincere gli autori a farlo scendere in campo per questo finale di serie.
Altro personaggio richiamato in campo è quello di Cathy Mueller, la fidanzata storica di Jack Ryan. Interpretata da Abbie Cornish, aveva fatto la sua apparizione nella prima stagione e poi era stata accantonata nelle successive nonostante avesse ricevuto moltissimo affetto dai fan.

Jack Ryan
Cathy Mueller e Jack Ryan 640×360

Contrariamente alle precedenti stagioni quest’ultima è, come dicevamo prima, quella che più ricorda un libro del grande scrittore americano. La costruzione della storia, con i dovuti adattamenti ai giorni nostri, è costruita in maniera tale da crescere costantemente nel corso delle sei puntate, equamente divise tra Jann Turner (Chicago Fire) e Lukas Ettlin (Shooter). Le scene d’azione sono relativamente poche e strategicamente ben sistemate in maniera tale da non lasciar mai cadere la tensione. Tra una e l’altra è possibile vedere in azione i personaggi, buoni e cattivi, e assistere allo sviluppo della trama, apparentemente priva di particolari rimescolamenti di carte. Se si ha dimestichezza con lo stile di Tom Clancy esso è facilmente riconoscibile nella maniera in cui vengono caratterizzati i personaggi: i buoni sono buoni e i cattivi sono cattivi. Sembrerebbe una divisione piuttosto anacronistica soprattutto oggi che le serie televisive hanno interesse a non mostrarla più preferendo più verismo. Eppure è ancora perfettamente funzionale.

Jack Ryan 4 fila via, liscia come l’olio. Potrebbe sembrare, per questo, troppo rassicurante, ma così non è. La struttura narrativa, nonostante di tanto in tanto perda colpi (personaggi, per esempio, che spariscono inghiottiti dal nulla) è solida e permette agli attori di indossare comodamente i panni dei loro personaggi. Chi accusa John Krasinski di esser poco incline a variare le sue espressioni forse ignora il background del suo personaggio: uno che non ha tempo da perdere in chiacchiere e che fa di tutto, come un caterpillar, per arrivare là dove si è prefissato di andare.
Krasinski, poi, è bravissimo nel non mettersi mai al di sopra dei suoi colleghi rendendo il suo Jack Ryan proprio come lo descriveva Tom Clancy: nell’ombra, il perfetto agente segreto. Accanto a lui si confermano ancora una volta Elizabeth Wright, ottima nei panni di una ambiziosa aspirante direttrice della CIA, capace di barcamenarsi tra il dovere istituzionale e quello realistico; Wendell Pierce, che rientra dalla pensione quando il dovere chiama lasciando ormai del tutto libero il suo pupillo; Michael Kelly, capace di alleggerire nei momenti giusti le scene drammatiche con un umorismo senza pretese ma capace di strappare una risata; e Abbie Cornish, nei panni della fidanzata indipendente che, nonostante finisca dei guai, non fa di tutto per intralciare il suo amato nel salvataggio del mondo.
E poi, fantastico, Michael Peña che è veramente perfetto nei panni del soldato Chavez. Roccioso, feroce, senza pietà, Michael Peña inanella un’altra grande prova attoriale (tanto che è già in lavorazione uno spin off sul suo personaggio).

Jack Ryan
Domingo Ding Chavez 640×360

Se dopo la seconda stagione di questo Jack Ryan made in Amazon Studios l’impressione era quella di un totale scollamento dal personaggio letterario col rischio di un flop clamoroso, con la terza ma soprattutto la quarta quest’idea è completamente sparita. Gli autori hanno saputo ascoltare il pubblico e hanno avuto la capacità, non da poco, di raddrizzare la barra e portare in salvo questo progetto sviluppando e facendo crescere proprio il protagonista.
Probabilmente mancano le scene d’azione (e quella al confine con il Messico ricorda eccessivamente Sicario!). E i colpi di scena sono facilmente riconoscibili. Ma l’essenza di questa serie, o meglio di questo personaggio, è tutta nel finale quando Jack Ryan affronta nuovamente la commissione del Senato scoprendo le sue carte.
L’analista CIA è un uomo che agisce fuori dagli schemi perché non fa parte del gioco. Vede cose che gli altri non sono in grado di percepire, nemmeno immaginare. E ha una morale e un etica tale da renderlo un Eroe perfetto. Nel momento in cui, per esempio, prende a pesci in faccia i Senatori degli Stati Uniti che sono lì per giudicarlo, facciamo tutti il tifo per lui. Sarà retorico, sarà anche old style ma ci piace, ci emoziona, ci fa persino commuovere. Perché ci ricorda, tanto, quello letterario ma soprattutto perché, adesso che finalmente era diventato un valido personaggio, ce l’hanno tolto.

Jack Ryan made in Prime Video è stata colpevolizzata di esser una serie per nostalgici. Per boomer, insomma. Può darsi. Certo, non è una Homeland e manca di quell’innovazione seriale che ha caratterizzato i prodotti andati in onda in questi primi decenni del secolo. Nonostante ciò, quante sono quelle serie che anziché peggiorare col passare del tempo migliorano? Poche. Jack Ryan è una di queste.
Non è un capolavoro, non farà incetta di premi ma ha tutto quello che occorre per intrattenere il pubblico perché capace di rimodellare un personaggio difficile, molto spesso bistrattato, mescolando in maniera sapiente le qualità del cinema a quelle della televisione.
Sulle scalinate del Campidoglio, in mezzo ai suoi amici e compagni di avventura, Jack Ryan si congeda per un periodo di vacanza a tempo indeterminato. Tra le righe vengono citati possibili agganci per un eventuale futuro (il Campus e l’avventura politica) anche se al momento tutte le porte sono chiuse, sigillate. Jack Ryan prende congedo anche dal suo pubblico, lasciandolo con il desiderio di averne di più e la consapevolezza e il rimpianto che non sia possibile. Ai vecchi e nuovi fan non resta, perciò, che ringraziarlo per aver salvato nuovamente il mondo.