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Jack Ryan si è ripreso alla grandissima – La recensione della terza stagione

ATTENZIONE: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Jack Ryan 3.

Signore e signori, Jack Ryan è tornato. È uscita la terza stagione dedicata al personaggio creato dalla fervida penna di Tom Clancy (1947-2013), protagonista di innumerevoli romanzi di spionaggio e parecchi adattamenti cinematografici e televisivi.
La creatura dello scrittore statunitense è nuovamente disponibile su Amazon Prime Video, finalmente. Dopo tre anni di lunga attesa, infatti, i fan possono godersi, ancora una volta, le gesta di uno degli agenti segreti più famosi al mondo. Le otto puntate, della durata di circa cinquantacinque minuti, sono una bella sorpresa sotto l’albero di questo Natale, essendo Jack Ryan 3 una delle serie più attese di questo 2022.

Carlton Cuse (Cinque giorni al Memorial, Lost e Bates Motel) e Graham Roland (Dark Winds, Red Zone e Fringe), la coppia di showrunner che dal 2018 si occupa di uno dei prodotti di punta di Prime Video, hanno riunito attorno a loro un gruppo di sceneggiatori di primo piano per sviluppare questa terza stagione dopo una seconda che non aveva proprio convinto. Le critiche, provenienti dagli esperti e dai fan, infatti, erano state, come spesso accade quando i personaggi derivano da prodotti letterari di grande successo, piuttosto severe mettendo addirittura a repentaglio il progetto che invece sembra destinato a una quarta e ultima stagione, magari già nel 2023.


Anche per la regia si è deciso di puntare maggiormente su un nome solo, anziché una rosa di nomi come avvenuto nelle passate stagioni. E la scelta è caduta Jann Turner, professionista abbastanza conosciuto nell’ambito della regia delle serie televisive avendo diretto puntate di 9-1-1, Scandal, Chicago Fire e SWAT. La regista sudafricana, che ha diretto le prime quattro puntate e l’ottava, ha impresso uno stile sobrio e diretto che ha certamente giovato a questo Jack Ryan 3.

Jack Ryan 3
Jack Ryan 3 640×360

Dopo il terrorismo di matrice islamica nella prima stagione, e una escursione nel Venezuela nella seconda, per questa terza stagione gli sceneggiatori hanno deciso andare sul sicuro rispolverando, come nemico, un grande classico delle storie di spionaggio: la Russia e la nostalgia per la Guerra Fredda e per un paese che ormai non ha più i fasti di una volta.
La storia, infatti, inizia nel 1969, nell’ex Unione Sovietica. I sovietici stanno progettando la creazione di una bomba nucleare da utilizzare come detonatore per la Terza Guerra Mondiale, in un progetto di più ampio respiro che prevede l’occupazione dell’Europa Nord Orientale, fino alla Francia. Un ordigno impossibile da ricollegare al governo di Mosca date le sue ridotte capacità offensive ma sufficienti per mettere in moto le alleanze dell’epoca e scatenare la guerra definitiva tra blocco Orientale e blocco Occidentale.
Il progetto parrebbe smantellato in maniera piuttosto brutale ma, ai giorni nostri, Jack Ryan, in forza alla sede della CIA di Roma, scopre che non è così e che la minaccia è tornata in voga. Convinti i suoi superiori, l’ex analista e ora agente operativo comincia a dipanare una matassa decisamente ingarbugliata che lo porterà in giro per le capitali degli ex paesi del Patto di Varsavia. Una corsa contro il tempo per sgominare una congiura internazionale in procinto di scatenare la Terza Guerra Mondiale.

Attentati. Inseguimenti. Esplosioni. Tradimenti. Nemici che paiono amici e amici che paiono nemici. Sparatorie. Complotti. Tentativi di golpe non riusciti e persino un dramma psicologico tra un padre e una figlia. Gli ingredienti per una grande terza stagione ci sono tutti. E difatti, il risultato finale, è decisamente più che positivo. In questa terza stagione, partendo da una storia di un’epoca ormai lontana, creduta morta e sepolta, l’agente della CIA interpretato da John Krasinski (Jim Halpert in The Office US, Jack Silva in 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi e Lee Abbot in A Quiet Place, insieme alla moglie Emily Blunt) si trova a far fronte a un pericolo da non prendere sotto gamba. Accanto a lui, immancabili, troviamo Wendell Pierce (The Wire), nei panni di James Greer e Michael Kelly (Doug Stamper in The House of Cards) nei panni di Mike November. Entrambi si adopereranno per aiutare Ryan nella sua rocambolesca impresa. Impresa che, ovviamente, viene osteggiata dalla CIA stessa. Inizialmente dal suo capostazione a Roma, Elizabeth Wright, interpretato da Betty Gabriel, poi dai piani direttamente a Langley. Il cast è arricchito da Nina Hoss (Homeland) nei panni della presidente della Repubblica Ceca, Alexej Manvelov (Okkupert) nei panni di un ministro del governo russo e da James Cosmo (Braveheart, Highlander – L’ultimo immortale e Troy) nei panni di un ex ufficiale dell’Armata Rossa.

Wendell Pierce 640×360

Il successo di questa terza stagione va equamente distribuito tra autori e personaggi. I primi hanno preso il nemico delle storie di spionaggio per antonomasia e gli hanno cucito addosso quella che, almeno apparentemente, potrebbe sembrare la solita storia, vista e rivista. A questa però hanno aggiunto alcuni dettagli che la rendono decisamente, e maledettamente, attuale. Si parla infatti di NATO, di postazioni missilistiche in territorio ceco che minacciano la Russia. C’è di mezzo l’Ucraina invasa e si parla di Crimea. Tutte situazioni che, volenti o nolenti, portano lo spettatore a pensare a quanto sta succedendo oggi. Il mezzo televisivo, però, fa sì che i cupi pensieri vengano messi da parte per potersi concentrare sulla storia, la cui trama non è poi così complicata. Tra un flashback e l’altro, infatti, ci si districa abbastanza facilmente. Jack Ryan, notoriamente, non è mai stato quel genere di thriller dall’intrigo complesso e difficilmente seguibile. Ha sempre preferito chiarire quasi tutto quasi subito, già nei libri, preferendo distribuire i personaggi da una parte e dall’altra degli schieramenti. Di qui i cattivi di turno, la cui sconfitta è sicura. Di lì, i buoni la cui vittoria è certa. Ciononostante nel guardare Jack Ryan 3 ci si sente molto soddisfatti. Perché l’adrenalina non manca e i colpi di scena, più che improvvisi, sono il culmine di una sapiente costruzione di eventi legati tra loro in maniera più che logica e per nulla forzata, tanto da risultare perfettamente naturali.

I personaggi, in particolar modo quelli ricorrenti, seguono un naturale processo di crescita lungo 24 episodi distribuiti in tre stagioni. Così John Krasinski, nei panni di Jack Ryan, ha ancora il fiuto dell’analista ma al tempo stesso è diventato più sicuro di sé, più maturo e, in qualche modo, meno impulsivo e testardo. Il paragone con altri Jack Ryan del passato (in particolar modo quello di Harrison Ford) è ormai lontano e l’attore americano dimostra di esser tagliato per questo ruolo. Si muove per le strade di Atene inseguito da agenti dell’ex KGB senza fare magie particolari e sfugge ai suoi attentatori più che altro grazie ai suoi legami intessuti nella sordida rete dello spionaggio mondiale. Più che un eroe vero e proprio questo Jack Ryan è la dimostrazione che il lavoro, quando è fatto con coscienza e dedizione, dà sempre i suoi frutti.
I cattivi, di primo acchito potrebbero sembrare i soliti, stereotipati. In realtà, sotto una coltre oscura, si rivelano credibili e, comunque, capaci di dare spessore al ruolo e, dunque, verosimiglianza a tutta l’opera.

Questa terza stagione, dopo l’incerta seconda, è la dimostrazione che Jack Ryan è un personaggio nato, senza dubbio, per fare grandi cose. Sebbene di quello dei libri di Tom Clancy ci sia ben poco, in questa produzione targata Amazon Prime Video Jack Ryan è un protagonista che sa fare il gioco sporco. Non è un eroe alla James Bond ma nemmeno un antieroe alla Jack Bauer. È la rappresentazione di un comune uomo costretto, per dovere verso un bene supremo, ad agire al meglio delle sua capacità, mai superiori alle sue reali condizioni.


Nel complesso questo Jack Ryan 3 funziona egregiamente ed è capace di regalare allo spettatore diverse ore davanti allo schermo senza mai annoiarlo. C’è un po’ di Homeland e un po’ di Berlin Station. Persino qualche riferimento a quel grande film che è stato Ronin. Non è certamente un capolavoro ma tutto funziona al meglio, non per caso ma per scelta e per ragione. Un bel regalo, visto che siamo in periodo natalizio, da parte di Prime Video, insomma. Un divertimento per gli amanti del genere che sapranno certamente apprezzare e non resteranno delusi.


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