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House of the Dragon 1×03 – Debolezze

**Attenzione, seguono SPOILER sulle prime tre puntate di House of the Dragon e di Game of Thrones**

Re Viserys I Targaryen è un debole. Lo sappiamo noi, lo sa Daemon e lo sa il trono, che continua a ferirlo, tagliandolo con disprezzo. Ora, però, con il terzo episodio abbiamo la conferma definitiva: la sua più grande debolezza è la debolezza stessa. Emotivamente e fisicamente, Viserys è fragile, insicuro e volubile. Ha dei pensieri propri, delle opinioni e forse possiede perfino la visione di un mondo più giusto, ma non ha né temperamento né forza per affermare tutto ciò. “Perché deve essere sempre tutto una battaglia?“, dice esausto. Il Re ha molto in comune con sua figlia: neanche a lui piace il cosiddetto “ordine delle cose”. Tuttavia, al contrario di Rhaenyra, non ha lo stomaco per cambiarlo. Se l’episodio 1×02 di House of the Dragon, intitolato The Rogue Prince, ruotava intorno a una serie di tradimenti, il terzo appuntamento, intitolato Second of His Name, è dominato da uno scenario scandito dalla debolezza. Non solo quella del Re. Ad esempio, le debolezze di Daemon (Matt Smith) sono orgoglio e vanità, che lo espongono al pericolo e lo rendono un combattente folle e senza onore. Quella di Rhaenyra (una strepitosa Milly Alcock, la quale pensava di essere solo una comparsa) nasce invece dalla paura che suo padre stia per rimpiazzarla. La follia e l’avidità, poi, sono delle debolezze, ciò che spinge quegli uomini come il Crabfeeder a voler vedere il mondo bruciare e i genitori a sacrificare i propri figli. Insomma, l’esitazione e la mancanza di forza sono due componenti essenziali sullo scacchiere della partita che si sta giocando. Una partita impari, sleale e sanguinaria dove gli ultimi vengono sempre calpestati. Come il soldato che viene schiacciato dal drago del principe nell’agghiacciante esordio di puntata. Il terzo episodio del prequel di HBO (rilasciato in esclusiva il 5 settembre su Sky e NOW) sembra pacato, ma è inquieto, brutale e sfumato. La debolezza del Re sarà la sciagura di tutti. A questo punto Ryan Condal e George R. R. Martin ci fanno sapere di aver preso definitivamente le distanze dalla serie madre, ricompensandoci con draghi, violenza e tante turbolenze interiori.

Tre anni dopo…

House of the Dragon 1x03 (640x360)

La lente d’ingrandimento fa luce sui Targaryen. Il focus diventa man mano più stretto, ma il tempo continua a dilatarsi. Diretto ancora una volta da Greg Yaitanes e scritto da Gabe Fonseca e Ryan Condal, Second of His Name ci porta a tre anni dagli eventi della seconda puntata. Il matrimonio tra Re Viserys I Targaryen (un Paddy Considine sempre più intenso e spezzato) e Lady Alicent Hightower (Emily Carey) c’è stato, ma noi non siamo stati invitati. Così come non abbiamo preso parte alla festa di nascita del primo erede maschio del Re: Aegon Targaryen ossia “The first-born son of King Viserys”, chiamato così in onore Aegon the Conqueror. Dunque, al posto di un tripudio di scene sfarzose delle seconde nozze reali, o di lussuriosi banchetti in onore del nascituro, veniamo catapultati tre anni dopo dall’annuncio che ha sconvolto il Concilio Ristretto.

È il secondo compleanno di Aegon.

Second of his name HBO

Alicent sta aspettando il secondo figlio. Il conflitto nelle Stepstones va avanti da anni e sta dimostrando che le operazioni lampo sono un’illusione perfino nel mondo di Westeros. Il campo di battaglia è un reticolato di ripicche infantili, sete di potere e violenza. A quanto pare, Lord Corlys e il principe Daemon hanno trovato in Craghas Drahar – il Crabfeeder, cioè lo spietato comandante degli eserciti e delle flotte della Triarchia – un nemico difficile da sconfiggere. La Corona continua a negare il suo supporto, mantenendosi salda sulla linea della neutralità. Una scelta compiuta più per ignavia che per consapevolezza strategica. Intanto i granchi continuano a divorare i soldati caduti e Ser Otto Hightower (Rhys Ifans) continua a muovere i fili. Suggerisce al re di unire Rhaenyra con il fratellino Aegon, cioè suo nipote. Un bambino di 2 anni che sta giocando con un drago giocattolo. Potevamo essere più disgustati dopo il mancato matrimonio con una dodicenne? Secondo Hightower il matrimonio metterebbe fine alle voci sulla debolezza della Casa Targaryen. Tuttavia noi sappiamo che dietro quel consiglio perfino sensato si nascondono soltanto interessi personali. Infine l’opinione di Rhaenyra conta ancora come il due di coppe quando a briscola comanda bastoni.

Il Re è soffocato da questa f*****a politica.

Re Viserys

Viserys non sa agire né prendere decisioni. Riesce a portare a termine un’operazione solo quando qualcuno gli suggerisce la mossa. Come vediamo nella sequenza di caccia: il Re abbatte la preda solo dopo che qualcuno l’ha scovata e immobilizzata per lui. La sua politica è semplice e potremmo riassumerla così: “Sono passati tre anni, può aspettare altri tre giorni”. Temporeggiare e nascondersi però non sono più un’opzione. Rhaenyra è spazientita. Si è chiusa in sé stessa e la disobbedienza è diventata un hobby. Il suo rapporto con Alicent si è congelato. Non è morto: è in pausa, come il loro affetto. Le due amiche, infatti, non smettono di preoccuparsi l’una per l’altra.

La principessa, però, preferisce leggere sotto l’albero di Godswood piuttosto che prendere il tè e parlare con le dame di quella guerra iniziata dallo zio che non vede da tre anni. Sa di avere dei doveri, ma li rifiuta. Ora che suo padre ha avuto il figlio maschio tanto agognato è ancora l’edere designata al Trono di Spade? Perché ha l’impressione che Viserys voglia dare in pasto ai cani la sua carcassa regale? Chi ha già letto Fire & Blood sa che la principessa fa bene a essere sospettosa. Per non anticipare nulla, però, ci atterremo a quanto abbiamo visto nell’episodio. Il Re non vuole diseredarla, dice. Sebbene l’insistenza di Otto, non ha ancora nominato Aegon. Lo fa perché è convinto della sua decisione o per dimostrare che la nomina di Rhaenyra non è stata una scelta impulsiva?

Una festa insostenibile.

Jason Lannister and Rhaenyra Targaryen
Jason Lannister and Rhaenyra Targaryen.

Prima il viaggio imbarazzante in carrozza, poi il “club delle mogli pettegole”. “La corona è in guerra, principessa. Anche se tuo padre si rifiuta di ammetterlo”, fa notare Lady Redwyne a Rhaenyra. “E voi come avete servito il regno negli ultimi tempi, Lady Redwyne? Mangiando torta?“, le risponde insolente l’erede al trono. Poi segue il corteggiamento di Jason Lannister, pronto a reclamare il suo “premio” offrendo in cambio la forza di cui i Targaryen hanno bisogno (ma quello sguardo compiaciuto durerà poco, finché non la vedrà arrivare sporca di sangue di cinghiale). Che dire, anche noi saremmo scappati nel bosco. Però Criston Cole, il cavaliere che ha scelto come guardia reale, la rincorre. Per fortuna non assistiamo a una scena melensa, quella che molti maliziosi hanno ipotizzato per settimane (o meglio, non ancora… speriamo!). Assistiamo invece a un meraviglioso momento di confronto, in cui due persone che si supportano e si rispettano hanno uno scambio onesto di pareri.

In Game of Thrones dominava il contrasto. In House of The Dragon dominano le sfumature.

House of the Dragon

Il terzo episodio di House of The Dragon può sembrare ancora più pacato del secondo. Ma la sua quiete – apparente – è il suo pregio più grande. La cifra stilistica sfumata rende il prequel di HBO una creatura monumentale che non ha più bisogno della luce riflessa di Game of Thrones. Il tempo deve scorrere veloce affinché i semi piantati in ogni puntata germoglino. Miguel Sapochnik e Ryan Condal sono riusciti in un’impresa ardua. Hanno portato in scena i momenti giusti di un arco temporale sconfinato, al ritmo giusto. Malgrado sembri lento, malgrado i dialoghi sussurrati con parsimonia, ci troviamo davanti a personaggi maestosi, complessi, sfumati, umani. Non sappiamo con chi schierarci, ma sentiamo già di conoscerli nel profondo. La narrazione è superba, introspettiva e ricca di velati sottotesti.

Seguendo le istruzioni di Martin, Condal è riuscito a saltare il superfluo per concentrarsi su l’essenziale, catturando l’inquietudine dell’animo dei personaggi piuttosto che gli eventi. Dal giorno dell’alleanza di Daemon e Lord Corlys (Steve Toussaint) sono passati tre anni, ma in poche scene gli showrunner sono riusciti a trasmetterci le difficoltà di quell’accordo di comodo; le illusioni e i calcoli errati, che vengono puntualmente vanificati dalle debolezze umane. Lord Corlys, suo fratello Vaemond e Daemon, accompagnati dai soldati della Casa Velaryon, sanno di avere i minuti contati in una battaglia che sembra ormai persa contro la Triarchia.

Serviva dunque un innesco davvero esplosivo: la debolezza.

House of the dragon 1x03

Solo grazie al suo insaziabile orgoglio, il principe Daemon riesce a trionfare. L’aiuto offertogli dal fratello è un affronto troppo grosso da digerire. Al punto che preferirebbe farsi mangiare vivo dai granchi. Preferirebbe morire con disonore. Prima picchia a sangue il messaggero con un elmetto (non si diceva che l’ambasciator non porta pena!?). Poi tenta l’impossibile. Pianta la bandiera bianca e aspetta il momento per dare il via al suo piano scorretto. Infine il figlio di Corlys, Laenor Velaryon, in groppa al drago Seasmoke, appare e aiuta a spazzare via i guerrieri della Triarchia mentre Daemon, tronfio e chirurgico, ci mostra ciò che resta del Crabfeeder. Se ne va con onore un villain silenzioso, ma minaccioso. In fondo non avevamo bisogno di parole. Dotato di un design superbo e una maschera inespressiva, Craghas ci ha stregato. La chiusura è una magnifica sequenza di guerra, dai risvolti incredibili, in cui non abbiamo capito bene cosa stesse succedendo. Sette minuti di godimento in cui siamo rimasti incollati alla sedia davanti alla prima grande sequenza d’azione. L’unica certezza che avevamo è quanto il principe fosse folle: Daemon si è trasformato così in demone.

Rhaenyra

Mentre Game of Thrones ha tenuto per il dessert le battaglie e i draghi, House of The Dragon non perde tempo. Che draghi, dracarys e battaglie epiche siano! Dopo un esordio brutale e un episodio in cui hanno regnato confusione emotiva e frustrazione, arriva un epilogo epico, silenzioso e violento, dal retrogusto ancestrale. Il terzo episodio di House of The Dragon è spavaldo. Come la principessa, il prequel ha imposto il suo particolarissimo ritmo e continua la corsa a testa alta. Il Re, ormai, è sempre più debole. Daemon e il suo alleato hanno vinto la guerra delle Stepstones mentre il carattere di Rhaenyra viene forgiato dalla rabbia. La disobbedienza dunque fa da padrona. La principessa però non fa i capricci. Rifiuta di sposarsi non perché ne faccia una questione di amore. Lei sa come funziona l’ordine delle cose, al contrario del padre. Dopo tutto, se il Re fosse stato interessato a servire il regno, avrebbe sposato Lady Laena piuttosto che Alicent. Rhaenyra vuole scegliere. Ed ha scelto il trono. Il posto che merita e che non può avere solo a causa del suo genere. Ma questo i draghi non lo sanno, e nemmeno i cervi.

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