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Grey’s Anatomy – La recensione del finale della diciannovesima stagione

Grey's Anatomy
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Bentornati cari appassionati del medical drama che più di tutti ci fa soffrire, Grey’s Anatomy. Lo so, lo so, sono sparita, ma la sessione mi ha fagocitato, digerendomi e, dunque, permettendomi di essere qui con voi dopo l’espulsione solo di recente. Non abbiamo avuto modo di commentare insieme il finale di Grey’s Anatomy, un finale che certamente ci lascia pieni di dubbi e soprattutto preoccupazioni in merito al futuro di un personaggio: Teddy Altman.

Ma prima di parlare di questo, dobbiamo necessariamente occuparci degli altri eventi accaduti nel corso della puntata. Da Max ingiustamente rianimata nonostante avesse dato direttive di non farlo, dalla situazione tesa e fastidiosa tra Millin e Kwan che ha sempre quella nota passivo-aggressivo che prova a celare il reciproco interesse a incorniciare le loro scene; a Simone, il matrimonio che – in perfetto stile Grey’s Anatomy – non si è svolto, l’ex Tray e Adams; a Meredith in quello che sembra un delirio bello e buono e che – come al solito – si rivela, invece genialità; fino ad arrivare a Link e Jo, quest’amore in amicizia che era chiaro a tutti non avesse poi così tanto a che fare con l’amicizia, quanto ne avesse con l’amore.

Grey's Anatomy
Adelaide Kane (640×360)

Iniziamo da Max che come abbiamo ricordato, negli scorsi episodi del medical drama di Disney+, aveva stabilito di non voler essere rianimata e attaccata a tubi e macchine varie in caso le sue condizioni si fossero aggravate. Purtroppo, però. Kwan – preso anche dal momento e dalla convinzione di stare facendo qualcosa di giusto – ha voluto ignorare le disposizioni della donna e l’ha rianimata. Questo chiaramente ha fatto imbestialire Millin che in seguito scopriremo essere anche contatto di emergenza e colei che è indicata dalla paziente come sua delegata nel prendere decisioni sanitarie in casi come questo.

Il fatto che Kwan abbia agito contro il volere di Max di certo ha incrinato ancora di più i rapporti tra i due che di base vorrebbero saltarsi addosso come animali nel periodo di accoppiamento, ma che – per ovvi motivi come i sentimenti – adesso si detestano, ma solo un po’, si lanciano frecciate continue e non riescono semplicemente a dichiararsi l’un l’altro perché altrimenti sarebbe troppo facile e noi spettatori non trarremmo nessun piacere sadico dal continuo giocare al gatto e al topo dei due. Fatto sta che adesso Max sembra riprendersi, certo non sappiamo se sia effettivamente così, ma comunque il miglioramento delle sue condizioni potrebbe porre le basi per un possibile riavvicinamento tra Millin e Kwan, almeno così si spera.

Ma andiamo avanti perché di cose da dire ne abbiamo parecchie e mi rendo conto che la soglia d’attenzione sia sempre più ridotta (almeno la mia lo è). Passiamo al triangolo che tutti avevamo considerato, quello che sapevamo dal momento stesso in cui si è formato che ci avrebbe condotto a questo momento, togliendoci anche un po’ di divertimento francamente. Parliamo di Simone, Tray e Lucas. Come ben sappiamo Simone quand’era a Boston avrebbe dovuto sposare Tray. L’ennesimo episodio razzista e sessista ha portato Simone all’esasperazione e la sua reazione, culminata in uno sfogo giusto, è stata registrata e pubblicata online, mettendola sotto i riflettori nel modo peggiore possibile e facendola passare per inaffidabile e pericolosa.

Grey's Anatomy
Niko Terho e Alexis Floyd (640×360)

Ai tempi, Simone avrebbe dovuto sposare Tray. Bono, dobbiamo dirlo, però tutto sommato una persona che nel periodo in cui hai più bisogno di lui non ti aiuta non è proprio qualcuno da considerare idoneo per un matrimonio. Motivo per cui lei, ha preso il volo e ha ricominciato altrove, a Seattle. E qui ha incontrato – per dirlo con le parole di Yasuda – il nostro Luke Skywalker che invece è un tenerone, un cuore di panna e – bisogna ammetterlo – è anche lui decisamente bono. Certo, Tray ha una bellezza più matura, mentre lui potrebbe ancora sembrare appena uscito dalle superiori, quindi fresco di svezzamento, però diamogli qualche anno e sarà irresistibile.

Ecco che si mette in moto il “triangolo no”. Sì, perché Tray torna e pensa di poter rimettere in piedi il suo rapporto, matrimonio compreso e siccome a noi le cose impossibili e – allo stesso tempo – scontate dopo diciannove anni, ci piacciono, abbiamo abbracciato questa storyline e ci siamo cibati con i suoi sviluppi come succede ogni lunedì sera con i falò di confronto di Temptation Island. Rimanendo in tema, Tray “ho un video per te: la tua fidanzata ha ceduto al tentatore e adesso – senza nemmeno il falò – sei pregato di accomodarti fuori dal programma, grazie, prego, au revoir“. Sarebbe stato carino, no? E, invece, il nostro Tray capirà solo dopo essersi fatto male a un braccio, in seguito a un incidente, che la fidanzata l’ha lasciato sì per Adams, ma soprattutto per se stessa, perché consapevole di essere cambiata troppo dopo ciò che le è accaduto per tornare indietro. E we stan a woke queen.

Così, nonostante con Adams non sappiamo in che rapporti siano rimasti, una cosa è certa: con Tray è tutto finito e finalmente i nostri sfortunati amanti del distretto Grey-Sloan Memorial potranno – se vorranno – cominciare a frequentarsi sempre rispettando le regole che giustamente Yasuda ha imposto.

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Ellen Pompeo (640×360)

È arrivato il momento di parlare di lei, della madre di Grey’s Anatomy, di lei che sempre ci manca e sempre ci mancherà: Meredith Grey. Meredith che riappare nel medical drama di Disney+ inizialmente per farci preoccupare circa la sua salute mentale, solo per dimostrarci dopo che non solo non è pazza, ma che in totale sintonia con ogni personaggio Mary Sue (“è un termine adoperato per descrivere un personaggio immaginario, solitamente il protagonista della vicenda e in genere femminile, per i personaggi maschili solitamente si adopera Gary Stu o Marty Stu, che si attiene alla maggior parte dei cliché letterari più comuni, ritratto con un’idealizzazione eccessiva, privo di difetti considerevoli e le cui capacità e abilità eccezionali non ricevono alcun tipo di spiegazione, o, nei rari casi in cui spiegati, la giustificazione è debole e vaga, e si traduce nella volontà di autocompiacimento dei desideri dell’autore” come si legge su Wikipedia) là fuori, è proprio un genio. Infatti, nonostante ci si presenti con la credibilità di DeLuca quando credevamo fosse pazzo (e anche lui poi non lo era, sorry Andrew, may you rest in peace), in realtà è in pieno momento eureka!, la nostra piccola geniaccia potrebbe aver trovato una nuova prospettiva per provare a combattere la tremenda piaga che è l’Alzheimer.

Certo, questo potrebbe mettere a rischio la sua intera carriera visto e considerato che è una scoperta talmente rivoluzionaria che all’inizio potrebbe sembrare pazza. Adesso, sappiamo bene che Meredith, proprio in qualità di Mary Sue di Grey’s Anatomy, è destinata ad avere la meglio in tutte le circostanze, a farcela nonostante tutto, però sono proprio curiosa di capire come si evolverà la sua storyline, cosa che sarebbe stato meglio vedere con Ellen Pompeo regular nella ventesima stagione e non con sporadiche apparizioni qua e là nella storia.

Tra l’altro è tornata con Nick Marsh e questo potrebbe significare di base due cose: Nick se ne va a Boston, ma sarebbe davvero divertente vedere questi due spostarsi e inseguirsi per gli Stati Uniti e quindi dovremmo abbandonare il suo personaggio, oppure Nick rimane a Seattle e avremo notizie circa la loro relazione allo stesso modo in cui avremo quelle per la ricerca sull’Alzheimer: ogni tanto e quando si può.

Grey's Anatomy
Chandra Wilson e Jason George (640×360)

Ma andiamo avanti e andiamo ai Catherine Fox Award. Momento in cui avviene di tutto, da Meredith che senza paura esprime le sue idee sull’Alzheimer non curandosi delle conseguenze, giustamente, per favorire il progresso della ricerca e cercare una cura, alla meravigliosa e inaspettata vittoria di Miranda Bailey, al momento Pierce-Ndugu che – ancora una volta – ci conferma che le coppie fuori dalla tossicità di Seattle e del Grey-Sloan Memorial funzionano e funzionano anche molto bene, soprattutto negli hotel (si ogni riferimento ai Japril non è affatto casuale, loro sono e saranno sempre la mia casa), per finire al momento tra Amelia e Webber, momento che ci porta a una consapevolezza disarmante: Richard è in procinto di cedere di nuovo all’alcol.

Insomma, a questo ricevimento ne succedono di tutti i colori e francamente è uno dei motivi per cui amo tanto Grey’s Anatomy. Può anche non succedere niente per tutta la stagione, ma nel finale succederà sempre di tutto. Ma davvero di tutto. Tutto concentrato negli stessi quaranta minuti in cui credi che probabilmente ti esploderà il cervello per via dell’elaborazione di tutti i dati e degli eventi a cui sei sottoposto, un po’ come Chuck Bartowski con l’Intersect per spiegarci.

Ma andiamo avanti e parliamo degli ultimi due elementi di interesse di questa puntata di Grey’s Anatomy: Link e Jo e la questione Teddy Altman. Vi prometto che cercherò di essere breve.

Grey's Anatomy
Chirs Carmack e Camilla Luddington (640×360)

Dopo un periodo di gestazione durato una stagione intera, eccoci finalmente all’epilogo di questo rapporto tra amici speciali che sono amici, migliori amici, ma si amano e vanno a letto insieme, ma sono troppo amici per essere altro, finché non lo sono più e riescono finalmente a confessarsi il reciproco amore urlandoselo addosso come i più grandi cliché delle narrazioni romantiche che ci piacciono tanto e – ovviamente – per finire in bellezza con un bacio sotto la pioggia. Ed era ora! verrebbe da esclamare come se ci fossimo liberati di un enorme peso, come se avessimo finalmente digerito la peperonata ecco. Jo e Link sono una coppia e speriamo che nessuno a Shondaland abbia voglia di distruggerli perché penso che nessuno dei due possa sopravvivere – a questo punto – all’ennesima fine tragica di una storia.

E infine abbiamo Teddy. Teddy che aveva solo mal di denti e che presa dalle tante responsabilità non è riuscita a vedere un dentista. Ora io non ho studiato medicina, studio cinema e tutta la mia competenza scientifico-sanitaria si ferma a Grey’s Anatomy, perciò dovete credermi quando vi dico che sono rimasta assolutamente scioccata dal vedere la Altman morente a terra negli ultimi frame della puntata per un cavolo di dente. Io non avevo idea potesse succedere e ora che ci penso il dente del giudizio mi fa male da un po’, e forse è meglio che vada anche io dal dentista prima che mi ritrovi nel viale dei freddi marmi a far da concime al terreno. Oddio, speriamo proprio che la povera Teddy non sia morta perché ci rimarrei molto male.

Grey's Anatomy
Kevin McKidd e Kim Raver (640×360)

Che poi, morire per un dente, raga che morte triste. Immaginate di essere al vostro funerale (dunque siete un’entità sovrannaturale, facciamo benigna così è meno spaventosa) e parlando due invitati discutono delle cause delle vostra precoce dipartita tipo: “peccato, era così giovane” e l’altro “ma poi stava bene, è successo all’improvviso” e una terza persona “ma io ho sentito che è morta per…” così lasciando in sospeso la frase perché vuole essere certa che sia davvero quella la causa e una delle altre due persone la completa “il dente” e tutte insieme “eh il dente” e una vecchietta apparsa all’improvviso distribuisce gratuita saggezza “eh mai sottovalutare il mal di denti“. E voi dall’etere ad annuire imbarazzati per poi apparire nei sogni della vecchietta solamente per dirle “eh signò me lo potevi dire prima… che poi tu chi sei?“. Non so voi ma morta per un dente no raga, questa è sopravvissuta sui campi di battaglia per poi morire per un dente? Non voglio accettarlo, non lo accetterò.

Perciò mi auguro vivamente che Shondaland e Grey’s Anatomy ci risparmino un funerale e che facciano in modo di riportare in vita la stupenda Teddy che ha ancora tanto da dare in ospedale e deve ancora rendersi conto che Owen Hunt non è l’uomo per lei, chissà magari questa esperienza vicino alla morte potrebbe indicarle la retta via. “Noi siamo qui e ci crediamo” cit.

Che dire, la diciannovesima stagione di Grey’s Anatomy è finita e siamo già in astinenza del nostro medical drama preferito. E che volenti o nolenti non smetteremo mai di guardare, anche se non è più quella di una volta.