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Fleishman a pezzi, anzi a blocchi – La Recensione della nuova miniserie su Disney+

La teoria dell’universo a blocchi sostiene che tutta la vita accade nello stesso momento, che tutti i piani dell’esistenza stanno accadendo simultaneamente: presente, passato e futuro stanno accadendo tutti insieme, ora. È così che Toby Fleishman (Jesse Eisenberg) spiega a suo figlio appassionato di astronomia la relatività del tempo, ed è così che sembra vivere dopo il divorzio da sua moglie Rachel (Claire Danes): contemporaneamente tra passato, presente e futuro. Prima di arrivare a Toby, Fleishman a pezzi si apre però con le immagini di New York capovolta, con i grattacieli che pendono dal cielo come enormi stalattiti di vetro e cemento; il mondo del protagonista è sotto sopra, o meglio, lo è il suo punto di vista, il nostro punto di vista. Lo spettatore vede infatti il mondo non attraverso gli occhi del protagonista ma da quelli della narratrice della vicenda Libby (Lizzy Caplan), amica di vecchia data di Toby. Chi dei due è quindi il vero protagonista della storia?

Fleishman a pezzi è la storia di Toby, la storia di Libby, la storia di Rachel e la storia di tutti noi, simultaneamente e in tutti i piani dell’esistenza.

Definire la miniserie Fleishman a pezzi come la storia di un divorzio sarebbe decisamente riduttivo. Adattamento televisivo dell’omonimo romanzo best seller di Taffy Brodesser-Akner, Fleishman a pezzi è uno struggente ritratto di un’inquietudine generazionale, è la più onesta rappresentazione della mezza età, ma è anche una storia di amore, di amicizia, di abbandono, di maturità e di consapevolezza. Prima di tutte queste cose è però la storia di un matrimonio, quello tra il dottor Fleishman specialista del fegato e l’agente teatrale Rachel Fleishman. Il primo crede fermamente nel valore della famiglia, nel contatto con i suoi pazienti e nella bellezza delle piccole cose in totale antitesi con le ambizioni di lei, ossessionata dallo status sociale, dalla giusta rete di contatti e dall’ostentazione dello sfarzo. Non ci sarebbe quindi da sorprendersi che il loro matrimonio non abbia funzionato, se non fosse per il continuo riaffiorare del passato che ci mostra una realtà totalmente opposta da quella presente. Le cose però possono cambiare anche nel caotico universo a blocchi in cui è costretto a vivere un quarantenne divorziato; così come il fegato, unico organo del corpo umano a riuscire a guarire totalmente, anche Toby cerca di ricominciare una nuova vita lanciandosi nello spietato mondo delle app di incontri come un moderno Woody Allen (da cui il titolo, chiaro riferimento al suo Harry a pezzi) in cerca della favola dell’amore. Sotto consiglio del suo terapista riallaccia quindi i rapporti con i suoi vecchi amici Libby e Seth (Adam Brody), rivivendo per qualche momento la spensieratezza degli anni del college.

Fleishman a pezzi
Fleishman a pezzi (640×360)

Il problema della mezza età è proprio questo trovarsi costantemente a metà tra il passato e il futuro, tra i ricordi di una giovinezza passata e l’inquietudine di un futuro che sembra non riservare più sorprese, oscuro quanto lo spaventoso vantablack da cui Toby scappa insieme con i suoi figli. Incontrare Toby significa per Libby rivalutare tutto il suo mondo; per il suo amico infatti la vita ha finalmente smesso di essere monotona a differenza della sua, bloccata in un matrimonio piatto e nel sogno di un lavoro da scrittrice mai decollato. Per Toby al contrario non c’è nulla di peggio della fugacità degli incontri occasionali, soprattutto con donne più giovani di lui che sembrano vivere ignorando le conseguenze.

Opportunità da afferrare o conseguenze ignorate? Gli universi dei due protagonisti continuano a scontrarsi e a sovrapporsi in quella relatività di punti di vista in cui manca però la prospettiva più importante, la controparte della storia di un divorzio o della storia di un matrimonio: la versione di Rachel, che arriva dritta come un pugno allo stomaco e cambia ancora una volta l’angolazione degli eventi, dando vita al più inteso episodio della serie di Disney+.

Quale dei due Fleishman è a pezzi?

Nell’universo di Rachel i piani dell’esistenza si sovrappongono e si ripetono, il passato cede improvvisamente il posto a un presente di cui non ha controllo, la cronologia degli eventi è disordinata, a ogni domanda non corrisponde alcuna risposta se non una nuova domanda, i traumi del passato diventano il suo presente e tutto continua ad accadere simultaneamente, troppo in fretta.

Claire Danes (640×360)

Il momento peggiore per andare in pezzi è alla soglia dei quarant’anni.

Il lavoro, il matrimonio, la famiglia, i soldi, i figli convengono tutti nella mezza età, rendendoti infelice proprio quando avrebbero dovuto iniziare a funzionare.

L’illusione della vita adulta agognata da giovani, l’illusione della possibilità di raggiungimento di qualcosa che a un tratto renderà tutto semplice e fermerà quella frenesia caratteristica dei vent’anni. La consapevolezza che non si tornerà indietro e che, probabilmente, la vita da quel momento in avanti sarà per sempre segnata unicamente dagli errori commessi e dalle scelte evitate. Fleishman a pezzi è brutale, tagliente, toccante, vera, così come lo sono le interpretazioni di ogni singolo attore del suo stellare cast. È anche rassicurante, ironica, grottesca, romantica e perfino ottimista, così come lo è la vita, che ti offre sempre la possibilità di scegliere la prospettiva attraverso cui guardare gli eventi.

Ma è troppa roba risponde il figlio di Toby appresa la teoria dell’universo a blocchi. La soluzione è concentrarsi in un solo blocco per volta, quello presente, l’unico e il migliore momento possibile, l’unico in cui senza saperlo eravamo più giovani di quanto non saremmo mai più stati.