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Baby 1×01 – Il migliore dei mondi possibili

Nella vita ci sono solo due certezze: la morte e l’hype assurdo che Netflix riesce a creare dietro le sue produzioni. Finalmente, dopo otto mesi dal suo annuncio e circondata di polemiche, il 30 novembre è uscita Baby – ultimissimo gioiellino di fattura tutta italiana prodotto dalla piattaforma.

Baby nasce con l’idea di raccontare una storia vera, una storia che ha segnato la cronaca italiana nel 2013: il caso della prostituzione minorile nella Roma bene. L’obiettivo reale della serie però sembra essere quello di sviscerare le turbe e i disagi tipici adolescenziali, evidenziando anche le contraddizioni e le pressioni che si celano dietro la vita di un quartiere altolocato.

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Nelle strade dei Parioli è infatti ambientata la nostra serie.

Onestamente: non ho mai conosciuto un pariolino né visto i Parioli. Il mio unico riferimento in merito di realismo – e spero che basti – è il disegno che Niccolò Contessa ne ha fatto nel suo progetto musicale “I Cani”. Quindi – sempre che la descrizione di Contessa sia veritiera – posso dire che Baby ha assolutamente centrato la caratterizzazione del luogo e dei personaggi che si snodano al suo interno. Tutto questo sin dal primo episodio.

Ed è proprio del pilota che voglio parlarvi. La serie parte a razzo, fermarsi alla prima puntata è letteralmente impossibile. Nonostante le aspettative alle stelle, come inizio non è stato per niente deludente, anzi.
Già dai primi attimi si costruiscono agli occhi dello spettatore gli schemi relazionali alla base di tutta la vicenda e, soprattutto, iniziano a venire fuori le incongruenze di un mondo falsamente patinato.

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“Se hai sedici anni e vivi nel quartiere più bello di Roma, sei fortunato: il nostro è il migliore dei mondi possibili.”

È Chiara, la bionda e angelica protagonista, la prima a entrare in scena. Insieme alla sua migliore amica, Camilla, è una studentessa e atleta del liceo Collodi, istituto privato popolato principalmente da pariolini.

Siamo a metà anno ma qualcosa al Collodi inizia a cambiare: c’è un nuovo arrivato, Damiano, che con i Parioli e i suoi abitanti non ha mai avuto niente a che fare. Figlio dell’ambasciatore del Libano è però cresciuto lontano dall’opulenza insieme alla madre e alla nonna senza aver avuto alcun contatto con il padre, almeno finora.

Non è solo l’aria del Collodi però a mutare. Anche la vita di Chiara sta prendendo una piega che la porterà a compiere errori su errori. Galeotto sarà a questo proposito l’incontro con Ludovica – detta Ludo – nel bagno della scuola, incontro che segnerà la vita di entrambe indelebilmente.

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I personaggi sono ben bilanciati tra di loro, fatta eccezione per quelli secondari ancorati ai classici cliché e statici.

In apparenza Chiara è la classica ragazza acqua e sapone, in realtà invece è sommersa di non detti e segreti. Ma invece di esplodere ed escludersi come Ludo, sembra controllare la sua lucida follia e adattarsi alle norme che la società le detta.

Ludovica sin da subito si impone come antitesi di Chiara, anche a livello cromatico. Ludo vive un po’ emarginata nel falsamente pudico ambiente alto-borghese che la giudica una poco di buono.

Damiano, invece, da un lato incontra resistenza tra i suoi nuovi compagni, dall’altro è come si li intrigasse e li attirasse verso di sé. È quasi una personificazione del proibito, la prova tangibile che un mondo diverso esiste.

A livello di regia e fotografia è un prodotto di altissima qualità, anche se in merito non avevamo dubbi. Un aspetto che mi ha colpito piacevolmente e che merita menzione è quello della colonna sonora.

Netflix

È una serie giovane che vuole puntare a un pubblico giovane e si vede. Oltre a hit estive, brani trap, Thegiornalisti e chi più ne ha più ne metta, merita menzione la scelta di puntare su Yakamoto Kotsuga – giovane producer veneto – con i suoi brani darkwave.

Nel primo episodio ho però trovato un uso della colonna sonora leggermente diverso da quello dei successivi. Se andando avanti con la serie ogni brano assume maggior criterio con la scena, nel pilota la musica è sempre usata come di contrasto. Mi spiego meglio: avete presente la famosissima scena di Romanzo Criminale (prima stagione) dove la banda si dedica alla “pulizia” delle piazze di spaccio già esistenti su Roma, il tutto accompagnato da Figli Delle Stelle di Alan Sorrenti? Ecco, esattamente in quel modo.

Purtroppo però, oltre alle classiche micro imperfezioni, Baby ha anche qualche difettuccio più evidente: la recitazione è uno di questi. A parte la kermesse di attori più vissuti – tra cui Claudia Pandolfi e Marco Poggio –, tra i giovani protagonisti pochi riescono a sostenere il tenore della serie. Le interpretazioni migliori sono quelle di Benedetta Porcaroli (Chiara) e Riccardo Mandolini (Damiano). Molto sottotono e quasi forzata è invece quella di Alice Pagani (Ludo), che comunque mantiene una certa dignità. In più vi è qualche errore a livello di trucco, ma nulla di imperdonabile.

In ogni caso, difetto più difetto meno, Baby si conferma con il suo primo episodio all’altezza delle aspettative. Audace e innovativa, segna finalmente l’ingresso dell’Italia nell’ambito di quelli che possiamo definire “teen drama di qualità”. E ne avevamo bisogno.

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