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Marisa Coulter ha imparato ad amare senza paura

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie HBO Queste Oscure Materie e sul personaggio di Marisa Coulter

“Non c’è amore senza paura dell’amore”, così, la scrittrice francese Françoise Sagan, con una sua famosa massima, ha delineato quella che è una doppia valenza, spesso trascurata, del sentimento più potente che si annida nell’animo umano e che conserva ancora molti misteri inaccessibili. Françoise Sagan è stata una scrittrice capace di vivere e di rendere poi con la sua arte emozioni fortissime, totalizzanti, talmente sfaccettate da dover contenere per forza, in sé, ogni connotato e il suo contrario. Come l’amore, il quale, soprattutto spinto all’ennesima potenza, deve fare sempre i conti con la paura di sé, perché è un sentimento invadente, straniante in quanto proiettato verso l’esterno, il più delle volte almeno. L’amore inteso nella sua accezione più ampia possibile, che poi è anche la più profonda, libera da pulsioni corporee o da libido carnale. L’amore con la A maiuscola è un sentimento totalizzante ed estremamente spaventoso.

Non c’è, probabilmente, amore più puro di quello che può provare una madre per una figlia. È un sentimento primigenio, che riconduce alla carne e al sangue, uno dei pochi legami che per l’essere umano si esemplifica con un vero e proprio trait d’union fisico, quel cordone ombelicale che, tagliato alla nascita, rimane come un arto fantasma per tutta la vita. L’amore materno è un sentimento trattato con una cura maniacale in His Dark Materials, portato alle sue più estreme condizioni da Marisa Coulter, il personaggio, con tutta probabilità, più riuscito dell’intera la serie di HBO e che innesca una profonda riflessione sulla natura di questo sentimento.

In Queste Oscure Materie Marisa Coulter gioca un ruolo molto importante sin dalla prima stagione. Braccio armato del Magisterium nella sua epurazione dalla polvere, la donna col tempo ritrova sua figlia, avuta in giovinezza da un rapporto extra-coniugale, quindi peccaminoso e da ripudiare. Il destino vuole poi che quella figlia, Lyra, sia Eva reincarnata, il peccato sceso in Terra e umanizzato. E allora Marisa inizia a dover fare i conti con tutte le sue contraddizioni: un amore materno che punge, fortissimo, ma l’incapacità di provare un sentimento così forte e la repulsione per quella creatura intrisa di peccato, immagine di tutto ciò che, secondo quello in cui crede, c’è di sbagliato nel mondo. Così, tutto il cammino di Marisa Coulter in His Dark Materials, specialmente nella terza stagione, diventa un percorso verso l’accettazione di questo amore materno. Una testimonianza di quanto possa essere spaventoso amare.

Marisa Coulter
Lord Asriel e Marisa Coulter in Queste Oscure Materie (640×340)

Il viaggio di Marisa Coulter

La terza stagione di Queste Oscure Materie è il contesto in cui si compie questa epica battaglia tra Marisa e sé stessa. Al termine del secondo capitolo della serie di HBO avevamo visto la donna staccarsi completamente dalla sua anima, allontanando così gli spettri a Cittagazze, e riuscire a riprendersi Lyra. In quel momento, Marisa è all’apice della sua freddezza, letteralmente si è scissa dalla sua parte più interiore, è diventata una creatura vuota, un guscio, glaciale, cinico e impersonale. Un’immagine completamente inconciliabile con ruolo di madre a cui anela. Non a caso, nelle prime puntate della terza stagione di His Dark Materials troviamo Marisa trattenere con la forza Lyra, drogandola, addirittura, per non farla scappare. Un atteggiamento a dir poco deprecabile, ma che paradossalmente lancia i primi segnali della maturazione che sta per compiere la donna.

Nonostante i metodi completamente erronei, frutto di una concezione dell’amore materno inizialmente del tutto viziato, ciò che spinge Marisa all’azione è comunque un sentimento puro. La Coulter ha veramente a cuore il destino di Lyra, fa di tutto per salvarla dal Magisterium, e la verità è che a muovere i suoi comportamenti non è la crudeltà, molto più visibile nelle prime due stagioni della serie HBO, ma la debolezza. Marisa Coulter non ha la più pallida idea di come si ama una persona, o meglio di come si ama una figlia. Non è mai stata abituata a lasciarsi andare ai propri sentimenti, li ha sempre dovuti controllare e domare e con gli anni si è talmente abituata a reprimerli che, recuperarli, è ormai un’impresa titanica. L’unica volta in cui si è aperta all’amore, con Asriel, ha compiuto il più grave dei peccati, ha messo al mondo una figlia che l’ha resa ancora più chiusa e controllata. “Dovrò soltanto reimparare a camminare” canta Calcutta nella sua malinconica Cosa mi manchi a fare e Marisa Coulter si trova di fronte a questa situazione: deve, semplicemente, imparare ad amare di nuovo con Lyra.

Così, dal momento in cui Lyra riesce a fuggire insieme a Will, Marisa Coulter intraprende un viaggio spirituale alla scoperta di sé stessa. Cercando la figlia, la donna in realtà cerca sé stessa. Prova a ritirare fuori quella parte capace di amare, di provare sentimenti. Deve ricongiungersi con la sua anima e questo processo lo vediamo ancora meglio in Queste Oscure Materie perché qui l’anima ha una presenza materiale. Dopo Cittagazze, Marisa Coulter si è distaccata dal suo daimon e il rapporto con la scimmietta dorata diventa la bussola, o per rimanere in tema possiamo dire l’aletiometro, in grado di restituire la riuscita, o meno, del percorso di riscoperta di sé della donna.

La paura dell’amore

Viene da chiedersi come mai Marisa Coulter faccia così tanta fatica a comprendere questo amore materno che visivamente la pervade, ma con cui non riesce a fare fino in fondo i conti. La risposta, la fornisce lei stessa in quello che è l’atto conclusivo del suo percorso nella serie distribuita da Sky: la settima puntata della terza stagione di His Dark Materials. Al cospetto di Metatron, Marisa Coulter confessa la paura che l’ha sempre pervasa dinanzi all’amore. Asriel prima, e soprattutto Lyra poi, sono state le uniche due persone capaci di farla sentire debole, vulnerabile, di toglierle quella corazza che con tanta cura si è cinta addosso e senza cui si sente completamente spoglia. La sua freddezza e il suo cinismo altro non sono che un rimedio alla paura di amare.

Marisa Coulter ci restituisce l’idea che amare è debolezza. Amare fa paura perché fa perdere il controllo di sé, perché porta l’individuo a mettere qualcun altro al primo posto, sentendosi così meno padrone di sé stesso e del proprio destino. Marisa ha progressivamente capito che Lyra è la cosa che per lei conta di più, anche più di sé stessa e questa è stata una rivelazione che l’ha colpita, capace di far crollare tutto il complesso castello di credenze e convinzioni che negli anni si è costruita. L’amore spaventa Marisa non solo perché è un sentimento relativamente nuovo, in quanto è stato represso a lungo, ma anche perché è una forza depersonalizzante, capace di sovrapporre un’altra presenza alla propria.

Ci mette tanto, Marisa, ad accettare ciò perché è sempre stata abituata a reprimersi e ad autoconsiderarsi. Per tanti anni non c’è stato altro, finché non è arrivata Lyra, che lentamente ha sgretolato ogni resistenza della madre, per lo più involontariamente perché la ragazza ha presto cominciato a fuggire da quella donna che in prima battuta le è apparsa così cinica e spietata. Eppure, l’ostinatezza con cui Marisa Coulter continua a inseguire Lyra è l’esatta cifra della potenza immensa dell’amore, specie di quello materno, una forza talmente potente da essere universale, in grado di riunire l’individuo col suo daimon, come poi è accaduto nell’epilogo di Queste Oscure Materie.

Marisa Coulter
Marisa Coulter in Queste Oscure Materie (640×340)

La maturazione di Marisa Coulter

La piena maturazione, per Marisa Coulter, arriva proprio quando riesce ad accettare il suo ruolo di madre. Col solito, immenso, simbolismo che la contraddistingue, His Dark Materials ci mostra come l’amore sia la forza più forte dell’universo. È grazie a questo sentimento finalmente accolto che Marisa fa pace col suo daimon, un po’ in antitesi con le pratiche che la donna portava avanti per il Magisterium, ovvero il taglio dei daimon dai bambini. In quel caso, l’operazione scaricava un flusso d’energia talmente potente da aprire varchi tra i mondi, ma il suo contrario è una forza risanante, tanto quanto quella era distruttiva. Non fisica, ma spirituale: accettando il suo amore materno Marisa Coulter accetta sé stessa, il suo ruolo nel mondo e la spontaneità dei suoi sentimenti.

Per ben due volte, Marisa compie un gesto che per una come lei sarebbe sembrato completamente senza valore: il sacrificio. Prima, inutilmente, per evitare che la bomba del Magisterium colpisse sua figlia. Poi, definitivamente, per abbattere Metatron, farlo cadere dal regno dei cieli e spianare la strada al trionfo di Lyra. La differenza tra i due sacrifici sta nella maturazione di Marisa: nel secondo caso era pronta, aveva finalmente fatto i conti col suo amore per Lyra e aveva, di fatto, concluso il proprio percorso nella serie di HBO. Una delle immagini più potenti che His Dark Materials ci ha regalato è proprio il momento della morte di Marisa Coulter, quando il suo daimon, la tremenda, ma in quel momento tenera, scimmia dorata, tende la mano a Lyra, poi si dissolve. In quel momento c’è tutto il senso del percorso di Marisa in Queste Oscure Materie: è la vittoria dell’amore, del più potente e vero sentimento che pervade il cosmo e che infatti sarà in grado di riportare la polvere sui mondi e ristabilire l’equilibrio in tutto il multiverso.

Di tutta l’esperienza di Marisa Coulter in His Dark Materials ci rimane quella consapevolezza con cui abbiamo aperto la discussione: è impossibile amare senza avere paura di farlo. La verità, ultima, è che l’amore è sacrificio, è immolare se stessi in nome di un altro, è dare tutto quello che si ha senza fini, col cuore aperto e l’anima protesa all’infuori. Amare è l’atto di fede più potente e vero che ci sia: Marisa Coulter è il personaggio che Queste Oscure Materie ci ha donato per comprendere questo assunto universale.