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Pechino Express – Le Pagelle della Finale: una coppia di amici stratosferica. Anzi, Pazzesca

Una delle mie cose preferite nella vita sono i biglietti di sola andata. Ma sappiamo tutti che, prima o poi, anche i viaggi più belli hanno una fine. E proprio così anche questa stagione di Pechino Express giunge al termine. Ci siamo addentrati nelle culture e nelle usanze più disparate, abbiamo avuto prova dell’incredibile ospitalità che caratterizza determinati luoghi e, ancora una volta, abbiamo capito quanto la diversità sia un valore aggiunto di questo mondo, non qualcosa da combattere o di cui aver paura.

Le coppie in gara hanno fatto i conti con i propri limiti (non solo di velocità) e con la propria capacità di adattamento. It’s a long way to the top if you wanna rock ‘n’ roll cantano gli AC/DC, ma il concetto vale anche per Pechino Express (che, in ogni caso, è il programma più rock del panorama televisivo italiano).

La lezione di vita più importante che questa edizione di Pechino Express ci lascia è senza dubbio quella di non affidare mai e poi mai il telefono con Google Maps a Bugo o Cristian per le indicazioni stradali.

La seconda lezione di vita più importante è che il tempo è oro, quindi non perdiamone più e passiamo subito ai voti con le Pagelle della finalissima di Pechino Express.

P.S. ancora non so cosa ne sarà della mia vita da ora in poi, quando dopo otto mesi non avrò più Pagelle da scrivere. Insomma, ci risentiamo a settembre, quando il prossimo talent show mi farà scongelare come Michael Bublé a Natale.

1) Gli Sciacalli – Voto 8

Pechino Express
Pechino Express

Gli Sciacalli mancano la finalissima di Pechino Express per un soffio.

La loro gara inizia già con il piede sbagliato, insomma dategli bandiere da riconoscere, mappe da interpretare e balletti arabi da replicare e tutto andrà liscio. Provate a fargli contare cose e la situazione cambierà drasticamente.

Per me è l’ascensore” is the new “per me è la cipolla“, ma con Costa e Miccio al posto di Amadeus. “Questo non è un villaggio turistico” e si vede, mentre gli altri concorrenti sono impegnati a degustare cene di lusso nei locali più In di Dubai, Aurora e Fru assaporano il romanticismo unico di un ristorante lontano dai turisti, avvolto dal fascino tipico di un qualsiasi paninaro de Roma in un vicolo dimenticato da Dio a Trastevere.

Ma a noi va bene così, soprattutto se ci date la possibilità di conoscere i frat’ fidat’ degli Sciacalli. Nella vita ho sempre avuto un sogno: vedere Fru senza la sua matassa di riccioli d’oro da far invidia al Re Sole e a tutta la Corte di Francia. Poi ho conosciuto il Frutello e ho capito che i sogni son desideri di felicità. Grande Festa alla Corte di Francia.

La sorpresa non è stata da meno per la scoperta del gemello di Aurora. Insomma, ho sempre pensato che se non fossi nata etero Aurora dei The Jackal sarebbe stata una mia crush. Poi ho scoperto che esiste il gemello. Ciao gemello, io sono single e simpatica.

2) Madre e Figlia – Voto 7

Isterica is the new Parideeee. La coppia delle Valchirie si è rivelata ancora una volta inarrestabile. Spesso penso a quante volte avrei voluto avere le gambe delle Stefanenko per evitare di perdere i milioni di case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale che ho perso nella mia vita. Invece le mie gambe sono le mie e i mezzi di trasporto continuo a perderli con preoccupante costanza.

Tra tutti i concorrenti di Pechino Express loro sono quelle che hanno fatto il viaggio più lussuoso di tutti, dove c’è un Cinque Stelle lì ci sono le Stefanenko e le loro bionde capigliature a prova di Piranha e deserti.

Però ve prego, nella vita non fatevi mai venire in mente di fare le rider per Just It o Deliveroo, che in fatto di consegna pacchi avete fatto sembrare Poste Italiane un futuristico servizio di posta tecnologica e super celere. Cioè immaginate aspettare la pizza affamati e vedersela consegnare con la stessa prontezza e precisione di Bugo che si orienta nel deserto.

Tanta stima comunque per aver viaggiato fino ai confini del mondo riuscendo comunque a litigare meno dei Fidanzatini.

3) I Pazzeschi – Voto 10

Pechino Express

Mai nome a Pechino Express fu più appropriato. I Pazzeschi sono proprio pazzeschi as f**k.

Hanno messo il turbo sin dal principio in questo episodio. Da appassionata di ginnastica artistica ho imparato a riconoscere lo sguardo di chi è affamato di vittoria. Il mio cuore aveva afferrato la verità ancor prima che Paride indossasse quell’amabile maglietta raffigurante i suoi due Jack Russell. Ora immaginate di avere una Jack Russell di nome Peggy (Olson) che non vedete da tre mesi e provate anche a dirmi di essere imparziale a questo punto. Il cielo è fucsia sopra Dubai Beppe.

In ogni caso, PARIDEEEEEEEEEEEEE e Vic toccano vertici di epicità anche in questa puntata, svelando al mondo di avere la destrezza di Perry l’Ornitorinco quando si tratta di sfilare importanti valigette ai Business Men di Dubai. Per non parlare della prova da Sirenetta tra i piranha, o gli sproloqui degni di Alberto Angela sui documentari della Vic. Pipponi che mi hanno ricordato un serial addicted qualunque dopo aver terminato una serie tv che nessuno dei suoi amici ha ancora visto, con le sue arringhe volte a convincere gli stessi a vedere la serie di cui non riesce a smettere di parlare.

E, proprio come quel Serial Addicted, io ora non riesco più a smettere di parlare di questa coppia di amici stratosferici che a Pechino Express ci ha dimostrato come combattere le paure divertendosi e credendo in se stessi.

Zaino in spalla, tappa dopo tappa, con il sorriso sulla faccia e la sfacciataggine di chi non ha niente da perdere, i Pazzeschi ci hanno dimostrato che le paure sono come un pesante zaino da portare in spalla. Ma con un sorriso in tasca e la determinazione di arrivare alla meta, quello zaino diventerà un alleato e non più un nemico. E quasi non vedremo l’ora di caricarcelo in spalla per correre ancora una volta verso il traguardo.

Che poi oh, mi avete fatto commuovere anche il Costa con i Muse di sottofondo. Proprio che ci volete far piangere come le fontane di Dubai amici. Show me un po’ de mercy dai.

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