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5 cose che ho pensato dopo aver visto le prime due puntate di Noi

Vi ricordate quando un anno fa leggevamo le prime notizie sull’arrivo di Noi? ‘La serie italiana remake di This Is Us è pronta a sbarcare in Italia’ tuonavano i titoli di migliaia di articoli, ricchi nella loro sezione commenti di ‘mancamenti’ enunciati e minacce di chiamare gli avvocati. Nonostante tutto quel giorno è arrivato il 6 marzo, e ammettiamolo: ci aspettavamo molto di peggio. Guardare le prime due puntate di Noi non è stato né facile né difficile ma sicuramente possiamo annoverarla nel nostro almanacco di esperienze inaspettate. Vedere Noi con sguardo lucido e forzatamente privo di pregiudizi, quello sì che non è stato affatto facile, ma nonostante tutto ce l’abbiamo fatta e oggi sono qui per rendervi partecipi di alcuni dei pensieri che mi sono balenati nella testa durante la visione: tra serietà e facezie ecco le 5 cose che ho pensato dopo avere visto i primi due episodi di Noi

1) Il principio è la fine

La prima. La primissima cosa che vediamo davanti ai nostri occhi dopo aver scelto di intraprendere il tortuoso viaggio di Noi. Una musica in sottofondo si dipiana nell’aria e inizialmente non capiamo subito di cosa si tratti. ‘Nooo, vuoi mettere che oggi dopo aver chiamato quel numero verde non ho più messo giù?’ è la prima cosa che ci suggerisce il nostro cervello. ‘Ma no, non sarò mica così idiota dai, sono passate tre ore nel mentre..’ Controlliamo il telefono e niente, quella musichetta però non vuole zittirsi. ‘Ma scusa, se non si tratta della sigla di attesa di un call center allora da dove proviene questa melodia?’. Con lo sguardo lento verso lo schermo luminoso di fronte ai nostri occhi cominciamo a comprendere, sempre con una certa dose di dubbio, che forse quella musichetta da sala d’attesa di uno studio medico proviene proprio da lì, dalla televisione, da Noi. Delle lettere cominciano a riempire lo schermo nero entrando in scena una per volta, come in quelle presentazioni di Power Point in cui tentavamo a tutti i costi di fare colpo sulla maestra sfidando l’invidia dei compagni. Una pubblicità progresso? No. E’ l’inizio di Noi.

2) Sospensione dell’incredulità

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Da sempre con le serie tv ci troviamo a firmare il tacito patto della sospensione dell’incredulità, anche riassunto ancora più efficacemente come don’t ask, don’t tell. ‘Quello che sto vedendo non ha senso ma hey è una serie tv, lasciamo correre.’ Tutto giusto se non fosse che Noi, così come la serie di cui è diventata remake, è una tra le serie tv più normali di sempre. Nessun drago che vola e nemmeno una rottura della quarta parete: una grande e bella famiglia fa cose, e questo ci basta. La sospensione dell’incredulità, date le circostanze, non pensavamo proprio di doverla tirare in ballo…eppure quel pancione sembra volerci suggerire qualcosa. Così come i metodi poco ortodossi con cui Rebecca è stata ‘invecchiata’, finendo per ricordare più l’esatta rappresentazione di una giovane che fa il cosplay di un’anziana, con tanto di voce fintamente gracchiante, che una signora dell’età che dovrebbe rappresentare.

3) Who is Domenico, detto Mimmo?

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Who’s that guy? (Who’s that guy?) Who’s that guy? (Who’s that guy?) It’s Mimmo! 🎵

Domenico Maria Esposito, ma per gli amici Mimmo, è il padre biologico di Daniele. Sulla sua vita sappiamo poco e niente, ma se lasciare lettere moderne mi è servito a qualcosa il suo cognome potrebbe essere rivelatorio di un passato assai simile a quello di Daniele. Quello dei nomi però sembra essere un problema ereditario dato che la stessa scoperta del perché Cosimo sia diventato Daniele mi ha lasciata un po’ confusa. Se ricorderete infatti, prima di congedarla Mimmo regala a Rebecca un disco di Pino Daniele, ed è proprio riascoltandolo a casa insieme al marito Pietro che i due decidono di chiamare il loro terzo gemello Daniele, in onore dell’artista partenopeo. Ora seguitemi e cavalcate con me questo sogno: da 1 a mai quante persone nel 1971, anno di uscita di ‘Finché la barca va’, hanno deciso di chiamare i propri figli Berto e Berta in onore della grande Orietta? Meditiamo.

4) Se non avessi mai visto This Is Us mi sarebbe piaciuta di più?

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Ce lo siamo chiesti durante tutte le quasi due ore di trasmissione e ormai è assolutamente inutile cercare di negarlo: sì. Se non avessimo visto This Is Us avremmo urlato al miracolo in casa Rai, senza se e senza ma, ma la realtà non può essere cancellata, ed è così che di fronte alle miriadi di scene riprodotte alla perfezione nei più minimi dettagli non possiamo fare altre che storcere un pochino il naso. Non vorremmo farlo, davvero. Vorremmo essere migliori di così, ma l’oggettività non è un valore molto comune nella mente di un appassionato di serie tv che ‘guai a toccarmi i Pearson che esco pazzo’. I Pearson ce li hanno toccati eccome e ora si chiamano Peirò e a dirla tutta la famiglia Peirò non è nemmeno poi tanto male, ma la nostra etica e la nostra spietata coscienza da serial addicted non riesce a distrarci dal nostro tanto superfluo quanto masochista obiettivo di individuare quante più similitudini possibili e quante più discordanze inverosimili da capitolare nella nostra agendina nera immaginaria.

5) Vabbè ma alla fine non è malvagio

Ed è stato proprio vedendo il finale della seconda puntata, chiuso con la magnifica Napule è di Pino Daniele che, per merito di Pino ovviamente, un brivido mi ha scossa dentro fino a farmi arrivare a riflettere sull’inimmaginabile: ma non è che alla fine Noi non è poi così malvagia? Se proviamo ad analizzare brevemente le informazioni che abbiamo a disposizione, le parole chiave che da giorni ci saltano all’orecchio ogni qual volta si parli di Noi: ‘remake italiano’, ‘Rai’, ‘remake italiano di This Is Us’, non vi sentite improvvisamente più leggeri? Se per un attimo assimiliamo il concetto che This Is Us e Noi non si potranno mai confrontare l’una con l’altra, ma che questo non ci vieta di trovare quest’ultima visione godibile, a tratti o per intero, non vi sembra forse possibile provare a sospendere un giudizio definitivo su Noi per ancora un paio di settimane?

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