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Lettera di Jay Pritchett ai suoi figli Mitch e Claire

Cari Mitch e Claire,

ma tu guarda cosa sto facendo. Ci credereste? Io, Jay Pritchett, che scrivo una lettera? Cavolo, devo essermi proprio rammollito. Fermi, so già cosa state pensando, perciò vi rassicuro subito. Non sto morendo! Va tutto bene, calmi, dovrete sopportarmi ancora a lungo. So che vi aspettate sempre brutte notizie quando mi rivolgo a voi in modo poco convenzionale, perciò rilassatevi: il vecchio Jay è più in forma che mai!

In realtà avrei preferito scrivervi una lettera alla vecchia maniera, con carta e penna come usava fare il mio vecchio. Purtroppo però, come sapete, in questa casa appena mi metto a fare qualcosa di diverso dall’ordinario, Gloria mi attacca con l’interrogatorio.

“Che stai facendo Jay? Cosa scrivi? E a chi? Un momento…tu che scrivi? Sei malato mi amor? O stai scrivendo a un’altra donna, cabron??”.

Insomma, avete capito. Non che mi piaccia farlo alle sue spalle, intendiamoci, però non voglio che mi controlli mentre vi scrivo suggerendomi cose da dire o criticando le mie scelte stilistiche. Ecco perchè in questo momento fingo di preparare l’inventario della nuova collezione di cabine armadio del mese corrente. Perciò Claire, se te lo dovesse chiedere in futuro, mi raccomando confermale che mi sono offerto di farlo con la mia proverbiale galanteria.

Bene, cavolo, spero che tutto ciò che ho appena scritto non si cancelli da un momento all’altro. Odio questo nuovo computer che mi ha regalato Manny per il mio compleanno, troppo moderno per i miei gusti. Non ci capisco niente, è già tanto se sono riuscito ad aprire un documento! Ma sto divagando, veniamo al dunque.

Vi starete chiedendo perché un uomo impegnato come Jay Pritchett si sia preso la briga di scrivere ai propri figli. Lo so, lo so, immagino le vostre classiche battute. Solo perché sono in pensione non significa che non abbia un mucchio di cose da fare! Ho il golf, l’azienda da, come dire, supervisionare. Tutti mi cercano e sono richiestissimo…non ho un minuto libero in tutta la giornata solitamente. E poi non sono fatti vostri, insomma.

Ieri pomeriggio, in uno dei miei rari momenti di nullafacenza di fronte alla Tv, Joe è venuto da me a chiedermi una cosa che mi ha fatto riflettere. Mi ha chiesto se potevo aiutarlo coi compiti. Niente di che, direte voi. Immagino che vi sarà capitato un milione di volte di aiutare Lily e i ragazzi in questi anni. Anch’io in un primo momento ho spento la Tv e, senza farci troppo caso, mi sono messo ad ascoltarlo mentre si esercitava per il brano da leggere l’indomani in classe. Più tardi però ci ho riflettuto, e ho capito una cosa. Capita sempre più spesso ultimamente che chieda il mio aiuto. Forse vede Gloria e Manny sempre indaffarati e non vuole disturbarli. Non che io non lo sia, eh, intendiamoci, finitela con le battute.

Questo fatto però che più passa il tempo e più mio figlio mi voglia cercare, chiedendo costantemente il mio aiuto, mi gratifica e mi riempie il cuore come non credevo sarebbe stato possibile alla mia età. Mi sento una persona estremamente fortunata ad avere lui, Gloria e Manny nella mia vita. Ecco perchè, ho pensato a voi.

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So di averlo fatto già in passato, ma mai per iscritto. Ci tengo perciò a metterlo nero su bianco: vi chiedo scusa ragazzi miei.

Ogni giorno che passa mi rendo conto sempre di più di essere stato un pessimo padre. E non lo dico tanto per dire, lo credo veramente. Sono stato un padre assente, troppo preso dal mio lavoro e dalla mia insofferenza verso DeDe per rendermi conto di quanto voi due stavate soffrendo. Ho realizzato solo adesso, alla soglia dei 70 anni, che l’armonia familiare è la cosa più importante. Quando mi capita di discutere con Gloria, cerco sempre di non litigare in presenza di Joe, a costo di dargliela subito vinta.  Ci credereste? Sono proprio cambiato. Avrei dovuto capirlo prima, mi dispiace. Con questo non voglio mica dire che rimpiango di aver lasciato vostra madre, per carità! Anzi, sto dicendo esattamente l’opposto: avrei dovuto capirlo prima che tra di noi non avrebbe mai funzionato, invece di portare avanti un matrimonio infelice per tutti noi, per trentacinque, lunghi anni.

Non è tanto il rimpianto di aver sprecato tutti questi anni accanto a una donna con cui non riuscivo più a essere felice che mi tormenta. La vita mi ha benedetto con una seconda chance, ricompensandomi molto più di quanto avrei meritato. Il mio unico rimpianto, l’unico vero forse di tutta la mia vita, è quello di non avervi regalato l’infanzia che meritavate. 

Claire, perdonami se non ti ho mai dato prova dell’affetto e della stima che nutro nei tuoi confronti. Sin da quando eri solo una bellissima bambina ammiro la tua forza, la tua tenacia di fronte alle avversità. Sei una vera Pritchett, la genetica non mente.

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Mi dispiace se ti ho lasciato spesso da sola a farti carico del peso dei miei litigi con DeDe, ad affrontare le sue lamentele e i problemi di tuo fratello. Hai dimostrato di avere le spalle larghe di un vero leader, hai la scorza dura come quella del tuo vecchio. Si può dire che il mio matrimonio sia stato il tuo personale Vietnam. Non esagero, preferirei tornare in quell’inferno con i miei commilitoni piuttosto che restare cinque minuti a sentire i vaneggi di tua madre, come avrai dovuto fare tu per chissà quanto tempo. Non ti invidio, piccola mia.

Lascia che ti dica un’ultima cosa. Per me, lasciare il timone dell’azienda come saprai non è stato affatto facile, ma non ho mai dubitato neanche per un secondo che saresti stata all’altezza dell’arduo compito di sostituirmi. Sono certo che, anche grazie alla mia guida ispirata, diventerai il più grande capo dell’azienda n°1 del settore, per tanti e tanti anni a venire. Sei il mio orgoglio, lo so, non te l’ho mai detto. Sarà il bicchiere di scotch di troppo a parlare, o peggio, sarà l’avere sempre trai piedi quella femminuccia di tuo marito ad avermi ammorbidito, non lo so. Vedrò di correggere qualcosa dopo se risulterà troppo sdolcinato.

Mitchell, anche a te devo le mie scuse. Anzi, soprattutto a te. Dio, con te sono stato un completo disastro.

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Per anni abbiamo viaggiato su due frequenze completamente differenti. Non ti ho mai capito fino in fondo per tanto di quel tempo. Anzi, diciamo che non ho mai voluto capire. Tu mi mandavi dei segnali che volutamente ignoravo. Volutamente sì, ormai non mi vergogno a dirlo. Era come se il mio inconscio sapesse, ma non volesse cedere alla realtà dei fatti. Per questo continuavo a chiederti di fare cose che intimamente sapevo avresti odiato. Insegnarti a giocare a golf, portarti alle partite di football, costringerti a vederle sul divano con me. Tu ce la mettevi tutta per assecondarmi, devo riconoscerlo, ma avrei dovuto capirlo subito che lo facevi solo per ottenere la mia approvazione.

Sei una persona eccezionale Mitch. Sensibile, idealista, concreta. Hai la determinazione dei Pritchett, quando sai di avere ragione non ti arrendi di fronte a niente. In questo siamo molto simili, vero? Negli anni ho tentato di rimediare alle mie mancanze genitoriali e culturali. Devo dirti grazie per avermi aperto gli occhi, per avermi insegnato prima di tutti che l’amore prescinde dagli schemi con cui siamo stati abituati a ragionare da tutta la vita. E senza amore si vive male, lo so per certo. Chi più di Jay Pritchett può saperlo, avendo dovuto sopportare tua madre per oltre trent’anni?

Sono fiero di ciò che sei diventato, hai fatto tutto da solo. Sei un grande avvocato, vedrai che farai strada e farai tanto per l’ambiente. Per quanto mi riguarda, ormai ho imparato ad accettarti per come sei, e scusami se ogni tanto ho ancora qualche momento di debolezza. Non posso farci niente, mi perdonerete tu e Cam, come avete sempre fatto. Voglio bene a quel clown di tuo marito. Ehi, se ho imparato ad accettare Phil, Cam è stato quasi più facile, nonostante tutto.

Quello che voglio dirvi ragazzi (prima che questo coso si scarichi visto che Stella ha mangiato l’alimentatore e devo andare in negozio a comprarne uno nuovo) è che sono orgoglioso di quello che siete diventati.

Non ve l’ho mai detto, ma ho imparato da voi a essere un papà migliore per Manny e Joe. La nostra è una famiglia che ha subito per tanto tempo scossoni e turbolenze, ma il Signore ci ha misteriosamente riportati a uno strano e meraviglioso equilibrio che non mi sarei mai aspettato. Gli ultimi anni sono stati i più felici della mia vita. Il fatto di avervi oggi qui, accanto a me, nonostante tutti i miei sbagli passati, è il più grande regalo che mi abbiate fatto. Beh, ora è meglio che vi lasci, Gloria comincia a fare troppe domande.

Un saluto da vostro padre, Jay Pritchett.

P.S. Hola Claire! Hola Mitchell! Sono Gloria. Stavo controllado se il computer fosse ancora acceso e mi soj imbattuda in esta lettera. Non volevo mica controllare se Jay avese scritto el su testamendo, o pejo a qualche altra donna, nono! Ah, che dolce che es mi amor a scriverve! Lui che scrive inventario? Por favor! 

N.B. Ciao zio Mitchell, ciao zia Claire, sono Manny. Invece di inviare a voi l’email, Jay l’ha inviata all’unico indirizzo memorizzato sul pc: il mio. Credo che ancora non abbia compreso la bontà del mio regalo. In ogni caso, ve la inoltro dopo aver colto l’occasione di correggergli qualche refuso. E quando dico qualche, beh, ci siamo intesi. Diciamo che a conti fatti il succo del suo discorso era questo, il resto della bellezza della letta è merito è mio. Mi ringrazierete a tempo debito, anzi, mi auguro che facciate lo stesso con me se e quando si deciderà a scrivermi. Oddio, spero proprio che non lo faccia, altrimenti dovrò correggere anche la vostra versione e si perderebbe tutta la magia. Un caloroso saluto!

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