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Mindhunter 2×01 – Ricomincia il viaggio negli angoli più marci della mente criminale

Ci risiamo, il viaggio (come altro chiamarlo?) ricomincia. Il viaggio negli angoli più marci della mente criminale, quel lato oscuro che quando prende il sopravvento genera i mostri.

Stavolta non partiamo da un punto in particolare per arrivare a un altro. Partiamo invece dal disvelamento di questo lato oscuro. Perché i serial killer li abbiamo sempre visti dopo, una volta presi, alle strette, quando in preda a una paura selvaggia o a un autocompiacimento viscerale hanno sputato fuori, al mondo, le loro nefandezze. Tra pianti isterici o risate appagate. Ma li abbiamo mai visti nel loro habitat naturale o nella loro sfera familiare? Li abbiamo mai visti alle prese con i loro raptus pazzoidi in un periodo in cui erano ancora nascosti? No. Non abbiamo mai visto le reazioni di una moglie davanti a un marito che si masturba con una maschera inquietante legato alla porta del bagno. Non abbiamo mai visto una cosa del genere. Il lato nascosto del lato oscuro di un killer, sembra un gioco di parole ma così non è. Mindhunter 2×01 comincia così.

Bentornati nell’incubo più reale che abbiate mai vissuto. Bentornati in Mindhunter.

mindhunter 2x01

Una volta affondate le mani in quel marciume fetido non puoi pretendere di tirarle fuori e vivere nella pacatezza del tuo nido familiare come se nulla fosse. Questa prima puntata di Mindhunter si concentra molto su questo aspetto: sulle conseguenze di aver fatto quello che hanno fatto Holden e la sua squadra.

Ognuno reagisce a modo suo, in maniera del tutto inusuale. Bill Tench non riesce a uscire del tutto da quello scantinato, è sempre lì, anche quando è a casa. La sua vita è una missione ora e tutta quella finta schiuma che ricopre ciascun individuo con cui ha a che fare non lo inganna più. Non si gode la sua famiglia, si chiude in un piccolo cerchio di solitudine, ogni argomento di discussione gli pare superficiale. Lui ha visto fin troppo per ignorare il fatto che i mostri camminano nascosti con lui. E mentre il resto del mondo è ignaro, lui sa.

Holden ha fatto ben altro invece. Lui in prima persona non si è limitato a bagnarsi le mani in quella pozzanghera di male, lui ci si è proprio immerso, e gli effetti collaterali sono irreversibili. Ha studiato il male, ci ha socializzato, l’ha scrutato da fuori con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile, l’ha fatto, l’ha toccato e il male a sua volta ha fatto lo stesso con lui. Abbracciandolo e marchiandolo per sempre.

Il risultato di ciò trascende persino gli effetti mentali e sfocia in effetti collaterali fisici.

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Gli attacchi di panico che lo invalidano sono solo la prima delle conseguenze malefiche che dovrà affrontare. Tutto il suo mondo è compromesso e quello all’infuori dal suo ora si sta interessando a lui…

Qualcuno ha visto cosa si può estrapolare dalla mente di quei reietti malati assassini, qualcuno ha intravisto del potenziale in tutto ciò. L’FBI finalmente capisce l’importanza del lavoro di Ford e decide di appoggiarlo. Ma come intuibili sono i risvolti positivi dell’operato dei profiler, anche i possibili interessi subliminali dei potenti burocrati sono abbastanza palesi. Il nuovo vicedirettore è evidentemente affamato di sapere, lui sa, e vuole sapere di più. Sa persino che bisogna sacrificare la propria salute mentale per scrutare nella pazzia altrui. E questo è un sacrificio che DEVE fare, a qualsiasi costo, non con la sua mente però.

Holden quindi diventa una pedina. Un soldato dotato ma pur sempre sacrificabile, il suo desiderio di veder riconosciuto il suo lavoro gli si rivolta contro.

Da essere considerato eretico, ambiguo, pazzoide a sua volta, diventa una risorsa importantissima. Esauribile, limitata, ma pur sempre una risorsa. Un cavallo a cui bisogna mettere i paraocchi.

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Ma fino a quando si può spremere una risorsa del genere? Quanto spago ha nella testa Holden prima che il gomitolo si risolva in un nulla? Non molto ancora. L’ossessione è viva e pulsante ma il nostro protagonista si è messo su un sentiero molto brutto da cui non vi è uscita. Già si trova sul punto di non ritorno. Perché ormai la spirale di eventi che ha innescato non riguarda più solo lui ma ha toccato tutti. Dalle istituzioni ai colleghi.

E se lui conosce bene la mente di un serial killer, i pesci più grandi dell’FBI conoscono bene la sua.

Un nome, una promessa, un incontro, l’ennesima intervista. Basta un nome per catturare e blindare la sua lealtà. Charles Manson, la preda più ambita. Solo lui però non capisce che se oggi avrà una carota domani prenderà una bastonata. Proprio come il vecchio vicedirettore, pensionato per finta, vittima vera di un meccanismo messo in moto da Holden e che ora porterà con sé tutto quanto.

Bisognerà stare in piedi, battere il panico, fare delle scelte e vivere e pagarne le conseguenze. Holden non è più padrone completo di se stesso, ha paura. La sua paura potrebbe sfociare nella paranoia. Fuori c’è gente che lega, uccide e spaventa le proprie vittime. Fuori c’è gente che trucida ragazzini innocenti. Fuori c’è gente che stupra cadaveri. Fuori ci sono dei veri e propri mostri sotto mentite spoglie.

E se vuole beccarli tutti, Holden non deve diventarci amico.

Questo forse fa più paura all’agente Ford?

Mindhunter è ricominciata negli incubi del suo protagonista.

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