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Luna Nera, la recensione della prima stagione

Aspettavamo con ansia una nuova produzione italiana Netflix, soprattutto dopo l’insuccesso di Baby (analizzato e contestualizzato qui). Questa volta, l’Italia decide di osare e con Luna Nera tenta di allontanarsi dai macrotemi che caratterizzano le produzioni televisive nostrane. Questa volta non si parla né di malaffare né di comicità, ma di magia e mistero.

Siamo nel 1600 e la luna brilla alta nel cielo, illuminando le meravigliose e spesso poco conosciute campagne laziali. In queste zone regna sovrana la superstizione e il fanatismo tipico di quei tempi, e la caccia alle streghe è all’ordine del giorno. Saranno infatti un gruppo di donne dotate di oscuri poteri a raccontarci la storia di Luna Nera, in un elogio molto marcato del female power.

La serie tv è tratta dall’omonima trilogia letteraria che usa il contesto storico per parlare di tutt’altro. Sebbene lo show sia in costume, nulla di ciò che lo riguarda ha una qualche connessione con la realtà, eccezion fatta per i benandanti e alcune tradizioni popolari.

Ogni cosa è frutto della fantasia, e qui le streghe sono in gran parte giovani e belle donne che posseggono dai più disparati poteri e sono in grado di poter cambiare con uno schiocco di dita le sorti di una battaglia. Le maghe sono una comunità femminile forte, affiatata e apparentemente unita.

Come accennato poc’anzi, una nota di merito va alle bellissime location di scena, le quali ci ricordano le meraviglie del nostro territorio. In questo caso i luoghi suggestivi e fuori dal tempo del Lazio. Abbiamo ad esempio la “città fantasma” di Monterano. Oppure il bellissimo castello di Montecalvello, o ancora la Riserva naturale Selva del Lamone.

Anche le scenografie e i costumi risultano davvero ben fatti. Si calano nel contesto perfettamente e allo spettatore sembra di poter respirare il secolo della rivoluzione scientifica ad ogni angolo. In particolare i costumi, oltre ad essere accurati, sono talvolta bellissimi e caleidoscopici, come nella scena del ballo in maschera.

Purtroppo però, a controbilanciare il sapore dell’epoca che stiamo osservando, abbiamo colonne sonore non adatte al contesto, il più delle volte moderne, poco incisive e per nulla trainanti.

Gli attori in Luna Nera sono tutti volti in gran parte noti nel panorama teatrale italiano. Sebbene abbiano avuto quasi tutti alcune esperienze pregresse nel mondo del cinema e della televisione, la loro impostazione rimane estremamente teatrale, e questo rende le loro interpretazioni poco credibili ed empatiche. Soprattutto per un pubblico italiano ormai poco abituato al tipo di recitazione nazionale che ben si discosta dai canoni americani e inglesi.

luna nera

Anche il tono di voce e l’accento spesso non risultano omogenei. Alcuni parlano romano, altri no. E gli stessi che parlano romano tendono a cercare di nasconderlo, producendo un ibrido talvolta inascoltabile. Sarebbe stato sicuramente molto più apprezzabile un accento puro e condiviso da tutti.

Come se non bastasse, a dare il colpo di grazia ai nostri poveri attori ci pensa la sceneggiatura. I dialoghi sembrano essere scritti in maniera tutt’altro che spontanea, privi spesso di struttura e profondità. La storia sembra proseguire episodio per episodio senza un disegno generale a monte.

Al contempo alcuni attori sono stati molto interessanti da osservare. Prima fra tutti Adalgisa Manfrida, l’interprete di Persepolis. La ragazza risulta una delle migliori di tutta questa prima stagione, perfettamente a suo agio in ogni dialogo e battuta. Piccola nota di merito anche per Giandomenico Cupaiolo nel ruolo di Sante, che spicca per bravura insieme alla figliastra, tra le fila dei villain.

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Menzione speciale per Giorgio Belli, protagonista di Luna Nera nel ruolo di Pietro. Il ragazzo, sebbene reciti con “difficoltà” e non sempre in maniera credibile, lo vediamo per la prima volta come esordiente e più volte nella serie tv si è intravisto il suo probabile potenziale.

Per quanto riguarda la storia, ci troviamo di fronte a un cammino senza troppe pretese e gradevole. Luna Nera assume a mano a mano un crescendo di mistero, fino al suo finale, che lascia con molte domande ma soprattutto scatena la voglia di sapere come proseguirà la vicenda con un susseguirsi di colpi di scena.

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Anche su questo aspetto però, a controbilanciare, abbiamo una narrazione spesso fin troppo sempliciotta, con delle evoluzioni dei personaggi estremamente repentine. È troppo marcata la differenza di caratterizzazione tra uomini e donne in cui i primi sono visti solo ed esclusivamente come il male, e le seconde come paladine senza macchia.

Per concludere, Luna Nera è una serie tv che poteva sicuramente fare molto di più (uno dei rimpianti di Netflix). La recitazione la si riesce in parte a perdonare, ma la sceneggiatura va assolutamente rivista in ottica della seconda stagione. Il coraggio di osare non ha del tutto premiato, ma in fondo ci ha regalato un fantasy senza infamia e senza lode con margini di miglioramento.

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