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Attenzione: l’articolo può contenere spoiler su tutte le stagioni de Le ragazze del centralino

Ci sono villain che amiamo odiare. E poi c’è Doña Carmen. Lo sappiamo, il solo leggere questo nome vi ha fatto venire voglia di chiudere l’articolo (sempre che abbiate avuto il coraggio di aprirlo) e lanciare il telefono o qualsiasi altro dispositivo dal quale siete connessi. Comprensibile: l’unica reazione possibile, in effetti, per chiunque abbia guardato le sei stagioni de Le ragazze del centralino, una delle migliori serie tv spagnole presenti su Netflix al momento, nonché, forse, una delle migliori serie tv spagnole di tutti i tempi. E il merito non è di certo di Doña Carmen. O forse sì? È innegabile l’importanza che il personaggio interpretato dalla talentuosissima Concha Velasco abbia avuto all’interno della narrazione. Del resto, il motore di quasi tutte le trame è stato messo in modo da qualcuna delle sue malefatte. Perché Doña Carmen, nonostante la veneranda età, non è mai stata capace di stare ferma: la determinazione e la caparbietà con cui ha sempre cercato di portare avanti i propri obiettivi non ha eguali. Quasi un esempio da seguire, non fosse per i mezzi ben poco edificanti e legali che la donna ha impiegato per raggiungere i suoi scopi. O per la dose di malignità alla base di ogni sua azione. O per…beh, avete capito. Serve un intero articolo per spiegare come mai detestiamo tanto Doña Carmen, senza scampo, senza nemmeno un briciolo di simpatia. Perché, in fondo, ci ha costretti lei ad odiarla.

Ripercorriamo le orme del personaggio più detestato de Le ragazze del centralino e analizziamo tutti i motivi che ci hanno portati a questa conclusione.

le ragazze del centralino

Doña Carmen non ha di certo brillato di simpatia nemmeno all’inizio della prima stagione, anche se forse, ai tempi, non si sospettava quale fosse la portata della sua cattiveria e tutti i sentimenti negativi che avrebbe in seguito suscitato nel pubblico. La si detestava già, sì, ma come lo si fa per qualsiasi villain, anche quelli per cui si è pronti a ricredersi. Il problema, con Doña Carmen, è che al posto di potersi ricredere, la situazione è precipitata sempre più. Madre di Carlos ed Elisa Cifuentes, ma soprattutto moglie di Ricardo Cifuentes Navarro, il proprietario della Compagnia di Telefoni, Doña Carmen è comparsa da subito come una donna cinica e calcolatrice, attaccata al potere e al denaro, che però era in grado di agire dalle retrovie, senza – apparentemente – scavalcare il marito che, come qualsiasi uomo della Madrid del Novecento, si considerava l’assoluto capofamiglia.

La tensione tra lei e la protagonista Lidia Aguilar è stata ben presente dal primo momento, soprattutto in seguito all’avvicinamento tra Lidia e Carlos. Ci eravamo però illusi che Doña Carmen potesse ricoprire l’insidioso, ma comune ruolo della suocera bisbetica e scorbutica. Ma dopo la morte del marito, quasi giunta come una manna dal cielo per lei, abbiamo finalmente capito di che pasta fosse fatta la donna: ha corrotto il notaio per falsificare il testamento di Ricardo, che voleva lasciare la compagnia a Francisco e non al figlio, facendo credere a tutti il contrario. Un passo dettato dalla tutela della famiglia? Lo avremmo anche potuto pensare, e in un certo senso l’avremmo potuta usare come giustifica nei confronti di Doña Carmen. Del resto, nemmeno le azioni della protagonista de Le ragazze del centralino erano tutte all’insegna della legalità.

La donna, però, non si è fermata lì. Non le è bastata la sicurezza di aver mantenuto la Compagnia di Telefoni di proprietà della sua famiglia. Il tempo ha rivelato il suo verso scopo: rubare i soldi dall’azienda, falsificare documenti a piacimento per condurre una vita agiata. E anche qui, davanti a un piano senza scrupoli ma di sicuro ben architettato, avremmo potuto provare una sorta di fascino nei confronti di Doña Carmen. Eppure non è successo. Forse lo dobbiamo alla bravura di Concha Velasco, che è riuscita a non lasciar trasparire la minima bontà d’animo al suo personaggio, rendendolo un concentrato di cattiveria e arroganza senza eguali. Spesso, anche solo con un’espressione del viso o un’occhiata, la Velasco ha saputo causare nel pubblico reazioni di stizza e disgusto.

Ma la Doña Carmen della prima stagione, in confronto a quella delle stagioni successive de Le ragazze del centralino, non è ancora niente.

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L’evoluzione – o forse, involuzione – di Doña Carmen ha tolto anche il piccolo dubbio che le sue azioni fossero dettate dalla volontà di garantire il bene della propria famiglia anche a costo di utilizzare mezzi poco lusinghieri. Il punto di non ritorno, la linea oltre la quale non è più stato possibile tornare indietro e cercare qualche elemento da apprezzare nella villain de Le ragazze del centralino, è stato l‘incendio al matrimonio di Lidia e Carlos, già genitori della piccola Eva. Sfruttando una situazione di panico e allarme, Doña Carmen è riuscita nell’impresa di rapire la nipotina e cercare di farla credere morta ai genitori – sebbene il cuore di madre di Lidia non abbia smesso di sperare nemmeno un attimo – causando un domino di conseguenze che sul lungo termine ha irrimediabilmente distrutto la relazione tra Lidia e Carlos.

Sottrarre una neonata ai suoi genitori è un gesto di una meschinità indescrivibile, ma ciò che ha causato più sgomento e odio nel pubblico è il perdurare della situazione. Più e più volte Lidia ha accusato Doña Carmen, convinta che la causa della scomparsa di Eva fosse proprio la sua acerrima nemica. Ma Doña Carmen, imperterrita, è andata avanti per la sua strada: non le è servito a nulla vedere Lidia diventare l’ombra di sé stessa, fino a quasi impazzire, così come non le è servito a nulla vedere il dolore del suo stesso figlio Carlos, lacerato dalla perdita della figlia e dalla lontananza della moglie. Un’insensibilità che il pubblico non ha perdonato e che ha portato anche chi inizialmente aveva un briciolo di apprezzamento nei confronti della donna a detestarla come non mai.

E se rapire una bambina appena nata e distruggere la vita del proprio figlio sembra già abbastanza, per Doña Carmen non è stato il culmine. Perché nella stessa occasione ha rinchiuso Elisa, sua figlia, in un convento di suore facendole credere che Carlos fosse morto e, al contrario, ha fatto credere a Carlos che la sorella fosse morta. Quante sofferenze gratuite ha causato Doña Carmen? Quante vite ha spezzato? Quanti cuori ha sfracellato?

Doña Carmen è rimasta intrappolata in una girandola di “male per il gusto del male” che l’ha perfino portata a torturare le donne.

le ragazze del centralino

Sullo sfondo della Guerra Civile spagnola, nell’ultima stagione della serie, dopo che per qualche episodio si era pensato che Doña Carmen fosse morta – ma come poteva esserlo, visto che l’erba cattiva non muore mai? – ritroviamo la donna a capo di un campo di lavori forzati per donne, a fare ciò che le riesce meglio: rovinare vite. E che grande giubilo deve aver provato Doña Carmen, quando a finire nelle sue grinfie è stata proprio Lidia Aguilar. In quel campo, la cattiveria della donna è diventata ancor più gratuita, ma, finalmente, le si è ritorta contro.

Scoperto il grandissimo inganno, Elisa si è alleata con Lidia e le altre ragazze del centralino, mettendosi contro la madre. Proprio Elisa, che nonostante le grandi malefatte e cattiverie nei suoi confronti si era sempre e comunque schierata dalla parte di Doña Carmen. Se perfino la figlia è arrivata a odiare la madre, chi siamo noi per non detestarla con tutte le forze?

Solo la morte della stessa Elisa riesce ad aprire gli occhi a Doña Carmen. Troppo tardi? Sì. Ormai la donna ha perso tutto ed è stata la causa stessa della sua perdita. Ne ha fatte tante, talmente tante, che anche quando decide di aiutare i ribelli e le protagoniste della serie e poi si toglie la vita, non riusciamo del tutto a provare compassione. Avremmo potuto farlo solo se la donna si fosse fermata molto prima. Invece, stagione dopo stagione, ha continuato a percorrere il percorso più oscuro possibile, gettando nel caos le vite delle persone a lei più care. Sì, Doña Carmen ci ha proprio costretti ad odiarla.

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