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L’Amica Geniale è l’inquietudine di una storia vissuta da troppe persone

In questa stagione televisiva abbiamo voluto osservare L’Amica Geniale molto da vicino, dapprima con le nostre consuete recensioni puntata per puntata, poi analizzando il passaggio da rappresentazione dell’adolescenza a racconto della vita adulta, e ancora, affrontando la questione spinosa del mancato recast delle due protagoniste nella terza stagione. Ora andiamo a porci un’altra domanda essenziale: qual è la chiave del successo de L’Amica Geniale? Cosa la rende così coinvolgente?

L’Amica Geniale per la sua ambientazione storica e per le tematiche trattate, mette in scena l’inquietudine si una storia vissuta da troppe persone. Un po’ come in BAARIA di Tornatore, l’Italia del dopoguerra che cresce con il boom economico, per poi farsi luogo di fermento intellettuale negli anni ’70 e ancora dopo sempre più consumista e malata di benessere, ci ricorda chi siamo, da dove veniamo, quali scelte hanno avuto a disposizione quelli venuti prima di noi. Perché è inutile negarlo, se siamo vivi e vegeti nel 2022, le opzioni sono due: o le saghe familiari de L’Amica Geniale le abbiamo vissute in prima persona o ce le hanno raccontate. Certo, con mille dettagli diversi, mille sfumature che con non coincidono perfettamente sul piano temporale, magari anche ideologico. Tuttavia con una matrice comune.

Tutti abbiamo un passato. E in molti casi è condiviso.

Due bimbe, una bionda e una mora, nascono nella Napoli del 1944 e vengono sballottate dalla vita in percorsi diversi, accomunate da un’unica volontà: quella di emergere dal loro contesto sociale con tutti i mezzi che hanno a disposizioni, o che gli vengono concessi. Specificare “concessi” è importante, perché se da un lato il desidero di avere di più e migliorarsi ci accomuna, non tutti abbiamo le stesse possibilità. Ci sono dei limiti che possiamo valicare lavorando in linea retta, e altri che dobbiamo aggirare, proprio come Lila, che si ingegna per usare il matrimonio come scialuppa di salvataggio, quando capisce che non avrà la possibilità di elevarsi tramite i libri di scuola. Questa diramazione di percorsi lascia perennemente aperta la questione del “Se…”. Un “se” viscerale, che mette a nudo dubbi e rimpianti.

Se Lila avesse potuto studiare da piccola, dove sarebbe arrivata? Se non avesse già sposato Stefano quando ha incontrato Nino per la prima volta? Ed Elena, se la sua istruzione fosse stata bloccata sul nascere, come si sarebbe arrangiata?

Amica Geniale

Ed ecco qui servito su un piatto d’argento un altro tema, la cultura come promessa di riscatto sociale. Studiare per essere migliori, autonomi, qualche volta anche ricchi. A fare da contraltare a questa promessa c’è a costante paura di non essere abbastanza intelligenti, non avere abbastanza tempo o di essere superati da qualcuno di più bravo. In questa dinamica Lenù e Lila incarnano due simboli di speranza. Da un lato sono inevitabili i brividi di quando Elena sul treno che la porta all’università di Pisa, dopo anni di studio matto e disperatissimo, pensa: “Io, Elena Greco, la figlia dell’usciere, a diciannove anni stavo per tirarmi fuori dal rione, stavo per lasciare Napoli. Da sola” . Dall’altro è grande la soddisfazione per Lila, che dopo aver affrontato la vita più cruda e faticosa, lascia che una scienza nuova – l’informatica – accenda la miccia della sua intelligenza, portandola a discrete soddisfazioni. Si mutano tante forme nella vita, L’Amica Geniale, usando le sue protagoniste, le mette in scena tutte, quasi rassicurando lo spettatore che si è sempre in tempo per cambiare. La promessa di acculturarci per avere una vita migliore è luccicante, ma l’istruzione non deve essere a tutti i costi quella convenzionale.

Lila la scarpara, Lila che imitava la moglie di Kennedy, Lila l’artista e l’arredatrice, Lila l’operaia, Lila la programmatrice, Lila sempre nello stesso luogo e sempre fuori luogo

Le mille anime di Lila descritte in Storia della bambina perduta

Poi certo, abbiamo le questioni femministe e femminili, che ricordano a una metà del cielo quali dinamiche hanno preceduto la società del presente, e quali passi vanno ancora fatti per plasmare al meglio quella del futuro. E infine la gelosia, sentimentale e intellettuale, due piani che si confondono nel rapporto che ha Lenù con Lila e Nino: la voce narrante della serie sembra temere l’unione di intelligenze di questi ultimi due, tanto quanto quella dei corpi. Lenù, nel suo lato d’ombra, pare incarnare la paura, colpevole ma molto diffusa, di sentirsi schiacciati sotto il successo o la felicità altrui, senza saperli veramente accettare.

Ogni scena, ogni dialogo e sguardo de L’Amica Geniale possono essere lo spunto per una vivida immedesimazione e comprensione dei personaggi. Proprio per questo ci sentiamo di definirla una storia universale.

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