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Alla Ruota del Tempo serve più tempo

Nel panorama delle serie tv fantasy dell’ultimo periodo c’è senz’altro uno show che sta facendo parlare molto di sé, nel bene e nel male: si tratta de La Ruota del Tempo, la cui prima stagione è uscita per Amazon Prime Video il 19 novembre 2021. Proprio il colosso che l’ha prodotta aveva fatto una grande promessa al pubblico, creando hype e alte aspettative nei confronti di una serie presentata come la nuova Game of Thrones. Un’etichetta importante che per il momento non resta ben appiccicata a La Ruota del Tempo. Per certi versi sembra meglio così, per altri no: l’impatto che la serie ha avuto sugli spettatori, ad esempio, non è per il momento paragonabile al successo di HBO e date le premesse che invece ne avevano preceduto l’uscita, non è un dato da accogliere in maniera positiva.

Eppure, la serie che vede Rosamund Pike nei panni del personaggio più importante, ha saputo tenere viva l’attenzione del pubblico – La Ruota del Tempo è rimasta saldamente in testa nelle classifiche delle cose più viste su Prime per tutto il suo periodo di uscita – e ha fatto intravedere delle potenzialità che, se sfruttate in maniera efficace, potrebbero davvero portare lo show su un altissimo livello.

Proprio per questo sembra che La Ruota del Tempo abbia bisogno di tempo. Ma sulla base di quali elementi il pubblico dovrebbe dare la sua fiducia alla serie?

L’ambizioso progetto di Amazon Prime Video sembra costituire un primo importante motivo. Pare infatti che gli 8 episodi che compongono la prima stagione della serie non siano altro che la punta di un iceberg: il piano sarebbe quello di coprire l’intero arco narrativo dei libri di Robert Jordan, che non sono certo tre o quattro. La Saga letteraria de La Ruote del Tempo, infatti, si compone di ben quindici volumi (gli ultimi tre completati da Brandon Sanderson dopo la morte dell’autore principale). Dunque, una serie di quindici stagioni?

Di sicuro è presto per averne la certezza, ma anche la sola ipotesi farebbe ben sperare, perché difficilmente Amazon investirebbe tempo e denaro (tanto denaro, per un progetto di tale grandezza) in qualcosa di scadente e mal elaborato. Sarebbe davvero uno spreco. Inoltre, l’ampiezza del progetto darebbe la possibilità di correggere il tiro di tutto quello che non ha funzionato nella prima stagione che, su un ipotetico lungo raggio, costituirebbe soltanto una piccola introduzione.

La sensazione è che nella prima stagione siano state giocate in maniera affrettata e imprecisa delle carte che, se impiegate in modo diverso, potrebbero dare un effetto del tutto diverso. Gli elementi positivi non sono di certo mancati, anche se non sono stati sfruttati nel modo più efficace.

La trama, ad esempio, seppur tratta da un libro molto lungo e dettagliato, è stata veicolata in un modo chiaro, ponendo il focus sulla profezia del Drago rinato col potere di distruggere o salvare il mondo. Questo perno narrativo ha funzionato come una sorta di bussola per seguire tutti gli avvenimenti e le diverse situazioni. Il ritmo con cui però questa trama si è snodata, è stato discontinuo e quasi paradossale: nel corso degli episodi è facile per lo spettatore percepire lentezza, eppure ogni puntata sembra densa di avvenimenti. Qualcosa non funziona nella modalità di esposizione dei fatti e sarebbe importante intervenire a riguardo nella seconda stagione.

Un diverso dosaggio di suspense e plot twist, unito a una diversa gestione degli eventi potrebbe giovare al coinvolgimento del pubblico ed eliminare il senso di lentezza.

Qualcosa di interessante si è intravisto anche nel sistema dei personaggi. Da un lato la forte identità dell’organizzazione femminile di Aes Sedai, che può funzionare da elemento distintivo della serie: spesso i giochi di potere, nelle serie fantasy, sono gestiti da uomini. Nella prima stagione abbiamo avuto un primo assaggio di questa gerarchia, ma un approfondimento sulle origini, le tradizioni e le storie personali di chi ne fa parte potrebbero aggiungere spessore e rendere Aes Sedai un elemento ancor più caratteristico della serie.

Dall’altro lato, i singoli personaggi – interpretati piuttosto bene dal cast – nella loro individualità hanno dato l’idea di essere variegati e differenti tra loro. Eppure, l’esiguo spazio di 8 episodi non ha consentito di mostrarne l’unicità e l’approfondimento psicologico. Andare avanti a conoscere questi personaggi in altri episodi potrebbe donare loro una maggior tridimensionalità e convincere maggiormente il pubblico. Inoltre, sarebbe necessario fare leva anche sul lato emotivo per avvicinare personaggi e spettatori.

Il pathos sembra essere proprio uno dei talloni d’Achille della prima stagione, che oltre a non sfruttare in maniera del tutto efficace le storie e i background dei suoi protagonisti per creare una immedesimazione da parte del pubblico, pecca nella creazione di momenti d’intensità e sfrutta male plot twist e cliffhanger che, invece, potrebbero rivelarsi carte vincenti.

Un intervento mirato su queste criticità potrebbe davvero portare La Ruota del Tempo su tutt’altro binario.

la ruota del tempo

La seconda stagione, in questo senso, sarà fondamentale perché se da una parte abbiamo riscontrato buoni motivi per avere pazienza, dall’altra parte il pubblico non aspetterà di certo in eterno. Il vantaggio del secondo capitolo, in ogni caso, sarà quello di potersi permette di essere meno introduttivo e utilizzare gli interrogativi derivanti dalla primo capitolo come strategia per tenere viva la curiosità.

Al termine dei primi 8 episodi, infatti, ci sono tante questioni rimaste irrisolte: chi è davvero il Drago? Cosa ne sarà di Moraine e dei suoi poteri perduti? Il Tenebroso è stato veramente sconfitto oppure tornerà in qualche altro modo? Chi sono gli invasori su navi da battaglia che vediamo al termine dell’ultima puntata?

Queste domande possono essere impiegate come trampolini di lancio per avviare in maniera accattivante la trama della prossima stagione. Inseguirne le risposte potrebbe diventare un viaggio interessante per lo spettatore che non si ritroverà più a fare i conti con un mondo interamente sconosciuto, ma potrà cominciare a orientarsi all’interno di esso in maniera più convinta, scoprendo un nuovo senso di familiarità.

E sarà proprio il tempo a darci il verdetto finale.

La Ruota del Tempo

La speranza è che La Ruota del Tempo possa davvero raggiungere un nuovo status e diventare un passo importante per l’affermazione del genere fantasy, un genere che da qualche anno sta vivendo una nuova giovinezza mostrandosi in tutte le sue molteplici sfaccettature. Dare tempo a una serie di questo tipo, con un progetto apparentemente solido e ben pensato alle spalle, è dare speranza a una storia che nella sua versione cartacea ha conquistato un vastissimo numero di lettori. Le pagine di Robert Jordan sono una miniera da cui Amazon può attingere per rendere davvero realtà il piano di creare la nuova Game of Thrones, non in termini di caratteristiche, ma di successo.

Dare tempo a una serie del genere significa anche scommettere su una tipologia di fantasy diversa, che si discosta dal grande colosso che inevitabilmente citiamo a paragone. Può funzionare su ampia scala anche questo fantasy un po’ più tradizionale, meno legato alla violenza e all’eccesso? La magia posta al centro delle vicende ha davvero il potere di incantare il pubblico?

La chance de La Ruota del Tempo è davvero molto grande, sarebbe un peccato non coglierla. Anche perché Amazon sembra puntare con decisione in questa direzione fantastica, si pensi all’altrettanto – o forse ancor più – ambizioso progetto della serie de Il Signore degli Anelli. Se ci vengono promesse grandi cose, ci aspettiamo grandi cose. Noi diamo, con pazienza, il giusto tempo. Ma aspettiamo che Amazon Prime Video ci dia le risposte che cerchiamo.

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