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La vera missione de Gli Anelli del Potere: riplasmare il dualismo bene/male dell’opera di Tolkien

ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla prima stagione de Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere.

L’Oscurità procede insaziabile nella Terra di Mezzo. Si fa strada nei villaggi delle Terre del Sud, si nasconde dietro ogni angolo in attesa che la luce del sole cali per poter uscire allo scoperto e seminare morte. Finora, delle battaglie contro le forze del male di cui avevamo fatto il pieno con Il Signore degli Anelli, abbiamo avuto solo un piccolo assaggio nella serie televisiva di Amazon Prime Video, Gli Anelli del Potere. Fin dal primo episodio, la missione di Galadriel è stata scovare il nascondiglio delle tenebre, procedere a ritroso tra le stragi di uomini, donne ed elfi innocenti per lasciarsi condurre verso Sauron dalla scia di sangue che i suoi eserciti hanno lasciato lungo la strada.

All’inizio, così come nell’opera letteraria di J. R. R. Tolkien e nella saga cinematografica realizzata da Peter Jackson, gli schieramenti erano ben distinti. Da un lato la malvagità dell’Oscuro Signore Sauron, il carnefice pronto all’attacco con le sue apparentemente infinite truppe di Orchi, Elfi e Uomini corrotti; dall’altro la legittima ribellione delle vittime indifese, donne, uomini, bambini e anziani in cerca di aiuto da parte degli Elfi e dei sovrani dei popoli minacciati dalle tenebre. Non vi era alcun dubbio su chi fosse il nemico da combattere, su chi le alleanze dovessero rivolgere le loro armi assetate di riscatto, verso quale avversario dovesse essere indirizzato l’odio degli spettatori. L’antagonista della serie era chiaro a tutti, e ogni personaggio che militava sotto il suo vessillo riceveva lo stesso sentimento di disprezzo.

Fino a poco tempo fa, come nella maggior parte delle opere, i canoni estetici rispecchiavano in qualche modo lo status e il ruolo di un personaggio all’interno di una storia. Dunque ciò che è brutto e deforme, ciò che rappresenta caos e distruzione va automaticamente inserito sotto l’etichetta di “male“. Di contro, ciò che all’occhio risulta bello, piacevole, ordinato e più luminoso, costituisce l’altra faccia della medaglia, il “bene“. Un dualismo difficile da scardinare, soprattutto quando si tratta di opere nate dalla mente di un autore geniale ma inevitabilmente influenzato da una visione cattolica del mondo e della vita.  

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The Rings of Power (640×358)

Ecco, forse, Gli Anelli del Potere è riuscita finalmente a spezzare questa dicotomia ormai superata dalla stragrande maggioranza della narrativa contemporanea.

Ma cominciamo dal principio. Già a partire dalla scelta di un cast multietnico, decisione che ha suscitato non poche polemiche, Amazon Prime Video ha dimostrato di voler trasmettere la propria visione innovativa e di avere in mente un percorso ben preciso per questo suo prodotto fantasy. Eppure, nessuno di noi se ne era davvero reso conto fino all’episodio 1×06, intitolato Udûn, andato in onda sulla piattaforma di streaming il 30 settembre 2022. In questa puntata, Galadriel, con l’aiuto di Halbrand e Arondir (con il quale si sono finalmente riuniti), riesce a fermare momentaneamente l’avanzata di Adar e delle sue schiere di Orchi. Convinta di aver frenato i suoi piani a sostegno dell’Oscuro Signore, l’Elfa ha con lui un dialogo molto significativo ai fini della trama. Lo scambio di battute fra i due, che ora riportiamo, apre le menti degli spettatori a nuove e infinite possibilità narrative.

Adar: […] Da parte mia ho sacrificato abbastanza figli per le sue aspirazioni. L’ho spaccato in due. Ho ucciso Sauron.

Galadriel: No, io non ti credo.

A: Non riesci a credere che un Uruk abbia fatto quello che la tua intera armata non ha potuto?

G: Non riesco a credere che tu sia il capo di questa armata.

A: I miei figli non hanno un capo.

G: Loro non sono figli, sono schiavi.

A: Ma ognuno ha un nome, un cuore.

G: Un cuore creato da Morgoth.

A: Noi siamo creazioni dell’Uno, Signore del Fuoco Segreto, proprio come voi. Siamo degni del soffio della vita, e altrettanto di una casa. Presto questa terra sarà nostra e allora tu capirai.

G: No. La tua razza è stata un errore. Creata per scherno. E anche se ci mettessi questa intera Era, giuro di sradicare ogni traccia di tutti voi. Ma tu sarai tenuto in vita, così che un giorno, prima di infilare il mio pugnale nel tuo cuore avvelenato, sussurrerò nel tuo orecchio appuntito che tutta la tua progenie è morta, e che il flagello della tua specie finisce con te.

A: Sembrerebbe che io non sia l’unico elfo in vita che è stato trasformato dalla Oscurità. Forse la tua ricerca del successore di Morgoth sarebbe dovuta cessare nel tuo specchio.

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The Rings of Power (640×362)

Eccolo, dunque. Il segno che qualcosa sta cambiando.

La spia che forse anche gli Orchi e gli Uruk meritano di essere osservati da un altro punto di vista. Anche loro, secondo Adar posseggono un cuore, per quanto putrido e buio possa essere. Anche i suoi figli meritano una casa, sebbene la differenza con gli altri stia nel fatto che sono disposti a tutto pur di ottenerla e non possiedono alcun tipo di morale. Ora che lui è vulnerabile e sta riferendo a Galadriel la verità, è lei che non riesce ad accettare la possibilità che possa avere ragione, in parte. Si mostra spietata e vendicativa, dando prova di non essere meno crudele di loro. Le ultima parole che Adar le rivolge, sono un invito a esplorare a fondo la sua anima, a capire che potranno anche esistere tante razze nella Terra di Mezzo, magari ripugnanti alla vista, ma che alla fine ciascuna di esse lotterà sempre e solo per la propria sopravvivenza, a dispetto di tutte le altre.

E se Peter Jackson, nei suoi riadattamenti televisivi delle opere di J. R. R. Tolkien non aveva mai fatto cenno a tali possibilità ma sembrava dare per scontato che l’unico motore della crudeltà degli Orchi fosse la sete di potere di Sauron, ora bianco e nero (bene e male) non sono più le uniche due alternative, ma si presentano solo come le due estremità di una scala potenzialmente infinita di sfumature. Dal punto di vista del proprio nemico si è sempre il carnefice, senza nessuna giustificazione che tenga.

I romanzi di J. R. R. Tolkien ambientati nella Terra di Mezzo, nel corso degli anni sono stati spesso accusati di dare una versione unilaterale sui temi razziali, attraverso gerarchie sociali che rendevano indiscutibile la supremazia di alcune razze rispetto ad altre, nonostante l’autore abbia ribadito più volte le proprie posizioni politiche e culturali anti-razziste. Tuttavia è impossibile decontestualizzare le sue opere e leggerle ignorando il periodo storico in cui sono state scritte. Nonostante il timore che gli Orchi hanno sempre provato nei confronti del loro terrificante padrone, nessuno aveva mai fatto esplicitamente anche di loro le vittime dell’Oscuro Signore.

Adar gli anelli del potere
The Rings of Power (640×358)

Ora però, con il duro lavoro degli showrunner Payne e McKay e con la collaborazione di tanti altri esperti del settore, la serie tv di Amazon Prime Video sta riplasmando la storia de Il Signore degli Anelli e la sta inserendo in un nuovo contesto storico, senza snaturare l’unicità dell’opera originaria. La sta incastonando in un periodo in cui la complessità psicologica e l’interiorità dei personaggi hanno la meglio e in cui non esistono più solo luce e oscurità.

Magari, se la serie riuscisse a mantenersi su questo livello anche con le stagioni successive, potrebbe aggiudicarsi un posto nella classifica delle serie tv fantasy migliori di sempre. In ogni caso, per il momento sta facendo un ottimo lavoro, nonostante la lentezza e l’enigmaticità che la contraddistinguono e che non sempre hanno incontrato il favore del pubblico, ormai assuefatto ai combattimenti e alla componente action dei prodotti per il piccolo schermo.

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