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10 personaggi secondari delle Serie Tv che avrebbero meritato più spazio

Ci sono serie tv dell’ultimo decennio che ci hanno regalato personaggi straordinari. In parecchi casi interi cast. Riuscire ad approfondirli tutti rappresenta sicuramente una sfida ardua, in particolare quando ci siamo trovati davanti cast corali vasti e diversificati, come nel caso di Game of Thrones. La serie tv tratta dalla saga di Martin ha dovuto affrontare una sfida eccezionale da questo punto di vista, che in linea generale possiamo definire vinta. A prescindere da come possa esser stata la sua evoluzione.

Eppure la stessa Game of Thrones a un certo punto ha toppato. E tra i tanti personaggi che si è ritrovata a gestire, più di uno purtroppo è rimasto indietro.

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Alcuni di questi infatti, nonostante l’eccellente potenziale, non hanno goduto dell’approfondimento che avrebbero meritato. E come per quelli di Game of Thrones la stessa sorte è toccata anche ad alcuni personaggi secondari di molte altre straordinarie serie tv. Piccoli nei per i nomi che citeremo oggi. Che tuttavia possono lasciare nei fan quella curiosità tipica di quando si è avuto a che fare con un personaggio che avrebbe potuto facilmente darci molto, molto di più, se solo ne avesse avuto occasione.

Oberyn Martell (Game of Thrones)

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L’abbiamo citata nell’introduzione proprio come protagonista eccellente d questa lista. Game of Thrones è stata forse la serie dal cast più largamente corale che si sia visto negli ultimi anni. E senza dubbio – forte della penna di Martin – una di quelle che ha saputo fare meglio quando si è trattato di approfondire la psicologia di tanti protagonisti insieme. Peccato però per qualche personaggio di cui abbiamo potuto godere la presenza per troppo poco tempo. Come Oberyn Martell, grande novità della quarta stagione. E purtroppo solo di quella.

La Vipera Rossa di Dorne è stata praticamente una meteora all’interno di Game of Thrones. E per quanto la storia raccontata sullo schermo fosse all’epoca vincolata a quella narrata nei libri, è impossibile non pensare a quanto si sarebbe potuto fare ancora col giovane Martell.

Personaggio interessante, carismatico. Oberyn si presenta ad Approdo del Re carico dei più conturbanti sentimenti. Impossibile non coinvolgere lo spettatore con la sua veemenza, la rabbia, il sarcasmo e il desiderio di vendetta pregno in ogni sua parola. E al netto di tutto ciò, carico di sensualità e di un’innegabile voglia di vivere.

Se tutto questo è emerso da appena pochi episodi, immaginate quanto più avrebbe potuto fare questo bellissimo personaggio se solo Game of Thrones gliene avesse dato tempo e spazio.

Roger Sterling (Mad Men)

Game of Thrones

Nonostante la società al centro di Mad Men porti il suo nome, Roger Sterling è un personaggio per lo più secondario all’interno della serie. E se anche ne fosse stato protagonista, probabilmente sarebbe risultato comunque minuscolo nel confronto con l’immenso Don Draper. Se non altro però, avremmo avuto l’occasione di godere dell’approfondimento di un personaggio che meritava molto più del proprio nome sulle porte dell’azienda.

Roger Sterling non è semplicemente un attempato uomo d’affari con uno spirito da Peter Pan, ma con i suoi demoni proprio come tutti i personaggi di questa straordinaria serie tv. Certo, lo fa con un maggior savoir faire rispetto al tormentatissimo Don. Eppure in più di un’occasione si ha la sensazione che Roger sia sull’orlo di scoppiare e raccontarci la tragedia della propria vita, i suoi limiti e le catene. Se solo Matthew Weiner glielo avesse permesso.

Vescovo Heahmund (Vikings)

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Ogni fan di Vikings avrà forse più di un rimpianto per come la serie si sia evoluta. Ma quello che vogliamo citare oggi è il rimpianto di come la serie abbia trattato il Vescovo Heahmund. Personaggio che avrebbe dovuto rappresentare la novità eccellente della quinta stagione, la prima orfana di Ragnar. C’erano grandi speranze su di lui, ma sono state tutte deluse.

Ci sarebbe stato così tanto da dire sul vescovo: un uomo diviso tra fede e peccato, tra l’umiltà auspicata dalla Bibbia e i fasti del clero. Tra la pace predicata dal suo credo e la guerra, sanguinosa e sempre inevitabile. Ma Vikings ha preferito virare sulla più trita e ritrita delle linee narrative: l’amore improvviso e complicato tra il personaggio e una fiamma tanto bella quanto distante dal suo mondo.

Il vescovo Heahmund ha avuto conversazioni ravvicinate con quasi tutti i protagonisti di Vikings. Ci sono state diverse occasioni per fargli dire molto più delle sue preghiere di amore a Dio e a Lagertha. Eppure questo è stato tutto ciò che gli è stato concesso di proferire.

Ani Bezzerides (True Detective 2)

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Di lei avevamo parlato anche qui, citando alcune delle storyline più piatte della storia delle serie tv. Inevitabile dunque riproporla oggi, in questa lista di personaggi secondari “maltrattati” da sceneggiature ottime ma frettolose nel capitolo a loro dedicato. Antigone ‘Ani’ Bezzerides resterà forse il personaggio più snobbato di e da True Detective, nonostante premesse più che accattivanti. Da subito si intuisce la natura complessa e tormentata della giovane detective. Si possono certo intuirne le ragioni parziali, ma restano tutte supposizioni, che potrebbero essere tanto vere quanto frutto di assunzioni fatte dallo spettatore sulla base del nulla.

Che è proprio quello che ci viene dato in questo secondo capitolo da True Detective quando si parla di Ani. Si percepisce quasi una “stanchezza narrativa” che ha confinato un personaggio dal grande potenziale a mero contorno della stagione.

Hank Schrader (Breaking Bad)

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Su Hank non c’è storia. Al netto dell’aureola di cringe che circonda la sua testa ai barbecue e alle feste di famiglia – in cui si comporta da tipico zio birraiolo dall’umorismo ormai datato – non lo si può non amare. Hank è la coscienza, l’eroe che si contrappone al più inaspettato degli antieroi. E proprio per la portata di ciò che rappresenta avrebbe meritato molto più dello spazio che Vince Gilligan ha deciso di dargli in Breaking Bad.

Fermo restando che il personaggio è stato trattato benissimo, come solo Gilligan avrebbe saputo fare, con i giusti tempi, le intonazioni, le giuste parole: apertura e chiusura coerenti in un personaggio rimasto sempre fedele a se stesso e ai suoi valori. Ed è per questo che sarebbe stato bello poter ammirare con una lente d’ingrandimento più larga la caratura di un uomo capace di unire in un sola figura lo zio di famiglia sempliciotto e il Die Hard che abbiamo visto a più riprese.

Doug Stamper (House of Cards)

L’alone di mistero è in generale una delle caratteristiche di ogni personaggio di House of Cards. Che si tratti dei coniugi Underwood, di Zoe o di Doug Stamper, capire i trascorsi dei protagonisti vuole sempre qualche sforzo di immaginazione. E non per superficialità narrativa, più per valore intrinseco di una storia che preferisce raccontare altro. Il presente, ad esempio, con i suoi intrecci e il futuro che questo si propone. Eppure anche in questo caso, resta il rimpianto di aver capito poco o niente di un personaggio che si è rivelato fondamentale dall’inizio alla fine della serie.

Doug è stato il più caro e vicino dei sostenitori di Frank. Eppure tra noi e lui resta sempre un muro che ci permette di vedere pochissimo altro. Dove si nasconde la verità del suo passato, della sua persona, della sua ascesa e della sua vicinanza alla famiglia Underwood. Ci è concesso entrare nell’intimità dei suoi pensieri solo brevemente, durante l’inquietante parentesi Rachel, e tuttavia ancora da lontano e solo superficialmente riusciamo a comprendere l’essenza di Doug.

Howard Hamlin (Better Call Saul)

Il biondissimo avvocato di Better Call Saul sembra esser stato messo lì dal suo creatore per darci un’idea della facilità della vita, per chi ha avuto la fortuna di goderne. Ma come ben sappiamo Vince Gilligan non fa mai le cose a caso, men che meno con i suoi personaggi. E per quanto Howard Hamlin si sforzi di rappresentare dall’inizio alla fine l’imperturbabilità della perfezione, la sensazione che qualcosa di più profondo sotto sotto si celi, vien da sé. A tratti sembra vacillare, ma non lo fa.

Come Roger Sterling, anche lui sembra in vari momenti sull’orlo di uno scoppio, ma resta lì impomatato nel suo contenimento. In pace come il Namastè della sua targa suggerisce. Forse dobbiamo ancora scoprire altro di lui. O forse è già tutto qui. Ma in quel caso sarebbe un vero peccato non sapere di più dell’uomo che non si scompone mai.

Nick Blaine (The Handmaid’s Tale)

The Handmaid’s Tale è una serie tv che ha fatto dell’approfondimento psicologico un cavallo di battaglia. D’altronde parliamo di una serie fatta di lunghi silenzi, sguardi e osservazioni che sembrano durare secoli. Eppure qualcosa sembra averla lasciata per strada. E quel qualcosa porta il nome di Nick Blaine, personaggio preminente della prima stagione, ma poi via via più assente. Rumors suggeriscono che la prossima stagione di The Handmaid’s Tale potrebbe dargli più spazio. E sarebbe auspicabile!

Di tutti personaggi della serie, Nick è quello che viene maggiormente abbandonato all’immaginazione del telespettatore. Non che la sua vicenda non venga raccontata, e di certo è facile evincere determinati collegamenti tra la sua vita prima e dopo Gilead. Eppure la sua psicologia resta ancora vaga e imprecisata. Le sue azioni sono spesso incoerenti, dettate da sentimenti non in linea con la sua figura.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un muro che sarebbe interessante abbattere per scoprire cosa si celi dietro un personaggio dalle mille sfaccettature.

Grace Burgess (Peaky Blinders)

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E di nuovo parliamo di una serie tv che ha saputo dare profondità a personaggi destinati a rimanere nell’immaginario collettivo e televisivo per anni. Tommy Shelby, Arthur, Polly Gray. Eppure già dalla prima stagione non ha mancato di trascurarne uno che avrebbe potuto darci molto più di ciò che le stato concesso. Grace Burgess, unica donna in grado di far vacillare la razionalità di Tommy.

La tragedia di Grace è che passa attraverso la storia di Peaky Blinders quasi unicamente nelle vesti di grande amore del protagonista. Si dà invece pochissimo credito al fatto che fosse un’agente in un mondo dominato dagli uomini, al centro di un’epoca difficile, al centro di contenziosi politici e culturali tutt’altro che semplici. Si accenna solo al percorso che porta Grace a rivestire un simile ruolo, con il lavoro del padre e il desiderio di vendicarlo. Ma l’approfondimento della questione muore lì senza speranza di ripresa. Un’occasione persa per una serie tv che ha fatto pochi errori, tra cui questo.

Lord Varys (Game of Thrones)

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E chiudiamo questa lista così come l’abbiamo aperta, con la serie che ha reso immortali un gran numero di personaggi, maltrattandone diversi altri come mai avrebbero meritato, Game of Thrones. E se prima abbiamo citato quella che è stata meteora di un’unica stagione, stavolta parliamo di una figura che altrettanto non si può definire.

Lord Varys non è forse annoverabile tra i protagonisti di primo piano di Game of Thrones, ma ne rappresenta senza dubbio uno dei perni quando si scende nelle profondità delle trame della serie.

Per quanto secondario sotto certi aspetti, Varys è stato uno dei veri giocatori del gioco del trono, spesso all’insaputa di coloro che credevano di muovere i pezzi della scacchiera. Manovrati da personaggi come il Ragno e Ditocorto verso gli intrighi e devastazioni.

Per questo il mancato approfondimento del suo personaggio resta uno dei più grandi rimpianti di Game of Thrones, una delle occasioni d’oro perse più inutilmente.

Game of Thrones

Non abbiamo mai saputo cos’avesse sentito Varys nelle fiamme, quale fosse il suo ruolo nel piano del Signore della Luce – il cui credo sembra aver avuto un enorme impatto nella vita e nell’evoluzione del nostro personaggio. E fino alla fine, quando Game of Thrones ha deciso di accelerare la sua corsa, la psicologia di Varys è stata trascurata e lasciata al caso. Dalle lettere da lui mandate alle casate del regno, alla sua ossessione per la pace e la stabilità dei Sette Regni, cui ha dedicato la vita e la morte.

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