Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Game Of Thrones » Mi chiamo Enrico, ho 37 anni e la Serie Tv che odio di più al mondo è Game of Thrones

Mi chiamo Enrico, ho 37 anni e la Serie Tv che odio di più al mondo è Game of Thrones

La prima regola di noi addicted è che nessuno deve toccare quello che ci piace. A fatica tolleriamo critiche costruttive figuriamoci un’aperta ostilità. Conferme. Ossequi. Questo vogliamo sentire quando parlano della nostra “roba“, altrimenti che dipendenti assuefatti saremmo. Molto bene! Sento già in lontananza il rombo tuonante dell’ostilità. Non ci saranno prigionieri oggi, non ci sarà passo indietro, fino a che Game of Thrones non cadrà!

Basta con queste moine da nostalgici del passato glorioso della serie. Basta giustificare ogni nefandezza solo perché mettere in discussione un amore tanto grande ci farebbe temere di ammettere quanto tempo abbiamo sprecato. É una questione di consapevolezza e di amor proprio. Fatelo per voi.

Anche io l’amai. I tre episodi iniziali della prima stagione furono folgoranti. La stessa sensazione dei primi minuti di girato de Il Signore degli Anelli nel 2002: ecco davanti ai miei occhi quello che ho sempre immaginato leggendo i libri! Stupore.

Game of Thrones

Al rapporto di Game of Thrones con i libri ci arrivo presto, ma andiamo con calma. Quando ti innamori per un colpo di fulmine non sei lucido. Tutto è “tanto“. Ciò che è bello diviene “bellissimo“, ciò che è interessante diviene “spettacolare“, ciò che è curioso diviene “meraviglioso“. E questi sentimenti si alimentano l’un con l’altro. Ma poi? Seriamente. Le prime tre stagioni sono la più crudele illusione che mai abbia attraversato le Serie Tv. Avrei potuto soprassedere ai piccoli difetti e increspature che ci sono: dalla scelta di cambiare nomi ai personaggi del libro perché “suonavano male” (su tutti Asha Greyjoy! Ma chi è Yara? Su dai!) alle più o meno evidenti distonie con i libri (lo so, ho detto che ci arriviamo dopo ma è un tasto troppo dolente!) ma quello che avviene nelle successive stagioni è disarmante.

Da quando gli autori (rabbrividisco a definirli tali) hanno iniziato a lavorare in proprio sono state commesse le peggiori cose in Game of Thrones. Sì, lo so, qualche contatto con Martin c’è stato, vero, ma è proprio questo il punto.

Ha fermato la pubblicazione dei libri, ha dato un paio di dritte alla produzione e poi si è messo in panciolle davanti alla Tv fregandosi le mani. Già me lo immagino dire:

“Guarda come gli faccio rovinare un capolavoro, tanto il pubblico se la beve comunque. E quando finiscono con sto scempio faccio uscire i libri, se li compreranno tutti perché saranno in crisi d’astinenza. E vi faccio vedere io come finisce la storia”.

Ma non è finita qui. Cosa hanno dovuto fare quelli della produzione? Ovviamente inseguire gli ascolti. Quindi se un personaggio piace devi dargliene ancora. Sempre di più! Anche se devi forzare gli eventi. Con tutti i soldi che ci stanno investendo. In fin dei conti a chi interessano i buchi di trama? Un esempio su tutti? Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark.

Stiamo parlando dell’origine di ogni cosa. Il cuore pulsante di tutto ciò che accade per sette stagioni. Esiste Game of Thrones solo in virtù di questi due personaggi e… gli si dedica così poco tempo? Se non mi fossi letto i libri e vedessi unicamente la Serie Tv sarei spiazzato. Giusto un paio di flashback e qualche discorso nelle cripte di Winterfell. Dove sono gli accenni, i rimandi, le leggende e i miti su questi personaggi che percorrono tutti i libri pubblicati? Va bene solleticare con il non detto, ma qui siamo al limite del ignorato. Ma torniamo sempre lì. Avendo letto i libri più vai avanti e più vedi problemi.

Game of Thrones

Ma sono davvero tanti i limiti nella gestione dei personaggi che Game of Thrones ci costringe ad assistere. Per iniziare, vogliamo parlare dello zio Ben? Uno dei personaggi più intriganti tra quelli solo accennati e me lo tiri fuori come un deus ex machina qualunque per liquidarlo alla prima occasione? Ho ancora la nausea.

Avrei potuto accettare tagli di personaggi bellissimi come quello di Arianne Martell, semplicemente nemmeno presa in considerazione dalla serie (alla fine sono sopravvissuto all’assenza di Tom Bombadil ne Il Signore degli Anelli), ma la disarmante e imperdonabile mutazione di Euron Greyjoy dovrebbe essere troppo per chiunque.

Un personaggio misterioso e affascinate, astuto e intelligente trasformato in un rozzo e viscido pirata da quattro soldi. Ma guai a toccare Game of Thrones! Va bene tutto! Sono esigenze di scena.

Citare Euron mi porta a un altro tema dolente di questa serie: le linee temporali degli eventi. Sull’altare del “se mi piace” allora va bene tutto, sacrifichiamo qualità e coerenza. Euron infatti si muove con la sua flotta circumnavigando avanti e indietro Westeros neanche avesse degli offshore anziché dei velieri. Nello stesso tempo il Re della Notte impiega sette stagioni ad arrivare alla Barriera e Jon Snow attraversa svariate volte il continente nemmeno fosse un Usain Bolt qualunque. É un vero miracolo che siano arrivati tutti nello stesso momento. E non è che non lo sanno. Alan Tayler il regista del sesto episodio dell’ultima stagione ha dichiarato in proposito:

“Sappiamo di essere un po’ vaghi sui tempi. […] Penso che in effetti abbiamo stiracchiato un po’ la plausibilità della cosa, ma spero che i sentimenti, le emozioni e il trasporto che gli spettatori provano nei confronti della storia, faccia passare il resto in secondo piano

Sempre a proposito di personaggi che sono stati spinti dal pubblico a una maggior visibilità ecco il buon vecchio Bronn. Nulla da dire sul personaggio e sull’ottima interpretazione di Jerome Flynn, ma vi siete chiesti perché in sette stagioni e molteplici rapporti con i fratelli Lannister, non si sia mai visto interagire con Cersei? Game of Thornes, il colosso seriale in grado di smuovere milioni di persone e che fa girare fantastiliardi di dollari, condiziona la sua trama e la sua possibilità artistico-narrativa per una questione di “corna“.

Game of Thrones

Secondo quanto riportato dal The Telegraph infatti nel lontano 2002 Lena Headey (Cersei) e Jerome Flynn (Bronn) hanno avuto una burrascosa relazione.

I due non si sono poi lasciati esattamente bene. Questo li ha portati a non rivolgersi la parola e a non voler essere presenti nella stessa stanza insieme e, di conseguenza, a non condividere nessuna scena. Addirittura, pare che sia una clausola del loro contratto che prevede il non incrociarsi minimamente. Ridicolo.

Vogliamo dimenticare le infinite situazioni gestite male e di fretta solo per correre dietro al più becero fan service? Vi faccio un solo esempio che esplica in modo perfetto quanto odiosa sia la gestione di questi momenti in Game of Thrones. Tyron Lannister, il più amato dei personaggi (effettivamente mirabilmente interpretato da Peter Dinklage) si rincontra dopo un’eternità con il fratello Jaime (altra eccellente prova attorale di Nikolaj Coster-Waldau) dopo mille vicissitudini, pericoli e drammi. Come viene risolto questo attesissimo evento? Due minuti di sciocchezze. Due singoli minuti di noiosissimo e privo di pathos incontro.

Nemmeno quasi ci si accorge delle presenza di Tyron. La scena è priva di qualsivoglia intensità. Un breve e fugace scambio di battute e via. Pronti a concentrarsi su qualcosa che possa far aumentare nuovamente l’hype del pubblico. Non oso immaginare i fiumi di critica se in altre Serie Tv una situazione analoga fosse stata affrontata con tanta solerte superficialità. Ma il rischio non c’è. Nelle migliori Serie Tv questi momenti vengono ben sfruttati, non lasciati scivolare via come lacrime nella pioggia.

Game of Thrones

Ma guai a criticare il capolavoro della HBO!

Tuttavia ciò che in assoluto mi fa odiare di più questa serie, ciò che considero il tradimento più grande che Game of Thrones abbia perpetuato è la “morte“. Da quando gli autori si sono staccati dalle opere di Martin, il tasso di mortalità si è quasi azzerato. Certo battaglie, scontri e uccisioni sono all’ordine del giorno, ma le morti – quelle “serie” – quelle che coinvolgono i protagonisti dove sono finite? Quando va bene sono comprimari. Nel migliore dei casi personaggi secondari di rilievo (la Regina di spine, l’Alto Passero, Ramsay Bolton) ma dove sono quelli amati dal pubblico? Guai a toccarli che se no calano gli ascolti. E Ditocorto, per quanto rilevante, non mi pare possa essere considerato “amato dal pubblico“. No?

Questo cambio di rotta e distacco dal “cuore” dell’opera letteraria è per me imperdonabile. Quando ti innamori di qualcosa così potente da toglierti di mezzo, non uno, ma due protagonisti prima ancora che finisca il primo libro non puoi accettare che si pieghi alla commercializzazione dei personaggi. Alla necessità di non scontentare il pubblico privandoli del loro campione.

Ma il problema più grande con Game of Thrones è che per quanto faccia il possibile per farsi odiare da me, e di impegno in tal senso ce ne mette molto, non mi è possibile non continuare in fondo ad amarla e vederla. Come un amante tradito ma ancora inspiegabilmente innamorato. Anche se è davvero odioso dover vederla trasformarsi in una mediocre Beautiful, con solo qualche drago in più.

Leggi anche – Mi chiamo Enrico, ho 27 anni e la Serie Tv che odio di più al mondo è The Walking Dead