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Forse non è la fine – La prima puntata dopo l’ultima puntata di Fringe (5×14): Déjà Vu

Cosa succede dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite? ‘Forse non è la fine’ racconta gli ultimi episodi (immaginari) successivi all’ultima puntata delle vostre serie tv preferite. Oggi è il turno di Fringe.

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Déjà Vu – Fringe 5×14

Etta, Fringe

Peter Bishop tornò a casa quasi controvoglia e ripensò al pomeriggio appena trascorso al parco con Olivia ed Etta. Avrebbe davvero voluto che quel pomeriggio fermasse il tempo. A questa affermazione suo padre si sarebbe messo a ridere e avrebbe blaterato qualche assurda teoria scientifica per raggiungere l’obiettivo. Pensare a Walter fece affiorare un sorriso silenzioso sul volto di Peter. Cercò di nasconderlo, affinché questo pensiero, e il malcelato segno di affetto che lo accompagnava, restassero solo per lui, come una cosa preziosa che non si ha voglia di mostrare a nessun altro. Eppure continuava a sentire l’impulso impellente di mettere in pausa la sua esistenza, congelare quel momento e quella felicità per paura di perderla.

Che stupido pensiero, pensò. Ma questo non interruppe l’inspiegabile e nefasta sensazione che qualcosa stesse per succedere. Sentiva un magone crescere dentro di sé. Cercava di nasconderlo tra gli umidicci fili d’erba che gli solleticavano i piedi nudi in quel parco soleggiato. Rivolse il suo sguardo a Olivia, per scacciare quel macigno di negatività che sostava impertinente nella gabbia delle sue costole. Forse non glielo aveva mai detto, o forse sì, ma c’era qualcosa nei suoi occhi che lo rasserenava. Era sempre stato così, sin dal primo momento.

Sin dal primo incontro con la Fringe Division che avrebbe riportato la sua vita sulla giusta via, “se si parla di me non è una cosa di poco conto” pensò sarcasticamente Peter.

Olivia, Fringe

Gli altri sono abituati a vivere su un solo sentiero, lo percorrono e al massimo effettuano qualche deviazione, si perdono in qualche bosco, in qualche foresta circostante. Ma il loro sentiero è univoco e ineluttabile. Peter era diverso: sul suo sentiero era approdato Walter e aveva sbriciolato le leggi dello spazio e del tempo. Lui era cresciuto con l’inspiegabile sensazione di essere fuori posto, forse perché aveva cercato il suo angolo di mondo nell’Universo sbagliato.

Eppure, quel posto che si affannava a ricercare era proprio un passo più in là della scienza e si chiamava Olivia. Questi pensieri gli riscaldarono prontamente l’anima e, assorto da quel guazzabuglio di constatazioni, si ritrovò ad osservare il volto disteso della donna che sapeva di amare. Si soffermò sui suoi capelli biondi accarezzati dal vento, sui suoi occhi vispi e, soprattutto, sul suo sorriso di seta. Tra le tante imprese della sua vita, quelle labbra rosee piegate in una virgola, erano la sua vittoria più preziosa.

L’amore riesce a piegare qualsiasi legge scientifica, dilata gli istanti e la felicità che si condensa in essi. Ma, contrariamente ai suoi desideri, il fluire della vita non si arrestò in quell’attimo e la sinistra sensazione di poco prima tornò ad attanagliargli l’animo. Fu così che decise di dare un improvviso strappo a quel momento di apparente quiete. Si alzò con fare deciso e rivolse lo sguardo alla sua piccola Etta, intenta a giocare con un dente di leone.

La richiamò a sé e spalancò le braccia come se volesse allungarle per raggiungerla in modo più celere.

Peter, Fringe

Fu in quel preciso momento che ebbe una singolare percezione di già visto. Come se in qualche angolo recondito della sua mente fosse scattato un piccolo allarme pronto a ricordargli di qualcosa di indefinito, una vellutata e velatamente inquietante sensazione di ripetizione. Un déjà vu.

I déjà vu sono un espediente del destino per dirti che sei esattamente al tuo posto. Per questo ti sembra di esserci già stato. Sei perfettamente in linea con il tuo destino.

Peter non ebbe il tempo di realizzare che si trattava del suo primo déjà vu, quando il corpo esile di Etta piombò al centro delle sue braccia con l’allegra veemenza tipica dei bambini. Quel tonfo d’amore trascinò con sé tutte le apparentemente insensate turbolenze di pensiero degli ultimi minuti. Tutto tornò sereno, come un cielo primaverile a seguito della fugace apparizione di una nuvola passeggera. Così, strinse la mano sudaticcia e morbida di sua figlia e, con Olivia al seguito, si incamminò verso casa.

Giunto a destinazione la sua attenzione rimase impigliata nella pila di lettere di fronte alla porta di ingresso. Le prese in mano e indugiò al tatto ruvido e grinzoso della carta, mentre il vociare felice delle sue donne si disolveva in lontananza, diventando sempre più opaco ed estraneo al suo cervello.

Dispersa tra le bollette e i volantini promozionali, c’era una lettera a lui indirizzata con mittente Walter Bishop, suo padre. La cosa lo incuriosì e lo turbò allo stesso tempo, come se volesse autoconvincersi che si trattava di un semplice atto di burloneria e che lo stesso Walter stesse ridendo compiaciuto da qualche parte nel quartier generale della Fringe Division, mentre addentava l’ennesima liquirizia. Ma c’era una parte di lui che sapeva, un angolo nascosto del suo cervello stava solo aspettando che quel momento giungesse e che le corde del Destino si spezzassero.

Peter aprì la lettera cercando di zittire il suo subconscio. Ne tirò fuori un foglio bianco di forma rettangolare recante il disegno di un tulipano. Un tulipano bianco. La vista di quel disegno attivò un flusso inarrestabile di pensieri e un ancor più rumoroso scrosciare di sensazioni lontane ma incredibilmente pesanti.

Peter ne aveva viste di tutti i colori alla Divisione Fringe, ma nulla aveva mai creato in lui tanto sgomento quanto quel semplice tulipano bianco.

A vedere Peter fermo, con le lettere ancora strette tra le mani, nessuno avrebbe immaginato cosa si stesse smuovendo dentro di lui. Una sorta di dissidio interiore tra ciò che aveva vissuto tanto tempo dopo e ciò che, grazie a quel tempo futuro andato in frantumi, non avrebbe mai vissuto di nuovo. E il fulcro di tutto questo era ancora una volta Walter. Come se Peter in quel momento avesse percepito chiaramente il rumore del Destino che si affrettava a chiudere un cerchio aperto da troppo tempo.

Inspiegabilmente capì che aveva tutto il tempo del mondo e, nonostante questo, non c’era un attimo da perdere. Afferrò le chiavi della macchina e annunciò distrattamente a Olivia di star andando via.

Peter sapeva esattamente dove andare e aveva del tutto smesso di prestare attenzione a quella parte di sé che continuava a illudersi che non stesse succedendo nulla, che era solo una stupida lettera senza alcun significato particolare. E, mentre un tumulto fragoroso di pensieri gli appesantiva la mente, giunse finalmente a destinazione.

Scese dalla macchina e indugiò su quell’edificio che era diventato per lui come una seconda casa. Il laboratorio del dott. Bishop era collocato da tempo immemore nel seminterrato dell’Università di Harvard ed era diventato il cuore pulsante della Fringe Division.

In quel momento, Peter ripensò nuovamente al suo primo incontro con Olivia. Al tempo aveva definito suo padre come il Dottor Frankenstein e oggi si vergognava un po’ delle sue affermazioni, anche se al tempo avevano una loro tutt’altro che trascurabile giustificazione.

D’altronde, con il termine Fringe si intende propriamente la scienza di confine.

Fringe

Walter di confini ne aveva travalicati davvero tanti, ma lo aveva sempre fatto stringendo la mano del suo Peter. Il loro rapporto aveva subito numerose scosse di assestamento prima di ritrovare la pace, a testimonianza del fatto che rivelare se stessi senza infrastrutture può essere un atto di coraggio più grande dello sfidare le leggi della natura.

Quando Peter si ritrovò dinanzi la porta d’ingresso del laboratorio si arrestò improvvisamente. Quasi volesse assaporare per l’ultima volta l’ignota normalità della sua vita, rifiutandosi di scoprire che in realtà, oltre quella porta, tutto era già cambiato in modo irreversibile.

Fu il muggire di Gene a riportare i suoi pensieri in linea con lo scorrere del tempo. Aprì la porta pronto a sorridere compiaciuto alla vista del padre alle prese con un discreto quantitativo di allucinogeni. Ma fu il vuoto.

Gene continuava a muggire allarmata, quasi volesse comunicare a Peter il senso di quel vuoto dilagante e di quel silenzio, disperso nel disordine del quotidiano. Era rimasto tutto uguale, ma qualcosa era svanito per sempre e la risposta giaceva silente e immutabile all’interno di una videocassetta riposta al centro del tavolo di lavoro di Walter.

L’oggetto ancora muto sostava al centro dell’attenzione di Peter e, nella sua solitudine, creava un minaccioso vortice di pulizia nel disordine circostante. Walter aveva riposto la videocassetta in quel punto preciso della stanza e lo aveva fatto con un cura meticolosa. Per questo Peter comprese immediatamente la portata di ciò che si apprestava a vedere, prima ancora di vederlo.

Il mondo era ormai una nuvola opaca dispersa nel caos della sua mente.

Fringe
Fringe

Meccanicamente Peter ripose la videocassetta nell’apposito lettore, accese la tv e si lasciò coccolare per qualche secondo dal rincorrersi convulso dei pixel sullo schermo tondeggiante. Ancora un attimo di timoorsa esitazione prima di decidersi a dare voce alla figura rigida e seriosa del dottor Walter Bishop. Poi premette il tasto Play.

Peter, ti ho mandato una lettera, contiene qualcosa a cui tengo molto. Tu mi avrai chiamato per chiedermi il motivo di una lettera tanto insolita. E quando mi hai chiamato io non ti ho risposto, così sei venuto a cercarmi in laboratorio, però non sei riuscito a trovarmi. Ero qui un attimo prima e subito dopo sono svanito dalla faccia della terra. Voglio che tu sappia che sto bene, e che vivo molti anni nel futuro. Non mi rivedrai più Peter. Non mi rivedrai più perché era l’unica alternativa per assicurare un futuro alla nostra umanità. Il tuo futuro. Il futuro di Olivia. Il futuro di Etta. Non voglio che tu sia triste. Il tempo passato insieme è stato un furto. Ho ingannato il Fato per averti con me. Non eravamo destinati a stare insieme, ma è successo, e non lo cambierei per nulla al mondo. Dirti addio non mi va, ma voglio dirti che ‘Ti voglio bene figlio mio.

Le parole di Walter lo colpirono dritto allo stomaco.

Fringe

Dovette riascoltare quel video almeno altre dieci volte prima che le nebulose sensazioni avverse di cui prima si concretizzassero nell’effettivo dolore di una perdita. Suo padre non c’era più e lui si sentiva come un puzzle senza pezzi e senza figura. Ma dentro di sé sapeva che tutto questo c’era già stato. Era tutto un déjà vu.

Fu allora che si ricordò di non averne mai avuti prima. L’universo circostante lo aveva sempre ripudiato come un’anomalia. Il Destino lo intercettava come una beffa, una inaccettabile ribellione all’ordine costituito delle cose. La speranza ora soffiava via leggiadra come un dente di leone che volteggia nell’aria. Era finalmente e perfettamente in linea con il suo destino. Era libero e profondamente vuoto. Quel tempo rubato ritornava al suo posto e rivendicava il suo equilibrio precario.

Una lacrima silente giunse a rigare il volto di Peter mentre queste certezze lo raggiungevano come un’epifania. Nel frattempo, alla profondità della sua coscienza si aggiungevano Olivia e Astrid, che avevano appena fatto rumorosamente irruzione nel laboratorio.

Dov’è Walter?

Chiesero in coro percependo immediatamente il vuoto della stanza e la ferita che si era appena aperta nell’anima di Peter.

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