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9 bellissimi film da meno di 90 minuti che mi hanno tenuto incollata allo schermo

A volte il troppo stroppia, a maggior ragione quando si parla di cinema. Spesso addirittura si pensa che l’esagerazione sia sempre meglio di un prodotto che sembra povero di qualcosa; e quindi via all’azione, all’intensità, all’emozione spesso esagerata. Largo soprattutto alla lunghezza: quante volte negli ultimi anni ci siamo ritrovati davanti a un film che sembrava non finire più? Minuti e minuti all’apparenza buttati via nel tentativo di comunicare qualcosa che poteva tranquillamente essere raccontato senza tutta quella abbondanza. Non che sia necessariamente un male, perché di capolavori dal minutaggio estremo ce ne sono tanti, ma ogni tanto è anche bello affrontare un viaggio di breve durata. Da Stand by Me a Circle, vi racconto 9 bellissimi da meno di 90 minuti che mi hanno tenuta incollata allo schermo. Pellicole che riescono dove tante, più lunghe, falliscono: dire tutto con poco tempo a disposizione.

1) Harry, ti presento Sally…

Stand by Me
Harry, ti presento Sally… (640×360)

Da turisti in visita a New York è impossibile fare una capatina da Katz’s Delicatessen, lo storico ristorante nell’East Side, senza farsi scappare un sorriso pieno di malinconia. Perché chi ha visto Harry, ti presento Sally… (e anche chi non l’ha visto) sa bene quanto Meg Ryan possa farci crollare a terra dalle risate. La famosissima commedia del 1989 diretta da Rob Reiner e scritta da Nora Ephron con protagonisti due amici alle prese con le loro vite e un destino che sembra determinato a farli riunire ogni volta non ha solo dato via ad una sequela di film romantici dalla dubbia riuscita, ma resta intoccato fino ad oggi come un cult degli anni novanta. Harry, ti presento Sally… è un film breve, leggero senza essere banale e coinvolgente dalla prima all’ultima scena. E’ la pellicola che cura le sofferenze d’amore, da tirare fuori quando si vuole mettere in pausa la vita per poco più di un’ora; è una storia d’amore che d’amore parla con semplicità, come deve essere raccontato. E va benissimo così.

2) Isn’t It Romantic

Stand by Me
Isn’t It Romantic (640×360)

Da un film che fa del racconto sentimentale il suo punto di forza passiamo a un prodotto che, al contrario, l’amore lo prende in giro. Dall’inizio alla fine, senza pietà. Isn’t It Romantic è una “meta” commedia romantica (un film dove l’audience è informata e perfettamente consapevole di star guardando un prodotto di finzione) e racconta la storia di Natalie, architetto disilluso e cinico che ha con le relazioni sentimentali un rapporto a dir poco controverso. Natalie, piena di insicurezze mai sanate da una madre che ha sempre insistito che “le donne come lei non vengono amate”, a seguito di un tentativo di rapina finito male si ritrova da un giorno all’altro intrappolata in un universo alternativo che rispecchia sotto ogni aspetto le commedie romantiche che tanto detesta. Stereotipi uno dopo l’altro, colori accesissimi, persone sempre sorridenti e, ovviamente, l’immancabile principe azzurro in arrivo sul cavallo bianco (interpretato da un azzeccato Liam Hemsworth). Isn’t It Romantic è divertente, esagerato, sprezzante e soprattutto schietto; fa ridere in maniera esagerata e riesce comunque a far riflettere su qualcosa che tendiamo a dimenticarci: i film non sono la vita vera. Per quanto spesso vorremmo che lo fossero.

3) Stand by Me

Stand by Me
Stand by Me (640×360)

Stesso regista, pellicola totalmente all’opposto: saltiamo di palo in frasca e parliamo di un film obbligatorio per tutti i fan di Stephen King (e dei suoi adattamenti più corti e meno impegnativi). Stand by Me, diretto da Rob Reiner e tratto dal racconto Il corpo contenuto nelle racconta di novelle Stagioni diverse scritto dal re dell’horror nel 1982, in realtà di horror ha ben poco. Eppure, come tutte le opere di King, contiene molto di più di quanto sembri dall’esterno: quattro amici dodicenni si preparano all’inizio del ginnasio nella cittadina di Castle Rock, luogo famassimo nell’universo letterario dell’autore. I quattro, intrappolati in una città invisibile che sembra soffocarli, decidono di partire per una grande avventura, desiderosi di ritrovare il cadavere di un ragazzino scomparso giorni prima. Questo viaggio permetterà loro di crescere e confrontarsi con le paure e speranze dei giovani, il tutto condito da quella poesia sottile che solo le opere di King sanno dare. Stand by Me è un film dove succede di tutto senza che accada quasi nulla, un viaggio nel subconscio umano commovente e intrigante. Non c’è il solito cameo di King, ma c’è un meraviglioso River Phoenix.

4) Carnage

Stand by Me
Carnage (640×360)

Quattro mura, due coppie, una catastrofe annunciata. E’ questo tutto ciò che serve a Carnage, pellicola del 2011 di Roman Polanski con un cast stellare che comprende Jodie Foster e Kate Winslet, per diventare un capolavoro. Due coppie di genitori si incontrano per discutere riguardo un’aggressione avvenuta tra i rispettivi figli nell’appartamento di una delle due famiglie, e quella che all’apparenza sembra una banale finestra di vita quotidiana si trasforma in 79 minuti di tensione latente e via via sempre meno controllata. Carnage è un sottilissimo massacro umano, una terribile e perfettamente costruita satira sociale dove i colpevoli sono proprio coloro che dovrebbero proteggere i più deboli. E’ difficile non vedere il lascito di un film come Carnage, che ha inevitabile influenzato le opere che gli sono venute appresso (un esempio tra tanti Perfetti Sconosciuti). Sopratutto, il film è l’esempio perfetto di cosa si è in grado di fare con pochissimo materiale e tanta voglia di raccontarsi. Carnage, come Stand by Me, non alza troppo la voce e ci buca i timpani. Consigliatissimo.

5) 4 Metà

4 metà (640×360)

Approfittiamo della citazione ai film di Paolo Genovese per parlare di uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, un prodotto di cui ancora non si parla abbastanza nonostante abbia un’incisività non da poco con pochissime pretese. 4 Metà, ispirato all’omonimo romanzo, è sbarcato su Netflix nel gennaio 2022 facendo pochissimo rumore; e tutt’ora non capiamo bene perché, soprattutto se si considera che il film con protagonisti Giuseppe Maggio e Matilde Gioli ha tanto da dirci. Una coppia appena sposata approfitta di una cena per raccontare la storia di quattro amici, due donne e due uomini, incontratisi per caso e che quasi inconsapevole hanno dato vita ad una vicenda che ha dell’incredibile. Non vi diciamo altro, sarebbe uno spoiler: vi basti sapere che 4 Metà è un capolavoro di casualità e coincidenze, una storia strappalacrime sulle seconde possibilità e sull’importanza di cogliere l’attimo quando la vita ti chiama a farlo. Non si sa cosa sia vero e cosa non lo sia, in questo film. Ci è chiara solo una cosa: è proprio vero che l’amore ci salva dalle ferite del mondo.

6) Circle

Circle (640×360)

Da un film che chiama al miracolo passiamo ad un prodotto che di miracoli, salvezza e positività ne sa ben poco. Tutt’altro: Circle lascia forse il dolore più grande di questa lista, e lo fa con una naturalezza che a tratti spaventa. Thriller psicologico vagamente ispirato al film del 1957 La parola ai giurati, Circle vede cinquanta persone che si risvegliano inaspettatamente in una stanza buia, disposti in cerchi concentrici attorno ad una strana cupola nera. Diversissimi per età, sesso, razza e interessi personali i protagonisti di questa sorta di esperimento sociale sono accomunati solo da una cosa: l’essere destinati a morire. Tutti si rendono infatti conto abbastanza in fretta che, secondo un preciso intervallo di tempo, la cupola uccide una persona apparentemente a caso. E’ quando si comprende fino a fondo i risvolti che un film come Circle cerca di comunicare che non si può fare a meno di rimanere attaccati allo schermo, costretti ad assistere a quella che sembra a tutti gli effetti una tragedia greca. Anche qua non possiamo svelare troppo, ma fidatevi: Circle è geniale. Una pesante critica sociale, una narrazione ferrea e straniante.

7) La scuola cattolica

La scuola cattolica (640×360)

Gli italiani ricordano bene lo shock che attraversò il nostro paese ai tempi del massacro del Circeo. Quando poi Edoardo Albinati pubblicò nel 2016 La scuola cattolica, fenomeno letterario di quell’anno e vincitore del premio Strega, il dolore di questa storia è tornato a farsi sentire. La scuola cattolica, diretto da Stefano Mordini con protagonista Benedetta Porcaroli, non si concentra tanto sulla tragedia che sconvolse i dintorni di Roma negli anni settanta quanto sui punti ciechi, le oscurità e le vicende più nascoste che portarono ad una delle più vergognose pagine della nostra storia. L’Italia de La scuola cattolica è un po’ come l’America di Stand by Me: immobile, viziata, omertosa, sporca. E’ una storia di giovani, nati bambini e diventati mostri anche sulla scia di certi ideali portati all’estremo, e di adulti immobili, impotenti davanti ad una catastrofe di cui sono in parte responsabili. La scuola cattolica va visto e rivisto, mostrato nelle scuole e riproposto periodicamente al cinema proprio perché obbligatorio nella sua incisività. Più che denunciare, condanna. Ad alta voce.

8) Creep

Creep (640×360)

Creep è l’inquietante parentesi leggera in questo mare di prodotti decisamente più seri. Attenti a non farvi ingannare, però: Creep, nel suo genere, è davvero un film riuscito. Diretto da Patrick Brice e sceneggiato da Mark Duplass (gli unici due attori presenti sullo schermo), il film è un horror girato con la tecnica del found footage e vede come protagonista dietro la telecamera Aron, un cameraman che si accinge a recarsi in un’abitazione sperduta in mezzo alle montagne per un lavoro di cui non conosce nessun dettaglio. Ad assumerlo è Josef, affetto da una grave forma di tumore al cervello e intenzionato a regalare un lascito al figlio in procinto di nascere e che non potrà mai conoscere. Da queste premesse, piuttosto comuni, Creep si trasforma in un geniale miscuglio di ironia tagliente, colpi di scena ben riusciti e risvolti imprevedibili; il tutto condito dalla straordinaria performance di Mark Duplass, che si rivela molto più che competente nel portare in scena un uomo palesemente disturbato con il quale non possiamo evitare di empatizzare. Ve lo possiamo assicurare: sarà difficile distrarsi durante la visione. Mi raccomando: attenti al lupo.

9) Nodo alla gola

Nodo alla gola (640×336)

Chiudiamo in bellezza con un cult assoluto, la prima pellicola di Alfred Hitchcock girata in Technicolor con protagonista un James Stewart all’apice della sua carriera. Nodo alla gola (in inglese Rope, un titolo che evoca perfettamente la sensazione di soffocamento che si prova durante la visione) è girato nella sua interezza in una sola location ed è vagamente ispirato ad un reale caso di cronaca del tempo. Due coinquilini, amici di lunga data, uccidono un loro amico strangolandolo con una corda poco prima dell’inizio di un ricevimento proprio nel loro appartamento. Decidono quindi di nascondere il cadavere in un baule antico sul quale, per evitare che venga aperto, viene apparecchiata la tavola. Hitchcock gioca benissimo con gli spazi angusti e regala un film che si attacca sotto pelle come un parassita, ammalando quasi chi lo guarda. 80 minuti spettacolari dove l’ansia, il turbamento e l’attesa logorante di qualcosa che sembra non arrivare mai fanno da padrona, in un film che è passato alla storia per la sua capacità di stupire con pochissimo materiale a disposizione.

Che dire, divertitevi. E non vi azzardate a mettere in pausa.

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