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5 cose che non ci hanno convinti di Fate: The Winx Saga

Fate: The Winx Saga è da poco sbarcato su Netflix riuscendo a ottenere in pochissimo tempo un successo inaspettato (qui trovate la nostra recensione). La storia è basata sul celebre cartone animato Winx che per anni ci ha tenuto incollati al televisore durante i nostri pomeriggi d’infanzia. Proprio questa malinconia ha portato molti fan a ritenersi delusi dalla nuova Serie Tv: molte sono le differenze con il cartone, e la storia originale non sembra altro che un’ispirazione per dar vita a una nuova avventura che sembra promettere grandi differenze.

Chilling Adventures Of Sabrina è stata protagonista della medesima scelta: la storia di Sabrina Spellman è stata completamente stravolta sia in termini di genere che di sviluppo, eppure – nel bene o nel male – è riuscita a portare a casa quattro stagioni che ci hanno dato la possibilità di tornare nel passato con, però, il gusto della novità e della diversità. Sembra che anche Fate: The Winx Saga voglia ripercorrere la stessa strada e riuscire a replicare il successo di Chilling Adventures Of Sabrina, ormai giunta al termine.

La prima stagione della nuova serie – nonostante le promesse che sembra averci fatto riguardanti il futuro – ci ha lasciato con l’amaro in bocca e soddisfatti solo a metà. Andiamo a vedere insieme quali sono le cose che non ci hanno convinto, e fateci sapere se siete d’accordo!

1) Il numero degli episodi

Fate: The Winx Saga

Fate: The Winx Saga sbarca su Netflix con la sua prima stagione composta da 6 episodi da circa più o meno quaranta minuti. Un po’ troppo riduttiva, non trovate?

Sono ormai anni – probabilmente dall’arrivo di Netflix – che le Serie Tv non mettono più in scena quei soliti 20 episodi a cui ci eravamo abituati in passato. Questa scelta – che sia più o meno condivisibile – spesso riesce a bastare per raccontare una storia, ma ci sono casi in cui la diminuzione degli episodi è troppo estrema e questo ne è l’esempio concreto. Solo sei episodi per una storia che si propone l’obiettivo di presentare vari personaggi, entrare all’interno delle vicende sia personali che non, risultano davvero troppo pochi. Capiamo che l’obiettivo della prima parte fosse quasi sicuramente quello di introdurre la storia che andrà avanti per più stagioni, ma un esordio deve dare lo spazio necessario per far sì che tutto abbia un proprio tempo e spazio.

L’effetto che ne viene fuori è questo: ogni cosa vive nell’istante di una scena. I personaggi che abbiamo di fronte non vengono sviluppati e questo inevitabilmente comporta il rischio che le scelte fatte non abbiano un vissuto, una maturazione e un perché. Bloom e Stella. ad esempio, dalla prima puntata vengono presentate come due antagoniste ma nell’ultima puntata la loro amicizia sembrerà storica: quando è successo?

Il passato della protagonista verrà sminuzzato e raccontato con fretta, la storia di Musa e della sua empatia avrà uno spazio di 20 secondi, i rapporti interpersonali sembreranno costruiti sulla base del niente e perfino il loro coinvolgimento nelle vicende interne ad Alfea avrà la stessa sorte. Insomma, tutto corre di fretta e non ci dà modo di assaporare le storie. Sarebbero bastate anche solo 10 puntate per riuscire a far meglio.

2) L’estrema confusione

Fate: The Winx Saga

Questo punto – sicuramente conseguenza del primo – è uno dei più gravi all’interno di Fate: The Winx Saga.

La storia di Bloom è una storia al passato. La narrazione inizia dal suo arrivo ad Alfea, luogo in cui finalmente riuscirà a scoprire dettagli devastanti riguardanti il suo passato. La storia si concentra non solo su questo aspetto ma anche sulle creature che minacciano la pace della scuola e su un’ambigua Rosalind, donna apparentemente scomparsa che ha un legame, inizialmente poco chiaro, con la protagonista. Tutto sembra volersi legare e dare vita a un mistero fatto di contraddizioni e perenni dubbi sulla direttrice della scuola che – solo in un secondo momento – capiremo essere innocua.

Per tutti e sei gli episodi le varie vicende si intrecceranno tra di loro con la volontà di fluire in un unico filo conduttore, ma – nonostante si, ci sia un nesso tra le cose – l’intento risulta forzato e confusionario. Il pentolone di tutti gli ingredienti della trama, seppur semplici, passa da una storia a un’altra senza far mai capire i nessi e i perché. Il passato di Bloom viene narrato come il fulcro di tutto, ma in realtà è solo una conseguenza di qualcosa di più forte. Insomma, ogni tassello all’interno della prima stagione è raccontata in maniera sbrigativa e questo non porta altra sensazione se non quella di superficialità.

3) La caratterizzazione dei personaggi secondari

Le essenze dei personaggi – in questa prima stagione di Fate: The Winx Saga – sono sembrate poco costruiti e particolarmente superficiali. Il fatto che tutto si sia sviluppato in sei episodi ci dà modo di sperare che questo aspetto possa venir definito meglio, perché così è davvero dura.

Le componenti delle Winx – esclusa Bloom – hanno sicuramente alla base la premessa e l’introduzione di un’identità propria e specifica, ma quel che vediamo nella prima stagione è sicuramente troppo tiepido, troppo indifferente. Ognuna delle Winx vive una storia diversa a cui viene dato davvero troppo poco spazio: Stella vive il conflitto con la madre, Terra riflette su se stessa e sul suo rapporto perso con Dane, Musa intraprende una relazione con Sam e Aicha cerca di farsi carico di tutte le responsabilità del gruppo. Tutti questi punti vengono affrontati superficialmente lasciandoci solo sbirciare all’interno delle essenze delle componenti del gruppo senza modo di poterle definire dei personaggi costruiti e delineati.

Lo stesso possiamo affermare degli Specialisti a partire da Dane, un ragazzino indifeso che non riesce a reggere neanche un sorso di birra. Senza accorgercene e senza un motivo valido, lo ritroviamo solo dopo qualche puntata alcolizzato e tossico. Il suo carattere muta negativamente facendolo diventare arrogante e scontroso anche nei confronti di Terra a cui sembrava essersi legato. Questa cambiamento appare solo come carne in più al fuoco di cui non sappiamo minimamente la provenienza. Sky, altro specialista fondamentale nella trama, ha una storia e un passato che viene buttato in mezzo alle puntate come un accessorio. Il suo carattere tiepido e passivo di fronte agli eventi non ci dà modo di affezionarci al personaggio, e nonostante riconosciamo in lui note positive non riusciamo a sapere chi sia senza Bloom.

4) La protagonista di Fate: The Winx Saga

Fate: The Winx Saga

Bloom è il misto di tutti i protagonisti leader che abbiamo visto fino ad adesso. Ogni particella di Bloom è un’essenza già conosciuta.

La protagonista – come la maggior parte dei protagonisti dai tempi di Harry Potter – vive un presente fatto di dubbi riguardanti il suo passato: non conosce i suoi genitori biologici, tutta la scuola è coinvolta inevitabilmente nelle sue follie, tutti fanno affidamento su di lei e ovviamente il biondo occhi azzurri si innamora a prima di vista della sottoscritta. Ogni possibile stereotipo le viene attaccato con prepotenza riducendola a essere la solita protagonista che non ha nulla di nuovo e originale da offrire. La costruzione del suo personaggio appare sbrigativa e superficiale: nella prime puntate non sa accendere un fuoco e nelle ultime riesce addirittura ad avere le ali. Questa evoluzione fatica ad avere credibilità perché il percorso da fata completamente inesperta a potente è nullo.

Tutto avviene con estrema semplicità, perfino i suoi cambiamenti di rotta nei confronti dei vari personaggi. In un primo momento è alleata con Alfea, ma subito dopo – a causa di due parole ambigue da parte di Beatrix – si fida solo dei cattivi, per poi tornare al punto di partenza. Non è un semplice cambio di rotta di una persona ovviamente confusa ma un vero e proprio miscuglio di situazioni affidate nelle mani di qualcuno che non sa chi è, e di cui noi in realtà non conosciamo nulla.

5) Il finale

Come preannunciato, sappiamo che la prima stagione ha tutta l’intenzione di essere di fondo l’introduzione delle future stagioni di Fate: The Winx Saga, ma questo aspetto non avrebbe dovuto compromettere il finale in maniera così estrema.

Facendo un breve riassunto: Mentre ad Alfea si combatte la guerra contro Rosalind e i Bruciati, Bloom scopre la verità sul proprio passato che la porterà a rischierarsi con la sua scuola. La battaglia viene vinta e Bloom torna a casa dai propri genitori adottivi per raccontargli tutta la verità. Proprio durante questo momento di pace, Rosalind uccide Farah Dowling, la direttrice di Alfea.

La morte di quest’ultima appare come il nodo necessario per far sì che la seconda stagione possa avere inizio, ma siamo sicuri che sia stata davvero la scelta giusta? Analizzando bene la trama e i personaggi ciò che appare inopinabile è l’assoluta potenza all’interno del personaggio di Farah: interessante, a volte ambiguo, pronto a difendere la scuola e Bloom e immensamente saggio. Il finale deciso è stato frutto di una volontà inopportuna di regalare un colpo di scena che in realtà ci ha solo fatti soffrire. Pur di mantenere questa linea è stata sacrificata l’essenza di un personaggio che in mezzo a tutto quel caos riusciva a essere una guida per Bloom e per noi che, dal primo momento, ci siamo sentiti affascinati da lei.

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