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Euphoria 2×06 – La resa dei conti

Attenzione: la recensione contiene spoiler su “A Thousand Little Trees of Blood” (Euphoria 2×06)

Bentornati all’appuntamento settimanale con la recensione della seconda stagione di Euphoria. Oppure, come ci piace chiamarla, “Presto, qualcuno dia un altro Emmy a Zendaya e nessuno si farà male”. Sennò, ancora, “Nate Jacobs fa cose illegali senza finire in prigione, sarebbe ora finisse dietro le sbarre e già che ci siamo buttiamo anche via la chiave per sicurezza”. E perché no, anche “Lexi e Fezco appaiono per pochi minuti rubando la scena a tutti gli altri personaggi”. L’episodio di settimana scorsa è stato probabilmente il migliore della serie (qui trovate la nostra recensione), un’ora di televisione straziante e coinvolgente retta interamente sulla performance stellare di Zendaya e su una regia asfissiante, soffocante nel suo inseguire la corsa contro se stessa di Rue, e allora ecco che A Thousand Little Trees of Blood, la puntata 2×06 di Euphoria, deve necessariamente rallentare, cambiare ritmo, mostrarci cosa succede dopo.

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Rue ha toccato il fondo, ha ferito chiunque la circondasse, ha rubato, ha messo in pericolo se stessa e non solo, ha provato a scappare fino a che non le è rimasto che tornare a casa, tornare in un luogo dove è costretta ad affrontare le conseguenze di ciò che ha detto e compiuto, dove l’unica soluzione ammessa è quella di disintossicarsi. E con una fatica immane, Rue Bennett accetta per la prima volta dalla sua ricaduta di cercare di uscire dal tunnel della dipendenza. L’inizio della puntata 2×06 di Euphoria ci mostra la protagonista alle prese con gli effetti strazianti fisicamente e mentalmente dell’astinenza, vediamo una Rue inondata di luce mentre è alle prese con i tremori, con i crampi, con il bisogno lacerante che il suo corpo ha della droga, in una sequenza all’apparenza luminosa ma che in realtà evidenzia soprattutto il dolore e forza di volontà della ragazza e della sua famiglia.

Sono la madre di Rue e sua sorella Gia, nonché il suo sponsor Ali, le persone che tendono le mani alla protagonista di Euphoria in un momento in cui è così vulnerabile e la loro vicinanza porta Rue a dare sfogo a una sincerità straziante, che le riporta in mente costantemente il ricordo del trauma e del dolore che ha inflitto loro, mentre affoga nel senso di colpa per aver ridotto chi l’amava e persino se stessa al loro momento peggiore, nascondendo tutto il resto. Il parallelo tra il dolore fisico e quello interiore della ragazza viene reso attraverso la metafora della caramella, che Rue riesce a scartare solo dopo aver ricevuto il perdono di Ali e riporta al centro un tema centra di questa puntata 2×06 di Euphoria, ossia quello del rimpianto. Il rimpianto che vediamo in A Thousand Little Trees of Blood è quello mancato di Cassie e Nate, quello della madre di quest’ultimo, ma soprattutto quello di Rue, rimasta a raccogliere i pezzi di una vita e una famiglia distrutta dalla sua dipendenza da sostanze stupefacenti. E se per la prima volta dalla sua ricaduta possiamo scorgere una flebile speranza, lo straziante discorso finale della madre di Rue al telefono, quel “mia figlia si ucciderà”, sembra riportarci al punto di partenza, senza più possibilità di scampo.

Nel frattempo, dopo le rivelazioni di Rue, il triangolo amoroso peggiore del storia della televisione è finalmente esploso e tutti coloro che circondano Maddy, Cassie e Nate sembrano impegnati a valutare i danni lasciati dalla detonazione. Mentre Nate sembra crogiolarsi nella felicità di essersi finalmente liberato di suo padre, Maddy progetta omicidi a sangue freddo e vendette e Cassie sembra dedicarsi al dare vita a una sua reinterpretazione di Ross Geller che in Friends urlava imperterrito “We were on a break” davanti a una Rachel col cuore spezzato. Nella puntata 2×06 di Euphoria trova spazio per la prima volta una vera interazione tra Nate e sua madre, che vediamo impegnati in una conversazione in cui la sincerità della donna è così spiazzante che tutti i tentativi del ragazzo di manipolarla falliscono, perché nessuno può impedirle di vedere suo figlio per quello che è e in fondo a Nate poco importa, perché troppo impegnato a pensare solo a se stesso.

Cassie invece è totalmente fuori di sé e tra scenate davanti alla madre e alla sorella e improbabili tentativi di suicidio, la vediamo andare a pezzi mentre nasconde a se stessa non soltanto il suo essere in parte carnefice in questa situazione, ma soprattutto di essere solo l’ennesima vittima delle manipolazioni e dell’ego di Nate. Ancora una volta la recitazione di Sidney Sweeney è eccezionale, tanto più che nell’episodio 2×06 di Euphoria il rischio di far apparire l’esaurimento di Cassie caricaturale era elevato.

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Dall’altra parte vediamo Maddy reagire in maniera diametralmente opposta, non fa scenate, non piange, non urla, razionalizza la sua rabbia cieca e anche i suoi problemi, cerca di capire cos’è successo guardando con occhio critico alle dinamiche tossiche tra se stessa, Cassie e Nate. Eppure, proprio nel momento in cui sembrava che Maddy stesse meglio, ecco che ricompare Nate Jacobs, questa volta con in mano una pistola che non esita a puntarle contro. Lo scontro tra i due è per lo spettatore terrore allo stato puro, i perché sappiamo che il sangue freddo di Maddy non basterà e che Nate non farà mai un passo indietro, lo vediamo puntarle la pistola alla tempia e poi, quando capisce che è l’unico modo per manipolarla ancora, puntarla verso di sé, portando Maddy a capitolare e ottenendo ancora una volta quello che vuole. L’intera sequenza è di una potenza emotiva devastante, tale da scatenare nel pubblico una tensione rara e una voglia di vedere Nate dietro le sbarre che non conosce limiti. 

Le azioni successive di Nate sembrerebbero inoltre suggerire che prova qualcosa per Jules, con la quale sembra essere sincero e comportarsi bene in maniera disinteressata, ma il giovane Jacobs è un enigma e pertanto non ci stupisce vederlo subito dopo andare da Cassie, pronto a riavvolgerla nella sua rete di bugie e manipolazioni. La sensazione persistente di disagio riguardo al loro riavvicinamento viene amplificata dal contrasto con la musica dolce, con la luce avvolgente, con la lentezza dei movimenti che ricalca le scene di un film romantico quando invece di romantico nella scena non c’è nulla, ci sono soltanto abuso e isolamento.

Una nota di gioia ce la regalano Lexi e Fezco, che si commuovono guardando Stand by Me e cantano guardandosi negli occhi e tenendosi per mano. Con il ragazzo Lexi riesce a esprimere le sue preoccupazioni e a essere se stessa, ad avere delle esigenze, a riposare, a scappare dalla soffocante vita domestica e a essere davvero la protagonista della sua vita. Tuttavia i sorrisi tra i due sembrano destinati a spegnersi presto, perché Fez e suo fratello Ash sono ormai nel mirino della polizia e nelle puntate finali di questa seconda stagione di Euphoria è probabile che i due vadano incontro a più di un problema.

A Thousand Little Trees of Blood, pur meno d’impatto rispetto alla puntata precedente, continua a mostrare come la serie di Sam Levinson sia in grado di coinvolgere emotivamente il suo pubblico come poche opere sono in grado di fare. E di non risultare mai stucchevole, mai fuori luogo, di essere realistica persino quando affronta tematiche estreme. Avviandosi verso la sua fine, la seconda stagione di Euphoria si conferma al livello -altissimo – della prima e la serie si propone come un candidato importante al titolo di miglior teen drama di tutti i tempi.

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