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Appuntamenti al buio: a cena con… Charles Boyle

Di solito, prima di trovare una persona giusta per te bisogna attraversare un’estenuante trafila di appuntamenti, alcuni improbabili, alcuni comici, altri addirittura inquietanti! Qui vi racconterò alcune delle storie più assurde che mi sono capitate nei miei appuntamenti al buio con personaggi alquanto bizzarri. Talmente strani da sembrare usciti nientemeno che da una Serie Tv. E questa volta mi è sembrato di essere piombata di colpo in una puntata di Brooklyn Nine-Nine.

Dai, fidati che ti divertirai! Dicevano le mie amiche. Sì, dicono sempre così. Dopo gli ultimi, disastrosi appuntamenti io mi stavo rassegnando alla mia condizione di zitellaggio perenne. Insomma, trovare una persona che vada bene per te è un po’ come cercare una specie di animale raro nella foresta amazzonica. E io sinceramente cominciavo a essere un po’ sulla difensiva.

Che poi, in realtà neanche mi importava il fatto di uscire con qualcuno. Avrei preferito di gran lunga stare a casa sul divano a guardarmi qualche serie tv, oppure vedermi con le amiche in qualche pub. Peccato che le mie amiche, proprio loro, avevano in mente ben altri progetti per me. “Insomma, sei sempre da sola! Vorremmo che trovassi un bravo fidanzato”. Dicevano loro, mentre si affaccendavano intorno a me come un branco di oche starnazzanti. Sì, perché io ero davanti allo specchio del mio bagno, mentre loro cercavano di agghindarmi per l’ennesimo appuntamento al buio che avevano deciso di propinarmi. “Ma io non voglio un bravo fidanzato! Voglio starmene in santa pace a guardare la tv”. “Ma no, non lo vuoi davvero”. Hanno risposto loro, scuotendo la testa e facendo no con il ditino. Alquanto irritante, direi.

Vedrai, sarà una cena interessantissima! Ti sembrerà di essere in una puntata di Brooklyn Nine-Nine!

Brooklyn Nine-Nine

“E perché?” ho chiesto io, con aria perplessa. “Perché il tuo cavaliere è un poliziotto di New York! Proprio come in Brooklyn Nine-Nine! Pensa un po’ chi abbiamo rimediato per te!”. “Punto primo, non lo avete rimediato.” ho risposto io. “Vorrei ben sperare che qualcuno possa avere voglia di uscire con me, sapete”. “Ma certo, sciocchina! Volevamo solo dire che siamo state brave a trovare un uomo così affascinante e ansioso di portarti a cena“. E hanno cominciato a ridacchiare. Stavolta erano più fastidiose del solito.

Poi, mentre stavo prendendo in seria considerazione la possibilità di farmi nuove amicizie, hanno attaccato a tessere le lodi dell’uomo misterioso di quella sera. Queste le informazioni che ero riuscita a ottenere: era un poliziotto di New York, appunto, venuto da noi per una breve vacanza. La vita al distretto è stressante e il suo capo, uomo molto severo, gli aveva concesso un pausa di una decina di giorni. Era single, al momento (ci mancherebbe altro!) e gli avrebbe fatto piacere qualcuno che gli facesse da guida. “Una persona simpatica e disponibile come te, per esempio” hanno pigolato le ragazze, scoccandomi sorrisi a trentadue denti attraverso lo specchio.

Insomma, tanto hanno detto, tanto hanno fatto, che mi hanno convinta a uscire!

Mi sono ritrovata quindi sotto casa mia, tutta in ghingheri, in attesa del misterioso poliziotto alla Brooklyn Nine-Nine. E ancora non avevo capito come le mie amiche mi avessero convinta per l’ennesima volta. Già dopo il tremendo appuntamento con quel fisico strambo avevo giurato a me stessa che non avrei più dato loro retta. Eppure, eccomi lì.

brooklyn nine-nine

Se non altro, apprezzavo il fatto che mi venisse a prendere. Detesto prendere l’autobus. E poi lo ammetto, adoro le sorprese. Quindi, recarmi sul luogo della cena insieme al mio accompagnatore, scoprendo in quel momento il ristorante, è una cosa che mi piace molto. Anche perché io credo che la scelta del posto la dica lunga sulla persona. E mentre mi perdevo in queste riflessioni, ecco che una macchina stava accostando al marciapiede.

Ho alzato la testa, incuriosita. Mi sono chiesta che tipo di macchina potesse usare un poliziotto di Brooklyn Nine-Nine. Ma sono rimasta delusa. L’auto era una semplicissima utilitaria a noleggio scura, che raccontava molto poco del conducente. Poi, la portiera del guidatore si è aperta ed è sceso… Un omino veramente strano.

Mr. Brooklyn Nine-Nine non aveva affatto l’aria da poliziotto.

brooklyn nine-nine

Era un uomo piccolino, con occhi grandi e tondi che guardavano il mondo con aria perennemente confusa. I capelli scuri erano radi e il suo abbigliamento era… Non so come descriverlo, se non con l’espressione da impiegato che si è vestito al buio. Indossava dei pantaloni di un’improbabile tonalità marrone, con cravatta (ahimè) in tinta. La camicia color crema era a maniche corte, con mio sommo orrore. Ma sappiamo bene che l’apparenza non è ciò che conta. E l’omino se non altro aveva un’aria simpatica e rassicurante. Ho sorriso e mi sono avvicinata a lui. Il poliziotto, dal canto suo, si è fatto tutto serio e mi ha allungato la mano con gesto formale. “Piacere, Boyle. Detective Boyle“. “Piacere mio, ma… Il tuo nome?”. “Ah, scusami. Deformazione professionale. I ragazzi al distretto mi chiamano solo con il cognome. Sono Charles”. E ha sorriso con aria affabile.

Ho dedotto che non fosse abituato a relazionarsi con persone che non fossero colleghi di lavoro.

Quindi ho cercato di metterlo a suo agio. Gli ho sorriso di rimando. “Vogliamo andare? Io comincio ad avere una certa fame“. “Ah, non dirlo a me!” ha replicato lui. “Sono contento che tu mi abbia detto di andare. Non sapevo come introdurre la cosa senza sembrare scortese. Allora dai, sali in macchina!” ha esclamato, aprendomi la portiera con un gesto plateale. Poi ha raggiunto la sua postazione saltellando, come se la prospettiva del cibo gli avesse dato più energia.

Niente da dire. Mr. Brooklyn Nine-Nine se non altro era divertente. Durante il tragitto gli ho domandato: “Dunque, come mai hai scelto proprio l’Italia, per la tua vacanza?” . “Ma per il cibo, ovviamente!” ha risposto lui, entusiasta. “Sai, da noi a Brooklyn ci sono delle ottime pizzerie, ma volevo scoprire la patria del…” . “Scusami”, l’ho interrotto io, animata da un improvviso spirito campanilistico. “Hai appena definito la pizza di Brooklyn ottima?” . “Beh, sì. Che c’è di male?” ha chiesto lui, girandosi verso di me con aria smarrita.

“Ascolta, io sono stata a New York. Ho mangiato la pizza anche da Little Italy, per capire come la facessero. Fidati, non c’è paragone con la nostra. Non puoi definirla ottima, è un affronto!” . “Ma a me non dispiace!” ha risposto lui, con voce afflitta. “Vedi, io sono un maniaco della pizza. Ho stilato la mia personale classifica delle pizzerie a Brooklyn, sai? Valuto tutto: la consistenza, la qualità della crosta e della salsa, il profumo, la lievitazione e la… Sensazione“. “La sensazione?!?”. Ho chiesto io, con aria perplessa. “Sì e sono l’unico che la prende in considerazione. Anche il capitano Holt mi ha elogiato per questo” ha risposto lui, inorgogliendosi tutto e gonfiando il petto. Ammetto che la scena era comica.

Comunque, a furia di chiacchiere, siamo arrivati al ristorante. Che ovviamente era una pizzeria. “Come hai trovato questo posto?” Ho domandato io. “Era nel blog di un newyorchese venuto in Italia. Ha detto che qui il cibo è ottimo”. Ho sorriso, scuotendo la testa. “Mi permetti di portarti io, in un posto? È poco distante da qui”. “Mi stai dicendo che fanno una pizza migliore?“, ha chiesto lui, entusiasta. “Sì, ti faccio provare l’ebrezza della pizza napoletana, quella vera. Ora, fai inversione a U e segui le mie indicazioni”.

E così l’ho portato nella mia pizzeria preferita. Certo, non figura in nessun blog americano, ma il fatto che la conoscano in pochi non significa che non sia eccellente. Ed era giusto che un poliziotto alla Brooklyn Nine-Nine per una volta nella vita assaggiasse la pizza a bordo alto, con vero sugo di pomodoro e basilico fresco. Per non parlare della mozzarella di bufala. “E adesso vediamo, se definirai ancora la pizza di Brooklyn ottima“, ho esclamato, invitandolo a sedersi.

Ed ecco che Mr. Brooklyn Nine-Nine, alias Charles Boyle si è seduto annusando l’aria estasiato. “Ma c’è un profumo magnifico!” ha detto. “Direi!” ho risposto. “E ora, lascia fare a me. Ordino io“.

Quando al tavolo sono arrivate due meravigliose pizze con mozzarella di bufala, fiori di zucca e alici, Charles è diventato incredibilmente rigoroso e scientifico. Ha tirato fuori un bavaglino e un blocco per gli appunti. Poi, come un mago dal cilindro, ha estratto dal nulla un contenitore metallico che ha messo di fianco a sé. “E quello cosa sarebbe?” ho chiesto io. “Questa è la mia sputacchiera!” ha esclamato lui. Poi, davanti alla mia espressione perplessa, si è sentito in dovere di darmi ulteriori spiegazioni. “Vedi, gli ingenui e semplici fan della pizza perdono il senso del gusto alla terza fetta. Io sono un esperto”. “Quindi tu sputi la pizza dopo averla assaggiata, come si fa con il vino?” . “Esattamente”, ha risposto lui, annuendo con convinzione.

C’è poco da fare. Uno normale non mi capita mai!

Ma quando Charles Boyle ha accostato alla bocca la prima fetta di pizza…Il suo viso si è illuminato, gli occhi si sono spalancati e riempiti di lacrime. “Cos’hai?” ho domandato, allarmata. “Niente, niente. Solo che… È la cosa più buona che abbia mai assaggiato!” e così dicendo, ha scagliato via la sputacchiera, scoppiando in singhiozzi. “Charles, suvvia…” ho sussurrato, allarmata dagli sguardi che ci stavano lanciando gli altri avventori.

“Non volevo intristirti. Mi dispiace”. Ho poi aggiunto, stringendomi nelle spalle e guardando mestamente il mio piatto. “Ma scherzi?” ha replicato lui. “Sono felice, altroché! Questa è un’esperienza fantastica!” ha poi esclamato, esultante. “Ma quindi… Non oso pensare a cosa fai quando sei triste”. Ho osservato io, guardinga. “Se mi lasciano piango molto, è vero. E purtroppo mi capita spesso. Che mi lascino, intendo. Ma quando sono veramente tanto, TANTO triste mi vesto tutto di nero. Ho un cappotto stile Matrix, sai. È perfetto per queste occasioni”. Ho trattenuto a stento una risatina, pensando a come potesse stare un omino tanto basso con un cappotto lungo stile Neo. Ma sono riuscita a trattenermi egregiamente. “E poi se la cosa è grave, perdo interesse per il cibo” ha poi aggiunto, con aria drammatica. “Provvedo solo al mio sostentamento. Ecco perché mi nutro solo di uova bollite“. “Okay, scusami Charles”, sono intervenuta io. “Non riesco a non dirlo: sei davvero strambo. Ma anche molto simpatico“.

“Guarda, a questo proposito, te lo devo dire”. Ora Mr. Brooklyn Nine Nine si era messo in atteggiamento difensivo. Neanche fossi una criminale armata, o cose del genere. “Tu, ecco, non sei esattamente il mio tipo. Sei bella e simpatica, ma tendenzialmente preferisco le latine more. Oppure le donne veramente tanto, tanto esperte di cibo e ossessionate tanto quanto me”. Poi si è sporto verso di me con aria confidenziale. “E anche un’altra cosa: se sono esperte di cibo, ma anche più anziane di me… Lì ci vado davvero a nozze“.

Sono scoppiata a ridere. “No, Charles, tranquillo. Le mie amiche mi trascinano sempre in questi assurdi appuntamenti al buio, ma ecco… Anche tu non sei il mio tipo. Però ti posso dire una cosa: oltre a una cena folle con un autista di limousine, questo è il migliore appuntamento al buio che abbia avuto“. A quelle parole, l’omino si è aperto in un gigantesco sorriso. “Questo mi fa molto piacere, sai?” . “Anche a me”, ho risposto io. “E ora, goditi quella pizza”.

Il resto della serata è trascorso con lui che mi ha raccontato vari aneddoti sul suo distretto alla Brooklyn Nine-Nine e non c’è che dire, erano tutti molto divertenti. Specialmente quelli che riguardavano un tale detective Peralta. Ecco, forse lui non mi sarebbe affatto dispiaciuto come potenziale cavaliere. Ma mi sembrava evidente che il tipo fosse cotto di una sua collega, una certa Amy. Quindi ho subito mollato il colpo.

Brooklyne Nine-Nine

“Bene, devo dire che è stata davvero una piacevole serata”

Ha detto il mio cavaliere, dopo avermi riaccompagnata a casa. “Anche per me, Charles. Mi auguro che metterai il ristorante di stasera nella tua lista”. Lui ha sogghignato. “Non posso. Annullerebbe tutte le altre pizzerie, non sarebbe leale. Diciamo che quello che accade in Italia, resta in Italia”. Ho sorriso. “Poi, sai una cosa? È stato bello parlare con qualcuno che non mi chiamasse Boyle”. E così dicendo, si è allontanato sgommando nella notte.

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