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Appuntamenti al buio: a cena con… Sheldon Cooper

Di solito, prima di trovare una persona giusta per te bisogna attraversare un’estenuante trafila di appuntamenti, alcuni improbabili, alcuni comici, altri addirittura inquietanti! Qui vi racconterò alcune delle storie più assurde che mi sono capitate nei miei appuntamenti al buio con personaggi alquanto bizzarri. Talmente strani da sembrare usciti nientemeno che da una Serie Tv. E questa volta mi è sembrato di essere piombata di colpo in una puntata di The Big Bang Theory.

“Dai, fidati che ti divertirai!”, mi dicevano. Certo, lo dicono tutte le volte. Io non capisco perché ancora riponga fiducia nelle mie amiche. Forse è solo perché sono un’inguaribile ottimista e ho la segreta speranza che prima o poi, dopo decine di appuntamenti disastrosi, riescano a farmi incontrare, non dico il principe azzurro, ma almeno qualcuno di interessante.

Non che non abbia incontrato nessuno di interessante. Anzi. I soggetti che mi sono stati presentati finora sono ancora più strambi del gruppo di nerd di The Big Bang Theory. Però ecco, confido in qualcuno che, oltre ad essere particolare, possa essere anche un minimo compatibile con me. Naturalmente ho reso partecipi le mie amiche di tutte queste elucubrazioni, e hanno avuto anche il pessimo gusto di fare le offese!

Come sei prevenuta!“. Hanno commentato. “Le altre volte sono stati solo dei malaugurati errori. E poi, devi ammettere che anche tu non sei molto specifica, quando parli del tuo cavaliere ideale!”. “Ah, volete che io sia precisa? Bene, stavolta ho una richiesta molto chiara: lo voglio intelligente e appassionato di fantasy. Almeno sarò sicura che la conversazione potrà andare a parare da qualche parte.”. “Fantasy?“. Hanno chiesto le mie amiche indignate. “Certo che sei strana…”. “Lo sapete, io adoro il fantasy, la fantascienza e i fumetti. Quindi, se proprio devo stare due ore seduta al tavolo a parlare con qualcuno, voglio qualcuno che condivida questi argomenti.”. Ho concluso in modo lapidario.

Se vuoi un nerd alla Big Bang Theory, questo è quello giusto per te!

Hanno quindi concluso loro, entusiaste. E hanno proseguito dandomi qualche informazione sul misterioso cavaliere della serata. Il ragazzo in questione era in città da poco, per lavorare a un progetto top secret sulla teoria delle stringhe. A quanto pare, aveva un quoziente intellettivo mostruoso ed era estremamente appassionato di fantascienza, di Star Trek in particolare. Sì, effettivamente le mie amiche avevano ragione. Sembrava davvero uno uscito da The Big Bang Theory (qui trovate le ultime curiosità su Young Sheldon, lo spin-off di The Big Bang Theory).

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Bene, la serata sembrava promettente. Se non altro, pensavo e speravo che la conversazione sarebbe stata stimolante. E così, con uno stato d’animo un po’ più positivo del solito, mi sono avviata verso il luogo dell’appuntamento. Cammina cammina, ecco che mi ritrovo davanti a uno strano pub. Era asettico, tutto bianco, con un’insegna fuori che richiamava lo spazio. C’era Giove con tutti i satelliti intorno, che ruotavano su un supporto metallico. All’interno l’arredamento era in perfetto stile fantascientifico e ricordava molto da vicino la Morte Nera di Darth Vader, il villain di Star Wars. Bene, se non altro è originale, mi sono detta.

Ed ecco che all’improvviso, davanti a me, è comparsa una piccola utilitaria tutta scassata, che sbandava sulla strada come se all’interno ci fosse una colluttazione. Poi, la macchina ha accostato al marciapiede, proprio davanti al pub. Aspettandomi che dall’auto uscisse il mio cavaliere, mi sono messa di fianco alla porta del locale tutta impettita e sorridente, in attesa. Ma dalla macchina non usciva nessuno. Anzi, sembrava che il feroce litigio all’interno non cessasse di smettere. “Insomma, ti ho detto che non voglio!“. Stava sbraitando una voce maschile, anche se piuttosto acuta, dall’interno dell’abitacolo. “Su, Sheldon, sii ragionevole! La mia amica Paola ha detto che lei voleva tanto uscire e anche tu hai bisogno di svago. Sei sempre chiuso in casa o in laboratorio!”. Un uomo dal tono rassicurante sembrava che volesse placare l’ira del Signor-Voce-Nasale. “Ma il mio svago è War of Warcraft, santo cielo!”. Ha sbottato poi l’altro, che chiaramente non aveva alcuna intenzione di uscire.

The big bang theory

“Sheldon, non fare storie. Ormai sei qui, no? Ho anche prenotato al tuo pub preferito…”. “Esco solo se domani facciamo la serata dei giochi di ruolo. E con le MIE regole, chiaro? Non voglio intromissioni.”. L’uomo Voce-Rassicurante ha sospirato profondamente. “E va bene, Sheldon. Domani facciamo la serata giochi di ruolo e decidi tutto tu, d’accordo?”. “Sì, ma non come l’altra volta, che poi non avete rispettato le regole. Voglio che siate PRECISI.”. “Sì Sheldon, saremo precisi. E ora vai!”. Ed ecco che, spinto da una mano misteriosa, mi si è parato davanti il mio cavaliere. Allampanato, con pochi e radi capelli scuri a incorniciare un volto affilato con due grandi occhi che fissavano il mondo in un misto di terrore e disprezzo.

Io ero già abbastanza basita e stavo prendendo in seria considerazione l’idea di girare i tacchi e andarmene. Certo la scenetta all’interno della macchina non era stata incoraggiante. Ma la curiosità è il mio marchio di fabbrica. Quindi ho stoicamente finto che non fosse accaduto nulla e ho sfoderato il mio miglior sorriso. “Piacere mi chiamo…”. Non ho fatto in tempo a finire la frase. Il ragazzo ha guardato la mia mano con aria stralunata e con uno scatto felino è balzato all’indietro. “No, no. Niente mani, grazie.”. Ha replicato, fissando il mio braccio teso con sommo disgusto. “Ma… Perché?”. Ho chiesto, fra il mortificato e l’allucinato. “Sei venuta in metropolitana, giusto?”. “Sì, è una bella serata e ho preferito fare quattro passi, anziché cercare parcheggio.”. Ho risposto io. “E immagino che tu per sorreggerti abbia usato uno di quei pali dove si attacca chiunque, dopo aver starnutito ed essersi pulito con il dorso della mano, giusto?”. “S-sì.”. Ho risposto, sempre più confusa. Quel ragazzo parlava a una velocità impressionante. “Ecco, ti sei risposta da sola. Entriamo”.

The Big Bang Theory

Ero sconvolta: ero ufficialmente entrata in una puntata di The Big Bang Theory!

Eccomi a cena con uno scienziato nerd di prima categoria, per giunta germofobico. E sospettavo che fosse solo una delle tante fobie che avesse.

“Molto carino questo posto.”. Ho provato a dire, giusto per fare conversazione. “Davvero ti piace?“. Ha chiesto il ragazzo, girandosi di scatto verso di me con aria stupefatta. “Ah no, aspetta. Stai facendo uno di quei soliti trucchi a cui ricorrono le donne, giusto? Stai cercando di impressionarmi positivamente fingendo di apprezzare ciò che dico o faccio, in modo da portarmi ad un riscontro positivo nei tuoi confronti.”. “Ehm, no. Semplicemente, mi piace il posto. Mi ricorda molto Star Wars.”

“E lo ritieni un buon film di fantascienza?”, mi ha chiesto con un ghigno, convinto di cogliermi in castagna. Come se fosse facile. “In realtà, non può essere propriamente considerato fantascienza. Anzi, a dire la verità Star Wars è un fantasy ambientato nello spazio, in quanto la sua trama possiede tutti gli elementi della fiaba classica. Inoltre, nulla di ciò che accade nella saga può essere considerato scientificamente attendibile.“. “Ottimo, dopo questa affermazione ritengo di poterti dedicare qualche minuto di conversazione.”. Ha concesso generosamente il mio cavaliere. Che, fra l’altro, non si era ancora presentato. “Bene, mi ritengo onorata. Dunque, tu sei Sheldon, corretto?”. Gli ho domandato, adeguandomi al suo tono formale. Forse, la cosa migliore era assecondarlo. “Sì, esatto. Sheldon, Sheldon Cooper. Sono uno scienziato.”. “Sì, certo, come il mio amico Mark. Non so se lo conosci, ma credo che siamo stati presentati tramite lui e la sua ragazza, Paola. Dovrebbe lavorare anche lui al laboratorio.”.

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Sì, ma io sono uno scienziato vero, a differenza sua.

Ha replicato Sheldon, alzando il mento con fare sdegnoso. Poi si è diretto verso un tavolo d’angolo, senza neppure verificare che lo stessi seguendo. Una cameriera dall’aria timida, nel frattempo, si è avvicinata a noi con fare guardingo. “Scusi, signor Cooper? Il vostro tavolo riservato è un po’ più in là…“. “No, lo sapevo!”. Ha replicato Sheldon. “No, no e no! Ho ripetuto più volte che voglio QUEL tavolo, in quella posizione. Non voglio cambiarlo, neanche se stesse per arrivare un meteorite diretto proprio lì. A dire la verità ciò sarebbe impossibile, dato che i meteoriti per la maggior parte esplodono a contatto con l’atmosfera, quindi al massimo si potrebbe parlare di frammenti di meteoriti, ma in ogni caso… Io voglio ed esigo quel posto.“.

“Ma cosa ti cambia fra un posto e l’altro, scusa?”. Ho chiesto io, sconvolta. “Certo, non puoi capire.”. Ha replicato lui. “Io ho scelto questo pub perché è l’unico che rispetta degli standard igienici accettabili in questa fogna di città. E perché ha proprio quel tavolo, che è collocato nella posizione perfetta. Si trova sotto la finestra, quindi c’è la giusta aereazione, ma sufficientemente distante da impedire che l’umido della notte mi entri nelle ossa. Tutto chiaro?“. “Sì, direi di sì.”. Ho risposto io, senza avere la forza di replicare.

A quel punto la cameriera ci aveva abbandonati, sfinita. Perciò ci siamo seduti e lì siamo rimasti, nel silenzio più totale. E meno male che speravo di avere argomenti di conversazione, questa volta! Sheldon sembrava totalmente immerso nei suoi pensieri e non dava segni di voler parlare. Sembrava che di punto in bianco fosse diventato Raj di The Big Bang Theory, che si ammutolisce quando ha a che fare con le donne.

“Quindi, mi risulta che tu ti occupi della teoria delle stringhe, giusto?” Ho domandato io, giusto per fare conversazione. “Sì, ma non ne parlerò con te.”. Ha replicato Sheldon, guardandosi attorno in cagnesco. “Insomma, quando arrivano questi menù? Voglio mangiare, santo cielo. Diamo un senso alla serata.”. “Scusa, perché non ne vorresti parlare con me?”: Ho sbottato io a quel punto. Questo ragazzo mi stava davvero portando ai limiti della mia mastodontica pazienza. E bisogna ammettere che ne ho davvero da vendere.

“Perché dovremmo passare una mezz’ora a ciarlare di un argomento importante e complesso come la teoria delle stringhe, se tu neanche sai di che cosa stiamo parlando? Finirebbe con me che ti parlo per mezz’ora, mentre tu mi ascolti con lo sguardo allucinato, annuendo come uno di quegli stupidi pupazzetti che continuano a fare con la testa. Credo che sia tempo perso, non trovi?”. “Quindi tu dai per scontato che io non capirei nulla di ciò che mi diresti, giusto?”. Ho chiesto io, sempre più furiosa. “Assolutamente sì. D’altronde, tu cosa fai nella vita?”. “Scrivo articoli e recensioni.”. “Ecco, appunto. Che cosa porti tu alla società? Nulla. Io faccio un lavoro che attraverso la scienza potrebbe contribuire a cambiare le sorti dell’universo. Direi che siamo su un piano diverso.”. E dopo questa lapidaria affermazione, Sheldon si è girato verso un cameriere di passaggio, per chiedergli il menù.

Ma questo per me era veramente troppo.

“Bene, direi che con questo la mia pazienza è esaurita.”. Ho ribattuto io, alzandomi in piedi di scatto. “Direi che la serata può concludersi qui.”. “Poco male, direi. Se non ti dispiace, io rimango e ordino qualcosa. Tanto il mio amico mi passerà a prendere soltanto fra un’ora e non ho nessuna intenzione di servirmi dei mezzi pubblici.“. “Benissimo, Sheldon. Ma, un momento…”.

Colta da un’idea improvvisa, ho richiamato l’attenzione di un cameriere. “Mi scusi, il signore rimane da solo. Non può occupare un tavolo da due, immagino…”. “No, signorina.”. Mi ha risposto il cameriere. “Per prassi, chi è da solo deve spostarsi al bancone. Mi scusi, signore.”. Ha aggiunto con aria dispiaciuta. “Ma non può occupare da solo un tavolo da due, lo sottrarrebbe agli altri clienti.”. “Io da qui non mi sposto! Il bancone ha delle pessime condizioni di aereazione e di illuminazione, non se ne parla proprio!“. “Purtroppo non ci sono alternative, signore.” Ha detto il cameriere, implacabile. “A meno che la signorina non voglia rimanere, sono costretto a portarla al bancone.”. “Dai, rimani.”. Sheldon si è rivolto a me, con aria supplice. “Sarò meno supponente e abbasserò la conversazione al tuo livello, te lo prometto.”. “No, guarda, non rimarrei qui neanche se mi pagassi. E ringrazia che non ti ho insozzato il menù con le mie mani sudicie di metropolitana. A mai più!”.

Dopodiché, ho girato i tacchi e me ne sono andata senza voltarmi indietro, selettivamente sorda alle grida di protesta di Sheldon, che il cameriere stava cercando di dissuadere. E sì, dopo sono tornata a casa nella metropolitana sudicia, attaccando le mie mani al palo. Che dire? Anche questa volta l’appuntamento al buio si era rivelato un clamoroso buco nell’acqua!

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