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(S)cortesie per gli ospiti: a cena da Mike Ehrmantraut

Avete presente la sensazione di disagio? Quel disagio, provato almeno una volta nella vita di trovarvi in compagnia di qualcuno di sconosciuto e un po’ particolare. Quel disagio che vi fa ridacchiare nervosamente, quel disagio da palmi delle mani sudaticce, da piedi tesi o tamburellanti sotto il tavolo. Insomma, quel disagio di essere ospiti a casa di un semi-sconosciuto che vi ha invitati a cena e con il quale passerete una serata senza sapere cosa aspettarvi. Cucinerà qualcosa di strano? Sarà logorroico? Oppure così silenzioso da mettervi in imbarazzo? Vi sto per raccontare tutto il disagio che questi incontri del terzo tipo mi hanno provocato: benvenuti a (S)cortesie per gli ospiti, la rubrica più imbarazzante del mondo delle serie tv. A proposito, vi ho mai raccontato di quella volta in cui sono andata a cena da Mike Ehrmantraut?

Ehrmantraut

Faccio la babysitter, e quando vado al parco con i bimbi ne vedo di tutti i colori. Ma la categoria che più mi piace sono i nonni: sono buoni, pazienti e comprano sempre il gelato ai nipoti. Ultimamente però ho notato una strana coppia. Un nonno e una nipote, lei una dolcissima bimba bionda di 5/6 anni, lui decisamente meno dolce. Non fraintendiamoci, quando lei lo abbraccia lui si scioglie e diventa Santa Klaus, ma ad osservarlo da solo sembra un investigatore privato vecchio stampo che finge di leggere il giornale. E stamattina, quando ero al parco a fare babysitting, ho iniziato davvero a pensarlo: l’ho visto che mi sbirciava da dietro il suo quotidiano, con uno sguardo perennemente serio e un po’ inquisitorio.

Si è avvicinato e senza tanti fronzoli mi ha detto: “Vedo che ci sai fare con i bambini. Vedi quella piccoletta laggiù? È mia nipote, si chiama Kaylee. Ha fatto una pausa, io ho annuito un po’ tesa ma sorridente. “Ultimamente non riesco sempre a badare a lei, a portarla qui al parco, però so che le fa bene stare all’aria aperta. Mi potrebbe servire qualcuno che di tanto in tanto se ne prenda cura, qualcuno magari che non abbia 60 anni di differenza da lei“. Fa una smorfia, forse è il suo modo di sorridere: mi sta simpatico quest’uomo penso, ma torna subito serio. Le sue labbra sono una linea dura, inscalfibile.

Se ti può interessare, prima di affidartela vorrei conoscerti e vedere se può funzionare. Stasera puoi venire a cenare da noi. A proposito, io sono Mike Ehrmantraut“, mi stringe forte la mano.

Mi ha intimorita. Mi spiega dov’è l’invito a cena questa sera, cioè esattamente a casa sua. Sfodera di nuovo quel sorriso sghembo (chiamalo se vuoi sorriso) e torna a leggere il suo quotidiano. Lo sconosciuto, Mike Ehrmantraut, un po’ mi inquieta, ma sembra solo un nonno apprensivo con sua nipote, poi Kaylee non mi dà l’idea di una bambina difficile e qualche soldo in più mi farebbe comodo.

Mike Ehramntraut

Arrivo puntuale alle 8 con un sorriso un po’ teso (queste situazioni mi imbarazzano sempre), sperando vivamente che questa proposta di lavoro non sia un buco nell’acqua: non si è parlato di soldi al parco, ma la paga oraria mi interessa. Mike Ehrmantraut apre la porta. Vengo subito invasa da un odore di frittura fortissimo. Penso che uscirò da quella casa puzzando come quei poveretti dei fast food che friggono patatine tutto il giorno. Iniziamo bene…

Ma cos’avrà cucinato il nonnino? Cotolette per un esercito?

La casa è davvero semplice e non ha molti mobili od oggetti in giro. Guardandola bene, in effetti è un po’ spoglia. Niente quadri sulle pareti, i colori sono spenti, nessuna pianta ornamentale. Tutto il necessario, ma nulla che ravvivi l’atmosfera: non che questo signor Ehrmantraut mi sembrasse un tipo attento al design d’interni, ma la povera Kaylee rischia di deprimersi in un posto del genere. Mi presento alla piccola, che subito mi dà confidenza: mi prende per mano e ci mettiamo a giocare con le sue bambole, e intanto penso che questa sua fiducia istintiva può giocare a mio favore. Intanto Mike maneggia padelle e piatti. Non una parola da quando sono entrata, nemmeno quelle domande di cortesia che fanno normalmente i genitori tipo Cosa fai nella vita? Dove hai studiato?, giusto per capire se la deputata a prendersi cura dei loro pargoletti sia un’aspirante omicida o meno. Si fida anche lui come fa Kaylee?

E lei, signor Ehrmantraut, cosa combina nella vita?

Mike Ehramantraut

La cena è pronta dice Mike con lo stesso entusiasmo di un casellante quando gli paghi il pedaggio. Inizio a capire che stasera, se ho voglia di fare due chiacchiere, dovrò parlare con Kaylee o con una delle sue Barbie. Ci sediamo e finalmente il mistero dell’odore di fritto è svelato: il menù prevede bastoncini di pesce fritti che sgocciolano olio e patatine bruciacchiate. Non pretendevo manicaretti, ma da ospite immaginavo che lo sforzo dello chef sarebbe stato un tantino maggiore di rovesciare in padella una busta di surgelati. Poi capisco il perché: Kaylee è felicissima. “Il mio piatto preferito”, squittisce. Insomma, impressionare me con il cibo è meno importante che far felice Kaylee, l’ho capito. Iniziamo a mangiare.

Dopo solo un paio di minuti inizio silenziosamente a ringraziare il cielo che ci sia Kaylee a ravvivare l’atmosfera: Mike Ehrmantraut non proferisce una parola e con ciò intendo mutismo totale. Persino le sue posate che stridono sul piatto a confronto con lui sono più loquaci, almeno producono un qualche rumore. Il suo mutismo mi mette seriamente a disagio, percepisco che mi sta studiando e che forse non parla aspettando che sia io quella a fare qualche passo falso.

A un certo punto ci riprovo: E lei, signor Ehrmantraut, cosa combina nella vita?.

Dalla sua faccia capisco di aver detto un’idiozia. Lui calmo posa la forchetta, mi guarda fisso e risponde:Mi occupo di sicurezza. Un po’ come quello che fai tu con i bambini, giusto? Ti accerti che siano al sicuro“. Gelata da una risposta del genere ridacchio (non faceva ridere, ma qui l’imbarazzo inizia a farmi sudare le mani). Dopo 40 minuti di cena però so tutto su Kaylee: i nomi delle sue Barbie, le sue principesse Disney preferite, non le piacciono gli spinaci ma adora andare sull’altalena. Per fortuna che a Kaylee è stato concesso il dono della parola, perché suo nonno non sembra sia stato così fortunato.

Quando tutti e tre abbiamo finito, Mike inizia a sparecchiare e Kaylee ne approfitta: “Posso guardare la tv adesso? Per favore” fa al nonno sgranando gli occhioni… e ovviamente lui dice sì. Non faccio in tempo a sapere cosa fare (se Kaylee guarda la tv non parlerà con me) che con tono basso e deciso Mike mi dice: “Aiutami con i piatti, per favore”. Ah, ma allora quest’uomo parla! C’è poco spazio per l’ironia però, qualcosa mi ha fatto capire che ora mi vuole veramente dire qualcosa. Certo!, squittisco. Porto uno dei piatti verso il lavello, lui lo prende e contemporaneamente mi fissa negli occhi.

Ora ti dirò una cosa e voglio che mi ascolti bene.

Non ti conosco, ma da quello che ho visto mi sembri una brava ragazza con la testa sulle spalle, il contrario di tanti tuoi coetanei che se ne vanno in giro a combinare schifezze. Kaylee per me è molto importante, e non la affiderei a nessuno che non conosco come le mie tasche. Ma tu mi sembri una a posto. Voglio che quando sarete insieme tu le tenga gli occhi addosso ogni singolo minuto, capito? Niente cellulare, messaggini o foto al fidanzato. Lei sarà nelle tue mani, e sappi che se le accade qualcosa tu ne sei responsabile. Intendo, veramente responsabile, nel senso che se le accade qualcosa, se cade dall’altalena perché tu eri distratta, se attraversa la strada senza darti la mano o se si fa male io verrò a chiedere spiegazioni a te. E niente scuse stupide: riconosco le c*****e da un chilometro. Voglio che tu giochi con lei, che la fai divertire, che le compri il gelato: questo è tutto. Niente di impegnativo, giusto? Benissimo. Sei una brava ragazza, e non ti sarà difficile fare tutte queste cose, vero?

Mike Ehrmantraut

Il tono della sua voce è basso e profondo, quasi come un ringhio, e i suoi occhi chiari continuano a fissarmi. Ciò che aveva detto era una qualsiasi raccomandazione da genitore apprensivo a una baby sitter che conosce appena, ma il modo in cui l’aveva detto… avevo quasi i brividi.

Certo signor Ehrmantraut! mi è uscito con tono stridulo.

Spero che il piatto non mi cada da quanto mi stanno sudando le mani: il disagio sta toccando vette inarrivabili. “Ora veniamo ai soldi: 50 dollari all’ora, e non un singolo minuto con lo sguardo lontano da Kaylee, chiaro?. Il mio nuovo datore di lavoro, Mike Ehrmantraut inizia ad apparirmi parecchio inquietante, è vero, e tutta la serata lo è stata, ma 50 dollari l’ora…

Non c’è stato molto altro che ci siamo detti, a fine cena ho abbracciato Kaylee e sono tornata a casa. Ma se potessi dare dei voti a questa serata…

(S)cortesia dell’ospite: Mike Ehrmantraut mi ha aperto la porta, fatto mangiare roba fritta e salutato dopo cena. La sua accoglienza è stata quella di un soldato che, marciando nella steppa siberiana, incontra un orso: a dir poco glaciale.

(Dis)interesse nella conversazione: Conversazione? Quale conversazione? Ah, ma lo sapete che la principessa preferita di Kaylee è Raperonzolo?

(S)gradevolezza del cibo: Fish and Chips è sempre buono, ma se hai più di 4 anni per una cena potrebbe risultare una scelta un tantino banale.

La casa era (tras)curata?: Non penso si possa definire (tras)curata una casa in cui i mobili si contano sulle dita di una mano: dovrei consigliare al signor Ehrmantraut di esplorare il meraviglioso mondo Ikea.

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