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Nothing stops this train. Nothing

In molti hanno recensito Breaking Bad, descrivendone la peculiarità di ogni episodio, la caratterizzazione di ogni personaggio. E quale modo migliore per farlo, se non cominciando dal protagonista della serie tv, nonché l’anti-eroe della storia?

Walter White è uno di quei personaggi così pragmatici, complessi e umani da richiedere ore e ore di analisi per essere descritto minuziosamente. Non basta definirlo egoista, o vendicativo, perché sarebbe superficiale e non renderebbe giustizia al suo personaggio.

La storia di Walter White è la storia di un’ingiustizia che non trova modo di esser ripagata se non con altrettanta ingiustizia. La malattia diviene il pretesto per una catarsi che è stata soffocata per anni e che, adesso, trova modo di palesarsi. Walter White si nasconde dietro la scusa plausibile del bene per la propria famiglia, dietro la paura di diventare ciò che i suoi valori hanno sempre ripudiato.

La sua evoluzione avviene per costrizione: il suo risveglio porta la maschera della malattia e grazie a essa riesce a risorgere.

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Il tempo è tiranno, e Walt diventa davvero quell’uomo che mai avrebbe pensato di diventare. Si trasforma, in seguito all’ennesima ingiustizia ricevuta e alla visione di un povero Jesse quasi in fin di vita. Diventa Heisenberg. Ed è allora che l’alter-ego fa il suo ingresso, salvando Walt dalla codardia, salvando il suo piano dal fallimento – l’ennesimo, della sua vita.

I sogni di Walter White erano ben diversi e, scoprendo il suo personaggio stagione dopo stagione, siamo arrivati a capirlo e a compatirlo.

Le sue eccessive reazioni trovavano giustificazione nell’infelice vissuto che pian piano ci veniva mostrato. L’impero della droga diventa la metafora della sua vita, e Walter White trova il suo riscatto così, fuggendo la legge. Perché se la vita ti condanna, è tuo diritto chiederle un’ultimo favore. E Walt, tale favore, lo chiede a Jesse. Da lì la storia che tutti conosciamo ha inizio. Breaking Bad può sembrare una serie tv che non riesce a parlare di nient’altro che droga e omicidi.

Ma in questo show è l’umanità dei personaggi la vera protagonista. Walter White, nei suoi attimi di follia e di irremovibile testardaggine, diventa il canale in cui versare ogni aspetto negativo che un uomo può avere. La superbia, la vendetta, la gola: in Heisenberg i vizi capitali si personificano e uno a uno fanno il loro ingresso nello show.

Walter White potrebbe essere un personaggio pirandelliano, le cui azioni nascondono significati profondi e il cui pensiero è controverso. Il suo genio pare ambire al potere e al denaro, ma in realtà il protagonista desidera una gloria che non gli è mai stata concessa nonostante fosse sua, di diritto. E lo sappiamo, è lui stesso a confidarcelo.

Perché quando con fermezza ammette che nulla, nulla avrebbe fermato quel treno, è palese che in quella metafora si parli di lui.

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Quel treno diventa il potere, ed è lui al comando di tale macchinario. La sua mania di controllo raggiunge un livello così alto da far paura persino ai suoi stessi collaboratori. E Walt cede il posto a Heisenberg ancora una volta, a quell’uomo che nel profondo ha sempre voluto essere. Nulla sarebbe stato capace di fermarlo, perché sempre un passo avanti agli altri, sempre pronto alla qualsiasi e terribile eventualità. D’altronde,  abbiamo avuto più volte conferma di quanto questo personaggio fosse sveglio e straordinariamente brillante.

Quel treno rappresenta l’irrefrenabile voglia di successo che, questa volta, non sarà placata.

Sino alla fine, infatti, Walter riesce ad assumere il controllo del proprio operato, della propria vita, persino della propria famiglia. L’egocentrismo di cui si circonda sarà la causa della sua temporanea sconfitta, ed è questo l’aspetto probabilmente più disturbante. Nel momento in cui tutto va alla perfezione, il suo difetto principale diviene l’assoluta accortezza data proprio dal controllo.

In Breaking Bad la malattia peggiore non è il cancro del protagonista, ma la certezza di non aver concluso niente nella propria vita. Con Walter, Hank, Jesse e persino con Skyler ne abbiamo una dimostrazione. Con le loro debolezze essi rivelano che non c’è dolore più grande di quello legato alla convinzione di meritare di più. Heisenberg nasce con la malattia, ed è forse quella stessa personalità la cura per essa.

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Le parole di Walter White, nella 5×04 di Breaking Bad sembrano essere una crudele premonizione.

Perché quel treno verrà fermato e, per ironia della sorte, la causa del proprio disfacimento sarà proprio lui. La stessa presunzione che lo ha accompagnato nel suo percorso verso il dominio dei territori, della blue meth, dello stesso Jesse, si rivela essere un’arma a doppio taglio.

Il suo epilogo lo conosciamo. Eppure, se solo ci fosse stata una maggiore accortezza forse le cose sarebbero andate diversamente. In Breaking Bad  non ci sono buoni, né cattivi, tanto meno una ricerca della moralità. La giustizia è assente, così come la meritocrazia. La malattia di White sembra nascere quasi per l’avversione verso quel torto subito in passato. Quasi a voler essere lo stimolo per reagire, una volta per tutte, a quell’ingiustizia subita dalla Grey Matter Technologies.

La corsa all’ambizione lo acceca e non si cura di vedere il disfacimento che il proprio orgoglio causa a chi lo circonda. Perché in fin dei conti, egli da perdere non aveva molto. Perché ciò che contava davvero non lo aveva ancora: il controllo. Sulla propria vita, sulla propria carriera, sulle persone che lo circondano. Ne abbiamo una dimostrazione quando, durante l’ennesima visita medica, si rivolge a un paziente come se fosse un uomo vissuto. E quella stessa organizzazione di cui egli parla, quell’ostentare una sicurezza ormai ottenuta, ci illumina circa l’evoluzione che è avvenuta in ben cinque stagioni.

Heisenberg diventa l’alter-ego per ambire a ciò che gli è stato portato via, e insieme lo strumento per ottenerlo.

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Una volta dentro il giro della droga, Walter realizza di non poterne fare a meno: è ciò per cui è nato, è ciò in cui è tremendamente bravo. Il suo talento nella chimica non viene sprecato, perché la sua merce diventa la più diffusa ad Albuquerque e persino all’estero. La gloria lo rincorre, e quella sensazione che per anni gli è mancata finalmente lo trova. Non chiede niente che non meriti, Walt, e sino alla fine lo dimostra. Perché il principio dell’intera faccenda è proprio la necessità di dimostrare il proprio talento, il proprio coraggio, persino il proprio successo.

Quel treno l’ha boicottato lui stesso, eppure, alla fine di Breaking Bad, ci rendiamo conto che effettivamente non si è mai fermato. Una volta sistemata ogni faccenda in sospeso, dai soldi da riciclare per la propria famiglia, all’omicidio della White Supremacist Gang, sino alla liberazione di Jesse, Walter capisce di aver reso giustizia al proprio lavoro. Il suo percorso, nato per racimolare denaro e persino per allontanarsi da quella vita che ormai gli andava stretta, ha cambiato rotta.

E con le sue ultime gesta, egli è stato capace di redimersi e di rendere chiare le sue intenzioni egoistiche. Quel treno non si è mai fermato, alla fine.

Ha continuato a correre, certo di raggiungere finalmente la meta prefissata: un epilogo degno del suo genio.

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