Ah, Black Sails, una serie purtroppo ancora troppo sottovalutata (e che potrebbe rivaleggiare tranquillamente con Game Of Thrones) ma che meriterebbe di tornare sotto le luci dei riflettori e ottenere la popolarità che le spetterebbe di diritto. Dopotutto, con una storia così coinvolgente e intrigante e personaggi tanto affascinanti e caratterizzati, non potevamo davvero chiedere di meglio. Già… I personaggi. Se Black Sails, fantastica serie piratesca di Starz, è riuscita a funzionare così bene, ciò si deve alla straordinarietà dei protagonisti della storia: uomini e donne che valicano la comune divisione manichea tra bene e male, ammantandosi di un grigio dalle mille sfumature dettato da volontà indomite e guidate da un preciso codice morale.
A lasciare il segno in Black Sails sono davvero in tanti: dai personaggi storicamente esistiti come Charles Vane e Jack Rackham romanzati per l’occasione a quelli derivanti dall’opera magna di Robert Louis Stevenson (L’isola del tesoro), passando per quelli inventati dalla serie stessa. A ergersi sopra tutti, però, sono indubbiamente due colossali figure, quelle del Capitano Flint (Toby Stephens) e di Long John Silver (Luke Arnold), quelli che, a tutti gli effetti sono i protagonisti morali di Black Sails.
Flint e Silver, Silver e Flint: nel corso delle quattro stagioni dello show, il rapporto tra questi due individui tanto simili quanto diversi è cambiato radicalmente e irrimediabilmente andando a divenire la vera e propria colonna portante della serie. Da sospetto e rivalità a estrema fiducia e rispetto. Un’evoluzione progressiva e in costante ascesa che non è risultata mai forzata e che ci ha spinto ancora una volta ad ammirare la grande scrittura della serie. Ma facciamo un salto indietro nel tempo e vediamo come è cominciato tutto, con delle coordinate di navigazione rubate e un patto stretto a malincuore.
Attenzione, nel seguente articolo troverete spoiler su tutte e quattro le stagioni di Black Sails.
Partiamo da James Flint, uno dei più incredibili e sfaccettati personaggi mai visti in una serie televisiva, un uomo di cui impariamo nel tempo a conoscere le tante debolezze, nonché il tragico passato che lo ha fatto diventare lo spietato pirata che abbiamo imparato a conoscere, vero e proprio simbolo di ribellione contro il sistema. Interpretato magnificamente da Toby Stephens, James, soprattutto nelle prime stagioni della serie, è il perfetto prototipo di un minaccioso e carismatico capitano pirata, degno di paura e rispetto, in grado di attrarre a sé le persone come una sorta di calamita. Un magnete che però finisce più volte per fallire e perdere la sua presa su chi gli sta intorno a causa dei suoi errori. Poi abbiamo lui, John Silver, ladruncolo caratterizzato da grandi astuzia e acume, e dalle marcate ambizioni, destinato a una grandezza sicuramente non premeditata, a divenire volto di una leggenda e a caricarsi sulle spalle un peso che non si sarebbe mai aspettato.
Lo abbiamo già detto: il rapporto che si instaura tra James e John non parte nel migliore dei modi: tra continui tradimenti, ricatti e manipolazioni, agli inizi della serie pensare che i due potessero instaurare un certo legame di fedeltà pareva essere solo un miraggio. Dopotutto, John era un semplice ladro invischiatosi in una faccenda molto più grande di lui, interessato solo al guadagno e dedito a legarsi ai più influenti per rimanere a galla, mentre Flint solo un capitano spietato interessato a incrementare la propria influenza che necessita della sua presenza per ottenere il tesoro della Urca. il personaggio interpretato da Toby Stephens non si fida di lui, e a ragione: Silver alterna tradimenti ad atti di fedeltà volti solo a fargli aver salva la vita. Insieme per necessità, l’uno minaccia per l’altro, ma anche reciproca risorsa indispensabile per conseguire i propri scopi. Eppure, tra tanta diffidenza e tanto sospetto, da quel primo approccio in cui si discuteva sulla cottura di un maiale, tra i due inizia a crescere un certo tipo di rapporto che scalerà pian piano verso la reciproca ammirazione. Un primo decisivo passo in questo senso si ha, infatti, quando John scaglia quella prima cannonata contro la Urca per dare inizio alla battaglia che la ciurma della Walrus, in opposizione al capitano, si rifiutava di ingaggiare.
Un’ammirazione che si tramuta poi in vero e proprio rispetto.
Scegliere di fidarsi pur rimanendo consapevoli che ci si potrebbe ritrovare con una lama alla gola, o meglio, alle spalle. Scendere a compromessi per essere più vicini alla meta. Capire che, uniti, i due potrebbero diventare una forza incontenibile, capace di rivoluzionare il mondo intero.
“Roba da non credere. Quando senti parlare lui e il capitano, capisci che non ci sono più limiti alla capacità di manipolare i sentimenti della ciurma“
Se John è il primo a cercare di affidarsi alle scelte del Capitano, anche quest’ultimo, suo malgrado, non può fare a meno di essere attratto dal carisma del suo nuovo quartiermastro che, dopo aver sacrificato la propria gamba per proteggere i compagni e averla pagata cara per le sue precedenti macchinazioni, ha dimostrato di essere degno del suo rispetto. Perché in Black Sails i personaggi evolvono e maturano, capendo per cosa è giusto lottare e rischiare: riconosciutisi come pari nello scontro tra i ribelli e l’Inghilterra, Flint e Silver si riscoprono indispensabili l’uno per l’altro per portare avanti la causa. Eppure, il legame che si instaura tra i due non è solo meramente opportunistico, ma si fonda su piena fiducia, su una sorta di fratellanza.
Due anime amiche, entrambe nate per ispirare, sebbene in modi diversi. Uomini dall’ombra tanto ingombrante da aver generato miti e leggende riguardo alla loro potenza: il demone dell’Atlantico e il temibile Long John, individui che, con il loro carisma e il loro discorsi accorati, ma anche con le loro azioni sono riusciti a smuovere e persuadere le masse. Uomini smossi e uniti dalle loro passioni.
“Ma ora mi è chiaro questo: mi sono guadagnato il suo rispetto. E dopo tutte le tragedie che quell’uomo ha subito – la perdita di Thomas, gli eventi di Charles Town – mi sono guadagnato la sua fiducia. Ho la sua vera amicizia, quindi lui avrà la mia.”
Long John Silver
Un rispetto che si trasforma in un’amicizia e che rende ancora più profondo e viscerale l’ultimo tradimento di John, quello del finale della quarta stagione con cui, ponendo fine alla guerra, finisce per ferire le persone a cui tiene di più. Una scelta egoistica o dettata dall’affetto? A un passo dalla vittoria, John si rende contro che il prezzo da pagare per ottenere quella tanto agognata libertà è troppo alto: troppe vittime, troppe vite stroncate e decide di agire come nessuno, forse, si sarebbe aspettato. L’atto finale del finale di serie ci fa venire la pelle d’oca solo a pensarci: un intenso dialogo che supera qualsiasi tipologia di sconto fisico. Una lotta dialettica tra due diverse visioni del mondo: di chi non si vorrebbe fermare per nessuna ragione al mondo e di chi ha capito che procedere a oltranza non potrà fare altro che portare a conseguenze ancora più nefaste.
Tradito dal più caro alleato, Flint finisce in un campo di lavoro in cui però ritrova l’amato Thomas, la cui presunta morte aveva portato l’uomo a ripudiare l’identità di James McGraw per imbracciare quella del temibile Flint, un uomo dalle mani sporche di sangue. Una rinascita che, fa dimenticare all’uomo tutto il dolore subito, per abbandonarsi a una felicità a cui non sperava di arrivare. E a noi, piace pensare che questo sia solo l’ultimo regalo di John per l’amico, che così avrà salva la vita.
Terribili e spietati pirati o semplici uomini mossi da grande umanità? Eroi? Mostri? Due uomini fatti della stessa pasta, eppure, allo stesso tempo così diversi. Personaggi davvero impossibili da dimenticare e che non ci stancheremmo mai di ascoltare. Un’accoppiata incredibile che ha reso Black Sails la serie meravigliosa che è.