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Beef, ma con Jaime Lannister e Brienne di Tarth

ATTENZIONE: l’articolo non contiene spoiler né su Beef – Lo scontro né su Game of Thrones, è solo una rielaborazione fantasiosa della trama di Beef ambientata ai tempi di GOT.

La cavalcatura di Jaime Lannister era nervosa, agitata. Il primogenito di Castelgranito si lanciava al galoppo tra le stradine sterrate della Valle, lontano dalla più trafficata Strada del Re, l’arteria principale che collegava i Sette regni alla capitale. Erano trascorse ormai diverse ore da quando sir Jaime aveva deciso di staccare la carovana al seguito della regina e di percorrere da solo le ultime miglia che lo separavano da Approdo del Re. Il viaggio era stato logorante. La vicinanza di Euron Greyjoy, l’erede delle Isole di ferro, gli dava prurito. Il suo tanfo di mosto, la voce rauca e arrogante, gli sguardi viscidi che fluttuavano da una preda all’altra, gli provocavano un malessere fisico all’altezza dello stomaco. Se avesse avuto una mano di carne al posto di quel moncone rigido, gliele avrebbe suonate di santa ragione. Ma la spada di Jaime Lannister non era più così rapida come un tempo, per cui l’erede di Castelgranito era costretto a dover valutare di volta in volta la situazione, tenere a freno gli impulsi più violenti e respirare. Fondamentalmente respirare. Però delle volte – e ultimamente gli capitava sempre più di frequente – il fiato gli si spezzava in gola, l’ossigeno faticava ad arrivargli al cervello e il rischio di abbandonarsi alla collera diventava sempre più concreto. The Beef is around the corner, lo scontro è dietro l’angolo. Sempre. Letteralmente.

Beef e Game of Thrones

Mentre si spingeva al galoppo, tormentato dal volto compiacente di Cersei che sorrideva all’indirizzo di Euron Greyjoy, Jaime non si rese conto che, esattamente dietro l’angolo, un cavaliere in armatura stava dissetando il suo cavallo. Afferrò le briglie e tentò di sterzare poco prima dell’impatto, ma la mano di legno non aveva la prontezza del suo vecchio braccio destro, così lo scontro con il cavaliere fu inevitabile. Volarono via bisaccia da viaggio, spada e fodero. Il cavallo rischiò di azzopparsi e si rimise in piedi a fatica, mentre l’uomo che lo cavalcava finì dritto nel fango, colto alla sprovvista dall’arrivo imprevisto di Jaime. Lo Sterminatore di Re non ebbe neppure il tempo di fermarsi e rendersi conto dell’accaduto. Un po’ per sfuggire a qualsiasi tipo di giustificazione, un po’ perché la collera non lo aveva ancora abbandonato del tutto, Jaime tirò dritto e spinse il suo cavallo ancora più veloce, intenzionato a scappar via e a non voltarsi indietro. Il cavaliere però, un attimo dopo aver preso coscienza di esser stato travolto da un pazzo al galoppo, decise che il malcapitato non l’avrebbe passata liscia. Afferrò la spada senza neppure riporla nel fodero, montò in sella al suo destriero e si lanciò all’inseguimento di sir Jaime. Le strade accidentate che si inerpicavano ai confini della Valle di Arryn furono travolte dalla furia dei due cavalieri che, chi per un motivo e chi per un altro, sentivano il bisogno impellente di dar sfogo alla propria rabbia (e Beef in effetti è proprio la rabbia per riconoscersi vivi). L’uomo che era stato travolto scelse una scorciatoia per tagliare la strada a Jaime. Gli piombò addosso all’improvviso, mandando fuori pista il suo cavallo. Lo Sterminatore di Re scivolò dalla sella e cadde a terra con un tonfo che dovettero avvertire fino alle rive di Essos. Il suo inseguitore gli balzò addosso e prese a picchiarlo con l’elsa della spada. I due si afferrarono per le spalle, rotolando giù per un dirupo, tra radici sporgenti e cespugli voluminosi. Alla fine, Jaime riuscì a liberarsi dalla stretta del suo assalitore, gli rifilò un cazzotto nel fianco e gli spinse via l’elmo: era una donna.

Una donna orribile, con i capelli color paglia, i denti troppo grossi per un viso scavato come il suo e le mascelle sporgenti.

– E tu, chi diavolo saresti?
– Mi chiamo Brienne di Tarth e sto per ucciderti.

Dalla bocca di Jaime venne fuori la più grassa risata che avesse mai fatto in vita sua.

– Chiedo scusa, mia signora. Credevo che i giganti si fossero estinti da migliaia di anni. Non pensavo ce ne fossero ancora di esemplari femmina al di qua della Barriera.
– Dove diavolo guardi quando cavalchi, Sterminatore di Re?
– Oh, non nella tua direzione, questo è certo.

Beef e Game of Thrones

Il faccione selvatico di Brienne di Tarth assunse una colorazione pericolosamente tendente al violaceo. Sferrò un calcio nel costato di Jaime e lasciò il suo volto arrogante per un attimo senza fiato. Che maniere, strillò lo Sterminatore di Re, con il solito sorrisetto canzonatorio che lo rendeva tanto detestabile. I due si azzuffarono ancora per un po’, con Brienne di Tarth che urlava improperi con le mani rivolte al cielo e Jaime Lannister che provò più di una volta a staccarle una ciocca di capelli gialli dalla testa. La baruffa andò avanti per ore, fin quando lo Sterminatore di Re non ricevette una legnata dietro al collo e cadde a terra privo di sensi. Si risvegliò tre giorni dopo nel suo letto nella Fortezza rossa, con lo sguardo sprezzante di Cersei che lo canzonava senza proferire parola. La rabbia che lo aveva spinto ad allontanarsi da sua sorella e da Euron, ripiombò tutta all’improvviso, facendogli pulsare le vene del collo. Per quanto sia estremamente tenera l’immagine di te che giaci svenuto tra le braccia di un povero contadino della Valle, ti rendi conto dell’onta che questo rappresenta per la nostra famiglia? , gli chiese Cersei, con una punta di compiacimento nella voce. Lo Sterminatore di Re messo con le chiappe nella polvere da uno zotico in cerca di fortuna. Jaime non ci provò neppure a raccontare alla sorella la sua versione.

Passarono dei giorni orribili dopo quelli del grande beef con Brienne di Tarth.

Lo Sterminatore di Re si sentiva sempre addosso lo sguardo beffardo di Cersei e di tutta la Guardia reale. E come se ciò non bastasse, lo spocchioso Euron Greyjoy aveva iniziato a fare ironia sulla disavventura di Jaime davanti ai commensali nei banchetti di corte. Nelle settimane che seguirono, l’erede di Castelgranito escogitò gli espedienti più fantasiosi ed efferati per farla pagare a Brienne di Tarth. Ogni volta che la rabbia lo assaliva, immaginava il volto della donna davanti a sé e prendeva a cazzotti sir Meryn Trant per sfogare la frustrazione. Eppure, Jaime non dovette attendere molto per dar seguito ai suoi progetti di vendetta. In occasione delle nozze di suo zio Kevan con una delle figlie di Walder Frey, la baldracca bionda di Tarth – come aveva preso a chiamarla – si presentò a corte per consegnare un messaggio alla regina. Con addosso l’armatura rifinita e il portamento signorile, la donna era ancora più ridicola. Cersei naturalmente si prese gioco di lei tutto il tempo. La guardava dall’alto in basso, con quell’aria di superiorità che Jaime amava – o forse odiava? – fino a contorcersi nelle sue stesse budella. Più fissava la nuca di Brienne di Tarth, più avrebbe voluto infilarci un pugnale, delicatamente, molto lentamente. Eppure, c’era qualcosa in quella donna che frenava gli impulsi di Jaime. Che fosse proprio quell’aria da sprovveduta? Il movimento incerto della mandibola quando i commenti più velenosi la spiazzavano? Il rossore su quel grosso volto livido quando provava imbarazzo?

Beef e Game of Thrones

Più veloce della compassione fu però il calore bruciante della sua voglia di rivalsa. Mentre la donna in armatura percorreva con lo sguardo ferito il vasto corridoio che la separava dal trono, sotto lo sguardo divertito dei presenti, quello che oggi chiameremmo lo spirito dei più ignoranti bomber da campetto si impossessò per un attimo di Jaime Lannister e lo spinse a fare la più praticata delle scorrettezze – quella che, dagli stadi di terza categoria fino al prato di Wimbledon, registra sempre il 100% di efficacia -: lo sgambetto. Il corpaccione muscolo di Brienne di Tarth cadde a terra nella maniera più sgraziata possibile, sotto le risate sguaiate dei lord che assistevano alla scena. Un brivido di euforia percorse la schiena di Jaime. Ma la sensazione di appagamento durò appena un istante, giusto il tempo di assistere alla pioggia di insulti che piombarono sul viso arrossato della ragazza, per poi lasciare il posto a un senso di malessere appena percepibile, ma comunque incisivo. Jaime aspettò che il gran baccano della Sala del Trono si smorzasse, restò interdetto ancora per un attimo e alla fine si decise ad andarle incontro a Brienne, proprio nell’attimo in cui la donna, rialzandosi dal pavimento gelido della stanza, gli stava sferrando un calcio nei cosiddetti gioielli di famiglia. Jaime non riuscì ad evitarlo e il dolore lancinante che lo costrinse a piegarsi in due sul pavimento, lo esortò di riflesso a saltare alla gola della donna. Lo scontro riprese proprio dove si era interrotto l’ultima volta, con i due che si accapigliavano mollandosi ceffoni, insulti, pugni, ginocchiate e spintoni tra gli improperi più fantasiosi.

– Ma non sei stanca?

A Jaime la domanda salì all’improvviso in gola, senza motivo. Brienne lo spinse via, ma stavolta lo fece con meno vigore rispetto a un attimo prima, quasi per una sorta di automatismo.

– Sono sfinita.

Seguì un lungo attimo di silenzio, durante il quale i due cavalieri deposero le armi e restarono immobili, con la schiena appoggiata al pavimento gelido della Sala del Trono. Entrambi avvertirono quel vuoto consistente delle loro vite (che Beef la serie ha reso tangibile). Brienne stava ripensando alla figuraccia di un attimo prima, allo sguardo sferzante di Cersei, agli insulti di quegli uomini, a tutte le volte che si era sentita orribile, sgraziata, inadeguata, goffa, impacciata. La sua vita era stata un lungo tentativo di dimostrare a tutte quelle persone che valeva più di quanto loro credessero. L’armatura che indossava doveva servire a far scivolare meglio gli insulti, ma quelli riuscivano a penetrare anche il ferro più resistente e a depositarsi dove facevano più male, dove lasciavano cicatrici aperte che nessun siero avrebbe mai potuto curare del tutto. A Jaime pareva finalmente di poter intrufolarsi nei pensieri della donna. Li vedeva distintamente, ne avvertiva la vergogna, eppure non provava alcun tipo di gioia nel saperla triste e frastornata. Uno strano turbamento galleggiava sulle loro teste inquiete e svuotate. A Jaime quel disagio palpitante fece ricordare tutte le ragioni per le quali detestava sua sorella Cersei. Da quella prospettiva, con il fondoschiena spalmato ai piedi dell’imponente trono sul quale si erano seduti sovrani e tiranni, gli sembrava di distinguere con chiarezza ciò che lo stava uccidendo, le ossessioni che lo tenevano inchiodato ad una vita da comprimario, insoddisfacente, inadeguata, stressante.

Non puoi scegliere chi amare, gli ricordò Brienne di Tarth, ma puoi scegliere a chi chiedere aiuto. Jaime era stanco. Spossato. E forse era proprio un aiuto quello che stava cercando. Ma non ebbe il coraggio di ammetterlo, non lì, non in quel momento. E allora si morse le labbra, si tirò su, ripescò quel ghigno sarcastico dalla nebbia dei pensieri torbidi in cui si era appena smarrito e così, quasi per gioco, mollò un’altra spinta alla donna gigante che lo sovrastava col suo sguardo ammonitore.

Ti uccido, Jaime Lannister!

*** Beef, quello vero, è disponibile su Netflix con tutti i suoi episodi!