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Ascolta i fiori dimenticati 1×07 – La Recensione: il melo selvatico o dell’accettazione

Dammi odoroso all’alba un giardino di fiori bellissimi dove io possa camminare indisturbato.

Un turbinio di emozioni e commozione ci accompagna in questo settimo e ultimo episodio di Ascolta i fiori dimenticati che conclude la storia di Alice Hart con un fuoco purificatore e un nuovo inizio. Proprio come la protagonista del romanzo di Lewis Carroll, anche la nostra Alice deve affrontare le insidie e i pericoli del suo personale Paese delle Meraviglie, per poter, infine, tornare a casa. Un viaggio che la ragazza deve necessariamente affrontare da sola per riuscire a venire a patti con il passato e costruire così un futuro libero da ombre e rimpianto. Il ritorno a Thornfield è, dunque, non solo un ritorno fisico nella casa che l’ha tenuta al sicuro per anni ma anche un ritorno emotivo tra le braccia di coloro che le hanno voluto bene incondizionatamente e senza chiederle nulla in cambio.

Un ultimo episodio che chiude le trame e segna l’inizio di un’altra storia, quella di una Alice Hart adulta, consapevole e libera. L’incubo di Dylan viene lasciato alle spalle, non senza una buona dose di dolore e nostalgia. Scappare da Agnes Bluff è l’unica via possibile per non rischiare di ricadere nella stessa trappola ancora e ancora. Alice sa, in cuor suo, di non essere ancora abbastanza forte da dire addio e, probabilmente, non lo sarà mai del tutto, visto che una tara genetica scorre silenziosa nel suo sangue. In lacrime, la ragazza prova inizialmente a rifiutare la realtà dei fatti ma le ferite e le cicatrici parlano da sole. Così, abbandonata dalla comunità in cui aveva cercato di iniziare una nuova vita, ad Alice non resta altro che cercare aiuto in una voce e una carezza nota. June Hart risponde prontamente, grata di poter riabbracciare un’ultima volta la nipote prima di chiudere gli occhi per sempre. Finalmente in pace con il mondo, la donna è riuscita a perdonarsi per il dolore che ha involontariamente causato e, con tre ultime lettere, cede il testimone alle nuove api regine di Thornfield.

ATTENZIONE! La recensione che segue contiene SPOILER, se non avete ancora visto il sesto episodio di Ascolta i fiori dimenticati, vi consigliamo di non proseguire.

Ascolta i fiori dimenticati
June e Alice Hart (640×427)

Mentre il chiacchiericcio dei “fiori” le fa compagnia sul portico, June porge l’orecchio a un suono sommesso, quello delle api che celebrano la nascita della loro nuova regina. Per June questo è il segnale che aspettava da tempo, il segno che il suo tempo a Thornfield è giunto al termine e che può lasciare i “fiori” in mani sicure e degne. La donna dice così addio alla vita e alle persone che ha amato, camminando serena tra i fiori di cui si è presa cura per tutta la vita. La miniserie saluta il personaggio con un’inquadratura che ci lascia in lacrime, felici che June abbia potuto mettere a posto le questioni in sospeso prima di salutarci. Un appaluso lungo un’ora se la merita l’interpretazione di Sigourney Weaver che, fin dal primo episodio, ha donato una tridimensionalità commovente a questa donna complicata, difficile e burbera. Una donna che ha vissuto gran parte della propria vita nella colpa e nel rimpianto, amando un figlio a metà e, allo stesso tempo, complice silenziosa dei suoi inganni.

Dopo Candy e dopo Agnes, Alice rappresenta una terza e ultima possibilità. L’occasione di fare realmente ammenda si trasforma presto, però, in un ulteriore segreto, in una forma di controllo che non fa altro che accrescere risentimento e rabbia. Il piccolo Charlie non è colpevole, non dovrebbe essere punito per la malvagità del padre, eppure è quello che accade venendo allontanato da una sorella che non sa neppure della sua esistenza. Bugie e segreti avvelenano il giardino di Thornfield spingendo Alice verso sentieri oscuri. Ma la redenzione è possibile ed è necessaria. Così June Hart accetta i propri sbagli e i propri demoni, venendo finalmente a patti con questi ultimi.

Ascolta i fiori dimenticati
Alice Hart (640×512)

Anche Alice Hart è una donna decisamente diversa dalla ragazzina che abbiamo conosciuto all’inizio di questa storia. Scoperta la verità su quel fatidico giorno alla fattoria e su come, in realtà, sia stata la madre Agnes a uccidere Clem, un peso cade improvvisamente dal suo cuore. Alice è, per la prima volta dall’età di nove anni, libera di respirare e sperare. Come la madre ha svestito le pelli di Selkie per l’uomo sbagliato donandogli amore e fiducia e ricevendo in cambio dolore e cicatrici. Cicatrici che non svaniranno facilmente ma che serviranno, giorno dopo giorno, come monito per la vita. Adesso, però, Alice ha davvero gli strumenti necessari per affrontare il mondo anche in virtù di un rito di passaggio tanto doloroso quanto catartico. Fuori dalla tana del Bianconiglio, la ragazza riabbraccia affetti vecchi e nuovi, sempre più consapevole di ciò che avrebbe potuto perdere per sempre.

Se Dylan rappresentava un’ancora tossica con il passato, Charlie è l’occasione invece di spiegare le vele e dirigersi verso un nuovo orizzonte. Un nuovo inizio che raggiunge il suo culmine con le ultime volontà lasciatele dalla nonna. Nei diari di June Hart sono racchiuse storie di abusi e violenza, generazioni di donne che hanno trovato a Thornfield un porto sicuro, dopo essere state abbandonate dalla loro famiglia e dalla società. La parola scritta diventa quindi testimonianza e ricordo indelebile, voce imperitura per chi non ha avuto la possibilità di farsi ascoltare. Nel fuoco, infine, la storia di Ascolta i fiori dimenticati trova il proprio epilogo chiudendo un cerchio. Tuttavia, stavolta non è più il fuoco della distruzione a bruciare ogni cosa ma quello purificatore che promette rinascita. Come la Fenice nella quale Alice ha sempre cercato di rispecchiarsi.