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My Roanoke Nightmare, il trip oscuro di American Horror Story 6

Ben ritrovati, horror addicted! Come state? Lo so, siamo rimasti un po’ indietro con le recensioni della sesta stagione di AHS, ma rimediamo subito! Abbiamo tre puntate da recuperare, quindi bando alle ciance: pronti a tornare sull’isola di Roanoke?

Episodio 6×2: Speak, pig, speak!

Ecco la frase perfetta per descrivere la piega che gli eventi stanno prendendo in American Horror Story: a pronunciarla è una fantastica Kathy Bates, di nuovo in scena nel ruolo di… Una strega? La sacerdotessa di qualche culto demoniaco?

Per il momento la questione non è ancora chiara, però non possiamo che accogliere con gioia il gradito ritorno di una delle attrici migliori del telefilm, sperando che possa regalarci un altro personaggio con lo spessore psicologico di Delphine (Coven), la cruda umanità di Ethel (Freak Show) e la genialità di Iris (Hotel).

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Ma discutevamo di maiali: già, perché è proprio alla testa di un porco sgozzato che la Bates ordina di parlare, durante lo strano rito che la vediamo officiare nel momento in cui Shelby le si avvicina. La bestia sa cosa sta accadendo a Roanoke, e questo non è un particolare trascurabile: il maiale è considerato un animale impuro da moltissime culture, perciò il fatto che qui sia trattato come una creatura sacra sta a significare che sarà nel sacrilego, nella tenebra e nel sudiciume che dovremo cercare il senso degli avvenimenti futuri.

Intanto esso rimane un mistero non solo per Shelby, Lee e Matt, ma anche per noi, semplici spettatori di un segreto cui evidentemente non siamo stati iniziati: bambine invisibili che minacciano di sterminare famiglie intere, bifolchi ossessionati da una vecchia casa, scritte sulle pareti e infermiere pazze irrompono senza apparente coerenza nel mezzo dell’episodio, segnando la lenta discesa dei coniugi Miller in un incubo dal quale ormai non possono più risvegliarsi; quando prendono visione del filmato lasciato dal precedente proprietario della casa, quando scoprono la parola incompleta sul muro e si rendono conto che in quel luogo sta succedendo davvero qualcosa di terribile, com’è naturale provano a fuggire: ma hanno speso i loro risparmi per acquistare la casa e pare che non esista una scorciatoia per abbandonare Roanoke… Ogni via d’uscita è chiusa, i due possono soltanto rimanere dove sono e tentare di scoprire uno alla volta i tasselli del puzzle in cui sono capitati.

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Nel complesso, la puntata è stata realizzata abbastanza bene. La sequenza delle infermiere assassine è insieme agghiacciante e affascinante, poiché vediamo queste ultime muoversi di fronte agli occhi di Matt, ma sappiamo che egli non può interagire con loro, né loro con lui: il presente dell’uomo si trova in un tempo e in una dimensione differenti da quelli in cui vivono, o rivivono, le ragazze. Così sembra anche a noi di spiare dal buco della serratura la scena di un orrendo omicidio, una scena della quale nessuno oltre alle due sorelle dovrebbe essere al corrente; la solitudine del loro perverso sadismo viene invece palesata a Matt, cosa che istintivamente troviamo oscena.

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Mi chiedo però se l’eccessivo mistero con cui gli autori stanno esponendo i fatti non rischi di diventare fastidioso per il pubblico: una serie di eventi inspiegabili attira sempre la curiosità, ma due episodi trascorsi a brancolare nel buio cominciano a essere troppi (anche se, dobbiamo riconoscerlo, dopo lo spiegone del tizio nel video iniziamo a intuire dove la storia voglia andare a parare).

Per adesso direi di concedere il beneficio del dubbio a questo nuovo capitolo di AHS: in fondo siamo solo alla seconda puntata!

Per concludere, un paio di segnalazioni al volo: primo, possiamo già individuare alcune strizzate d’occhio alle stagioni precedenti.

Troviamo infatti un richiamo piuttosto evidente a Murder House nell’elemento della casa “stregata” e nella presenza di gravi drammi famigliari tra i protagonisti (Shelby ha perso il bambino che aspettava, proprio come Vivien; inoltre c’è un momento in cui Lee e Matt la credono vittima di allucinazioni, il che ci rammenta il ricovero in manicomio sempre della signora Harmon).

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La sequenza delle sorelle invece rimanda sia a Murder House (all’episodio in cui Vivien partorisce e gli infermieri fantasma si riuniscono attorno al suo letto) che ad Asylum, per via dell’accenno a pazienti torturati e maltrattati. Da ultimo, notiamo che il rito celebrato da Kathy Bates ricorda vagamente gli incantesimi voodoo di Marie Laveau in Coven.

In secondo luogo, avete in mente la parola Murder che le infermiere cercano di scrivere sulla parete? Non credete che sia una citazione al Redrum (Murder al contrario) di Shining?

Questa stagione sta suscitando in noi molte domande ancora prive di risposta, perciò l’unica cosa da fare è proseguire con la visione e con le recensioni, nella speranza che la nuova puntata ci sveli il segreto di Roanoke!

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