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A Casa Tutti Bene – La Recensione finale della Serie Tv di Gabriele Muccino

A casa tutti bene è la serie tv targata Sky Original che vede l’esordio nel mondo della serialità del regista cinematografico Gabriele Muccino. Non è scontato che un regista abile nei lungometraggi riesca a reinventarsi ed essere altrettanto efficace anche con il linguaggio delle serie tv. Ma se da alcune delusioni dobbiamo ancora riprenderci, un esempio su tutti Woody Allen e la sua Crisis In Six Scenes, bisogna ammettere che invece il regista italiano ha saputo confezionare un buon prodotto.

Inoltre, in questo caso, la difficoltà era doppia perché la sceneggiatura della serie non era nemmeno del tutto originale, ma prendeva spunto dall’omonimo film del regista. La sfida quindi non solo era quella di cimentarsi con un nuovo linguaggio, ma anche di rielaborare un racconto di un paio d’ore, in maniera tale da renderlo interessante per otto episodi. E diciamolo subito, Muccino ne esce bene.

La storia riguarda due rami dello stesso albero genealogico: da una parte c’è la famiglia di Pietro Ristuccia, dall’altra quella della famiglia Mariani, la cui capostipite è Maria, sorella di Pietro. Si potrebbe fare un lungo elenco di differenze fra le due famiglie, ma la più evidente è lo status sociale di cui fanno parte. Se i Mariani hanno un tenore di vita normale e dignitoso, i Ristuccia sono sicuramente benestanti e facoltosi. Questa differenza funziona come un virus: intacca e logora i rapporti fino a consumarli, non permette più di capire quali siano i confini fra verità e inganno, rende diffidenti e sospettosi, spesso infelici. Dietro alla splendida e lussureggiante facciata, Carlo, Paolo e Sara Ristuccia sono tre fratelli insoddisfatti e sofferenti. Hanno matrimoni pericolanti, rapporti interpersonali costellati da ipocrisie e finzione e una insoddisfazione di fondo, forse dovuta al non sentirsi mai davvero realizzati, mai veramente artefici della loro vita, ma solo dei succubi figli di papà. Dall’altra parte Sandro e Riccardo Mariani vivono vite difficili, il primo per motivi di salute e il secondo per il vizio del gioco. Entrambi guardano ai Ristuccia come una possibile ancora di salvezza, sguardo che viene loro restituito intriso di disprezzo, quasi fossero degli approfittatori. Senza voler svelare troppo della trama, possiamo dire che non è mai ben chiaro se i diversi rapporti fra tutte queste persone, esistano perchè veramente radicati in un sentimento affettivo o se, piuttosto, facciano leva sulla convenienza. E se tutto questo non bastasse, grazie a misteriosi flashback, si intuisce in breve tempo, che le due famiglie non sono solo legate da un legame di sangue, ma anche da un segreto lungo trent’anni che, un giorno alla volta, ha corroso e distorto ancora di più il loro legame.

Contrasti e alleanze si susseguono veloci lungo le otto puntate di A casa tutti bene, riuscendo a mantenere sempre viva l’attenzione dello spettatore, ma sopratutto rendendo la serie all’altezza del film da cui prende spunto. Se i personaggi sono gli stessi, la vicenda è stata trasformata abbastanza da crearne una tutta nuova. Chi ha visto l’omonimo film riuscirà a seguire le vicende dei Restuccia e dei Mariani, riconoscendone i protagonisti già interpretati da Favino e Accorsi, ma senza sentirne la mancanza. La serie tv mostra da subito il vero volto di personaggi che invece nel film vengono svelati poco alla volta. Come a dire che sappiamo già cosa c’è oltre alla facciata, sappiamo già che a casa non stanno tutti bene e che questa è solo una frase di circostanza. Adesso vogliamo vedere l’anima più ruvida e plausibile della storia.

A casa tutti bene

A casa tutti bene è una scommessa vinta, probabilmente grazie alla sapiente mano del regista che, in questa serie, sguazza in tutto ciò che conosce e sa fare meglio. Gabriele Muccino non è nuovo alle saghe familiari, sa come creare storie avvincenti parlando di relazioni e affettività, sa caratterizzare i personaggi in maniera abile ed esperta, sa costruire momenti di pathos grazie ad attenti giochi di musiche e luci.

Lo spettatore è sinceramente coinvolto nelle vicende dei protagonisti e non solo per la curiosità di scoprire quale sia il segreto che queste famiglie si portano avanti come un macigno, ma perché in più di una occasione ci si trova a fare i conti con le scelte dei personaggi, che spesso ci appaiono incomprensibili. In questa relazione fra spettatore e personaggio Muccino dimostra davvero la sua decennale esperienza di regista: quante volte nei suoi film avremmo voluto dare un buon consiglio ai protagonisti? Quante volte ci siamo chiesti come potessero fare certe scelte, rendendoci conto solo dopo che la freddezza e la razionalità sono lussi di cui solo lo spettatore può godere? A casa tutti bene ripropone questa cifra stilistica del regista in maniera molto efficace, su svariate storylines, creando diversi momenti di suspense e colpi di scena inaspettati.

Se in generale la serie è ben riuscita, guardando bene qualche difetto ovviamente lo si trova. Il cast può godere di attori esperti, come l’inossidabile Laura Morante o il Samurai di Suburra Francesco Acquaroli, ma si prende il rischio di portare sullo schermo anche nuove leve. E se nel caso di Emma Marrone si ha una piacevole sorpresa, altre volte ci si imbatte in recitazioni un po’ troppo forzate, sopratutto quando riguardano dei bambini (ma non solo). Proprio le serie nostrane inoltre, ci hanno abituato a malviventi di un certo livello e va detto che quelli proposti da Muccino, un po’ impallidiscono se messi a confronto.

Ad ogni modo A casa tutti bene è la serie di Gabriele Muccino. Ciò che ci si aspetta di vedere nei film del regista, lo ritroviamo in questa serie, con il merito aggiunto di riuscire a non creare un film a puntate, ma costruire abbastanza storie, personaggi, avvenimenti e situazioni da tenere in piedi una serie tv vera e propria che porta avanti il suo linguaggio artistico. Chiamiamola serie tv d’autore e chiunque apprezzi il regista riuscirà a ritrovarlo in ogni episodio.

Il finale arriva all’improvviso come uno schiaffo, lasciandoci uno spiraglio aperto su un eventuale rinnovo ad una seconda stagione, a cui, pare, gli addetti ai lavori stiano già lavorando. In effetti ci mancano ancora moltissime risposte, una su tutte principalmente: ma tenere un segreto è un atto di egoismo o di sincero altruismo?

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