4. DOLLHOUSE
“You can wipe a memory, but can you wipe a soul?”
(“Puoi ripulire una memoria, ma puoi ripulire un’anima?)
Questa è la domanda base che si pone Dollhouse. Usando un concetto simile a Westworld, Dollhouse si interroga sulla relazione fra identità e memoria, e fino a che punto la manipolazione della memoria annichilisce l’identità del soggetto.
Il contesto in cui ci troviamo con Dollhouse è diverso, ma ricorda in parte Westworld e anche Humans.
In Dollhouse la possibilità di riscrivere la memoria è alla base dell’intrattenimento offerto a caro prezzo da una corporazione che offre ai suoi acquirenti la possibilità di interagire esattamente con gli individui di cui hanno bisogno, che sia per soddisfare desideri di natura sessuale, assassina, e qualunque cosa possiate collocare nel mezzo.
Creata da Joss Whedon (autore anche di Buffy The Vampire Slayer, Firefly, e Agents of S.H.I.E.L.D), la Serie segue la storia di Echo, una “bambola” (gli individui che vengono “offerti” in queste dollhouses (“case delle bambole”) vengono chiamati “bambole”) che, ricordandoci molto Maeve, inizia inaspettatamente a recuperare frammenti delle sue varie costruite personalità.
Anche se le “bambole” sono esseri umani, le domande sullo sviluppo e costituzione della nostra identità come risultati di una narrativa atta a rendere i nostri ricordi coerenti sono più vive che mai.
Purtroppo la Serie ha risentito del suo inizio lento e in parte sconnesso, ma dopo le prime 4 o 5 puntate la trama si fa decisamente più convincente. Certo, ricordiamo che questo è un lavoro di Whedon, e ha una caratterizzazione sicuramente più “glamorous” e a tratti assurda rispetto a Westworld. Ma se la questione di fondo vi interessa, questa è sicuramente una Serie a cui dovreste dare un’occhiata.
