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Wayward Pines 1×06 – Orwell e Asimov: la verità fa male

«Qualcuno ha mai vissuto una vita interamente delineata dalle proprie scelte?»

Dr. David Pilcher, fondatore di Wayward Pines

BOOM! Se la puntata precedente si poteva considerare La Svolta, fuor di dubbio quest’episodio ne è il degno proseguimento: si procede con le spiegazioni che tanto abbiamo agognato e finalmente il quadro pare avere un senso nella sua interezza. Il rischio di una puntata così – che si intitola Choices, Scelte, ma che noi, per chiarezza comunicativa, chiameremo La Spiega– è di annoiare. Va bene che fino a qui –soprattutto fino al quarto episodio – non si capiva una cippa nulla e, eccettuati gli impazienti che si sono sparati la puntata già una settimana fa sfruttando l’assenza di pausa in Australia, abbiamo atteso non una, ben due settimane, ma non basta. Facciamo tutti parte di qualche generazione cresciuta a panem et fiction e proprio non ci arrendiamo all’inazione: sbadigli scomposti, la noia che lacera l’anima (fatemi una pera di adrenalina, ve ne prego!). In questa puntata non c’è vera e propria azione, eppure, a mio modesto parere, è la migliore. Perché? Non di certo perché districa i nodi – no, i nodi sono in fondo quel che vogliamo dell’intrigo – , ma perché oltre a dare senso alla forma di questa serie, ci pone davanti a interrogativi molto importanti. Un passo alla volta.

RICAPITOLANDO– (Per chi non ha tempo di leggere, ho disposto uno schemino striminzito, mal fatto, minimalista, mal scritto, spiegazzato – anche graficamente – qui sotto. Ho scordato di mettere la storia di Theresa e del Lotto 33, ma cerchiamo di capirci: non ho tempo di scrivere, per chi non ha tempo di leggere!)

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Si scoprono parecchie cose. Il dottor Pilcher racconta la sua storia, indissolubilmente legata a quella dell’infermiera Pam, che si rivela essere – udite, udite! – sua sorella. Scopriremo anche come egli selezionò Arnold Pope come parte integrante del piano già prima di rivestire il ruolo di sceriffo ciucciagelatialrum di Wayward Pines. Ci verrà raccontata anche la tristerrima storia di Pope, guardiano di uno stabilimento di proprietà di Pilcher, orfano, incarcerato più volte per errore o disperazione. Insomma, come avevamo presupposto nello scorso articolo (link), Pope ha svolto un ruolo primario nel processo di transizione dei prescelti dalla collocazione spazio-temporale d’origine, a Wayward Pines. Vedremo, inoltre, che la signora Fisher (l’insegnante-ipnoterapeuta) non è tra i “rapiti”, ma tra i fautori veri e propri del progetto. Anzi, sarà lei una delle prime a credere profondamente nella visione dello scienziato. Sono altre tre le questioni sulle quali porrei l’attenzione:

  • Theresa Burke ha scoperto il Lotto 33, che potrebbe rivelarsi una papabile via d’uscita;
  • Nella cittadella dell’Idaho si è formata una cellula di cospiratori (di cui fanno parte Kate e il marito Harold). Ovviamente, all’oscuro di tutto, si sono sbarazzati dei chip e sono intenzionati a far saltare in aria la recinzione. Chissà che casino ne uscirà!
  • QUESTA LA PARTE CHE VERAMENTE CONTA: Ce lo siamo chiesto tutti, e come noi se lo chiede Ethan, che lo chiede direttamente al Dr Pilcher: perché non dire a tutti la verità? Perché lasciare gli abitanti di Wayward Pines in questa angosciante bugia e costringerli a vivere in un posto con regole medievali se non dittatoriali? E qui scopriamo la tragedia: Ethan e gli altri della combriccola, fanno parte del Gruppo B. Sono il secondo tentativo dello scienziato di salvare l’umanità. Al Gruppo A, Pilcher, aveva detto come stavano realmente le cose, ma l’uomo non sempre sa sopportare l’enorme peso di alcune verità e così, qualcuno aveva provato a scappare morendo mangiato dagli ABI, tutti gli altri si sono suicidati (sequenza magistrale! Bellissima!). Per questo Pilcher decide di dire la verità solo ai ragazzi, alla Prima Generazione, perché la loro mente è più duttile, hanno più attitudine al cambiamento perché in loro è meno radicato il pensiero di un determinato modo di vivere.

 

Si tratta di vera e propria fantascienza, ragazzi. Quindi, se, inizialmente, decretavamo antenato per eccellenza della serie il grande George Orwell, ora dobbiamo attribuirne parzialmente la paternità anche al beneamato Isaac Asimov.

I dialoghi di Ethan e Pilcher ricoprono la parte preponderante della puntata. In alcuni frangenti sono un poco artificiosi, quasi teatrali nella recitazione, senza, tuttavia, risultare fastidiosi. Densi di interrogativi che muovono qualcosa nello spettatore. L’uomo può sopportare tutte le verità? Qual è il limite? Esiste una vita totalmente delineata dalle scelte del singolo? È giusto imporre a un uomo un destino che abbiamo scelto per lui, al fine di salvarlo e con lui l’umanità intera, senza che questo abbia avuto voce in capitolo? Quando gli esseri umani si uniscono, si coalizzano, possono davvero compiere qualsiasi cosa?

Che bello che una serie Tv ci faccia riflettere, oltre che sognare.

A voi la parola.

Un saluto agli amici di Serie tv, la nostra droga e Wayward Pines Italia