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#VenerdìVintage – La classifica delle stagioni di Buffy, dalla peggiore alla migliore

Nessun #VenerdìVintage che si rispetti potrebbe evitare di parlare di una serie iconica come Buffy The Vampire Slayer. Eppure, nonostante oggi sia considerata un vero e proprio cult che ha cambiato le regole della televisione, la serie ebbe inizialmente un decorso sfortunato che fortunatamente ebbe dalla sua la caparbietà del suo creatore. Nata dalla mano brillante di Joss Whedon ben 24 anni fa, infatti, sopravvisse solo perché credeva talmente tanto alla sua eroina da provarci per anni prima di approdare in televisione. E la storia gli ha dato ragione. Buffy rimane ancora oggi una delle figure femminili più potenti della storia, uno di quei personaggi che avremmo voluto essere almeno una volta.

La serie è stata una delle prime a rompere alcuni tabù, come per esempio parlare di depressione, della morte di un genitore e la conseguente elaborazione del lutto, nonché la prima a rovesciare numerosi stereotipi, tra i quali quello di avere come protagonista la classica ex reginetta di bellezza e cheerleader bionda. Abbiamo già parlato di quelli che secondo noi sono i migliori episodi della serie, ma oggi vogliamo renderle omaggio parlando delle sue stagioni. Sappiamo che una classifica del genere è rischiosa, ma vogliamo provare a essere il più oggettivi possibile.

Tenendo in considerazione che parlare di “peggiore” e “migliore” con Buffy è molto relativo, perché la serie è perfetta così com’è.

Ecco dunque la classifica delle stagioni di Buffy The Vampire Slayer dalla peggiore alla migliore.

7) Quarta stagione

Purtroppo non credo che questa posizione scandalizzi nessuno. Questa stagione fu accolta con emozioni miste già all’epoca e riguardarla oggi non gli fa alcun favore. Il suo problema principale è quello di trovarsi nel mezzo. Dopo ben tre anni in cui assistevamo a un canovaccio fatto di liceo, Bronze, la biblioteca e gli scoobies, la quarta stagione arriva a cambiare tutto ma… non del tutto. Il tentativo palese è quello di ricalcare alcuni aspetti precedenti, col risultato che alcune scelte risultano forzate. Così Xander, che non va all’università, è costretto a fare le cose più assurde per restare con i suoi amici; la casa di Giles, nel frattempo doppiamente senza lavoro, diventa il nuovo quartier generale e Spike diventa l’improbabile coinquilino di tutti senza molto da fare se non lamentarsi.

A questo si aggiunge la scelta forse troppo drastica di eliminare quasi ogni riferimento ai vampiri, qui di contorno. Il big bad è infatti una specie Frankenstein che ha un grande difetto: non è in alcun modo legato alla Cacciatrice. Esso è infatti legato a Riley, il fidanzato meno amato di Buffy. Solo nel finale si ritorna alle origini, con gli scoobies che si uniscono a richiamare lo spirito della Prima Cacciatrice. Un po’ poco. Rimane il merito di aver tentato qualcosa di originale.

6) Settima stagione

Mettete giù le armi. Lo sappiamo. Ma rivedendo tutta la serie questa è l’unica posizione possibile. Discorso a parte meriterebbe il finale che, sebbene un po’ troppo frettoloso, è una fine tematicamente perfetta per Buffy. Ma prima del finale c’è tutto il resto. Innanzitutto, la settima stagione soffre di un grave problema di cambiamento della personalità che affligge tutti i personaggi principali. Willow fatica ancora a riprendersi dalla sesta stagione e diventa un personaggio inconsistente, che caccia Buffy dalla sua stessa casa per una decisione sbagliata dopo che questa le aveva perdonato l’imperdonabile solo una stagione prima. Stessa cosa vale per Xander e Giles, la cui ipocrisia nel trattare Spike può essere spiegata solo con la perdita della memoria a lungo termine visto quanto hanno perdonato ad Angelus.

A questo si aggiungono un altrettanto inconsistente Spike, che cambia stato e scopi a seconda della sceneggiatura e una poco utile Anya. Uno dei grossi problemi della stagione è poi il cattivo, quel Primigenio già apparso nella terza stagione, che sebbene sia terrificante ha ben poco da fare prima dell’arrivo di un meraviglioso Caleb a tre episodi dalla fine. La guerra con il Male prende quindi la forma di una guerra fredda, dove per la maggior parte del tempo si lanciano discorsi epici e si allenano potenziali cacciatrici. Peccato che queste abbiano poca personalità e anzi siano tutte invariabilmente noiose.

5) Sesta stagione

La serie preferita della sottoscritta, ma come abbiamo detto saremo oggettivi. Questa stagione fu la più controversa dell’intero Buffyverse e, a riguardarla ora, possiamo ammettere che fu osteggiata senza un vero motivo se non quello di essere troppo diversa dal passato. In realtà potrebbe essere definita addirittura coraggiosa, perché è la stagione di Buffy che più scava nelle profondità della nostra mente. Lo stesso Whedon affermò che in questo caso il cattivo è la vita e non potremmo essere più d’accordo: rimane ancora oggi uno dei più fedeli ritratti della depressione in televisione. Dopo essere stata riportata in vita Buffy rivela di essere stata in Paradiso e da qui vivrà una depressione profonda e inconsolabile. Ma non solo depressione, perché abbiamo Willow che vive l’equivalente magico della tossicodipendenza, Anya che rinuncia all’umanità per tornare un demone e Xander che la abbandona all’altare per paura di diventare un alcolista come suo padre.

Intanto una dei protagonisti muore definitivamente per la prima volta (Tara) e per ironia della sorte i cattivi veri sono tre ragazzini che giocano a fare i supervillain, diventandolo per davvero. Sebbene sia lodevole l’intenzione di creare un contraltare comico alla tragedia della vita, la scelta di dividere la scena tra il Trio e Dark Willow alla lunga non è stata vincente. La seconda è una conseguenza dei primi, ma la presenza scenica, attoriale nonché il carico emozionale del personaggio avrebbero meritato più spazio. Il finale, sebbene tematicamente giusto per la stagione, è troppo disomogeneo: da una parte la volontà che ogni personaggio risolva da solo le proprie battaglie, dall’altra il tentativo di unirli comunque grazie a un convenientissimo potere telepatico che non ha convinto nessuno.

4) Prima Stagione

Non possiamo dimenticare la prima stagione, quella dalla quale tutto ha avuto inizio. Piena di episodi che oseremmo dire filler, ha però il merito di introdurci non solo alla protagonista ma all’intero mondo di Buffy. Per la prima volta abbiamo la netta percezione di quanto il mondo del sottosuolo sia variegato e di come i vampiri non ne siano che una parte. La prima stagione fa un ottimo lavoro nel presentarci i personaggi, ma anche le relazioni che si svilupperanno tra loro, stabilendone le caratteristiche e sovvertendole: la classica spalla Xander mostrerà sin da subito una certa alla ricerca di un’identità. Già dalla primissima puntata vediamo la geek timida Willow cercare un modo per afferrare la vita al massimo, uscire dai suoi panni invisibili. Introdotto nel più cliché dei modi, Angel diventa rapidamente un personaggio interessante, presentando subito ampi margini di miglioramento così come Cordelia, dipinta come qualcosa di più della classica ragazza popolare e superficiale.

A questo si aggiunge l’ottimo lavoro fatto con il villain della stagione che, in retrospettiva, è perfetto per questa prima stagione: un unico vampiro antichissimo che minaccia l’umanità, il riassunto perfetto di ciò che la Cacciatrice fa e deve combattere. Questa è la prima grande sfida di Buffy e la affronta da sola, in perfetto parallelo con il finale della settima nel quale sono tante cacciatrici a combattere il Male puro.

Buffy muore e attraversa la prima vera soglia della sua vita: sono una Cacciatrice, sono consapevole del pericolo morirò se devo.

3) Terza stagione

Buffy the Vampire Slayer

Qui inizieranno le contestazioni ma in realtà potremmo dire che queste sono le tre stagioni che meritano di stare sul podio e potrebbero quasi essere interscambiabili. La terza stagione è il vero spartiacque di Buffy The Vampire Slayer. Innanzitutto è l’ultima stagione ambientata al liceo, che simbolicamente e fisicamente viene distrutto davanti ai loro occhi. Allo stesso tempo, questa è la prima stagione in cui Buffy comincia ad approfondire il suo ruolo di Cacciatrice nel mondo. Se infatti nella prima capisce di essere pronta a sacrificarsi e nella seconda capisce di essere pronta a sacrificare tutto per il mondo, nella terza comincia a capire qualcosa di più della sua identità. E lo fa in modo non convenzionale, guardando allo specchio l’immagine negativa di sé: Faith, la Cacciatrice che virerà al male.

Faith è tutto ciò che Buffy avrebbe potuto essere e tutto ciò a cui il sovvertimento e la degenerazione dell’essere una Cacciatrice può portare. Attraverso il tentativo di salvarla, Buffy conferma la sua propensione al bene. Faith è senza dubbio uno delle aggiunte migliori alla serie e, insieme al Sindaco, uno dei cattivi più magnetici. In aggiunta a questo, la terza è anche la stagione in cui Angel se ne va, chiudendo la lunga parentesi del “primo amore”. In questa stagione ci lascia anche Cordelia e Giles perderà entrambi i suoi lavori, trasformando quindi le dinamiche a cui fino ad allora eravamo abituati. E il finale sa proprio di questo: la consacrazione del vecchio e un nuovo inizio pieno di possibilità e pace.

2) Seconda stagione

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Ancora una volta la stagione giusta al posto giusto, la seconda stagione è quella del consolidamento, rinsaldando gli elementi positivi individuati nella prima ottima stagione. Buffy comincia a capire cosa vuol dire davvero essere una Cacciatrice quando ne conosce un’altra, Kendra, investita dell’incarico dopo la sua apparente morte. Attraverso di lei Buffy scopre i metodi del Consiglio, comincia a chiedersi delle sue capacità, acuisce la relazione con Giles e il suo destino. E il consolidamento non vale solo per lei, perché questa è la stagione in cui Willow rafforza il suo rapporto con Oz, accettandone la natura; Cordelia rinsalda la sua crescita interiore accettando la relazione con Xander; Giles si interfaccia col suo passato oscuro, accettando i suoi errori.

L’elemento identitario è il vero filo conduttore di questa stagione, che si esplica nello smascheramento di Jenny come zingara sorvegliante della maledizione di Angel, di Spike come innamorato della vita e dello stesso Angel, che si rivela essere lo spietato Angelus. E proprio quest’ultimo è uno dei grandi punti positivi della stagione, nonché forse il cattivo più bello della serie. La lotta identitaria di Angelus/Angel è l’apice simbolico di questo arco narrativo e si risolverà in un finale a dir poco perfetto. Willow compirà la sua prima importante magia mentre Angel/Angelus espierà completamente tutti i peccati compiuti, rassegnandosi ad affrontare se stesso. Buffy capirà di essere pronta a sacrificare tutto: amore, famiglia, amici, per combattere il male. Soprattutto capirà di essere sola nella lotta affermando la solitudine come eterno filo conduttore di questa serie, e abbandonerà Sunnydale alla ricerca di una nuova identità.

1) Quinta stagione

Buffy

La quinta stagione nacque inizialmente come vero finale di Buffy The Vampire Slayer e oseremmo dire che si vede. Punto più alto della serie è l’apice perfetto dell’intero arco non solo della trama ma anche di ogni singolo personaggio. Iniziando da Buffy, la vediamo decidere di sua spontanea volontà di approfondire il suo ruolo del mondo, per la prima volta pronta ad ascoltare e meditare attivamente invece di subire passivamente il suo destino. Questo è un passo fondamentale per la Cacciatrice, che in questa stagione arriva a sovvertire la legge “naturale” del suo mondo per auto-investirsi del potere che il Consiglio le ha sempre negato. Lei è in charge, lei detta le condizioni.

E questo risveglio non è imposto da Giles o dal suo ruolo, ma da se stessa a partire dal desiderio di protezione e di amore che ha nei confronti di Dawn, sorella di spirito più che di corpo. Questa scelta è legata a doppio filo con Giles, che ricostruisce una nuova identità di mentore, collega e negoziante dopo lo smarrimento della stagione precedente e arriva a fondere le sue due nature (Reaper e padre/mentore) quando uccide Ben per risparmiare alla sua figlia putativa l’incombenza. Poi abbiamo Willow, che giunge al culmine del suo potere e della sua identità di strega utilizzando la magia a fin di bene per se stessa e per il mondo, in una completa unità tra bene e male. Spike che si sacrifica per Dawn e combatte al loro fianco è già oltre la soglia del cambiamento, confermato poi dalle lacrime alla morte di chi amava. Persino Dawn ha una sua completezza, passando dal negare la vita perché scopre di non essere umana all’accettarla e la sua umanità attraverso la morte sacrificale di Buffy.

Poi abbiamo un villain spettacolare: Glory è l’altra grande cattiva della serie insieme a Angelus, terrificante, imbattibile, ironica, con un dualismo interiore che ti fa quasi empatizzare, interessante e ipnotica. Il finale, sebbene non sia tematicamente allineato come quello della settima stagione, è comunque perfetto: epico, struggente, che sa di chiusura, un cerchio perfetto.

La prima stagione di Buffy the Vampire Slayer finisce con una ragazza che non vuole morire ma va incontro alla morte, riluttante e sola; la quinta stagione finisce con una ragazza che si butta in braccio alla morte, in pace e circondata dalla sua famiglia.

Qual è secondo voi la migliore stagione di Buffy?

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