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La scala della malvagità in The Handmaid’s Tale

3. Zia Lydia

Zia Lydia

Sul podio non potevamo non mettere Zia Lydia, terrore di tutte le ancelle di The Handmaid’s Tale e autrice di innumerevoli atti di pura malvagità. Ma cosa “salva” Zia Lydia dal gradino più alto del podio? Solo il fatto che, in qualche modo perverso, riusciamo a provare una certa empatia con lei. Soprattutto grazie ai meravigliosi flashback che la terza stagione ci propone, i quali la ritraggono come una donna instabile, insicura, rifiutata da tutti, che vive fuori dal mondo che non la vuole. Una donna che diventa facile preda dell’estremismo, e dell’estremismo una strenua paladina.

Zia Lydia rappresenta la parte più ferita della società. Una ferita che, in parte, è auto inflitta e frutto dell’ignoranza e della chiusura mentale, certo, ma che spurga tutto il suo veleno se curata dalle parole flautate del regime. Gilead la fa sentire importante, benvoluta. Non da ultimo, Zia Lydia agisce per sincero e spassionato attaccamento alla causa. Ciò la rende spietata e crudele, certo, e non meno colpevole degli ultimi due occupanti della classifica.

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