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La scala della malvagità in The Handmaid’s Tale

1. Fred Waterford

The Handmaid's Tale

Eccolo, il finora grande assente di questa classifica è presto giustificato: non poteva che occupare la zona più alta della classifica. Non c’è niente, assolutamente niente, che giustifichi Fred Waterford. Non l’amore per la consorte come per Serena, non l’insoddisfazione della propria vita come per Zia Lydia, nemmeno la grande visione di Lawrence. Fred agisce sempre senza turbamento, dispensando atti di generosità al solo scopo di ricavarne un giovamento personale. Non è caotico, instabile, terrorizzato, insicuro, dubbioso: lui va avanti per la sua strada, rimanendo impassibile e lucido persino nel momento in cui si confronta col marito di June.

Fred Waterford non è paragonabile al nazista che si giustifica dicendo “stavo solo eseguendo gli ordini“. Fred dà gli ordini. Fred è l’ordine e la legge di Gilead e nonostante non sia il più potente in carica è sicuramente il più carismatico. Non può esistere pentimento né espiazione per un personaggio come lui, talmente simbiotico col regime da incarnarne da tre stagioni il volto più duro. Non può esistere nemmeno una pena adeguata, perché non sarebbe in grado di comprenderla: e questa è la considerazione più amara a cui ci possa portare The Handmaid’s Tale.

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