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Venite a conoscere Shaun Murphy

Quando abbiamo conosciuto per la prima volta Shaun Murphy in The Good Doctor, lo abbiamo immediatamente incasellato nella categoria di quei tanti geni un po’ superbi e dalle grandi capacità cognitive – come, ad esempio, l’accurata memoria fotografica, l’abilità di accorgersi di ogni più piccolo dettaglio di tutto ciò che lo interessa, il sapersi isolare per raggiungere il picco massimo del ragionamento che è così importante se in ballo ci sono vite umane – che tante volte hanno riempito i nostri teleschermi. In particolare, sembrava una sorta di calco in formato specializzando del noto Gregory House e c’era più di un rischio che diventasse una brutta copia del dottore di Hugh Laurie. Con il procedere delle puntate, però, questo pericolo è svanito grazie all’incredibile profondità e caratterizzazione del personaggio interpretato magistralmente da Freddie Highmore.

Innanzitutto, The Good Doctor dipinge con Shaun Murphy uno dei ritratti più realistici della disabilità, raccontata senza stereotipi, superficialità o pietismi.

Affetto dalla sindrome di Savant (che rientra nello spettro autistico), il ragazzo non è in grado di capire le persone, il sarcasmo o quando è il caso di non dire certe cose. La comunicazione è il suo punto debole, dimostrandosi spesso troppo schietto o estremamente testardo in alcune circostanze. A malapena tollera il contatto umano ed evita costantemente lo sguardo altrui, ha sempre questa postura rigida e le mani vicine, oltre che una voce quasi robotica. I suoi momenti a casa, poi, ci aprono un mondo sulla sua condizione, soprattutto il fatto che ogni azione quotidiana per lui è scandita dal suono della sveglia del cellulare. Senza flessibilità alcuna, perché lui non ama i cambiamenti. Eppure, nonostante sembri distaccato e irraggiungibile, a modo suo cerca di creare dei legami affettivi con le altre persone.

Quelli che non è mai riuscito a instaurare con la sua famiglia. E non per colpa sua.

Eccetto Steve che grazie a quel bisturi giocattolo continua a calmarlo, a guidarlo e a influenzare positivamente la sua vita (è per lui che ha scelto di fare il medico), i suoi genitori non l’hanno mai compreso né supportato o tantomeno aiutato durante le sue crisi. Quei momenti, per quanto terribili, sono importanti per la sua crescita; lì, infatti, sta scoprendo sé stesso e la sua brillante mente, eppure non riesce a comprendersi fino in fondo. E per un bambino non è facile affrontare questa situazione completamente da solo, soprattutto se i suoi atteggiamenti sono bollati soltanto e superficialmente come sintomi di una malattia mentale. Costantemente sminuito per il suo autismo, la situazione non cambia nemmeno quando arriva al Saint Bonaventure in The Good Doctor. Seppur si dimostri speciale, deve lottare per guadagnarsi la fiducia e il rispetto dei colleghi che non lo vogliono nell’ospedale, che sia Melendez, Andrews o altri. Neanche qui è stato supportato o compreso, perché non vengono visti i suoi pregi quanto i suoi difetti, soprattutto il non saper dire ai pazienti la cosa giusta al momento giusto.

Il suo essere senza filtri li spaventa, così come questo suo pretendere la perfezione sempre, da chiunque e in ogni momento. Del resto, tutti si aspettano questo da lui, per molto tempo gli è stato ripetuto che doveva essere infallibile e che, a causa di quello che era, non poteva sbagliare una virgola, quindi perché non dovrebbe aspettarsi la perfezione anche dagli altri?

Solo una persona ha creduto nel personaggio di Freddie Highmore fin da quando era piccolo e l’ha sempre trattato come un suo pari, senza fargli pesare la sua disabilità, spiegandogli quello che sbagliava o non capiva con pazienza e vedendo l’umanità profonda dietro l’apparente maschera da robot. Così, per una volta, a lottare non è da solo ma ha Aaron Glassman al suo fianco. Perché Shaun Murphy merita quel posto da specializzando e tutti, poi, se ne rendono conto in The Good Doctor.

The Good Doctor

Ma la cosa più bella che abbiamo scoperto con Shaun Murphy in The Good Doctor è quanto questo ragazzo sia dolce e sensibile.

Nonostante sia brusco e poco incline al tatto o ai complimenti (o meglio, ha un concetto tutto suo di questo termine), la sua sensibilità è di una purezza tale che il nostro cuore si strugge con lui; il modo in cui tiene agli altri è così straziante che fa male: basti pensare a quando decide di leggere il libro che Steve non ha mai finito al piccolo malato terminale Evan, a quando nel terremoto non vuole lasciare Vera a costo di rischiare la sua stessa vita, alla sua reazione di fronte alla diagnosi di Glassman o alla partenza di Claire. A differenza di tante persone normodotate, Shaun non ha paura di piangere e vederlo fa cadere le lacrime anche dai nostri occhi; ci stupisce non perché le persone nella sua condizione non abbiano emozioni, ma perché le esprimono in modo diverso da noi. Non è nemmeno spaventato di parlare delle sue esperienze private, né della sua malattia: lo si vede, ad esempio, con un dottore che inizialmente respingerà la diagnosi di autismo fattagli dal personaggio di Freddie Highmore, ma poi capirà di doversi affidare a uno specialista.

Infatti, ci sono tante parole per definire il comportamento di Shaun in The Good Doctor, ma non è cattivo e non vuole mai ferire volontariamente i sentimenti delle persone; anzi li porta bruscamente in una confort-zone di cui si rendono conto solo dopo.

Del resto, anche Shaun è consapevole dei suoi lati oscuri, di come può cambiare la vita dei suoi pazienti, e cerca di imparare a essere più empatico nell’unico modo che conosce: lo studio. Analizza i vari linguaggi del corpo, fa tante domande anche in momenti inopportuni, si appoggia agli amici per capire come leggere le emozioni altrui. Affronta quel cambiamento che disprezza profondamente, pur non perdendo la sua essenza, perché è la cosa migliore per lui, per il suo lavoro e per chi ama. Ed è difficile non tanto per il suo autismo, quanto per quella sua estrema sensibilità che più di una volta viene colpita per fargli del male. Rendendola un punto debole invece che di forza. Perché, anche se ormai adulto, i traumi emotivi inflittagli dalla vita, dai genitori, dalla morte di Steve e dai pregiudizi continuano a ferirlo.

Ed è meraviglioso come, nel corso di The Good Doctor, trovi persone che lo rispettano e lo accettano esattamente per quel che è, senza pretendere la perfezione assoluta da lui solo perché è diverso. Con Lea si è sentito così bene da innamorarsene ed esserne ricambiato, con i suoi colleghi ha stretto dei legami di amicizia per la vita e in Glassman ha trovato quel mentore pronto a guidarlo e ad amarlo come farebbe un padre. Tutti guardano il dottore di Freddie Highmore con ammirazione, compresi noi, perché sono poche le persone così determinate e che riescono a trovare l’equilibrio perfetto tra genio e sensibilità.

E se dobbiamo descrivere Shaun con una sola parola, beh non abbiamo dubbi, perché lui è proprio questo: è amore, nel significato più puro del termine.