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Alessandro Borghese giudica il ristorante di The Bear

Attenzione, l’articolo potrebbe contenere spoiler sulla serie tv di Disney+ The Bear ed è esclusivamente frutto della nostra fantasia: il vero Alessandro Borghese non è stato in alcun modo coinvolto e non ha mai pronunciato nessuna di queste frasi.

Ciao, sono Alessandro Borghese e sto per giudicare l’ultimo ristorante aperto da uno dei migliori chef di New York. Mi trovo quindi a Chicago dove lo chef Carmy Berzatto ha appena rilevato il ristorante di famiglia, oggi ribattezzato The Bear.

Come al solito non mi limiterò a scroccare un pranzo o una cena, ma darò anche il mio giudizio, non richiesto, da zero a “diesci” sulle solite cinque categorie: location, menù, servizio e conto. La categoria special, sempre diversa a ogni puntata, per l’occasione sarà pulito e igiene.”

La cucina di The Bear si aggiudicherà il titolo di migliore cucina di Chicago?

Ristorante e ristoratore preparatevi, sta per iniziare la sfida.”

Alessandro Borghese giudica il ristorante di The Bear
Alessandro Borghese (640×360)

A due passi dalla fermata della metro nasce il The Bear, storica paninoteca italiana a conduzione familiare. L’insegna è ancora quella della gestione precedente “The Original Beef of the ChicagoLand” e sul marciapiede staziona una gang dalla dubbia moralità. Aprendo la porta è immediatamente possibile sguazzare in due centimetri d’acqua che, come viene spiegato dallo chef Carmy Berzatto in persona, proviene direttamente dall’esplosione del bagno sul retro. Il caso ha voluto che questo incidente coincidesse con il cortocircuito del sistema elettrico che ha mandato in blocco i frigoriferi, scongelando qualsiasi cosa contengano. Allo stesso modo le ordinazioni online sono fuori controllo da tempo e il fornitore ha sbagliato la consegna, motivo per cui la carne non sarà sufficiente per arrivare vivi in fondo al servizio. A breve qualcuno si preoccuperà anche di chiudere il gas e sfondare le vetrine, ma solo perché sono le ultime cose ancora integre e funzionanti.

“Il The Bear è un locale che segue una certa tradizione grazie al tipico tovagliato di carta e alla completa mancanza di posate pulite”.

Location: voto diesci. Se si portano le posate da casa.

Il momento più delicato è l’ispezione della cucina, quando Alessandro Borghese entra per mettere le mani un po’ dappertutto. Attenzione perché la categoria special è pulito e igiene e questo potrebbe rivelarsi un passaggio fondamentale per aggiudicarsi un buon punteggio.

La cucina di The Bear è fatiscente, quasi quanto il personale che ci lavora dentro. Il frigo è fuori uso quindi carne, verdure, salse e ogni altra cosa, fa bella mostra di sé mentre sgocciola vistosamente su ogni superficie di lavoro libera. A differenza di quanto si potrebbe pensare però, è il pavimento la parte più interessante della stanza, in quanto costituisce un habitat naturale, un ecosistema autonomo, in cui un osservatore attento potrà riconoscere: pezzi di carne, avanzi di carne e scarti di carne. Verdure tagliate, verdure saltate e verdure marcite. Pezzi di roba irriconoscibile che però forse un tempo, usando una certa dose di fantasia, potevano effettivamente essere carne e verdura. Schizzi, gocce, macchie, unto. Sono visibili una ciambella, un po’ masticata, e un coltello, quello sembra costoso, e delle sigarette e dei mozziconi e della cenere. Un po’ nascosto c’è anche un bigliettino con l’ultimo saluto di un fratello, ma passa troppo inosservato. Mettendo la mano sulla cappa, oltre al grasso bruciato, esce un’arma da fuoco di piccolo calibro. Che nessuno apra la friggitrice.

“Attenzione l’ispezione si rivelerà fondamentale per il mio voto nella categoria special, tanto che potrebbe ribaltare o confermare il risultato”

Categoria special: voto diesci.

The Bear
The Bear (640×360)

Ma è sul menù che lo chef Carmy Barzatto supera anche se stesso. Dopo aver pagato una nuova partita di carne con un paio di jeans che teneva in forno, si mette a cucinare. I malpensanti diranno che l’ingrediente speciale per i panini deliziosi del The Bear è da ricercare fra i capelli dello chef stesso che, come praticamente ogni cosa in quella cucina, sono da tempo fuori controllo. In realtà i panini sono deliziosi perché cucinati a suon di rancore, umiliazioni, brutti ricordi, notti insonni e traumi mai risolti che regalano al piatto un sapore memorabile, in cui ancora echeggiano le urla e il rumore di piatti rotti con cui sono conditi.

“Il menù mi piace. Per il rispetto della materia prima e per il sapiente uso di ingredienti a km zero”

Menù: voto diesci (e che ve lo dico a fare)

The Bear
The Bear (640×360)

Il servizio al The Bear è piuttosto misterioso. Si conosce ovviamente lo chef, appare lampante la perfetta inutilità del cugino Richie, si impara a sopportare il pessimo carattere di Tina e la lentezza di Marcus ed è anche abbastanza visibile una certa parvenza di professionalità in Sydney. Si fa presto conoscenza con la completa inettitudine del manutentore (che è talmente privo di qualsivoglia talento da voler addirittura aggiungersi alla brigata di cucina) e si è anche consapevoli della sfuggente, ma amichevole presenza di un cameriere. Figura a metà fra il mitologico e il leggendario, questo misterioso cameriere non si è mai visto lavorare neanche una volta, neanche quando il locale aveva una coda chilometrica, neanche all’ora di punta, neanche per dare una mano a caricare il furgone prima di un catering. Mai, niente.

“Il cameriere è professionale e discreto, il servizio non è affatto invadente, quasi impalpabile per non dire evanescente. Mi piace”

Voto: diesci (ancora)

Ultima categoria, ultimo ostacolo da superare, ultimo possibile passo falso. Il conto al The Bear è sempre drammaticamente troppo basso. Il locale è indebitato, i dipendenti sono disperati, il proprietario non ha più una vita. Forse avere dei prezzi meno proletari salverebbe la situazione, ma Carmy Berzatto non vuole snaturare il locale di famiglia e soprattutto conosce il valore di ciascun barattolo di salsa di pomodoro conservato da tempo immemore nel suo locale. Il panino viene praticamente regalato.

“Il conto è adeguato alla professionalità, alla cura, al rispetto delle materie prime, alla tradizione, al km zero, alla valorizzazione del territorio e tutte quelle robe là. Mi piace”

Conto: voto (un mai banale) diesci

Potremmo fingere una certa suspense mentre Alessandro Borghese fa il giro dell’isolato per poi piazzare il minivan nuovamente di fronte alla porta del locale, ma la totale prevedibilità dello chef ce lo impedisce. Allora mandiamo avanti veloce, immaginandocelo direttamente mentre apre la solita bottiglia di spumante, nella totale indifferenza del personale, troppo intento a litigare e insultarsi a vicenda. Ci resta solo la curiosità di sapere cosa ci avrebbero fatto con il primo premio, ma a occhio e croce, tornerà utile per pagare una cauzione.