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Ma cosa c’è da ridere in The Bear?

The Bear ha avuto sicuramente il suo momento d’oro. E forse continua ad averlo ancora oggi. Da quando è uscita, infatti, non si è parlato d’altro. Ciò che ancora risulta poco chiaro, tuttavia, è il modo in cui questa incredibile serie viene classificata. Se si fa una ricerca sul web, o si guardano le categorie in cui la produzione americana è stata premiata, è facile notare che la sua categoria di appartenenza è la comedy. Al massimo drama-comedy.

Per chi ha però avuto il piacere di imbattersi nella sua particolare trama, è stato quasi inevitabile domandarsi quale sia la motivazione. In The Bear di fatto ci si ritrova al massimo a sorridere. Una serie che sicuramente non fa ridere, anzi. La storia fa riflettere e pone spesso in una stato d’ansia e frenesia. A tratti fa persino rabbrividire.

La linea sottile tra comedy e drama in The Bear

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Carmy Berzatto in cucina

La prima volta che la questione sulla natura di The Bear come commedia è stata sollevata, risale alla cerimonia degli Emmy. Qui Jeremy Allen White e Ayo Edebiri, premiati come migliori attori protagonisti proprio per la serie in questione, si sono trovati a dover rispondere a questa domanda. I due hanno affermato però con convinzione che la serie è destinata a far ridere il pubblico. Di conseguenza, è correttamente classificata come commedia.

Effettivamente, se ci si basa sui criteri di classificazione degli Emmy, questo fatto non risulta essere poi così strano. Infatti, fino al 2021, gli Emmy utilizzavano la durata degli episodi come criterio di categorizzazione. Sembra assurdo, ma venivano assegnati trenta minuti alle commedie e almeno quaranta alle serie drammatiche. Per ovvi motivi, questa metodologia si è dimostrata essere poco efficace. I produttori hanno avuto quindi la responsabilità di definire la natura dei propri prodotti. E la linea più coerente dice che “il contenuto è primariamente comico per le serie commedia e primariamente drammatico per le serie drammatiche”. Chiaramente se ci si fosse basati realmente su questo, The Bear non sarebbe sicuramente collocata tra le serie drammatiche. Ma approfondiamo, perché ci sono diverse cose da prendere in considerazione.

Comedy, ma non troppo

È facile supporre che anche il suo posizionamento tra le comedy sia dovuto a un motivo ben preciso. Infatti è decisamente più facile per uno show come The Bear competere con le commedie (che avranno budget e ambientazioni simili) piuttosto che cercare di inserirsi nel mondo dei drammi cinematografici. Si pensi a serie tv come Succession, che probabilmente operano con un budget molto superiore.

The Bear pone chiaramente un quesito a cui è difficile dare una risposta certa. Ebon Moss-Bachrach, l’attore che interpreta Richie nella serie, ha sollevato ulteriori dubbi sulla netta separazione tra commedia e dramma. Egli afferma che, osservando produzioni come Succession, Beef, e la stessa The Bear, l’idea tradizionale di categorizzare le serie in base al genere comico o drammatico appare obsoleta.

La frenesia e il black humor

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Carmy Berzatto, protagonista di The Bear

Si ride per non piangere, verrebbe da pensare durante la visione della serie, e proprio questa affermazione potrebbe essere alla base della sua classificazione controversa. The Bear è una serie televisiva che esplora la vita tumultuosa di Carmy (interpretato da Jeremy Allen White) e la sua famiglia. Se non l’hai ancora vista, puoi recuperarla qui alla pagina dedicata di Disney+. La trama ruota attorno al caos che circonda la vita di Carmy. Vita caratterizzata da disastri personali, problemi familiari e le complicazioni legate al ristorante del fratello defunto.

Nonostante le difficoltà e le tensioni, la serie incorpora elementi comici (non nel vero senso del termine) che trasformano il dramma quotidiano di Carmy in momenti divertenti, ma non abbastanza da portarci a ridere di fronte a essi. Nel corso degli episodi, emergono situazioni comiche, spesso presentate come battute di black humor o momenti surreali. Ad esempio, nella prima puntata, Carmy interpreta in modo erroneo un dettaglio nel curriculum di Sydney (Ayo Edebiri), credendo che UPS sia un istituto culinario.

La serie presenta una miscela di comicità e dramma, sfidando le convenzioni di genere e riflettendo la complessità dell’essere umano.

Mentre Carmy affronta i suoi problemi personali (qui vi abbiamo dato 10 motivi per amare Carmy Berzatto, il tormentato protagonista), la trama si sviluppa attraverso una serie di situazioni comiche. Ad esempio, la rissa fisica tra Carmy e Richie su un hot dog gonfiabile, mentre Tina (interpretata da Liza Colón-Zayas) butta la spazzatura sullo sfondo. Tuttavia il tutto appare talmente tanto veloce che non abbiamo quasi il tempo di andare a fondo alla battuta. Così, invece di ridere, siamo già concentrati sulla successiva questione o sul caos che si sta verificando su sfondo.

Questa critica culinaria dai toni malinconici è diventata da subito un cult, forse ancor prima di sbarcare in Italia. Serie unica nel suo genere, The Bear riesce egregiamente nell’impresa di distinguersi come un ibrido di generi. Questo anche se per molti l’annotazione di commedia altro non è che, come dicevamo in precedenza, la conseguenza della durata dei suoi episodi. Storia grottesca e drammatica, vanta una costruzione a dir poco eccezionale, mai vista prima.

The Bear è una comedy non convenzionale

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Carmy Berzatto, protagonista di The Bear

Insomma, The Bear è innegabilmente un’opera televisiva intrinsecamente sfaccettata, che sfida le rigide categorizzazioni di genere, offrendo una rappresentazione autentica delle complesse dinamiche umane. La serie, che canalizza il caos e le disfunzioni della vita di Carmy attraverso una lente di umorismo non troppo dichiarato, riesce a bilanciare abilmente il dramma e la commedia. La discussione sulla categorizzazione della serie sottolinea la sfida di etichettare The Bear in modo convenzionale. Sfida fallita, poiché questa si distingue per la sua capacità di navigare agilmente tra emozioni contrastanti senza sacrificare l’autenticità. Proprio l’incapacità di inserirla in un contesto ben definito la rende speciale, spingendo lo spettatore a interrogarsi più volte su quali emozioni sia lecito provare di fronte alle immagini mostrate.

Tutto in questa serie trova il suo equilibrio perfetto. La componente comica, non tanto presente, risulta comunque sufficiente. La soddisfazione per la brevità degli episodi deriva dall’incredibile intensità che caratterizza ciascun capitolo. Allungarli per una mera questione di durata o per non farla rientrare nella classificazione di comedy avrebbe compromesso il ritmo e ci avrebbe allontanati da quell’atmosfera intensa. Proprio dove si desiderava restare. In quell’incredibile equilibrio di cui vi abbiamo parlato qui, tra la tecnica del tempo e la fertilità del fuoco in The Bear.

La nostra guida informativa su tutto ciò che c’è da sapere di The Bear 3 (data, trama, cast e news)