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Il simbolismo in Squid Game

Squid Game è una serie che all’apparenza ci racconta una storia di sangue e guerra, un prodotto sadico che sembra puntare tutto sulla tensione per attirare lo spettatore alla visione.

Ma basta guardare con un po’ di attenzione in più per rendersi conto che la serie coreana ha molto di più da dirci di quanto possa sembrare a primo impatto. Introspezione dei personaggi e analisi della società sono due dei temi più importanti dello show, che dimostra soprattutto nel finale di non essere un prodotto banale e superficiale, ma di possedere diversi livelli di lettura per lo spettatore.

E se buona parte dei suoi temi vengono pian piano rivelati con il proseguire delle puntate, sono tanti i messaggi che Squid Game decide di affidare a dei semplici simboli, lasciando al suo pubblico gli indizi necessari per cogliere il senso più profondo della sua storia.

Squid Game, infatti, è una serie estremamente piena di simboli, un racconto che basa molta della sua forza sull’impatto visivo e che si prefigge di parlarci attraverso forme e colori che non vengono mai lasciati al caso.

I simboli più ricorrenti all’interno della serie, e anche i primi che saltano all’occhio allo spettatore, sono senza dubbio quelli del triangolo del cerchio e del quadrato. Sono queste, infatti, le tre forme geometriche che vengono riportate nel biglietto consegnato ai giocatori per invitarli a partecipare al gioco, le stesse che si ritrovano nelle maschere delle guardie e che contribuiscono a comporre la geometria del gioco del calamaro. Gioco che, ricordiamo, costituisce l’incipit della serie e anche la sua conclusione.

Lo stesso campo da gioco, poi, viene anche ripreso nella sigla dello show, divenendo un’immagine ricorrente in tutto Squid Game. Ma qual è il suo significato?

Manca, in realtà, una spiegazione ufficiale da parte dei creatori della serie in proposito, ma il web si è scatenato sull’argomento, provando a interpretare il significato più profondo di questo segno. Sembrerebbe che lo schema di gioco sia stato utilizzato come sintesi di tutto ciò che Squid Game si prefigge di raccontare: la battaglia tra classi che affligge pesantemente la Corea e le diseguaglianze sociali tra ricchi e poveri che costituiscono uno dei temi principali dello show.

Un concetto che verrebbe ben rappresentato dall’immagine del gioco del calamaro, la cui base è costituita da un grande quadrato intersecato a un cerchio, sormontata da un triangolo a sua volta incrociato da un piccolo cerchio che ne costituisce la cima. Ciò che viene fuori è una sorta di struttura piramidale che identificherebbe, appunto la società.

Il quadrato diventa, così, il simbolo della massa, il cerchio più basso rappresenterebbe i più poveri e indebitati, il triangolo i ricchi e il cerchio superiore la piccola élite di ricchi che governa il mondo.

Triangolo cerchio e quadrato, poi sarebbero anche i simboli che compongono il nome originale del gioco del calamaro, chiamato in coreano Ojingeo Geim. Guardando l’alfabeto coreano, infatti, si potrà notare come il cerchio ricordi la lettera O, mentre il triangolo e il quadrato rimandino rispettivamente alla J e alla M, andando a comporre l’acroniomo OJM, palese rimando al gioco simbolo della serie.

Diverso invece, il ruolo dei tre simboli geometrici posti sulle maschere indossate dalle guardie.

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Cerchio, quadrato e triangolo, infatti, compaiono anche nelle divise del personale di gioco, aiutando a distinguere la gerarchia interna tra le guardie.

Coloro che indossano la maschera con sopra riportato un cerchio, sono i lavoratori, cioè le guardie più basse della gerarchia. Questi uomini si occupano dei lavori più semplici, come quello di raccogliere i corpi dei morti e scortare i giocatori verso il campo. Essi non hanno alcun potere decisionale e non sono autorizzati a parlare se non a seguito del permesso di un superiore.

Sopra di loro troviamo i triangoli. Loro sono i soldati, cioè le guardie armate che garantiscono l’ordine tra i giocatori. Sul gradino più alto della scala ci sono i quadrati. Essi rappresentano i dirigenti, e cioè i capi delle guardie che si occupano di coordinare tutto il lavoro della squadra.

Il regista della serie, Dong-Hyuk, ha spiegato di essersi ispirato alle formiche per la realizzazione della struttura gerarchica delle guardie. I formicai, infatti, sono regolati proprio su una ferrea divisione del lavoro tra i suoi membri, dove ogni formica conosce il suo ruolo e lo svolge minuziosamente per servire la regina, in questo caso rappresentata da Frontman.

Ma non solo le forme, anche i colori hanno un loro significato all’interno di Squid Game

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Dalle tute dei giocatori e delle guardie, fino al cambio di colore di capelli del protagonista: i colori di Squid Game sono un altro simbolo molto presente nella serie e pregni di significati.

Il primo approccio con la dualità dei colori lo spettatore lo ha nel primo episodio della serie, quando il protagonista si ritrova a scegliere tra i due cartoncini proposti dal misterioso uomo incontrato in metro per affrontare una prova che gli permetterà di guadagnare denaro. Rosso e blu sono i primi due colori che ci colpiscono nello show.

Le teorie intorno al collegamento tra questa scelta di colori e le posizioni all’interno del gioco sono diverse, ma il regista è intervenuto a smentirle, spiegando come la scena sia semplicemente legata a una vecchia leggenda coreana su un fantasma che proponeva alle persone dei tessuti di colore diverso, uccidendo però le vittime a prescindere dalla loro scelta e dimostrando che il loro destino era già segnato.

Il richiamo ai due colori, però, parrebbe collegato a un altro elemento coreano: ci riferiamo alla sua bandiera. Su uno sfondo bianco, la bandiera rappresenta un Taegeuk rosso e blu, simbolo dell’universo e del suo equilibrio. I due colori, fortemente contrastanti tra loro, rappresentano gli aspetti positivi (rosso) e negativi (blu) del mondo, simboleggiando la dualità tra bene e male e luce e oscurità.

La dualità dei colori la si ritrova anche in un altro simbolo iconico di Squid Game, parliamo delle bare nere che compaiono numerose volte in scena, per racchiudere i corpi dei defunti alla fine di ogni gioco.

Rosa e nero si contrappongono in questi sarcofagi mostrati numerose volte sullo schermo. Un accostamento di colori molto particolare, che vede abbinate due tonalità dal contrasto molto forte. Da un lato il nero, colore del male, del buio e della morte, dall’altro il rosa, una tinta leggera e infantile, che rimanda a pensieri positivi.

Anche l’estetica della bara è peculiare: piuttosto che scegliere una tomba solenne e austera, gli sceneggiatori hanno deciso di raffigurare le bare come dei grandi pacchi regalo. Ed in effetti è proprio l’idea di dono che la bara vuole richiamare alla mente degli spettatori.

Nella psicologia di Squid Game, infatti, il gioco viene visto come un regalo da parte degli organizzatori a uomini che non hanno più nessuna possibilità al mondo, un’occasione per permettergli di ricostruire la loro vita. Il capo del gioco, così, diviene una sorta di Dio misericordioso, che decide della vita e della morte dei concorrenti e che tramite la sua benevolenza ha permesso a queste persone di liberarsi da una vita triste e grigia, per cercare di elevarsi verso un rango più elevato della società.

E proprio questa stessa benevolenza la si ritrova anche nella morte, nella possibilità donata ai giocatori di ricevere una morte degna e un addio dignitoso, un premio che Dio fa alle vittime, un regalo che è appunto simboleggiato dalla particolare estetica della bara.

Il colori rosso, poi, torna nel finale della serie.

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Un colore forte e acceso è quello che spicca sui capelli di Gi-Hung alla fine della serie. Una scelta, quella del protagonista, che vuole mandare un messaggio forte allo spettatore.

Il rosso è un colore che comunemente indica forza e potenza, lotta e fuoco. Rievoca la guerra e il sangue, e per questo è perfetta per rappresentare la componente emotiva che contraddistingue Gi-Hung in questa fase del suo percorso evolutivo. Gi-Hung ha vinto il gioco, non è più un perdente, non è più uno scarto della società. Ora ha il pieno potere della sua vita e del suo destino e vuole dimostrarlo al mondo proprio partendo dal radicale cambiamento del suo look.

Ma il protagonista ha anche tanta rabbia dentro di sé: il dolore per le perdite vissute, per le centinaia di vite umane che ha visto distruggere durante la spietata lotta alla sopravvivenza che ha dovuto affrontare ha riacceso una fiamma dentro di lui.

Gi-Hung adesso non è più un uomo che si lascia trascinare dalla vita, ma è diventato artefice del suo destino e vuole utilizzare questa sua nuova posizione per agire contro le ingiustizie, per eleggersi a giustiziere di un sistema corrotto e meschino che ha reso lui stesso vittima fino a poco tempo prima. Il colore dei sui capelli simboleggia in maniera evidente tutto questo, lasciando proprio al potere evocativo delle immagini il messaggio di rivalsa che la serie ci vuole lanciare tramite il suo protagonista.

Spicca, infine, la scelta dei costumi di scena, anch’essa non casuale e accuratamente pensata per mandare un messaggio chiaro allo spettatore.

Tuta da operai colorata da un rosso tendente al rosa è quella che caratterizza le guardie di Squid Game. In questo caso il rosso viene usato come simbolo dell’infanzia e dell’innocenza, in netto contrasto con il ruolo delle guardie all’interno della serie che è invece associato alla violenza e alla morte.

Per i giocatori, invece, si è scelto di usare i colori verde e bianco, in una tuta che ricorda le divise da palestra degli studenti di scuola. Ma a caratterizzare principalmente l’outfit dei concorrenti è il numero stampato sul retro delle loro divise, l’identificativo con cui essi saranno chiamati durante tutta la gara.

In questo caso l’obiettivo è quello di rappresentare attraverso i costumi la perdita di identità dei giocatori, che in quel contesto diventano solo degli strumenti asserviti al divertimento dei ricchi.

Per i vip, invece, si è scelto di utilizzare abiti eleganti, contornate da maschere a forma animale in color oro.

Lusso e potenza sono i primi requisiti che saltano all’occhio alla vista di queste misteriose figure. I VIP rappresentano quell’élite che sta al vertice della gerarchia della società, gli artefici di tutto il gioco e i padroni del destino dei concorrenti.

Ma se dai loro costumi appare a prima vista solo la ricchezza e la forza di una categoria fortemente importante nella società coreana, è nelle maschere di questi soggetti che cogliamo la denuncia più importante e il messaggio politico di Squid Game.

Volti animali sono stati scelti per nascondere il viso dei VIP, delle maschere che però hanno l’obiettivo di mostrare il vero volto di queste figure spietate e senza scrupoli. Scegliendo di organizzare dei giochi di massacro al solo scopo di allietare le loro giornate, i VIP dimostrano la loro essenza più oscura, abbracciando totalmente il lato più animalesco dell’essere umano e dimostrando di essere dominati dai due vizi peggiori dell’uomo: lussuria e violenza.

Il denaro viene mostrato come il vero artefice di questa cattiveria, il potente veleno in grado di cancellare ogni traccia di umanità dall’uomo, spingendo i ricchi verso una vita piena di denaro ma povera di valore e costringendo i più poveri a una lotta alla sopravvivenza in grado di cancellare ogni sentimento di empatia e solidarietà verso il prossimo.

Ed è questo, in fondo, l’avvertimento più importante che Squid Game vuole lanciarci attraverso tutti i suoi simboli: il pericolo del denaro, la profonda corruzione che la sua abbondanza o la sua disperata mancanza possono portare nell’uomo.

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