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Spartacus: l’umana miseria, la violenta rivolta e il soffio della libertà

La storia di Spartacus racconta ciò che l’uomo pretende, reclama ed incarna da sempre: “panem et circences“, cibo e gioco, necessario e superfluo, vitale e mortifero, umano e ferino, libertà e catene, diritto e obbligo.

Qualcosa che abbraccia gli accordi voluttuosi della politica, le logiche del compromesso e lo sfogo della frustrazione e del vizio del popolo. Un’ alchimia dicotomica tra due elementi dissimili, un connubio imperituro che a volte finisce con lo scavalcare anche gli appetiti sessuali dell’uomo.

L’inestricabile mente umana ha bisogno di una sfrenatezza oltremodo appagante: il sangue violento, l’uomo ridotto a bestia, la morigeratezza perduta, l’adrenalina della scommessa, la spettacolarizzazione dell’umana miseria.

Spartacus

Un’ amalgama di grida, sudore, onnipotenza, denaro e voluttuosità confluisce in una sorta di grande complesso orgiastico.

L’arena in cui cadono i gladiatori, le tribune in cui confluiscono gli spettatori, i posti d’onore della politica che soddisfa la perversione di un gioco malsano e parafiliaco che l’uomo ha sempre voluto e preteso. Il palcoscenico è apparecchiato per soddisfare le varie pulsioni. Uomini un tempo liberi, oggi gladiatori o schiavi dei padroni a servizio dello spettacolo, osservano fratelli cadere in modo brutale solo per placare e favorire i sogghigni maliziosi del pubblico e i guadagni dei potenti.

Asservire il padrone, sperare nel favore degli Dei, lottare con i fratelli, ridurre lo spirito vitale alla cruda sopravvivenza, inneggiare il tifo delle fiorde di masse che si riverberano a tifare nella calca orgiastica. L’ingiustizia della guerra è semplicemente ben poca cosa a confronto.

Difendersi e liberarsi da un gioco perverso che preclude la libertà dell’individuo, deve necessariamente finire con l’accomunare soggetti divergenti ma complementari come l’inquieto campione di Capua Crisso, Spartacus il Trace, Gannicus il fuoriclasse, l’africano Barca, il biondo Varro, il forte Agron

Spartacus

La Casa di Batiato racchiude i migliori gladiatori del periodo, la casa di Batiato è il trampolino di lancio per i suoi stessi padroni, il vecchio sogno della classe media che vuole accrescere sempre il proprio livello nella società.

Il vizio e la libidine ammaliano compiacenti uomini politici che continuano a tutelare il nome di questa prestigiosa scuola di gladiatori, ma l’insoddisfazione e l’avidità non dormono mai.

Decadenza e splendore, cinismo e bellezza. L’eternità di Roma è stata plasmata, idolatrata  per questi suoi contrasti sinuosi, mortiferi, eccessivi ed eternamente maledetti.

Un trace cade in mano al nemico, è forte, esperto ed astuto, anzichè carcassa esanime può diventare una merce di scambio. Come alla fiera del bestiame, la gente fa un prezzo e si accaparra fiere, Batiato si accaparra un uomo afflitto che non conosce il destino di sua moglie e che deve ritornare a ruggire nell’arena per poterla riabbracciare. Gli occhi di un leone ferito.

Spartacus lotta per l’amore anteponendolo alla sua stessa libertà ma è ancora una bestia come i suoi compagni. Il maestro Enomao è la congiunzione tra interesse del padrone e tutela dei suoi allievi, una figura sontuosa e decisiva.

Spartacus

Fiere da destinare al macello, fiere da rivendere, fiere da ingabbiare, fiere da destinare al combattimento, fiere da allevare, fiere da eliminare, fiere da domare per i propri scopi.

Bestie, non uomini.

Spartacus guida la rivolta con i suoi fratelli, dopo aver fatto della casa di Batiato un ring sanguinario. Il contrappasso è immediato, le bestie si rivoltano al padrone e trasformano una dimora ricca, bella e voluttuosa in una piccola arena di gladiatori pronti ad uccidere gli avidi padroni.

Il sogno inizia ed una battaglia contro l’imponenza proverbiale dell’esercito romano, è sempre più luminosa, mortifera, giusta e ambiziosa.

L’egoismo di un potente che uccide un ribelle, il desiderio di libertà di una fratellanza. Lottare contro la megalomania e l’ambizione della fase primordiale del triumvirato tra Cesare-Pompeo-Crasso è pura utopia.

Il sangue è il prezzo della libertà, la libertà è il primo diritto dell’uomo.

Spartacus

Spartacus sacrifica se stesso per la grande utopia dei suoi fratelli e il soffio fugace della libertà si infossa nella sua ultima posa di liberazione, accarezzandogli il volto ormai morente. La morte è qui poesia e vittoria.

Gli uomini diventano polvere, gli eroi diventano leggenda.

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